domenica 28 maggio 2017

Monteverdi: un compleanno di turun, turass e tetass

Vengo,‭ ‬con colpevole ritardo,‭ ‬a celebrare il compleanno del grandissimo‭ ‬maestro Claudio Monteverdi,‭ ‬di cui cade il quattrocentocinquantenario‭ (‬già da come si scrive si capisce che non si devono festeggiare i giubilei‭)‬.‭ ‬Ma non ero pronto con i filmati regalo.
Di Monteverdi non si sa con precisione in che giorno nacque,‭ ‬al solito per quei secoli,‭ ‬ma la data dovrebbe essere il‭ ‬9‭ ‬di maggio,‭ ‬un toro dunque.
Anche la RAI s'è ricordata di uno dei nostri più grandi musicisti mandando‭ "‬L'incoronazione di Poppea‭" ‬opera che scrisse l'anno prima di morire.‭ ‬Non è stata una grande versione,‭ ‬tutt'altro,‭ ‬pervasa d'un sottile spirito eurista,‭ ‬con l'arabo che incorona Poppea a cui sono soggetti‭ "‬Africa,‭ ‬Asia e Europa‭"‬,‭ ‬alla fine sostituito in extremis dal dio Amore...‭
Poi mi chiedo:‭ ‬se per cantare Otello un tenore bianco si mette in faccia il lucido da scarpe,‭ ‬perchè per cantar Poppea una soprano nera non si schiarisce un po‭'? ‬Non è razzismo questo‭?
Oltretutto è omessa la bellissima aria di Ottavia che lascia Roma,‭ ‬o è ridotta a recitativo,‭ ‬non so.‭ ‬O come si dice adesso:‭ ‬mah,‭ ‬io,‭ ‬boh...‭ ‬Siamo tornati ai suoni gutturali dello homo di Neanderthal.
Viene anche il sospetto che la RAI proponga delle brutte versioni delle opere barocche per insinuare che quelle dell'ottocento siano più belle e‭ ‬le uniche di‭ ‬ vero teatro.
Comunque,‭ ‬come si dice in milanese‭ ' ‬a l'è mei che ciapaa‭  ‬i dit in dii‭ ‬öcc‭ '‬.‭
È un'edizione straniera,‭ ‬ma non c'è bisogno di dirlo:‭ ‬a parte i soliti‭ ‬autori,‭ ‬tutta la grande musica italiana è fatta e apprezzata‭ ‬solo‭ ‬all'estero‭ ‬(Francia e Olanda soprattutto‭)‬,‭ ‬qui da noi è di nicchia,‭ ‬che purtroppo fa rima con minchia.‭
Una gran bella‭ ‬Poppea,‭ ‬in tutti i sensi,‭ ‬l'ha fatta‭ ‬Anna Caterina Antonacci che ha il carisma,‭ ‬l'allure,‭ ‬per quei ruoli.‭ ‬Cercatela su youtube.
Monteverdi inventa l'opera lirica‭ ‬come azione teatrale e per cantarla oggi ci vogliono delle voci eccezionali poiché devono saper cantare e saper dare coloritura‭ ‬interpretativa‭ ‬ai recitativi‭ ‬e alle brevissime arie.‭ ‬Trovate l'amata Antonacci che mette in scena la‭ ‬Gerusalemme liberata di Tasso su musica di Monteverdi,‭ ‬in Olanda,‭ ‬per un pubblico che sostanzialmente non capisce una madonna di quello che si dice ma apprezza la bellezza della recitazione in musica.‭ ‬Ah Olanda,‭ ‬perchè non riscopri la tua vena autentica di civiltà europea‭?! ‬Abbiamo bisogno di voi‭! ‬Amen.
Una cosa che m'è subito balzata all'orecchio la prima volta che scoprii‭ ‬Poppea‭ ‬(non nel senso che‭ '‬le belle forme disciogliea dai veli‭'‬:‭ ‬magari...‭)‬ è la somiglianza dei recitativi e delle arie accompagnate,‭ ‬se mi passate il termine,‭ ‬con la musica di Puccini,‭ ‬il quale sembra aver preso a piene mani dal maestro cremonese.‭ ‬Credo lo abbia fatto sia perchè il teatro lirico verista spinge verso una recitazione più accurata‭ (‬almeno nelle intenzioni‭)‬,‭ ‬sia perchè forse si rendeva conto che la fine dell'opera passava per gli inizi.
Io non ho le competenze per approfondire l'argomento,‭ ‬anche se sono sicuro che una relazione vi sia più che solo per‭ ‬mia‭ ‬sensibilità all'ascolto o perchè sono portato per la materia...
Per spiegarmi,‭ ‬non posso spiegarmi:‭ ‬prima vi dovete rompere i coglioni con un'opera‭ ‬o due‭ ‬di Puccini,‭ ‬Boheme e Butterfly o Tosca per esempio,‭ (‬che comunque almeno ogni tanto ci faceva scappare un'aria da strappo del pericardio‭) ‬e‭ ‬dopo sentitevi‭ "‬L'incoronazione di Poppea‭"‬.
Un'altra cosa che accomuna Puccini‭ ‬con‭ ‬Monteverdi,‭ ‬ovviamente fatte le debite proporzioni,‭ ‬è una certa eleganza e il fatto che entrambi siano morti il‭ ‬29‭ ‬di novembre.
Nel primo video propongo lo stupendo duetto fra Nerone e Poppea,‭ ‬con cui si conclude l'opera,‭ ‬in cui il momento di massima passione e sensualità è reso con una malinconia che prefigura l'ambiguità del legame e la tragedia che colpirà i due protagonisti.‭ ‬L'amore fra Poppea Sabina e Nerone durerà solo tre anni,‭ ‬dai trentadue ai trentacinque di‭ ‬lei,‭ ‬dopo di che fu costretta al suicidio dallo stesso imperatore nel‭ ‬65‭ ‬d.c..‭ ‬Nerone,‭ ‬come sapete,‭ ‬fu deposto‭ ‬dal Senato e si suicidò poco dopo a trent'anni,‭ ‬nel‭ ‬68‭ ‬d.c.‭
È un brano di una bellezza assoluta.‭ ‬È come se in un punto dell'universo arrivassero il prima e il dopo della musica.
Qui è cantato magnificamente da Max Emanuel Cencic,‭ ‬splendido sopranista per il quale faccio un'eccezione‭ (‬preferisco che i ruoli di castrato li cantino le donne‭)‬,‭ ‬e da Sonya Yoncheva bravissima e bellissima.


Per finire c'è anche un video di un'aria di Puccini,‭ ‬una delle più belle e famose:‭ "‬Vissi d'arte‭"‬.‭ ‬L'aria è cantata secondo me benissimo da Angela Gheorghiu.‭ ‬La metto perchè Puccini mi sta simpatico e per sfogare il‭ ‬solito‭ ‬vostro‭ ‬subdolo romanticismo,‭ ‬che fa parte delle malattie genetiche della cultura moderna,‭ ‬ben oltre il suo periodo storico.‭
Alcune precisazioni sulle immagini del video.
Per primo appare un folgorante ritratto fotografico di Alida Valli,‭ ‬una delle più belle ed eleganti attrici che abbiamo avuto.‭ ‬In questo momento è il mio desktop del segno dei gemelli.
Come quadro di arte non oggettiva ho scelto un dipinto di Carmen Spigno,‭ ‬mia‭ "‬amica nell'arte‭" ‬se lei me lo consente.‭ ‬Pittrice affermata di cui mi diverto‭ ‬a trovare nelle sue terre astratte degli elementi oggettivi:‭ ‬vedo volti,‭ ‬alberi,‭ ‬cose,‭ ‬folletti...‭ ‬Questo‭ ‬del video si chiama‭ "‬Giochi di luce‭" ‬in cui mi sembra evidente il carattere di oggettività suggerita.
Infine un'altra bellissima foto di Puccini,‭ ‬in cui il maestro è rilassato al pianoforte:‭ ‬bello,‭ ‬elegante e di mondo.

 
 Nei due video la presenza costante,‭ ‬nella mia narrazione,‭ ‬della bellezza femminile era obbligata dalle protagoniste delle due opere.‭
Ma era obbligata comunque.‭
Ma che ve lo dico a fa‭'‬...

domenica 14 maggio 2017

Quater cansun milanes (quattro canzoni in milanese)


Dopo le maledizioni del post precedente un po' di tenerezza.
Propongo quattro mie poesie in dialetto milanese.



Lo faccio per dare un esempio di dialetto milanese vero e dare il mio piccolissimo contributo alla preservazione di una lingua che si sta perdendo, un po' come tutti i veri dialetti italiani.
È un milanese contemporaneo che nasce dal parlato. Io l'ho imparato, come lingua madre, in famiglia dove mamma, papà e nonne fra loro si parlavano in dialetto e con noi, io e mia sorella, i genitori in italiano, le nonne in dialetto.
Respingo il falso milanese di Carlo Porta, come scimmiottatura del veneziano letterario, e quello del Cherubini e altri dizionari affetti da toscanismi e riferentesi a una lingua potenzialmente letteraria.

Esse vanno pensate in un contesto fin de siècle o belle époque e sono poesie d'amore.
Mi piace pensarle con sotto una bella musica napoletana o una melodia spagnola.
Non vanno certo immaginate con il tim e tum di "A vurii savè el mestee che fu mi, cuminci ai desur e finisi a mesdì...". Questa è una classica canzone da osteria spero che i miei versi meritino qualcosa di meglio.

La prima è la sensazione d'una sera in compagnia della propria innamorata, la murusa, detto in milanese, guardando il Naviglio.




La traduzione per i diversamente milanesi:

Il ponte sul Naviglio

Ero sul ponte con la mia Ninètta.
Lei guardava la luce della luna
che scarabocchiava sull'acqua pulita
come tanti pesciolini d'oro sopra l'onda.

Io guardavo le sue treccine nella veletta
correre, come i pesci, giù a una a una.
Profumava di buono come una violetta
da mettere dolce sul dolce della vita.

Passa un vecchio sulla sua barchetta
e dice: "Dove volete andare? A divertirvi?
Io vi porto anche in Paradiso! O su o giù..."

L'ho guardato e m'è venuta detta:
"Andate, brav'uomo, andate, che in Paradiso
qui vicino alla mia donna ci sono già".

La seconda è la descrizione d'una di quelle donne frivole e volubili che fan perdere la testa.


 


Traduzione:
La Parigina

Sei vivace come l'aria
vai di qui e di là sulle ali del vento,
sei così svelta e voli via
che pare non tocchi con i piedi

la terra quando cammini per strada.
Nella tua testolina c'è poco dentro,
non prendi mai nulla sul serio,
ma, con tutto, ti assecondo sempre.

Io non so se sei una di quelle donne
che ti mettono qualcosa nel cuore
e fan dannare un uomo nel cervello

o invece sei un'altra di quelle donne
che tolgono il peso dal cuore, per chi lo vuole,
e, sotto le smorfie, sei un angelo del cielo.

La terza riguarda due mamme che hanno accompagnato una coppia di fidanzatini, i piccioncini appunto, a un ballo in società e alternano comicamente il dialetto e l'italiano per 'distinguersi'.

 
Traduzione

I due piccioncini

" Signora Adele, guardate i nostri due piccioncini
come ballano bene insieme tete a tete! (lett. 'tette a tette')
E che gente raffinata, che belle velette!
Però mi pare che stanno un po' troppo stretti..."

" Pare anche a me, ma son così due fiorellini! (lett. anche: 'due bambini')
Piuttosto, qui fa un gran freddo
e io devo mingere, con tutto il rispetto".
"Cosa deve fare?". "Devo andare a pisciare...".

"E chi li guarda i ragazzi, se va via così?
E mi lascia qui sola e da sola? (lett. de per mi vuol dire già 'sola')
sono già le undici e venti, ('vint' in milanese)
signora Adelina, e se m'addormento?
Mi raccomando: la tenga, finga,
ma, per l'amor di Dio, non minga! (lett. non minga mica, gioco di parole fra il verbo italiano colto mingere e minga che vuol dire mica)

L'ultima è il racconto di un momento romantico, con la complicità della nebbia.




Traduzione:

La luna di giorno

Volevamo stare un po' da soli, così
come si dice, alla luce della luna,
ma la sua mamma è una disperazione:
è di guardia come un bulldog. (lett. burdòch è scarafaggio)

Noi due possiamo vederci solo di giorno,
ma si sa che la luce della luna
è più buona con chi si vuol bene
e, dolce, fa nascere tutti i suoi giochi.

Allora è uscita la nebbia,
tanta che non pareva vero,
e il sole è divenuto una boccia bianca.

La nebbia fredda ci ha avvolti
e ci siamo stretti vicini che ci ha nascosti,
e così, al chiaro, ci siamo baciati sulla bocca.

Eh, bei tempi quelli quando un bacio rubato era la felicità!
Sono, come detto versi d'amore in un tempo del ricordo. Una cosa molto romantica, ma ogni tanto ce lo possiamo concedere.

Agevolo, all'uopo, un filmato sul Notturno opera 9 numero 2 di Fryderyk Chopin che è obbligatorio vedere.
Questo notturno di Chopin ci permette di sfogare tutto il nostro subdolo romanticismo, la malattia infettiva più diffusa nell'estetica moderna.
Però in fondo questo ragazzo polacco aveva del talento e, quel ch'è più importante, si fa sentire, dai...
Ho messo dentro, fra gli altri, un quadro di van Gogh, che è sempre un po' banalotto, ma qui meno che altrove, e c'è una Venere pensosa che ha un fisico che levati...
Finito il sogno si sente l'odore di sonno del risveglio...
Ma che ne capite voi...

lunedì 8 maggio 2017

Mi sto rompendo il cazzo.


Jackson Pollock, blue poles
Mi sto rompendo il cazzo.
Qualcosa sta per capitare, non so se buona o cattiva, se bene o male.
Si sente l'odore.
La violenza del popolo, quando scatta, non ha limiti, è totale: è l'unica igiene della storia.
Quando succederà, voi borghesi, razza maledetta assai peggio dell'aristocrazia, sarete tutti sterminati...
Passiamo il tempo a cercare di dimostrare che non siamo parte del popolo, che ne siamo la sua espressione più elevata, ma noi siamo le bestie da macello della borghesia, infingarda e traditrice. Che ci fotte sempre con le sue belle parole.
Ma va anche detto che...
Io aderirò a una rivoluzione comunista solo quando i promotori, tutti borghesi di merda, altrimenti non avrebbero la possibilità di divenire eroi rivoluzionari, accetteranno di essere messi a morte il giorno dopo la rivoluzione, come esponenti della classe infima della storia contro la quale si è compiuto l'atto rivoluzionario.
Fate caso che le rivoluzioni, proposte dai borghesi, hanno sempre un secondo tempo che non finisce mai.
Chiunque propone una rivoluzione è un porco borghese, che manipola il popolo per i suoi immondi fini. Immondi perché mentre a parole chiede la fine della sua classe, nei fatti la trasforma nella borghesia, o intellighenzia come vi pare, dei rivoluzionari: classe operaia o partito nazionalsocialista.
Quello che ho detto è anarchico? è fascista? Bene, qualunque cosa esso sia prendetelo e ficcatevelo su per il culo, che vi piace tanto.
Uccidetemi prima che io uccida voi. Me e quelli come me. Siamo una mina che vaga nella storia...
Se mi lasciate sopravvivere, con me, con noi, lascerete sopravvivere il popolo che vi distruggerà con una violenza che non potete nemmeno immaginare e che sarà santa. Si chiederà di chi siete figli e, se non sarete figli dei peggiori esemplari di popolo, ci sarà solo la cupa violenza finale di chi ha subito torti e derisioni da parte vostra, borghesi di merda.
Poi, per altro, il popolo, inteso come ‘la ggente’, è un cancro da estirpare, da eliminare nella sua genia. Non tanto perché sia ignorante, maleducato e involutivo (che già basterebbe) ma perché si deve ricominciare da radici nuove.
Se è impossibile, sarà una delle tante volte in cui è stato impossibile.
Si è lottato contro la nobiltà, come fosse il nemico, per mille anni, quando non sono nulla, solo borghesi col 'pezzo di carta'.
Forse la tecnica arriverà prima di noi, forse l'asteroide che tanto invochiamo, ma esiste il pericolo che si arrivi noi prima di tutto: che non venga mai per voi quel giorno!
Non avremo bisogno neanche dell'odio: vi uccideremo col sorriso sulle labbra, fra un brindisi e l'altro. A cosa credete che alluda con le mie poesie che cantano di cuori e amori? Ma certo, non potete capire, solo noi possiamo capire…

p.s. per gl’imbecilli:
non è che quello che ho scritto c’entri molto con la sconfitta della Le Pen (per altro prevedibile) c’entra di più con la vittoria di Micron e ve ne accorgerete. Del resto chi spera in un francese, o una francese, può sperare solo in una chiavata.

lunedì 1 maggio 2017

Teatro Italiano e Teatro Tedesco


Calendimaggio 2017

Hanswurst

Nella seconda metà del settecento vi era la distinzione fra Teatro Italiano e  Teatro Tedesco. L’imperatore Giuseppe II volle attivare il Teatro Tedesco per dargli la stessa autorevolezza del Teatro Italiano. L’esperimento durò poco più del suo regno, ma vi parteciparono i migliori compositori dell’epoca.

Il Teatro Italiano altro non era che l’opera lirica, caratterizzata da recitativi secchi sul solo clavicembalo, recitativi accompagnati da clavicembalo e violoncello, in genere, e arie classiche.
Il Teatro Tedesco era il singspiel, con recitativi secchi in prosa e recitativi accompagnati e arie.
Erano due forme tradizionali, quello italiano conosciuto ovunque quello tedesco più locale.
Molti compositori tentarono una sintesi fra i due tipi di teatro. Mozart parlava di ‘ridicoli libretti’ italiani, non senza qualche ragione. Gli avevano regalato in gioventù l’opera completa di Metastasio, dalla quale egli s’era tenuto il più possibile al riparo.
Ma una forma di teatro aveva affascinato Wolfgang: il duodramma o melologo. Una forma di teatro in cui la musica commentava la recitazione in prosa.
Ne aveva chiesto un parere al padre Leopold il quale però, non conoscendolo, non ne aveva espresso un’opinione.
In un certo senso oggi sembra ovvio: il recitativo in prosa tedesco permetteva una migliore resa del senso nella recitazione, un po’ come alle origini era il teatro di Lulli per Luigi XIV. Del resto le finezze del recitativo accompagnato e la bellezza delle arie rendevano indispensabile la forma italiana.
Quale miglior soluzione dunque che dei recitativi in prosa, commentati dalla musica, e arie introdotte dal recitativo accompagnato. Mozart pensava che solo le arie dovessero essere scritte in versi poetici.
La tradizione ebbe il suo peso e l’esperimento del Teatro Tedesco non ebbe seguito. Ci rimane il rimpianto della possibile evoluzione del melologo che cadde in abbandono quasi subito.
In ogni caso, esperimenti di fusione fra i due teatri, per motivi concettuali o solo di moda, ebbero un favore. Lo stesso Mozart nel Ratto dal serraglio, in cui la struttura di singspiel risolve in arie tipicamente italiane (quelle di Constanze su tutte), ma anche Salieri prova una sintesi, almeno del gusto se non della forma, per esempio nella stupenda Europa riconosciuta.
I soliti cretini dicono che un’opera che non fu mai ripresa, mi riferisco a questa di Antonio Salieri, doveva essere stata un fallimento. Europa riconosciuta andò in scena per quindici repliche che sono tantissime: vuol dire riempire per quindici serate il Teatro alla Scala, per la cui inaugurazione Salieri scrisse questo melodramma. L’unico motivo per cui l’Europa riconosciuta non ebbe seguito, fu nell’oggettiva difficoltà di trovare due soprano in grado di cantare, avendo il coraggio intendo, le arie di Semele e Europa al cui petto le famose arie della Regina della Notte sono una passeggiata di salute.
Per buona sorte abbiamo avuto la fortuna di sentire questa meravigliosa opera messa in scena dal maestro Muti per la ripresa del Teatro alla Scala dopo i restauri della sala di Piermarini.
All’estero l'opera fu riproposta ma in Italia, dove si va sol di Rossini e Verdi, non ebbe seguito.
Allora, nel 2004, le cantanti furono le memorabili Diana Damrau (Europa) e Desiree Rancatore (Semele).
Antonio Salieri era di Legnago in provincia di Verona, nato il 18 agosto del 1750 e morto a Vienna il 7 di maggio del 1825, ed era compositore in Vienna da qualche anno, l’opera essendo del 1778, per l’inaugurazione del Regio Ducal Teatro alla Scala come detto. Salieri aveva 28 anni.
In più ci si mise quel deficiente di Milos Forman col suo idiota film Amadeus, in cui Salieri è definito ‘mediocre’ e Mozart fa la figura del cretino ridacchiando come un ebete dall’inizio alla fine.
In questo film ridicolo Salieri è raffigurato come un vecchio e Mozart come un ragazzino. In realtà Salieri aveva solo sei anni in più di Mozart.
Per dimostrare quanto Salieri fosse un mediocre (detto poi da quale genio del cinema...) propongo il balletto che nel 2004 fu rappresentato al posto dell’originale, dato per disperso, dell’Europa riconosciuta, ovvero il Don Chisciotte alle nozze di Gamache (sarebbe Camacho). Poi lo spartito fu ritrovato in seguito. Evidentemente in Europa erano tutti pazzi per cercare un balletto del mediocre Salieri…
Il passo a due fu ballato da Roberto Bolle (scusate se è poco) e Alessandra Ferri, due etoiles della Scala.
Insomma una sintesi fra i due teatri, italiano e tedesco, non fu mai trovata e questo non fu senza conseguenze per la catastrofe dell’opera lirica nell’ottocento.
Clicca ed enjoy.
Se non ti interessa ti meriti Rossini, Verdi e pure Wagner. E vivi felice nella tua mediocrità.