lunedì 15 giugno 2015

Divulgazione o disinformazione?



Non guardo più la televisione da, credo, quattro anni e vivo meglio, da quel punto di vista.
Capita che il televisore sia acceso soprattutto all’ora di cena e non si sa mai cosa vedere. Meglio così: si comincia a commentare con un pretesto e si continua con discorsi propri. Tanto se si ascolta ci si incazza solamente.
Ieri non faceva caldo, finalmente. Io odio l’estate, ma questo è un altro discorso.
La televisione è accesa, di solito alla domenica sera ci vediamo un atto di un’opera o di un balletto, ma non sto molto bene e ho preferito non mangiare e saltare un turno. Su uno dei canali rai, fanno un programma in cui sento che parlano del palazzo ducale di Mantova. Ne vedo un pezzo.
Parlano dei Gonzaga e della celeberrima ‘ Camera degli sposi ’ di Andrea Mantegna. Sotto le immagini riconosco subito la musica di Claudio Monteverdi. Commento con mia sorella che fra le due opere d’arte ci saranno quasi due secoli, ma non è strano: capita spesso data la difficoltà di trovare musica rinascimentale. In fondo Monteverdi è un buon compromesso.
Il programma è di quelli che vanno oggi: quattro balle sul gossip dell’epoca e un’interruzione, perché si sa che il tempo di mantenimento dell’attenzione televisivo, per adulti istruiti e con interessi artistici, è valutato sui dieci minuti, non più.
L’intermezzo vede due musicisti, uno alla tiorba e l’altra al basso di violino. Penso che al tempo della ‘ Camera degli sposi ’ né la tiorba né il basso di violino esistessero.
Rispunta il tipo che parla e dice “ ... il musicista che vogliono i Gonzaga è Claudio Monteverdi ... ”.
Monteverdi ha lavorato senz’altro a Mantova, ma cacchio non all’epoca di Mantegna!
La ‘ Camera degli sposi ’ fu realizzata fra il 1465 e il 1474, Claudio Monteverdi nacque a Cremona nel 1567 e morì a Venezia nel 1643. Fra la data di nascita della Camera e quella di Monteverdi ci sono cent’anni, fra il completamento dell’affresco e la morte di Monteverdi ci sono 169 anni. Vabbe’ a occhio ho esagerato, non sono duecento anni, ma non esiste certo nessuna contemporaneità.
E lì m’incazzo... Perché il commentatore non ha detto una parola per collegare il grande affresco con l’arrivo a Mantova del grande musicista cento e cinquanta anni dopo. Non ha detto nulla su cosa è successo, almeno nella famiglia dei Gonzaga, in un secolo e mezzo. È saltato da una all’altro, sorvolando sulle date e di fatto stabilendo una legittimazione artistica e culturale dell’abbinamento assolutamente non giustificata. Così passa la nozione che i due eventi siano contemporanei e in qualche modo legati.
Non intendo sostenere che non sia gradevole far scorrere le note di Monteverdi sotto le immagini di Mantegna: Monteverdi è sempre ben accetto e come musicista fra tardo rinascimento e barocco ci può pure stare. Voglio dire che non si può essere così faciloni e spacciare per contemporanei due fatti artistici che sono separati da un secolo e mezzo (e che secolo e mezzo!) e in senso stretto indipendenti fra loro.
Quando Stanley Kubrick girò ‘ Barry Lyndon ’, ambientato al tempo della Guerra dei Sette Anni (1756-1763) e successivi, scelse come musiche per il periodo dell’ascesa sociale di Redmond Barry, che sposa appunto Lady Lyndon, due temi: uno dal ‘ Barbiere di Siviglia ’ di Giovanni Paisiello e la marcia da ‘ Idomeneo ’ di Wolfgang Mozart. Sono opere dei primissimi anni ottanta. Kubrick purista e perfezionista, anche se il film sarebbe stato un capolavoro anche con musiche anacronistiche che gli avremmo perdonato senz’altro.
E se un regista si fa scrupolo di mettere solo musiche del tempo, di più degli stessi anni dell’azione, non si dovrà fare scrupolo, un commentatore televisivo, non dico dello stesso purismo ma almeno della correttezza della sua informazione? Sia pure in un programma divulgativo (ormai ci sono solo quelli...) ma che affronta temi culturali in un canale che si dice culturale?
Certo Kubrick voleva realizzare un film che passasse alla storia del cinema e c’è riuscito, direi che è passato anche alla storia dell’arte a pieno diritto. La rai voleva fare un programma divulgativo e basta, per bamboccioni ignoranti e con problemi di deficit cognitivo (ormai ci sono solo quelli...). Ma divulgare è sinonimo di spacciare false nozioni? Oppure fare una corretta informazione almeno, dico almeno, quando si parla di arte e di cultura in genere, non interessa? Una corretta informazione politica... non si osa sperarla nemmeno più. Ma almeno quando si parla di arte, di musica, di qualcosa che assomigli alla cultura...
Certo se i campioni della divulgazione (quanto mi sta sulle palle questa parola!) sono Dario Fo e Benigni, il discorso è chiuso.
Ma un momento... Fo che parla di Mantegna e Caravaggio magnificando il ruolo dei “banchieri dell’epoca ”, sua definizione, nel ruolo di committenti e Benigni che violenta Dante (l’avessimo letto così a scuola ci avrebbero preso a schiaffi o no?) per portare acqua alla sua parte politica col metodo dei due versi e propaganda travestita da commenti e spiritosaggini...
Forse non è un caso... e forse (dubitativo retorico: s’è capito?) non è nemmeno un epifenomeno indipendente dalla disinformazione politica ed economica... Mmhh... il   dubbio m’assale...
Come diceva il Manzoni, che è quello che ha fatto i Vitelloni, “ai poster l’ardua sentenza. ”.

                      Monteverdi " posterizzato ", 'na roba alla Andy Warhol mica pizza e fichi...