domenica 10 marzo 2019

Terzine e odi saffiche

La terza silloge poetica che scrissi è “Epea pteroenta”, il titolo è tratto da un verso di Saffo. C'è un vaso in cui sono raffigurati Alceo e Saffo sulle cui ginocchia una pergamena contiene appunto le parole epea pteroenta cioè 'parole alate, piumate'.
In questa raccolta ci sono esametri, odi saffiche e componimenti in terzine.


Sugli esametri ho già parlato. In questa raccolta ho provato ad alternare la soluzione dei distici di endecasillabi, come ho mostrato due post fa, con la scelta in ogni piede fra gli endecasillabi e l'endecasillabo e i due settenari.

In questa poesia rimano i settenari e gli endecasillabi d'inizio piede sono in consonanza fino al 'trocheo obbligato' il cui verso di undici sillabe consona con il distico finale. Descrive il tema della seduzione e della delusione quando si pensa d'esser stati ingannati.

Avevi gli occhi color del fuoco
dopo che ha bruciato
e nulla resta intatto.

Ma avevi anche un sorriso bianco,
dolce come il latte
e parole mielate.

Così incauto sono stato al tuo gioco,
tu giocavi barando
e mi stavi incantando.

Mi hai lasciato esaudito e stanco,
pieno della tua malia
e vuoto di malinconia.

Sanguina ancora la tua ferita,
son restato sgomento,
come aver provato

l’amplesso inebriante d’una dea amata
e poi farne a meno per l’eternità.

(schema: Abb Acc Add Aee Fbb FF)



Qua invece si alterna lo schema dei distici (i 'dattili') con quello dei trochei. Si racconta di una specie di ciclo della luce che durante la primavera e l'estate inonda le foglie le quali, al momento della loro morte, risplendono di tutti quei colori tipici dell'autunno. Assomiglia alla poesia della siepe di “Un po'esie”.

Nei cieli d’autunno nebbiosi
i boschi bruciano di passione.

Verdi fuochi avvampano sospesi
in tinte iridescenti,
opaline e splendenti.

Brillano sui cirri lattiginosi,
sui colli, nelle polle e sulle piane

le chiome folte sui rami protesi
al primo mutare della stagione.

Ritornano agli occhi degli uomini,
in faville nascenti
nelle foglie morenti,

le chiare luci che hanno imprigionate,
lì in sé stesse, durante l’estate.

(schema: AB Acc AB AB Dcc EE)



L'ode saffica è composta da una terzina di endecasillabi e un quarto verso quinario. Ho naturalmente saltato il ritmo degli endecasillabi saffici e del quinario adoneo, per il solito motivo che è molto artificioso da tradurre nella nostra lingua tonica.
L'ode saffica è molto interessante per via del ritmo zoppo che ha in sé. Il quinario può essere inteso come inarcamento del verso precedente, come introduzione a quello successivo o anche come a sé stante, in questo caso assomiglia a un verso di cinque sillabe di un tanka.
Cioè a volte il quinario è indipendente ABAx BCBy CDCz … o può essere legato allo sviluppo successivo: ABAb BCBc CDCd … e simili, infine può essere ricorrente: ABAx BCBx CDCx … .

Questa è una composizione di legame perfetto fra quinario come lancio della terzina successiva. È una serie di immagini solamente evocate dalle sensazioni. Una specie di iniziazione che culmina con una rinascita. Una specie di inno per una nuova Umanità.

Boccioli nei campi e pesci nei mari,
macchie di luce su uno sfondo glauco,
la terra si incorona di fiori
cinta di bianco.

Onde, dune mobili per un’eco,
prati, mare calmo di tremula erba,
vento che stilla come in uno speco
linfa acerba.

Voci che corrono, tuono che rimbomba,
pioggia che fugge in mille rivoli,
poi silenzio come in una tomba,
lasciati soli.

A piedi scalzi, nudi e così belli,
sulla sabbia asciutta e poi bagnata,
freddo, fragore e battiti d’ali.
L’alba è levata.

(schema: ABAb BCBc CDCd DEDe)


 
In questo esempio lo schema è molto più libero, ogni stanza è completa in sé e vi è pure un'anomalia col finale con due quinari. È un presentimento, una speranza, una continuazione della vita. La considero una delle più belle poesie che ho scritto, sebbene debba ammettere che la qualità media delle mie liriche è piuttosto alta.

Quando sarò morto i miei pensieri
cadranno a terra come rugiada
e diverranno fiori di giardino
multicolori.

O raccolti sui bordi della strada
da donne che se li porranno in seno
come ricordi da non far svanire,
per mal che vada.

Così rivivrò in un luogo sereno:
nell’aria, nelle piante e posto in cuore
di dolci testimoni di natura,
in buona mano,
a loro cura.

(schema: ABCa BCDb CDEce)


Non poteva mancare un'ode dedicata a Saffo e non credo ci sia bisogno di commentare. Lo schema è anche qui libero e tende già allo schema dei canoni. Contiene le parole che intitolano la raccolta.

Questa è una dichiarazione d’amore
che a te, dritta, senza timore vola,
dolceridente Saffo, eco di mare,
crine di viola.

Potessi avere una scintilla,
una sola, una che hai smarrita,
di brace che arde nella tua pupilla
ormai infinita.

Potessi avere un po’ di quel valore
per essere detto tuo alunno, o gioiosa,
e abitare come brezza di mare
nella tua casa.

Tu che vivi nella crepuscolare,
dolce, primavera dei Campi Elisi
e nella chiarità dell’Etere
dei cieli immensi,

insieme ai grandi di tutti i tempi,
e c’è gioia più che in Paradiso
in compagnia di saggi geni empi,
e nel sorriso.

Accogli, con la mia devozione,
l’amore che è in queste parole alate,
come sono, com’è la mia intenzione,
dedicate a te.

(schema: ABAb BCBc DEDe DFDf GHGh ILIl)



Una terzina può essere formata semplicemente da tre versi e la successiva può non essere legata alla prima. Per esempio uno schema AAA BBB CCC … o ABC DEF GHI ... (questo sembrerebbe lo schema dei versi sciolti, ma allora perché metterli in gruppi di tre? oppure può contenere la regola di non ripetere mai due volte la stessa rima o sillaba finale; siccome le sillabi possibili in italiano sono almeno 84, considerando come sillabe finali anche le vocali isolate, la cosa non è impossibile). Oppure può contenere una rima in comune: ABX CDX EFX … . A me è venuto spontaneo legare delle terzine secondo, per esempio questi schemi: ABA BCB CDC … (ageminate o dantesche) o ABC CDE EFG … . Naturalmente sono possibili altri modi.
La terzina porta in sé il senso del discorso che si prolunga a piacere, con un sistema di inanellamento fra i versi che le distingue dall'ottava rima. Questi sono due modi canonici, nella poesia italiana almeno, di comporre i poemi.
Ecco degli esempi di poesie in terzine, che riprendono gli schemi detti sopra.

Terzine dantesche concluse da un distico finale. È il ciclo dell'acqua che serve come allegoria della natura di quello che comunemente si chiama anima.

La neve si scioglie sui tetti
da cui sgocciola in veloce onda,
sommandosi in rivoli immacolati

che scorrono gelidi nella gronda
e in tubi bruni e verdi di rame.
Giunge remota fino all’altra sponda

della terra, ai confini del suo reame,
là dove segue delle vie segrete
che la portano a un nuovo mare, a un fiume

e poi scorre ancora più lontano
fino a perdersi nell’oceano.

(schema: ABA BCB CDC EE)



Il convivio, la sensazione di lontananza, di estraneità dalle cose mondane, della caduta delle illusioni. Una pace qui e ora senza pensare al futuro del corpo o dello spirito. Le terzine si tengono per mano, volendo, infinite anch'esse.

Mi voglio bere una boccia di vino
dei Castelli e dopo che l’ho scolata,
in cantina sdraiato sotto al tino,

lasciarmi scorrere addosso la vita
come una confricatrice orientale,
come una serpentessa intorcinata,

e voglio guardarmi, come dal sole,
in quello stato di intangibilità
alle cose della vita mortale.

Voglio con distacco osservare la vita
scivolarmi sopra come olio
e andare via da me spedita

il più lontano possibile e io,
fra la più assoluta indifferenza,
non sentire più amore o odio.

Ma non voglio né morte né speranza,
solo sentire la bocca pulita
dopo aver bevuto la rimanenza.

(schema: ABA BCB CDC …)


Una filastrocca allegra, per la buona fortuna che nella vita ci vuole sempre, che si compone di terzine consonanti se non sempre rimate.

C’è la festa della Luna,
ce n’è più d’una
e ci porterà fortuna.

È amata dai padri,
è amata dalle madri,
è amata anche dai ladri.

Comincia con un sorriso,
si allarga come un fuso,
finisce in un gran viso,

e il suo volto è come un loto
che ti guarda da un lato,
con il sorriso stupito.

A segnare le stagioni,
gli anni, i mesi e i giorni
gli addii ed i ritorni.

A illuminar le notti,
i balli e i musicisti
e gli estri degli artisti.

Con i cori di ragazze
e le danzatrici pazze
che si scopron senza forze.

Per i cibi della mensa,
per il velo della sposa,
per la notte che riposa,

per finire la canzone:
dalla Luna protezione
e promessa di ogni bene!

(schema: AAA BBB …)


R.P.
posteris memoria mea