giovedì 13 dicembre 2018

Gli zampognari

Una volta a Natale c'erano gli zampognari, passavano per le strade a suonare e gli si buttava qualche moneta. Scendevano dalle montagne della bergamasca o dai laghi con le loro bestie e venivano a trovarci in città. Era il segno che anche quell'anno era arrivato questo periodo dell'anno.

Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.

Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne' suoi tuguri
tutta la buona povera gente.

Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
accende il lume sotto la trave;
sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
di cauti passi, di voce grave.

Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.

Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa;

suono di chiesa, suono di chiostro,
suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.

O ciaramelle degli anni primi,
d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
or che le stelle son là sublimi,
conscie del nostro breve mistero;

che non ancora si pensa al pane,
che non ancora s'accende il fuoco;
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.

Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole;


sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!

(Giovanni Pascoli, “ Le ciaramelle ” - 1903)

Benché non ve lo meritiate, vi faccio gli auguri per il Natale 2018 e l'Anno nuovo e ve li faccio con un video. Compare un logo pubblicitario perché ho dovuto riconvertire il filmato poiché era troppo pesante e Blogger non me lo caricava.
È l'aria “ Già il sol si cala dietro alla montagna ” da “ Nina ” o ' La pazza per amore ' di Giovanni Paisiello, del 1789, che è appunto un canto pastorale accompagnato dalle zampogne. Il libretto è di Giambattista Lorenzi che adattò la traduzione di Giuseppe Carpani da Benoit-Joseph Marsollier de Vivetieres.
Paisiello non è un compositore colossale ma ebbe un successo strepitoso per tutta la sua carriera. Come compositore è stato il primo caso di superstar europea. Appartiene a quella genia di musicisti che cercarono di rinnovare l'opera lirica, considerando a un certo punto obsoleto il modo di comporre dei grandi del passato. L'iniziatore fu Glück ma chi ottenne i migliori risultati fu proprio Paisiello, che influenzò, essendo un poco più anziano, tutti i musicisti suoi contemporanei: da Salieri a Mozart. Ebbe così successo, che a un certo punto qualunque innovazione proponesse era valida.
Salieri a un momento della sua produzione si piantò paesiellizzando appunto, mentre Paisiello stesso continuò, tenendo per buona ogni innovazione che aveva avuto riscontro in un pubblico sempre meno colto e sempre più affamato di novità e cose alla moda, fino a porre le basi per la banalizzazione e poi il disastro della lirica del secolo successivo: Cimarosa, Rossini (il serial killer dell'opera) e poi ancora Donizetti e Verdi. Paisiello partiva dalle opere facili e divertenti, da Pergolesi nella “Serva padrona” e negli intermezzi in definitiva, come farà ai tempi di Mozart il suo amico (di Wolfgang intendo) Vicente Martin y Soler. Poi le cose presero il senso detto e la certa raffinatezza dei compositori del '700 si perse.
Le novità di “ Nina ”, non so se in senso assoluto, diciamo allora le connotazioni innovative di “ Nina ” sono sostanzialmente due. La prima sono delle parti recitate in prosa, come un singspiel tedesco, e l'introduzione di una musica folk, come la diremmo oggi, direttamente nell'opera. Un brano di musica popolare per esempio c'è già nella sua bellissima “ Osteria di Marechiaro ”, è il duetto a 'distanza' fra il conte di Zampano e Chiarella: “ Quanno vego Nenna bella ecc... ”. Ma là conservava ancora una qualche concertazione per orchestra come deve avvenire in un'opera, e casi simili ne abbiamo anche in altre opere di altri autori. Quest'aria che vi propongo è esattamente come degli zampognari l'avrebbero suonata, a parte la voce del tenore che nel video è Giuseppe Filianoti.
Forse questo carattere schiettamente popolare è l'innovazione più notevole di Paisiello, che peraltro fu un vulcano di idee nuove, più o meno belle. E dagli esiti disastrosi, ma non certo per colpa sua.

Il primo verso dell'aria m'ispirò una poesia, di quelle che io chiamo canoni, ma so che la struttura e lo schema non vi interessano. È piuttosto simbolica, ma certamente sarete in grado di ritrovare tutte le citazioni. E c'entra con l'ambientazione pastorale.

Il sole cala dietro la montagna,
la stessa collina orientale
da cui sorge il sole pazzo d’amore.
Là sopra brilla il Principe dell’Aurora
che è detto nemico del dio tiranno,
e in mezzo ci sto io come un nomade,
su questa neve senza fine intorno.
Mi volgo a guardare le mie orme al sole
e mi ostino a vedere i miei passi
che camminano davanti a me
ma non so se sono più vicino
al riposo notturno del pastore
o alla luna nuova della sera.

È tratta da “Lykauges” del 2012-14.



Passerò il Natale pensando a cosa ne devo fare di questo blog.

R.P.

Posteris memoria mea