domenica 1 settembre 2019

I ggiovani

Ho scritto che in questo blog mi sarei occupato di pubblicare in futuro solo ciò che concerne la mia produzione letteraria o argomenti che riguardino la battaglia per la cultura. Tengo fede a entrambi i propositi presentando una poesia che mi è uscita di getto sul tema dei giovani, la cui mentalità e il cui modo di vita costituiscono uno dei maggiori problemi per la cultura di questi tempi.

È composta in endecasillabi sciolti prosaici perché è uno sfogo e un'amara constatazione.
 

Se voi vi vedeste con occhi veri 
come io vi guardo con un vero sguardo. 
Con gli occhi affissi a quella tavoletta 
luminosa e parlante e scrivente, 
sempre intenti a mettervi auricolari, 
a gesticolare da soli in strada 
o a far sentire gli affari vostri a altri. 
Se vi sentiste parlare invano 
con parole udite da altri e non vostre 
che ripetono concetti di altri. 
Con la frustrazione di chi si agita 
ma sa di non contare perché è vuoto. 
Verbosi, aggressivi, adolescenziali, 
incaponiti nell'aver ragione 
o d'improvviso voi vi fate muti 
fra il timore e il disprezzo o la superbia 
per chi, in un momento di capriccio, 
sancite indegno perché altro da voi. 
Con la vostra cultura fatta solo 
di vacanze, viaggi e lingue imparate 
per farsi belli negli aperitivi. 
Con la morte nel cuore che avete 
perché dovete soffrire da soli 
solo per il diritto all'esistenza, 
nel vuoto di una società affollata, 
ingombrante ma crudelmente assente. 
Sapendo queste cose nella vostra 
arrogante incoscienza, di bambini 
manipolati come un animale 
che risponde solo a bisogni indotti, 
ma non a una qualche ideologia o idea, 
o a una mente critica che sa e discerne. 
Ché vi dicono ch'è così si è buoni. 
Ché così si è dalla parte del giusto 
e si dicono le parole giuste 
e si hanno i pensieri giusti. 
No, voi siete solo nell'insenzienza 
la vera condanna a morte del mondo. 
Sapendo tutto questo e guardandovi 
dentro e fuori di voi, conoscendovi. 
Che pena vi fareste, e che vergogna, 
o giovani.
 

Allego a questa poesia un video che trovo in tema. È la parte centrale (trio) della “ marcia funebre ” di Chopin del 1839. Il pianista è il grande Arturo Benedetti Michelangeli.

Una guida per la visione del filmato è che ognuna delle sei parti che compongono questo estratto, chiamiamole sei 'variazioni' soprattutto di dinamica e di tocco, è commentata da tre immagini di donne tristi secondo questo schema.

Prima: esposizione del tema e titolazione. 

Seconda: espressione calma e lenta 
Terza: espressione forte, romantica, triste 
Quarta: espressione calma e dolce con un filo di speranza 
Quinta: espressione forte, drammatica.
Sesta: espressione tenue, a finire. 


                                                                                                      R.P.

                                                                                  Posteris memoria mea