LA MORTE E' UNA TRAGEDIA



La struttura di questo dramma teatrale per musica riprende quello della tragedia classica, da cui il titolo: prologo, parodo, episodio, stasimo, episodio, stasimo, ecc… ed epilogo.
Il tono però non è tragico e nemmeno di commedia, così come non faccio ipotesi sul tipo di musica che potrebbe riuscire. Mi viene di pensare a un’opera di Lulli o Purcell, ma è solo un’idea.
Ogni personaggio ha il suo carattere e di conseguenza il tono sarà mutevole. L’attribuzione del registro delle voci serve a dare un indizio della collocazione drammaturgica del personaggio.
Ho usato metri diversi secondo le varie parti dell’opera. È una sorta di esperimento di trasposizione di metri classici in versi moderni.
Per le parti di recitativo secco, ossia senza musica, ho tradotto il trimetro giambico, molto frequente nelle tragedie, con un dodecasillabo sdrucciolo (a volte tronco con licenza).
Per quelle di aria ho usato la strofe saffica, tipica della melica monodica, tradotta con tre endecasillabi piani e un quinario.
Per il recitativo accompagnato, ossia con musica, endecasillabi piani e quinari a volte variati rispetto alla strofe saffica.
Per la parti del coro, lo stasimo, ho tradotto il verso gliconeo, molto frequente nello schema classico, nella sua versione più antica del ditirambo cioè alternando versi e ritornello, utilizzando sette versi ottonari sdruccioli con una ripresa di sette versi uguali.

Presento l’inizio con il prologo  e la parodo ossia le prime tre scene.


“ La morte è una tragedia ”
dramma teatrale per musica

Apertura orchestrale
Prologo

La scena si svolge su un isolotto della Grecia. Al centro c’è una capanna dove vivono i naufraghi e da cui entrano e escono gli attori.
Sui due lati della scena si vede la spiaggia. Alberi e rocce sulla quinta di fondo.

Scena prima
(Anghelos)

Su un lato della scena si vede una nave fracassata sulle rocce e anfore di viveri.
Sulla spiaggia opposta arriva una barca da cui scende l’angelo della morte.
Egli veste una tunica bianca e un mantello nero che gli copre la testa.

Aria

Anghelos:

“ Sono ora giunto dal regno dei morti
  dove si reclamano cinque vite,
  quelle che sono tutte riunite
  qui dal destino.
  Al tramonto di questo giorno,
  così uguale agli altri per gli altri,
  queste cinque vite devono andare
  da un mondo all’altro.
  Sapranno la loro sorte futura:
  se per loro ci sarà un’altra vita
  oppure li attende l’oblio eterno,
  privo di luce.
  Nessuno sfuggirà l’ora fatale.
  li legherò coi lacci destinati
  e dovranno seguirmi sulla barca
  nel sommo viaggio ”.


Scena seconda
(detto, Timopatro, Asteride, Sofilo, Melantea, Callicrine)

I naufraghi escono uno a uno dallo stesso lato della capanna e si avvicinano all’angelo

Recitativo secco

Timopatro:
“ Siamo salvi: guardate amici amabili!
È appena approdata una nave alla riva! ”.

Asteride:
“ Ah sia ringraziato quel Dio che ha spinto
questo nostro soccorritore provvido! ”.

Sofilo:
“ Lo dicevo: siamo in mezzo a rotte certe,
e prima o poi ci si doveva muovere ”.

Melantea:
“ Al meglio che possiamo accogliamolo,
colui che, sebbene nella disgrazia,
è pur sempre, poiché giunge, il nostro ospite.
E che sia benigno con noi chiediamogli,
da presso, toccando le sue ginocchia.
Appuriamo le sue intenzioni vere
che non sia un pirata e se abbia pietà di noi
o, peggio, se non sia a sua volta un naufrago ”.

Callicrine:
“ No, la tua natura di schiava Melàntea
ti fa sempre sospettare il rovescio
peggiore della medaglia per tutti noi,.
Egli è solo e non è un pirata malvagio,
di sicuro è un marinaio che ci ha visto
e che con la sua nave ci farà salvi.
Pure, la tua valutazione è equa:
con belle e assennate parole accogliamolo
a che egli sia ben disposto verso di noi ”.

I naufraghi si rivolgono all’angelo

Quintetto

Asteride:
“ Quando il mare volge in tempesta e scuote
  le chiome canute, benché sia vecchio
  è assai temibile e non lascia scampo
  ai naviganti.
  Così anche noi sconvolti ha buttato
  sull’arida sponda rosa dal sale
  cosicché d’averci risparmiato a lui
  già siamo grati ”.

Timopatro:
“ E tale ora ringraziamo anche te,
  straniero, che vieni a noi sulla barca,
  salutiamo e chiediamo le intenzioni
  della tua mente,
  se sono buone nei nostri confronti,
  ché grandi vantaggi da me ne avresti:
  io so ricompensare chi m’aiuta,
  con grandi mezzi,
  o se la peggiore delle sorti
  non ti abbia fatto naufrago a tua volta
  e dello stesso bisogno che abbiamo
  tu stesso soffra ”.

Melantea:
“ Ma se non è così, pietà abbi di noi
  e portaci sulla tua nave e in salvo
  compiendo un atto di pietà caro a Zeus
  verso i supplici  ”.

Callicrine:
“ E insieme a tutto ciò compiresti
  un’azione nobile per chiunque
  e che racconteremmo a tutti quanti
  incontreremo ”.

Sofilo:
“ Suvvia, è inutile cari compagni
  assillare ora con mille domande
  l’uomo che di sua volontà giunge
  su questa isola:
  lasciamo che sia lui stesso a dirci
  in che veste è approdato qui a riva
  per quale scopo o ventura è sceso
  sulla spiaggia ”.

Recitativo secco

Anghelos:
“ Io sono, qui e ora, sceso su quest’isola
per ordine dato dal mio signore Hermes,
mandato dal potente Ade a prendervi:
il vostro giorno fatale è giunto oggi.
Scampaste a stento giorni fa al naufragio
ma già ormai una tempesta terribile
si abbatterà sull’isola con gran furia
e morirete tutti senza alcun scampo.
Dal mio signore porterò ognuno di voi
e vi destinerà al vostro eterno posto ”.

PARODO

scena terza
(detti, entra il coro)

Aria corale

Coro:
“ L’inatteso giungere
del messaggero celere
ha riunito qui noi
divinità dell’isola.
Ci è chiara la sua mente,
anche se poche altre volte
lo vedemmo per tal causa.

Ma tutto è deciso e equo
da chi può verso chi non può,
ad alcuni tocca in sorte
una morte solitaria,
mentre altri condividono
con altri il viaggio ultimo.
Nulla allontana l’anghelos.

Molti altri sparsi naufraghi
persero compagni e vela 
fra le mascelle del mare,
disarcionati in acqua
dai cavalloni in turbine,
su queste rive li colse
l’amara morte avida.

Ma tutto è deciso e equo
da chi può verso chi non può,
ad alcuni tocca in sorte
una morte solitaria,
mentre altri condividono
con altri il viaggio ultimo.
Nulla allontana l’anghelos.

Ma comprendiamo però
che questa vicenda rara
non si risolverà in fretta.
Gli uomini di quest’isola,
qui da pochi giorni solo,
già si ingegnano a flettere
il vaglio del messo infero.

Ma tutto è deciso e equo
da chi può verso chi non può,
ad alcuni tocca in sorte
una morte solitaria,
mentre altri condividono
con altri il viaggio ultimo.
Nulla allontana l’anghelos.

il coro siede, escono tutti tranne l’angelo, Timopatro e Asteride

I naufraghi si riparano nella grotta, Sofilo entra nella grotta con aria pensosa, Melantea con rassegnazione, Callicrine in preda al panico.