mercoledì 7 dicembre 2022

" I sospiri di questi rari versi " - video poesia

Benvenuto/a. Come ho già detto, non volendo sottostare alla censura bigotta e ipocrita di You Tube posterò i miei video di poesia sul blog, lasciando solo un avviso su YT. 

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Propongo una mia poesia. Nell'ottavo anniversario del blog.

Musica: F. Chopin – mazurka op. n° 24 n° 2 in do maggiore.

R.P.

posteris memoria mea

renatus in aeternum


 

 

domenica 16 ottobre 2022

Sono stato in Paradiso video-poesia

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Propongo una mia poesia.

 

Musica: G. Verdi – “ La traviata ” - preludio atto III

 R.P.

posteris memoria mea

renatus in aeternum

 

domenica 9 ottobre 2022

Un utile esercizio

Leggo in Pierre Levecque, “ La civiltà greca ”, Giulio Einaudi editore, seconda edizione 1970.

Libro che lessi quando da ragazzo ero appassionato di storia della Grecia antica e che ho ripreso in mano.

“ La manifestazione più evidente della nuova arte è la nascita di un'architettura religiosa. I templi avevano fatto una timida comparsa fin dal periodo geometrico, sostituendo generalmente dei santuari più semplici, la cui sola costruzione era rappresentata da un altare. D'ora in poi gli edifici religiosi si moltiplicano, fornendo agli dèi dimore solide e degne di loro. Il tempio infatti è la casa del dio e non quella dei fedeli, che si accontentano di scorgere da lontano, attraverso la porta aperta, la divinità incarnata nella statua che la rappresenta, e di offrirle sacrifici sull'altare, posto di solito davanti all'entrata.

Il tempio in origine comprende un solo vano, il naos, in cui risiede il dio. Ma presto si articola, nella sua forma canonica che si stabilizza verso il 600 conta tre vani: il vestibolo (pronaos), il santuario propriamente detto (naos) e il vestibolo posteriore (opistodomo), simmetrico al pronao, ma non comunicante col naos. Non vi sono dubbi che una pianta di questo tipo derivi in gran parte dal megaron miceneo, benché tale filiazione presenti delle difficoltà e sia oggi meno frequentemente ammessa. Ecc... ”.

*Il corsivo è mio.

Bene, ammettiamo che la descrizione storica dell'autore sia corretta nell'evoluzione della tipologia del tempio e concentriamoci sulla frase che ho evidenziato in corsivo.

Quindi: i fedeli non entravano nel tempio e facevano solo offerte all'esterno dell'edificio.

Ciò è errato.

L'esercizio utile consiste nello scoprire la verità analizzando la planimetria di alcuni tipi e facendoci sopra una riflessione sui segni dell'architettura, o sia cosa vogliano dire gli elementi che costituiscono la realtà fisica dell'edificio. Dico subito che in questo esercizio guidato (cioè non è un quiz, quindi rilassatevi) non prenderemo in considerazione gli elementi di linguaggio, vale a dire che non ha nessuna importanza di che ordine siano le colonne ecc...

Cominciamo.

Questa è la planimetria di un megaron miceneo, giusto per sapere di cosa si parla.

Ricorderete l'Odissea: il ' portico sonoro ' poi un vestibolo e infine la sala in cui la copertura è sostenuta dalle quattro grandi colonne (oltre che dai muri ovviamente). Su di un lato, in giallo, il trono del re, e in mezzo il grande focolare. Qui c'è già una contraddizione dello storico, una delle tante degli storici quando parlano d'arte, ma passons.

Questa è la planimetria di un tipo di proto-tempio. Vedete lo spazio interno ripartito in due navi da un colonnato centrale. L'ingresso è un colonnato e in fondo, in mezzo al lato corto, il sito della statua o dell'altare (in giallo).

Qui comincia l'esercizio. Immaginate di entrare per il colonnato e di muovervi all'interno dello spazio. Prendetevi il tempo necessario.


Questa è la planimetria dell'Eraion di Samo, nella forma già completa del secolo V ed è questa conformazione che è quella del tempio greco propriamente detto, con le varianti possibili da tipo a tipo.

Anche qui immaginate di entrare attraversando il peristilio, passare per il portico e continuare fino alla nave. Vedete che qui lo spazio è ripartito in tre navate di uguale dimensione. Pressoché al centro della navata centrale c'è il sito della statua della divinità, in giallo, Era in questo caso. Notate solo la posizione delle colonne rispetto alla statua della Dea nella navata centrale. Immaginate le vostre possibilità di movimento. Prendetevi il tempo necessario.

 

Ora tenete presente che dal passaggio dal proto-tempio al tempio la planimetria avrebbe potuto anche uscire così, come in questo caso.

con le colonne addossate al muro.

O anche così, il disegno fa schifo perché non ho trovato un esempio.


C'è una ripartizione delle navate in una grande centrale e due molto più piccole piccole laterali. In giallo sempre il posto della statua.

Domanda: come è possibile dimostrare che l'asserzione in corsivo dell'autore è sbagliata dalla sola osservazione delle planimetrie? Prendetevi il tempo necessario.


To be continued  .........................................................................................................

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Risposta

Parola chiave: percorsi.

Analizziamo i percorsi che la planimetria stessa ci suggerisce o, il che è lo stesso, anzi è più corretto, come i percorsi abbiano determinato la posizione delle colonne nella planimetria. Nel nostro caso prendiamo il quesito alla rovescia perché si tratta di una confutazione.

Questi sono i percorsi in un megaron miceneo. Si entra e possiamo andare verso i muri dove c'è qualcosa da vedere o da fare. Stessa cosa per il vestibolo (potrebbe esserci una porta a esempio, qui o anche in un tempio, vedi per esempio l'Eretteo, anche se giustamente si potrebbe dire che l'Eretteo mantiene molto forte la connotazione di temenos, ma insomma per le soluzioni formali rientra nell'evoluzione della tipologia tempio). Prima di buttarci nel fuoco decidiamo di aggirarlo e raggiungere il trono e i sedili tutt'attorno al focolare.

Tornando alla prima planimetria proto-templare notiamo una cosa strana.

La fila delle colonne finisce dritta sul muso della statua... ma se guardiamo meglio c'è tutta una campata prima dell'idolo.

Allora qual è il percorso che la planimetria ci suggerisce? Prendetevi il tempo necessario.

 

Direi che l'unica soluzione che abbia senso, scartando come poco probabile lo slalom fra le colonne, che il percorso suggerito dallo spazio sia questo:

Cioè entrare da un lato del colonnato, procedere verso il fondo, passare davanti alla statua, offrire forse qualcosa o fare un saluto rituale o cose simili, poi ritornare verso l'uscita per l'altra navata. A me sembra l'unica possibilità se ne vedete altre fatemelo sapere.

La fila delle colonne che sono giusto di fronte alla statua rende poco probabile lo scopo della sola visione, a parte il buio e la distanza, se non mettendosi di sguincio, soluzione assai bizzarra, se il fine è questo. Tenete presente che non è un proto-tempio del Paleolitico ma del secolo VII. Peraltro esistente nel temenos dell'Eraion di Samo e ancora visitabile e utilizzato in tutta l'epoca classica.

Se prendiamo in considerazione le alternative planimetriche, possibili, che ho indicato, abbiamo queste differenze di percorsi.

Qui abbiamo una progressione diretta verso la statua con possibilità di fermarsi in quelli che, se fosse una chiesa, chiameremmo altari minori. Non è del resto negata la deambulazione sebbene non siano suggerite le ' corsie '. Il colonnato di accesso segna tre vuoti che fanno un po' il luogo delle tre navate. Si può forse dire che il percorso diretto è quello dei sacerdoti, ma meglio, credo, quello dell'idolo quando esce dal tempio per una processione all'esterno, e quelle laterali per la deambulazione rituale dei fedeli.

In questo caso c'è un solo ingresso con il percorso principale lungo l'asse longitudinale e le possibili deviazioni verso le 'cappelle' votive o la deambulazione secondo le ' corsie '. Nello spazio delle piccole navate laterali ci possono essere altari minori ma più probabilmente, però in fondo con la stessa funzione, oggetti di eroi connessi alla divinità, dedicazioni ecc... Se le navate laterali fossero state uguali o poco minori avremmo lo schema del tempio compiuto.

Infine abbiamo lo schema completo del tempio greco propriamente detto e che non necessita a questo punto di nessuna ulteriore spiegazione. Tranne forse l'uso pratico del peristilio che però credo abbia solo una giustificazione semantica: bosco sacro, enfasi per la casa del Dio o altre ragioni simili. Però ci permette di dire che se c'è una funzione che esso esclude è proprio la visione della statua! Se ha una funzione pratica è quella di proteggere dalla pioggia i fedeli in attesa di entrare nel tempio. Oltre a quella fondamentale di darsi appuntamento con la morosa “ A Ni', se vedemo sotto ar peristiio de Era a 'na cert'ora! ”. Detto in stretto dialetto di Samo.

Questo era un bell'esercizio di comprensione dell'architettura per esperti o niubbi, e se siete arrivati fin qui, senza saltare i passaggi, siete stati saggi. E v'ho fatto pure la rima. 

R.P.

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giovedì 8 settembre 2022

Le Veneri preistoriche

Leggo sempre, a proposito delle cosiddette Veneri preistoriche, che rappresentano delle Dee della fecondità e della fertilità. Vorrei dimostrare che questa ipotesi è assurda ed è un infantile sistema degli archeologi per non dire che non conoscono il significato di queste raffigurazioni femminili.

Per spiegare questa mia opinione dobbiamo rappresentarci il mondo qual era in quei tempi. La popolazione del paleolitico era molto poca, da qualche decina a qualche centinaia di migliaia di individui in tutta la terra, dunque di posto ce n'era. In più l'uomo, o l'ominide, viveva da milioni di anni nella natura selvaggia. Si sostentava dapprima di caccia e raccolta dei prodotti spontanei del suolo poi, nell'epoca delle Veneri paleolitiche appunto, di pastorizia e di una primordiale forma di agricoltura, una specie di orticoltura in verità: si sfruttava la circostanza naturale che buttando i semi in terra nascessero delle piante dello stesso tipo, cosa a cui un animale non pensa.

Dobbiamo allora immaginarci un'umanità che vive da milioni di anni a contatto con i fenomeni naturali, ne è dunque abituata e non ne prova più paura di un qualsiasi altro animale. Questo già fa cadere la teoria che le prime divinità rappresentassero i fenomeni naturali, che l'uomo non comprendeva, e di cui temeva la forza. Un animale non ha paura dei fenomeni naturali tranne nel momento in cui non ne sia coinvolto in modo pericoloso, ma una volta finito il pericolo è finita l'apprensione. È assurdo dunque pensare che l'uomo primitivo vedesse il fulmine, ne avesse paura e dunque si immaginasse che dietro al fulmine dovesse esserci un dio da temere.

Così come è assurdo pensare che una umanità che vivesse nella natura, e dunque fosse testimone da milioni di anni della sua rigogliosità, pensasse che questa dovesse in qualche modo essere sollecitata a esprimersi. È assai più probabile che l'uomo si dovesse, per così dire, difendere da questa esuberanza: per trovarsi un luogo riparato e al sicuro dagli animali, e per conservare questi luoghi alieni dalla natura. Abbandonare una capanna o un grotta per qualche mese voleva dire trovare al ritorno il luogo di nuovo fagocitato dalla natura.

Ho studiato in passato i villaggi primordiali, in particolare quelli dell'Amazzonia. Per farsi un villaggio è necessario trovare uno spiazzo nella foresta, cosa già di per sé non facile, togliere ogni arbusto e erba, costruire le abitazioni in un cerchio che funge da recinto e dimora, e che di solito ha al centro la casa comune, e all'esterno suddividere il terreno in fasce: da quelle a difesa dalla foresta a quelle coltivate a quelle subito prima del villaggio. Non ostante tutto questo lavoro, ogni anno almeno i tetti del villaggio devono essere bruciati perché nel frattempo è cresciuto di tutto e si sono infestate di insetti e ragni velenosi. E qui forse sta il busillis.

Pensare che l'uomo primitivo avesse la necessità di sollecitare la natura a fare il suo mestiere sembra un'idea davvero un po' comica. Quindi quali Dee della fecondità intesa come Madre Natura? Al massimo sarebbero state dei portafortuna.

Da notare che l'uomo non ha nessun controllo sui fenomeni naturali (a parte oggi i cambiamenti climatici dovuti agli interventi dei militari) ma impetrarlo dalla Dea che con queste forze incontrollabili, ma peraltro normalissime, si esprime è un'idea ingenua se non balzana. E il cervello di quegli uomini era uguale al nostro almeno da 70.000 anni fa in poi.

Obiezione: ma se l'uomo vive in una zona povera, dove c'è carestia, siccità ecc... ? Ma l'obiezione non tiene. L'uomo primitivo non vive su delle terre che considera proprie se non per il tempo in cui le abita, non ha concetto di patria o terra propria o men che meno di stato. È un nomade o seminomade da milioni di anni, va alla ricerca di terre ricche di vegetazione, di animali, d'acque, se non le trova se ne va. Nessuno si ferma in terre senz'acqua e senza piante e animali da cacciare e, tempo dopo, senza pascoli da sfruttare. Quindi là dove si ferma è già una terra benedetta dalla divinità dunque le Veneri potrebbero essere delle immagini che vedono la faccia benevola della natura verso l'uomo, ma anche in questo caso nulla hanno a che fare con la richiesta di fecondità, semmai ci potrebbe stare un senso di gratitudine, di comunione. Forse un ringraziamento per la Dea che li ha guidati fin lì.

Obiezione in calcio d'angolo: ma la fecondità è quella degli esseri umani, il ' crescete e moltiplicatevi '. Allora si spiegherebbero le forme ubertose di queste Veneri.

Anche qui l'obiezione non tiene, a meno di prendere la glossa biblica alla lettera o sia di pensare che le divinità abbiano dato all'uomo il compito di riprodursi il più possibile.

Però sappiamo che non è vero. Almeno sappiamo che gli uomini vivevano in piccoli gruppi e il numero dei figli era contenuto nel limite di quelli che potevano essere nutriti dalle risorse del luogo.

E qui rimando al film “ La ballata di Narayama ” di Shoei Imamura, del 1983, per chi ha avuto la fortuna di vederlo, quando la nonna, essendo nato un nuovo nipotino, si spezza i denti per morire di fame perché la zona non dà sufficienti risorse per tutti e il numero degli abitanti del villaggio deve essere contato. A quel punto il figlio, padre del neonato, si convince della giustezza dell'atto della madre e l'accompagna sul monte dove l'abbandona agli animali da preda o al freddo. E qui siamo in una fase non preistorica ma anzi pienamente storica in cui si descrive la vita dei montanari in Giappone nel 1860.

Stessa storia nel film “ Ombre bianche ” (The savage innocents) di Nicholas Ray, del 1960, con Anthony Queen che impersona l'eschimese Inuk che abbandona la madre della moglie (dire la suocera pare brutto) che sarà sbranata da un orso bianco, e qui siamo ancora in una fase preistorica benché il film sia ambientato nel XX secolo.

Poi la norma è che uomo e donna si accoppiano senza particolari fomentazioni esterne e di sempre di norma le donne restano incinte e fanno figli. Quindi anche qui le Veneri sarebbero dei porta fortuna e nulla più.

Dicevo del busillis. Un'ipotesi che potrebbe restare in piedi della teoria della 'fecondità' o 'dell'abbondanza' è quella di far convergere il significato della Dea tutto nel mondo umano in contrapposizione alla natura.

L'uomo si organizza coi suoi scarsi mezzi fisici per vivere e prosperare nella natura, ciò gli costa fatica ma poi è premiato con una vita migliore, allora cerca una divinità che o lo ha spinto a fare tutto questo o che lo sostenga nella sua impresa. Come succede alla donna che resta pregna, porta a buon fine la gravidanza, soffre il parto ma poi è premiata dalla nascita del figlio che assicura la continuazione della famiglia e della comunità.

Dunque, se è vero, la Dea rappresenta la natura solo in quanto mette a disposizione la materia e gli strumenti corroborati dall'esperienza e dalla conoscenza perché l'avventura umana vada a buon fine.

Da qui tutte le speculazioni esoteriche successive, che sono giuste ma, appunto, sono successive. Quindi la divinità delle Veneri sarebbe quella che mostra e insegna. Anzi se vogliamo non sarebbe una Madre Terra da cui ci si aspetta la fecondità, ma dalla quale si attende una forma di esistenza compatibile con i limiti, le esigenze e le aspettative umane.

La speculazione successiva di base è quella che vi dico ora.

In sanscrito la parola bhū significa: il verbo essere, ma anche terra, materia, esistenza. Quindi la Terra è la materia che esiste e che evolve. Bhumi è la Terra nel mondo naturale, Aditi è la Materia primordiale che evolve in ogni cosa, è l'Adya Devi. E adesso basta con le rivelazioni del mio credo. Il resto del lavoro tocca voi come tocca a me.

Detto questo rimane il fatto che non sapremo mai cosa rappresentano queste Veneri, perché oggi non ce n'è più uno dell'epoca che ce lo dica.

Allora facciamo una cosa sensata, molto più 'scientifica' che lavarsene le mani parlando di fecondità, fertilità e abbondanza, messi che ancora non esistevano o timore verso l'ambiente naturale: osserviamole e descriviamole.

Venere di Willendorf

Sono raffigurazioni artistiche, perché hanno tratti simbolici o comunque astratti.

Sono donne che hanno un corpo con connotazioni femminili molto pronunciate nelle parti giuste: seni, fianchi, glutei. Sono donne grasse senz'alcun dubbio, ma con delle proporzioni reali e non grottesche o mostruose. Le possiamo senz'altro definire belle donne. Tranne che per i nostalgici della donna grissino o per chi ama quelle di oggi col sedere da maschietto.

A questa precisa connotazione e riproduzione del corpo non segue una stessa attenzione per il viso, solo il viso poiché la testa è molto ben definita. Dunque non c'è una contrapposizione d'importanza fra corpo e testa.

In qualche caso la testa ha raffigurati dei riccioli e delle coroncine o qualcosa del genere. In certi casi compare un naso o un segno per la bocca, a volte queste coroncine o bende sono anche sui seni e sul corpo.

Potrebbe essere che l'assenza dei tratti del volto sia dovuto solo agli strumenti in possesso: sono sculture in cui una pietra più dura modella una pietra più morbida. Però non mi sembra sufficiente a meno che l'artista abbia reputato inaccettabile il risultato che si poteva ottenere facendo delle incisioni per gli occhi e la bocca e ogni altro particolare. Questi segni, se esistono, sono appena accennati.

Venere di Dolni Vestonice

Apro una parentesi. C'è una raffigurazione indiana di una Devi primordiale in cui sono evidenti il sesso, i seni, la posizione del coito, e dei loti che ella tiene in mano e che ci sono al posto della testa. Ciò è bastato per definirla subito 'la Dea senza testa'. In realtà si vede bene che la testa originaria è andata perduta in seguito a una rottura, accidentale o voluta, ed è stata sostituita, nello spazio esiguo rimanente, con il fiore che la connota più intensamente. Un po' come fece Michelangelo col Mosè.

Insomma, la cosa più importante sembra essere la dimensione del corpo, le sue proporzioni. Non sono certo ritratti di una persona specifica ma di un tipo di bellezza.

Venere di Laussel

Che sia proprio questo il senso? Che siano queste sculture un inno alla bellezza della donna. In fondo la bellezza femminile è uno degli argomenti più importanti dell'arte in ogni luogo. E partendo dalla contemplazione della bellezza si possono fare le più svariate considerazioni sul cosiddetto eterno femminino.

A volte si trovano statuette maschili che hanno il pene eretto, ma forse è l'unico modo per far capire, nella forma sommaria della scultura, che sono uomini e non fanciulle magre.

Ci si può spingere a pensare alla bellezza femminile come a qualcosa da contemplare mentre quella maschile risiederebbe nell'azione.

Dunque per quanto ne sappiamo le Veneri potrebbero essere delle pin up da ammirare e desiderare un po' come quelle che i camionisti si mettono appese nel loro veicolo.

O degli studi di nudo femminile. O ancora un preciso gusto nella bellezza di una donna.

Quello che gli archeologi e paleontologi non fanno è di spiegare come mai queste raffigurazioni si trovano un po' dappertutto. Vanno da qualche centinaia fino a qualche decina di migliaia di anni fa e sono distribuite in tutta Europa e nel Mediterraneo. A tutti è venuta la stessa idea, nello stesso momento, per lo stesso periodo di tempo?

 R.P.

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renatus in aeternum

domenica 21 agosto 2022

L'epoca degli imperi

Credo di aver capito cosa sta succedendo dal punto di vista storico. La mondializzazione o globalizzazione ha come scopo la vendetta delle colonie contro i vecchi imperi colonialisti.

Tutto ha inizio con la guerra di indipendenza degli Stati Uniti d'America. In quel momento una colonia, divenuta o con le potenzialità per esserlo, più forte della madrepatria si costituisce come nazione indipendente e procede a formarsi il suo impero aiutando la lotta per l'indipendenza delle colonie americane della Spagna. Attraverso la propria influenza gli USA hanno determinato la storia degli stati latino americani.

Nel secolo XX gli imperi finiscono, da un lato per l'anacronismo della loro istituzione, dall'altro per la difficoltà di controllare la situazione in un mondo che cambia sempre più in fretta. Naturalmente una sorta di rapporto si mantiene fra le ex colonie e gli stati colonizzatori, sia per reciproca convenienza sia poiché gli imperi duravano da tempo e la colonizzazione portò non solo sfruttamento ma anche una certa modernizzazione.

Faccio un salto. Quando finì l'Unione Sovietica pensai che il risultato fosse il rilancio dei vecchi imperi, congelati dalla Guerra Fredda, e lo si percepiva per esempio con la crescente simpatia degli stati sud americani per la Spagna o nei rapporti nel Commonwealth britannico. Ma la rinascita dei vecchi imperi era quanto di più aborrito dagli Stati Uniti che vedevano prossima la realizzazione del loro impero sul mondo. Allora la strategia divenne quella, attraverso la propaganda più che nei fatti, di imporre l'american way of life come la migliore delle società. Democrazia, ricchezza, potenza militare, multiculturalismo di facciata, pluralismo culturale, progressismo e valori tradizionali. Che questo corrispondesse e corrisponda alla realtà penso sia molto facile da appurare e quasi un esercizio divertente: gli Usa sono un impero fra i più totalitari nella storia, considerando cosa succedeva nei secoli in cui esso si costituiva, cioè contestualizzandolo.

La lotta con l'URSS obbligava gli americani a lasciare molti gradi di libertà all'Europa, una volta garantiti gli accordi militari ed economici, e dobbiamo dire che le fette di libertà concesse furono sfruttate benissimo dagli stati europei che posero in essere, nel secondo dopoguerra, le migliori società mai viste. Almeno fino alle manovre preliminari che porteranno all'Unione Europea.

Una volta debellato il nemico comunista queste libertà non erano più necessarie e la trasformazione politica dell'Europa in colonia degli USA poteva dipanarsi senz'alcun ostacolo. Del resto gli strumenti erano già da tempo previsti e pronti all'uso per così dire: l'Unione Europea come prodromo agli Stati Uniti d'Europa.

Una volta ottenuta l'indipendenza, la Cina e l'India si ricordarono di aver avuto anche loro un impero. La Cina di fatto non c'era mai uscita, neanche dopo la rivoluzione maoista e l'India aveva perso il suo a causa della colonizzazione islamica e poi britannica. Questo fu visto dagli americani in un primo momento come qualcosa di favorevole per combattere la rinascita dei vecchi imperi europei, bastava modificare l'economia e la cultura materiale nel senso dell'american way of life e questi neoimperi sarebbero stati un potente alleato. La strategia fu quella della mondializzazione.

Naturalmente tutto questo è stato ed è possibile grazie al tradimento di una classe elitaria che nei propri paesi non ha perseguito gli interessi nazionali. In una parola dato che le ricchezze degli stati imperiali derivavano dal mercato energetico o mercantile, per definizione 'globali', le ex colonie sono partite per la vendetta, aizzate con falsi miti suprematisti e nazionalisti o con propaganda crescente di odio verso i paesi europei, e le ex madrepatrie sono state ingannate col falso mito della mondializzazione ordoliberista.

Allora l'occidente è spacciato? Ma la ruota gira e a me, sinceramente comincia a fregarmene assai poco, visto il danno che la 'supposta' pandemia ha già causato nei cervelli, già poco capaci, e nella società. E ancora dobbiamo vedere gli effetti dei vaccini.

In ogni caso è necessario che i nuovi imperi delle ex colonie non siano dissimili da quelli che li hanno preceduti. Da qui il continuo bombardamento di notizie, immagini del mondo, celebrazione della conquista dei diritti delle etnie non caucasiche, mentre nulla si dice della perdita dei diritti di vasti strati della popolazione: sui diritti del lavoro, sul crollo dei salari, sullo smantellamento del welfare.

A giudicare dai film e telefilm americani sembra che gli Stati Uniti siano popolati da afroamericani con qualche minoranza di bianchi (lo posso dire: sono bianco e non mi offendo se mi chiamano bianco, anzi ne sono fiero). In ogni pubblicità in Italia, di qualsiasi prodotto c'è sempre un nero, ma in Italia non ci sono così tanti neri, anzi ce ne sono pochissimi.

In India i neri ce li hanno già, in realtà non sono veri negridi, ma hanno solo la pelle scura, ma vanno bene per un mondo multicolore, antirazzista, apolidista ecc... In Cina i negri li vogliono come schiavi a casa loro, ma tutto fa brodo.

Ma... ma non si vede nulla dell'Africa, non si parla dei loro problemi, se ne hanno o se sono diventati ricchi, e sviluppati, se hanno realizzato il paradiso in terra, tanto da essere indicati come la nuova razza del dominio sul mondo: non si sa. E lì si che di neri ce ne sono, ma non ci si preoccupa dei loro diritti perché si sa i neri: non sono razzisti, sono tutti fratelli, non guardano al colore della pelle, sono allegri, non sono violenti, non sono mai stati schiavisti: sono il mondo del futuro, sono come noi saremo. Eh già...

Si coltiva in tutte le razze che non siano bianche un senso di rivalsa nei confronti dei bianchi che hanno fondato le colonie, si esaltano quei paesi dove il meticciamento, pur senza produrre alcun risultato positivo sul piano della giustizia sociale e dei diritti umani, è portato come simbolo della libertà del nuovo mondo della globalizzazione. Si instilla subdolamente un senso di colpa nei bianchi per la sola appartenenza alla loro razza e per i misfatti compiuti dai loro antenati secoli fa.

Il bello è che con il miglioramento dei mezzi di comunicazione, di trasporto, con l'aumento degli scambi di merci e informazioni, il numero delle coppie miste, sia di razza sia di nazionalità, stava già aumentando spontaneamente, come è nella logica dei fatti, come è naturale. Ma questo potere della mondializzazione non può accontentarsi che i fatti avvengano spontaneamente nella storia, deve ideologizzarlo nel modo peggiore. I cambiamenti devono apparire necessari e ineluttabili e imposti, e devono descrivere il nuovo modello di società come la pelle di un serpente che, una volta abbia svolto il suo compito, cadrà e sarà sostituita da un'altra, sempre foriera di un mondo nuovo e migliore.

Se il mondo migliori lo lascio giudicare a voi. Quale contributo politico, nella giustizia sociale possano dare dei paesi che soffrono ancora pesanti ritardi in questo senso è chiaro a tutti: si stanno perdendo i diritti, l'identità, la cultura, la continuità con la storia anche nei paesi che sono stati un modello per il resto del mondo. Per essere chiari, questo avviene perché l'elite alto-borghese traditrice inculca nella mente dei decerebrati che popolano ormai l'occidente che vivere nell'approssimazione, nel precariato, nella povertà, nel controllo sociale, nell'estrema ingiustizia che affetta quei paesi sia il nuovo modello di libertà.

E si continua a morire di cancro mentre i padroni del mondo cercano come vivere in eterno studiando di trapiantare il loro cervello in quanti corpi saranno necessari (gira roba pesante, ve l'ho detto). Si continua a morire di fame. Nascono nuove forme subdole di schiavitù. E via discorrendo...

Ma basta, mi sono stufato di scrivere, tanto sono tutti rimbambiti e non c'è più speranza.

Ecco, che non ci fosse più Speranza sarebbe una buona notizia.

R.P.

posteris memoria mea

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Uncle Tom

 

lunedì 1 agosto 2022

E' finito il tempo delle viole - video poesia

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Propongo: un mio canone.

 

Musica: G.F. Haendel: " The water music ".

 

 


R.P.

posteris memoria mea

                                                                                                                                                     renatus in aeternum

 

 

lunedì 27 giugno 2022

Circe

Presento un libretto per musica che si intitola “ Circe ” e si ispira alle vicende d'Odisseo e la Dea-maga Circe sull'isola di Eea narrate da Omero.

L'ho scritto, un po' come un gioco, come se fosse un libretto d'opera del settecento.

Ho seguito la trama di Omero tranne in alcuni punti dove le vicende sono rappresentate come parti d'un rito iniziatico. Il senso è lo stesso che nei libri X e XI dell'Odissea: la discesa negli Inferi con cui Odisseo diviene un eroe.

La musica dovrebbe essere quella appunto d'un compositore del XVIII secolo.

La metrica varia: dai versi sciolti dei recitativi secchi, alle rime e consonanze delle arie e dei recitativi accompagnati. Ho finito di scriverlo nel maggio del 2022.


Propongo come saggio la scena prima dell'Atto Secondo. La scena in cui Odisseo incontra Circe, dopo aver saputo da Hermes come rendere vano l'incantamento della maga. Saputo chi è la Dea gli offre il suo amore e preannuncia che il loro incontro è già stato stabilito dal Fato.

 

 
                                                                                                                          R.P.
                                                                                         posteris memoria mea
                                                                                             renatus in aeternum


 

 

domenica 12 giugno 2022

Inno a Rea - video poesia

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Propongo: un mio inno.


 Musica: Alla Rakha e Zakir Hussain: jugalbandi tabla

R.P.

posteris memoria mea

renatus in aeternum

 

 

venerdì 29 aprile 2022

Aggiornamento

Giusto per aggiornarvi e per spiegare perché da un po' non metto nuovi post sul blog, questo è il grafico dell'andamento delle visualizzazioni.

È possibile spiegarselo senza sospettare una censura per cui dei post non sono visibili?

Dopo quella data ho pubblicato un post sulla campagna vaccinale, uno sulla censura dei miei video su quella cloaca d'ipocrisia che è il direttorio della community di You Tube, e due sulla guerra in Ucraina.

Ora non so se questi dati siano reali (e anche se la gente ha visto davvero i post che mi sono segnalati nelle statistiche o altri) così come quelli dei video su YT però è un fatto che ogni volta che posto un video con parole proibite subito dopo le visualizzazioni precipitano.

Sull'attendibilità dei dati ma anche sulla prova della censura vi faccio un esempio. Una persona si è iscritta al mio canale YT (un grazie a lui e agli altri) vedendo i videolini in cui spiegavo i casi di censura sui video e però ha anche visto “ Una radura ” videino di 25 secondi che annunciava che sul blog avevo pubblicato il video intero. Ma sul blog non mi danno la visualizzazione del video.

Ora la dinamica sarebbe questa: una persona apre il mio videolino su YT in cui legge che ho pubblicato il video di poesia, ma non clicca sul link di collegamento per vederlo e però si iscrive al canale...

Ora io non so quali video sono visibili, magari non lo sarà nemmeno questo, o se non mi sono segnalate le reali visualizzazioni. Dunque è perfettamente inutile scrivere di nuovo o pubblicare nuovi video di poesia.

Ribadisco che censurare il mio blog mi fa davvero ridere come se potesse essere un chi sa quale veicolo di propaganda, ma tant'è...

Vabbe', speriamo a presto per una nuova testimonianza per i posteri.

Buone Calendimaggio, buone feste di Maia, Hermes e le Ninfe e, se siete di Milano, buona festa della nostra città e della nostra patrona Belisama.

Per i ragazzi dei servizi segreti: l'ultima frase non è cifrata: significa esattamente ciò che c'è scritto.


R.P.