VERSI LIBERI


È la seconda raccolta di poesie che vanno dalla primavera del 2008 all’estate del 2009.
Il titolo allude non al metro dei versi ma alla libertà della struttura dei componimenti e alla scelta dei temi.
È una raccolta di venti canzoni liberamente intese rispetto alla struttura tradizionale ma nel suo sostanziale rispetto, credo. Mi viene più naturale trattare temi concettuali in strutture come la canzone o il suo sottoinsieme sonetto, ma non so il perché, forse per la tradizione.
Ci sono poi venti tanka. Anzi per la verità diciannove tanka e un haiku. In questo volume ho affrontato questa forma in modo più sistematico e convinto. Mi affascina l’estrema sintesi che è richiesta perché l’evocazione è potenziata al massimo grado.

Vi propongo cinque canzoni e sei tanka.


Tre canzoni

A un momento dell’anno, d’estate anche,
le spighe selvatiche escono a mille
e si mettono in bocca verdi e gialle
passeggiando qua e là dove si vuole.

In ricordo di camicie bianche,
di cotone, che esplodono al sole
e tailleurs sbracciati e braccia belle,
morbide, che profumano di pelle.

Di un mondo che si apre alla primavera
e di vite che si aprono al mondo
con il gusto di chi lo vive a fondo.

Quando per tutti invece si fa sera,
senza più memorie, ma sapendo
che ormai è vano e si sta già morendo.

(schema: ABBB ABBB CDD CDD)



I papaveri fioriscono subito,
dove è vuoto, anche dove non c’è niente,
come le zingarelle fra la gente,
nuvole di tramonto sparse al suolo.

Fiotto di sangue dalla terra uscito,
sorto a far di sé le spighe contente
del proprio voluttuoso amante
che asseconda il loro lento volo.

Occhi brucianti che guardano il cielo,
bocche vermiglie sempre aperte al riso,
labbra calde che scorrono sul viso.

Vento dolce che ti coglie solo,
libero da ogni pensiero, indifeso,
e ti chiama, strappandoti un sorriso.

(schema: ABBC ABBC CDD CDD)



Ah, negli occhi del mio amore
pensavo di veder splendere il sole,
la luna e brillare tutte le stelle
ed ogni cosa, lì, da me cercata.

Volevo ricambiato il mio ardore
come pietre lasciate cotte al sole,
tutto ciò per me, e le altre gioie belle,
anche quella che non avrei richiesta.

Ho visto invece un’alba serena,
un ramo in cerca del suo frutto,
bella da farmi diventare matto.

Ho contemplato un’iride piena,
uno sguardo che mi teneva al petto:
d’amore, ma che chiedeva tutto.

(schema: ABBC ABBC DEE DEE)



Ho tutta l’aria azzurra per pensarti,
tutta quanta l’acqua del mare,
ti seguo perdendomi nel cielo
come gli aquiloni che hanno rotto il filo.

Il mio gioco è quello di cercare
te e il tuo volto, il tuo profilo,
attraverso le costellazioni
e mentre emerge dai capelli bruni.

Potresti essere in un luogo solo
o anche persa tra folle e deserti,
in un canto o in bei passi danzanti.

Se pur ti celi agli estremi confini
prima o poi dovrai uscire e mostrarti,
e io ho tutto il tempo per desiderarti.

(schema: ABCC BCDD CAA DAA)



Mi guarda quella conchiglia rossa
fra i mille sassolini bianchi.
Chissà che cosa vorrà dirmi, lassa,
quel cadavere di mare che parla.

La sua bocca asciutta e spessa
sembra tremula come labbri stanchi,
ma dentro romba voce di onda grossa
che ripete, perché possa capirla.

Narra che in sé un tempo era la vita
giace ora morta, vuota eppure saggia.
Un’onda che la vide così seria,

bella color cremisi e screziata,
la gettò senza vita sulla spiaggia
perché potesse raccontare la sua storia,

(schema: ABAC ABAC DEF DEF)



Venivi da una città di mare
di cui avevi l’impeto e l’odore,
eri bella, umida, salsa e scontrosa
e più bella ancora perché eri sposa.

Mi hai diviso come una lama il cuore,
non volendo, ma senza alcun timore.
Non si poteva far, bella scontrosa.
ma resti nella mente, lì sospesa.

Dopo la burrasca, tutte quante,
le mie speranze, in sordide buche,
galleggiano come pesci morti.

Tu eri come acqua dissetante.
Ho sete, ho le labbra crepe e secche
per i baci che non ho potuto darti.

(schema: AABB AABB CDE CDE)


Sei tanka

Vicino al mare più azzurro

Il sole arriva.
Viene rosso al tramonto
onda dopo onda.
Guardo il mare con occhi
più ampi dell’orizzonte.



Calendimaggio

L’albero è secco.
Sta morendo eppure,
non si sa perché,
si ostina e getta i fiori
ancora, anno dopo anno



L’addio

Non c’è più tempo.
Dolce e sanguinoso,
solo un abbraccio.
Lei va via e dispare,
nebbia fra le nuvole



Purnima

Esco a guardare
la luna d’estate.
Ha delle nubi
che le scorrono sopra,
ma sussurra qualcosa.



Sedie di cucina n° 3

Giù dal dirupo
tutti hanno paura
fino a guardare,
ma il pino isolato
ci vive, addirittura.



Insperato amore

Lei dice sì
guardandomi obliqua, 
col viso bianco.
Oscilla la foresta,
la gru urla su una gamba.