In
questa quinta raccolta, del 2012, presento dei madrigali. Il madrigale è una
composizione in terzine che si conclude con un distico. La parola è fatta
risalire dal latino mater nei sensi di madre, aurora (inizio) e di conseguenza
amore che ne è l’argomento.
Ho
voluto sperimentare un nuovo tipo di composizione che ho chiamato canone, nel
senso musicale di fuga, in cui lo schema della composizione dipende di volta in
volta dai versi, configurandosi, per dare un’idea, come una variazione musicale.
Vi
sono dieci madrigali, dieci canoni in terzine, e sei tankabaiku, parola che ho
coniato congiungendo tanka e haiku, alternati liberamente.
Tre
madrigali
L’alba
esce dal suo bagno notturno
e
scrolla dai suoi capelli biondi
le
perle di rugiada del mattino.
Tanti
veli virginali candidi
in
questa breve notte son caduti
in
perle di sangue e getti di dadi,
e
respiro ansimante, membra dolenti.
Aprite
gli occhi pesanti d’affanno,
figlie,
e sentite il cuore, i battiti
continui
tutta la notte, nel sonno.
“
È stato mio! È stato mio! ” ripetete
e
sciogliete i capelli sul cuscino.
Alzatevi
e felici correte
messaggere
come i raggi del sole
sulla
terra, libere e devote
e
portate le buone novelle
che
preserveranno il mondo e la vita
dalle
falsità e da ogni male:
che
la verginità è caduta
in
forma di quelle gocce rosse
e
insieme l’ipocrisia è finita.
La
Madre volle che il mondo fosse,
voi
salvatelo con il segreto
che
custodite nelle anime scosse,
nei
più languidi recessi d’amore
che
stanno nel vostro corpo di cuore.
(schema: ABA BCB CDC …
YY)
Per Cyrano de Bergerac
Ma
che razza di alba è questa? alba chiara?
Il
cielo è così basso,
la
terra così densa…
la
nebbia li lega troppo vicino…
Rami
d’alberi nudi
s’alzano
verso il cielo.
Non
sembrano più uniti alla terra,
paiono
radicati
in
cielo e pendono in giù.
Potrei
salire, passando da un ramo,
nel
cielo della Luna
fra
ampolle di rugiada.
La
Notte eterna che contiene il Giorno,
l’oscurità
che è madre
di
ogni luce che splende.
Rumore
di ciottoli mossi ancora
nell’acqua
d’un torrente
dal
moto immobile
che
rispecchia gli alberi così calmo:
se
allungo la mano
posso
toccarlo, il cielo.
Eh
sì, il cielo è sempre, e non da ora,
più
sotto di dove l’immaginiamo!
(schema:
Axx Bxx Axx Cxx Bxx Axx Cxx DD)
Guardo
il sole sorgere dai monti
e
inondare la pianura di luce
tacitando
le voci degli amanti.
Come
le nuvole di pioggia dolce
si
aprono intorno alle cime innevate,
così
il bianco dei tuoi denti traluce,
splende
allo schiudersi umido e fremente
delle
tue dolci labbra carnose e scure,
nel
primo sorriso che doni raggiante.
Così
mi specchio nel primo chiarore
e
vedo la mia gioventù, l’altro ieri,
piena
di ricordi e speranze in fiore.
Oggi
ne ho altre, più crepuscolari,
e
persino tu, che tanto bella guardo,
non
sei davvero qui come appari.
Forse
sono io che sempre mi illudo,
forse
sono io che sempre a te rimando.
(schema: ABA BCB CDC … XX)
Tre canoni in terzine
Il
giorno mi ha sorpreso con il sole
davanti
alla tua porta chiusa a sbarra,
rannicchiato
in me stesso e l’io che duole,
con
più freddo nell’animo gelato.
L’ora
si alza a rallegrar la terra
ferendo
i miei occhi stanchi di sonno
e
sfiniti dalla tua assenza dura.
Mi
sono alzato calcando il berretto
e
me ne sono andato nel mattino
senza
aver nemmeno sotto le suole
uno
schiavo portinaio da incolpare.
Ma
ho camminato pian pianino
verso
l’Aurora che forse mi vuole
e
non chiede troppo di me, e poi muore.
(schema: ABA C BDB C
DAE DAE)
“
Guarda, il nero del cielo in parte
si
sta facendo blu scuro, lo scorgi? ”.
“
È ora, vai, fra poco sarà l’alba ”.
“
Ma se me ne vado ora, insieme a te
perderò
questo colore incantato! ”.
“
Se vai la rugiada sparsa sull’erba
ti
troverà sveglio al suo richiamo,
non
addormentato come al solito ”.
“
Ma è il solstizio d’estate oggi,
e
se fosse tutto un sogno, tutto? ”.
“
Fidati di me e fidati dell’alba,
esci,
cammina, comincia i tuoi viaggi
vai
incontro all’Aurora, dille che t’amo ”.
(schema:
A CDA B DEB C BDC E)
Amo
la notte, i suoi silenzi,
la
sua oscurità colma di profumi,
fatta
di luci pallide e impure,
con
le sue frescure estive nei rami
e
i suoi geli di invernali schiamazzi.
Al
buio si fatica a discernere
e
la vista deve farsi più acuta.
Il
giorno pure serve, ma è volgare
perché
mostra gli uomini come sono,
l’affannarsi
e il cercarsi senza scopo.
Bramo
il giorno confuso con la notte
quando
nasce o muore o poco dopo.
Nel
primo c’è la speranza almeno,
nel
secondo hai le cose che hai sapute.
Amo
la notte, la sua solitudine:
se
nel tuo esser solo resti uguale a te,
sei
un uomo oltre ogni intenzione.
Della
notte voglio i becchi gentili,
le
luci e i suoni a punteggiare il tempo.
Della
notte accetto gli eccessi folli
purché
siano nascosti in parti amene.
Il
pudore è come un’ombra fatata
che
vince gentile l’ostentazione:
la
notte ha una sua nobiltà innata.
(schema: X ABA X BCB Y
DED Y EFE F GDG F CFC)
Tre
tankabaiku
Giugno
Le
spighe d’oro
ondeggiano
nel vento
e
biondeggiano
porgendo
tutt’e due
le
guance al sole.
Si
vede il caldo
che
tremolante sale
sull’orizzonte.
Tu
dai capelli
bagnati
nel miele,
perché
tentenni?
come
una qualunque
spiga
inselvatichita?
Calore
sale
dalla
terra umida,
resta
indeciso…
E
i papaveri!
I
papaveri rossi,
i
papaveri!
Ipocentro
Per
qualche alchimia
che
non posso sapere,
nel
cielo chiaro,
dalla
luna ancor chiara
spira
odor di marina.
Sottile
olfatto
di
aromi intrecciati
fra
lo stupore.
Nel
cielo alto
gridano
le rondini
verso
talune onde
che
ci devono essere
sotto,
da qualche parte.
Guardo
dentro me
e
vedo in un antro
e
onde e mare.
Nodo nel legno
Vita
mortale,
è
troppo sopportare
la
tua assenza
poiché
appari dovunque
ma
in forme mutevoli.
Gridi
incessante
folaga
piumata,
ma
mai il mio nome.
Dì
il mio nome.
Una,
una volta sola,
ma
solo per me.
Sei
come l’acqua
che
sostiene la vita,
come
la luce
che
mostra tutto quanto,
ma
di sé solo a tratti.