domenica 21 gennaio 2018

Mi sono rotto il cazzo, sequel

Il clamoroso successo del post “Mi sto rompendo il cazzo” soprattutto dall'Ucraina e li capisco (l'unica cosa che mi incresce è che sono troppo poco per aiutarli ma mi riempie d'orgoglio che mi seguano) quasi mi impone di farne un sequel.
Naturalmente quel post era uno sfogo, forse una speranza. La situazione europea non promette nessun progresso, ma al contrario suggerisce una fine al solito tragica.
Allora vediamo di aggiungere qualcosa per aggiornare l'incazzatura.

Oggi in Italia il dibattito si sta facendo un filo più centrato sui problemi della dittatura dell'UE, ma nessuno o quasi prende il coraggio di dire le cose come stanno. Siamo oltretutto in campagna elettorale.
Poi adesso stiamo partendo per il Niger, oltre le altre missioni di guerra in ballo.
Forse qualcuno pensa ancora che “quando l'Africa si piglia, si fa tutta una famiglia” (mi pare sia un verso di “Faccetta nera”) ma nessuno s'è preoccupato di avvertirli che le Nigeriote, si dice così?, non sono belle come le donne del Corno d'Africa.
Zeudi Araya
Se fossero come le donne del Burkina Faso s'andrebbe ancora col vento in poppa.
Bella guagliona dell'Alto Volta
Al fratello di questa bella gnoccolona, e lo dico con tutta la tenerezza che devo a questo bel sorriso, lo sapete quanto sia cultore della bellezza femminile, gli facciamo fare il poliziotto e ai figli gli facciamo vincere i 100 metri o gli diamo un premio cinematografico: e loro sono tutti contenti e noi tanto buoni... All american style.

A parte l'aneddoto, qualche considerazione integrativa del post sunnominato si può fare.
Bisognerebbe stabilire se in Niger ci stiamo andando perché 'ce lo chiede la Francia' dopo che è tramontato il mitico 'ce lo chiede l'europa' (volutamente minuscolo). O perché lo scopo è di ricreare, boot on the ground, una presenza militare colonialista che a un tempo garantisca l'uranio per la Francia e una soluzione militare al problema delle fonti di immigrazione clandestina (sarebbe una buona soluzione egoisticamente...). E forse se l'unione monetaria del CFA (Colonie Francesi d'Africa=Comunità Finanziarie d'Africa: non è una battuta...), collegata all'euro, abbia per scopo la creazione di stati poverissimi pronti a fornire mano d'opera servile. Anyway...
Oggi in Italia il dibattito più avanzato inclina verso un'interpretazione dell'eurozona come una delle tante riedizioni del conflitto lavoro-capitale. In cui, ovviamente, Eurolandia agisce in favore della mobilità dei capitali e dell'altrettanto mobile e ricattabile forza lavoro, da cui discende l'immigrazione a manetta per produrre schiavi da occupare al posto di quei choosey di bianchi europei che pretenderebbero di usufruire delle conquiste sul lavoro costate sudore et sanguine ai loro nonni.
Tutto giusto, ma da ingenuo qual sono faccio notare: se io sono contro il capitalismo, perché dovrei porre la questione come conflitto perpetuo fra capitale e lavoro?
Se sono contro il capitalismo vorrei che esso sparisse dalla storia. Se pongo sempre la questione fra lavoro e capitale, mi sorge il sospetto che abbia bisogno dell'esistenza del capitalismo per sapere da quale parte sto: da quella del lavoro.
Ma se sono per il superamento del capitalismo non dovrebbe interessarmi della lotta fra lavoro e capitale: se la categoria lavoro dipende dalla categoria capitale di fatto non sto superando il concetto di capitalismo.
Questo, a mio avviso, rimanda alla questione irrisolta della dottrina collettivista che ebbe la sua forma storica nel materialismo storico o comunismo, voglio dire del problema del superamento del capitalismo attraverso la categoria marxista-leninista del capitalismo di Stato.
Intendo significare che se supero il problema del capitalismo storico, in soldoni se voglio superare il principio che i soldi producano soldi, attraverso la soluzione che il capitalista sia uno solo, e allora può essere anche monopolista, cioè lo Stato, non faccio altro che riprodurre lo schema liberocapitalista in modo autarchico attraverso l'azione unica dello Stato.
Ma, mi viene il sospetto, se sono anticapitalista non dovrei invece volere e perseguire l'estinzione del capitalismo, piuttosto che una sua mimesi, o parruccamento, in altre forme subdole?
Ma se elimino il capitalismo come faccio poi controllare le masse se non le irreggimento nella vagheggiata classe operaia?
E perché non lo voglio? Ossia perché le dotte dissertazioni dei colti non lo vogliono?
Se rispondo che ciò è perché sono dei borghesi di merda, torniamo al post di partenza. Ovvero sia che ce lo stanno di nuovo mettendo al culo.
Non so che dirvi, del resto non pensavo neppure di poter essere un punto di discussione per questi temi, voi sapete che mi occupo d'arte e di bellezza, non di queste miserie.
Però la visione dall'Italia è questa, voglio dire che questa è la più avanzata qui da noi. Sento dire che all'estero è peggio: peggio mi sento, come dicono i romani.
Io sono un poeta, un architetto, uno che si occupa di bellezza e di arte, non son filosofo o sapiente. Prendo 'lo dolce per lo dolce' e nel mio piccolo rifletto, sapendo quanto sia inutile.
Ma quando so che della gente si passa parola e legge quel che ho scritto sono felice. E rido con la mia margherita in bocca.

giovedì 11 gennaio 2018

Occhio architettonico - La casa di Dio

Sono stato indeciso se scrivere prima un post sul periodo tardo romano, comprendendo in questa categoria il Paleocristiano, il Bizantino e il Romanico, ma alla fine preferisco dire due cose sul più importante stile anticlassico, ovverosia il Gotico. Credo sia più pedagogico chiarire prima gli elementi essenziali dell'occhio architettonico rispetto a questo periodo e alla sua ripresa eclettica dal XIX secolo.
Il vero significato del termine gotico non si conosce. In genere si propende per un senso allargato di goto per tedesco, ma in effetti i primi esempi di questo stile non sono in Germania ma in Francia quando quest'ultima era già molto ben distinta dai popoli germanici non ostante l'origine comune. Quella che noi chiamiamo Francia è il risultato dell'evoluzione del Regno dei Franchi (cioè provenienti dalla Franconia, che è in Germania) dopo l'arrivo dei Normanni (cioè i Vichinghi) e l'annessione del Regno di Provenza. Insomma coi Goti non c'entrano nulla.
Un'altra ipotesi fa risalire il termine Gotico alla radice indoeuropea *ghūta (invocato) nelle lingue germaniche da cui viene, per esempio, il tedesco gott cioè Dio. Ho chiamato questo post “La casa di Dio” perché l'edificio principe del periodo gotico, il solo monumentale per i primi secoli, fu la chiesa e i suoi eventuali annessi monasteriali.
Anche come sia nato lo stile gotico è avvolto nella bruma delle foreste dell'Europa centrale. Partiamo sempre dal dato pratico. In Europa nel medioevo le relazioni commerciali, soprattutto nelle zone interne che non potevano avvalersi della navigazione, hanno senz'altro reso più raro se non fatto sparire alcuni materiali del sistema costruttivo romano e di conseguenza anche la conoscenza di come costruire. Dunque si è dovuto spesso, per non dire sempre, adattare la maniera romana alle esigenze e possibilità del periodo o trovare delle nuove soluzioni.
Allora immaginate di essere un muratore italiano o un maçon francese del medioevo.
Se un muratore italiano doveva costruire un edificio si trovava di fronte una montagna di mattoni, d'argilla perché al nord e anche in altre zone ci sono terre argillose, o mattoni di pietra tagliata, i Romani usavano il tufo per esempio. E spesso era più conveniente voltare in mattoni che fare solai e capriate in legno, dipende dalla zona.
Un maçon francese vive sul Massiccio Centrale. Intendendo non solo la regione propriamente detta ma tutto l'altopiano roccioso dell'Europa centrale che è una struttura geologica che da miliardi di anni è, per dir così, la struttura scheletrica del continente. Per un mattone il maçon deve vendere la madre, ma ha intorno tutta la pietra che vuole e tutto il legno che vuole perché esisteva ancora la foresta di querce che ricopriva tutto il continente. Viene più facile pensare che usasse questi materiali. Se deve costruire una casa userà di preferenza il legno perché è inutile che si fa il culo per tagliare la roccia e per trasportarla, visto che è dura e pesa una cifra. Se gli richiedono una chiesa o un monastero userà la pietra.
Il nostro muratore italiano coi suoi mattoni farà muri e volte. Ma come farà una volta il suo collega francese? Il mattone si può mettere a spina di pesce e svolge una buona funzione autoportante, la pietra no perché, essendo appunto una volta, aggetta e ha uno sforzo di taglio notevole. Allora, probabilmente facendo tesoro delle sue esperienze come carpentiere, farà in modo che tutto il peso della volta gravi sulle nervature e basta, lasciando agli spicchi il compito di reggersi solamente, che è già abbastanza.
Diciamolo in un altro modo. Se voi avete della plastilina e vi dicessi di fare un arco, conformereste una barretta di plastilina e poi la pieghereste in tondo. Ora la pietra non la si può piegare dunque bisogna scomporre l'arco in pezzi, che sono i conci. Osservando gli alberi e facendo un po' di prove col legno capite che un arco acuto è più favorevole di uno a tutto sesto per sostenere una volta in modo che la parte fra le nervature sia scarica se non del solo peso proprio. Poi vi spiego in dettaglio.
Credo che la nascita del Gotico dipenda dai materiali usati e sia la lenta evoluzione nell'uso di quei materiali fino a portarli alla loro massima efficienza.
È un cambiamento mentale per cui nel blocco di pietra si vede già la forma della struttura che servirà alla costruzione. Quando il gotico approderà in Italia, spesso sarà fatto usando i mattoni, ma allora la forma sarà imitativa di quelle in arrivo dall'Europa, non dipenderà dal materiale. Se volete, il Gotico italiano è già un caso di linguaggio architettonico.
Bisogna dire che il periodo gotico è molto più lungo nel resto d'Europa che in Italia. In Italia arriva come nuovo stile europeo a rimpiazzare appunto le molteplici declinazioni della tradizione romana nel XIII secolo e sarà progressivamente sostituito dallo stile Rinascimentale dal XIV secolo. Nel resto d'Europa compare all'inizio del XII secolo e rimarrà di fatto fino al XVI.
Naturalmente il grande successo del Gotico è lo spirito europeista di quei secoli, il vero spirito europeo, quello che a esempio faceva partire i lapicidi comacini dalla loro piccola città per campagne di lavoro in tutto il continente, che pose fine al Romanico in Italia. Il Romanico fu l'ultima nota dello stile romano, perché dopo il gotico s'era spezzato il filo continuo con la tradizione latina. Resta, questo stile, lo stile legato alla celebrazione di uno dei migliori momenti della storia italiana: quello dei liberi comuni. Il Gotico corrisponde alla nascita dei regni nazionali e alla formazione della relativa aristocrazia.
Il Gotico è in Italia l'adesione allo spirito di comunicazione, di confronto, di apertura verso una nuova civiltà di tutto il continente europeo. Ribadisco, anche con un po' di fastidio a doverlo precisare: non ha niente di paragonabile all'europeismo della UE di oggi, che è globalista, apolide e imperialista.

Planimetricamente una chiesa gotica conserva l'impostazione basilicale accentuando però il percorso ingresso-presbiterio con l'incorporamento dei campanili in facciata e con una vasta zona absidale per il coro. Già qui si vede un elemento che deve guidare l'osservazione nell'analisi delle architetture gotiche: esse sono fortemente direzionali, sia in planimetria sia nelle sezioni. Dall'entrata si va sparati verso l'altare, niente transetti fino al XIII secolo (in generale in tutti gli stili) come non ci sono Crocifissi fino a quel periodo in pittura. Da terra si va sparati verso l'alto decine di metri sia all'interno sia continuando all'esterno con le guglie. Ricordate, anatroccoli, quanto si è detto a proposito dell'orizzontalità del Rinascimento o alla cercata solidità generale della classicità o del classicismo.
Qui vi metto la planimetria della cattedrale di Reims, iniziata nel 1211, in cui ho evidenziati i campanili e della quale ho già messo la facciata in un altro post.
Cattedrale di Reims - planimetria

Un altro elemento che descrive immediatamente l'architettura gotica è la forma del suo sistema strutturale che è archivoltato ma con caratteristiche nuove e proprie. Lo stilema più evidente e decisivo per ascrivere al gotico un'architettura è la presenza di archi e volte a sesto acuto e non a tutto sesto. Ma vediamo perché.
Le strutture verticali appaiono al profano come delle strane colonne. In realtà sappiamo che non possiamo definirle colonne, sia perché non appartengono ai vari e tanti stili visti nell'architettura greca e romana, ma soprattutto perché manca un vero capitello.
Lo si vede bene dall'interno della basilica di San Denis, vicino a Parigi, forse la prima chiesa gotica essendo del 1135. Questa basilica fu restaurata in forme gotiche dall'abate Sugier il quale scrisse anche dei piccoli trattati del nuovo stile, suggerendo le soluzioni, questi trattati hanno un'enorme importanza storica poiché sono i primi dopo quelli romani di Vitruvio.
Qui sotto vedete un interno e un deambulatorio, senz'altro di Sugier, che mostra le prime soluzioni strutturali gotiche che confluiscono ancora però in una colonna. (Vi consiglio di allargare il più possibile le immagini del post).
Basilica di Saint Denis - interno

Basilica di Saint Denis - deambulatorio
Il capitello di una colonna ha la funzione statica di ridurre la luce fra una colonna e l'altra, in altre parole la trabeazione appoggia su una base più ampia che ci garantisce che lo sforzo assiale finisca con sicurezza nel terzo medio. Se non vi ricordate più cosa vuol dire avete due possibilità: o rileggervi i post sull'occhio architettonico precedenti o chiedere all'amico ingegnere. Nel gotico questo principio è risolto con tutto un altro tipo di approccio.
Quando osserviamo un'architettura o un edificio in genere, abbiamo la tendenza a partire da terra e salire verso l'alto. Questo è istintivo visto che si comincia a costruire dalle fondazioni e poi si sale.
Nell'analisi di un edificio gotico dobbiamo fare l'opposto. Dobbiamo partire dal cielo, nel senso astronomico o in quello architettonico di intradosso (la parte sotto del soffitto, eddai...). Vedremo delle volte a sesto acuto dette crociere.
(Attenzione: la crociera non è solo gotica, può essere generata anche da un arco a tutto sesto, saranno quattro spicchi di sfera.)
La crociera è segnata da costoloni in pietra che si uniscono in chiave. I costoloni o nervature hanno il compito di sopportare il grosso dello sforzo della volta, che è, come sapete, il peso di quello che ci sta sopra. Il sesto acuto riporta più rapidamente il carico in verticale, che, come sapete, non è mai perfetta: c'è sempre un po' di spinta laterale, questo lo aggiungo per dopo.
È chiarissimo in questa veduta completa dell'interno della cattedrale di Sain Jean di Lione iniziata nel 1180.
Cattedrale di Saint Jean a Lione - navata centrale
Potete provare a fare una semplice prova. Disegnate un arco a tutto sesto e lo dividete in conci regolari, di forma approssimativamente quadra (sono dei trapezi con le basi ad arco di cerchio che non so come si definiscano in geometria...) e lo stesso fate con un arco a sesto acuto (acuto quanto vi pare). Ora nel baricentro dei conci mettete due frecce, una verticale e una orizzontale. La prima è la forza peso, la seconda è la spinta laterale. Non ha importanza la dimensione grafica, ma fate più grande la freccia verticale ovviamente. Disegnate la risultante e poi sommatela alle due frecce del concio successivo. Vedrete che lo sforzo si dispone secondo la verticale molto prima nell'arco a sesto acuto o ogivale (che sarebbe la puntina superiore, o cuspide).
Se la spinta laterale è troppa vedremo dopo come si fa, o meglio come facevano nel gotico.
Ma qui non si può sbagliare perché non ci sono capitelli o mensoloni che aiutano e nemmeno si può usare una catena (la catena è un elemento orizzontale interno alle strutture verticali che assorbe le spinte laterali costanti o accidentali, caso dei terremoti). Costruire una cattedrale gotica e dover mettere una catena, intendo dire appena fatta non per restauro o sicurezza del monumento storico, sarebbe stata una clamorosa figura di merda.
Allora occorre che gli sforzi se ne stiano tutti belli divisi, in modo da sapere dove vanno, quanti sono, di chi sono, quando iniziano (da una guglia, dal tetto, dal solaio...) e quando finiscono (si scaricano a terra o su una struttura maggiore?). Ogni linea di forza è evidenziata da una nervatura una sua colonna o pilastro che scende fino a concentrarsi nel sito della struttura puntiforme. Attenzione: se una struttura scarica su un muro, dentro quel muro la linea di forza va verticale solo in quel punto preciso, a fianco è per così dire scarico (porta solo il peso proprio, e le spinte laterali in senso longitudinale a essere precisini).
Il risultato di questo mazzo di linee di sforzo sono le strane colonne. Si chiamano pilastri polistili, ossia pilastri 'a più colonne' in greco e appoggiano su una base che segue il loro perimetro. Si chiamano anche pilastri polilobati perché il loro perimetro è fatto di pezzi di colonne, tonde, e di pilastri, angolari o piani. Qui o ogni parte del pilastro ha un suo piccolo capitello, più o meno di derivazione classica o di fantasia, oppure vi è un coronamento di tutto il pilastro polistilo.
Qualche anatroccolo è annegato, ma qualcuno sta mulinando le rotelle. Dai che ci siete! L'ipotesi è: ma se io riduco il peso fra un pilastro e l'altro (fra una nervatura e l'altra non si può perché si cade al piano di sotto, con nocumento del vostro prezioso benché transeunte scheletro, o si vedono le travi del solaio tutte buie e ragnatelose e il ragno vi casca a voi nel coppino e alle vostre anatroccole nella scollatura) allora potrei avere delle strutture meno caricate di spinta laterale e quindi più snelle. You've got it brotha or sista! E che possiamo fare con siffatta virtù? Le facciamo più alte verso il cielo! Ma poiché più una struttura è alta più c'è la spinta laterale per via di quello che si chiama il carico di punta, cioè la struttura tende a oscillare attorno all'asse longitudinale, meno il carico è disturbato nel suo corso verso la verticale più possiamo fare strutture alte. Ricordate il principio di azione e reazione: in architettura ogni massa esercita una spinta laterale. Se quello che oggi si chiama tamponamento è di vetro (dobbiamo pur chiuderla 'sta chiesa o diventa un portico) è logico che la massa diminuisca notevolmente e di conseguenza la spinta.
E se purtroppissimo la spinta laterale è ancora troppa? Perché di solito ci appoggia una capriata del tetto. Aggiungiamo all'esterno una struttura ad hoc detta arco rampante, anch'esso a sesto acuto che controbilancerà con la sua massa la spinta laterale del corpo di fabbrica. Ma è un arco, dunque sotto non ci sono muri ma ci si può passeggiare o seminare olezzose erbe di campo o ameni fiori alla lor stagione. L'arco rampante scarica su un contrafforte grosso quanto ci serve.
Questo schema strutturale riassume tutti gli elementi detti.
Schema strutturale gotico

Questo è quello che c'è da sapere sull'architettura gotica: il resto viene in conseguenza della comprensione degli sforzi strutturali. Non l'ho detto ma allora non avevano strumenti matematici per effettuare nessun calcolo dimensionale: solo l'esperienza, l'osservazione e forse qualche manualetto per sommare le linee di sforzo o qualche regola pratica per dimensionare le parti a uso dei muratori e capomastri.
Ma qual è il resto? Be' c'è il discorso sulla decorazione ricchissima, quasi ossessiva, delle chiese gotiche, ma ne parlerò in uno dei post delle Muse perché è un discorso molto tipico di rapporto fra le arti e anche lunghetto che non posso fare qui. Dico solo qui, tornando all'origine del Gotico, che la natura concettuale eminentemente scultorea dello stile non poteva avere prevenzioni per la decorazione statuaria e plastica. Tutta una chiesa o un edificio gotico è in fondo una enorme scultura. Per esempio anche laddove non c'è necessità strutturale la forma gotica si comporta con la stessa logica, per esempio nei protiri. Ne vedete uno qui nella basilica di San Petronio a Bologna, chiesa meravigliosa, uno dei più grandi monumenti italiani in assoluto, di uno dei gotici italiani possibili. Il protiro di San Petronio non ha un portale ad arco acuto ma il discorso non cambia. È un protiro romanico ma il romanico prende la strombatura e i pilastrini dal gotico. Notate anche un'altra cosa. Guardate che po' po' di arco di scarico è stato necessario per aprire il portale, e notate anche che il muro di sopra l'arco di scarico è alleggerito dal grande finestrone gotico: non era facile costruire con queste dimensioni.
Basilica di San Petronio a Bologna - facciata
L'ultimo elemento, ultimo perché il post è già molto lungo, è l'elemento forse più connotante della poetica gotica. Aver eliminato i muri mettendo a tamponamento delle finestre polifore vetrate implica uno scambio continuo della luce da fuori verso l'interno ed è l'aspetto a tutti noto, ma anche dall'interno verso l'esterno, in modo che la luce passi colorata dalle finestre e si veda da fuori e da lontano di sera durante le celebrazioni illuminate da bracieri. Le chiese gotiche sono molto luminose dentro e fuori, costituendo insieme alle sculture narranti il richiamo per il passante e una sorta di libro di pietra.
Qui lasciatemi mettere una delle bellissime finestre del Duomo di Milano, illuminata di sera.
Duomo di Milano - finestra absidale
Faccio solo notare che le finestre devono essere anch'esse in pietra traforata perché le vetrate devono avere una cornice che sia sufficientemente robusta da assorbire le spinte laterali delle masse dei pilastri o dei pezzi di muro, altrimenti il vetro andrebbe in frantumi. Anche delle vetrate gotiche ne parlerò fra le Muse.
Altre cose comuni le trovate nei normali libri di storia dell'arte.