UN PO'ESIE


È una raccolta di trenta poesie. È il primo volume di versi che ho scritto lentamente tra l’estate del 2004 e l’estate del 2007.
Dieci componimenti li ho chiamati ‘ esametri ’ e ora spiego di che si tratta. L’esametro è un metro greco classico, quello dell’Iliade e dell’Odissea per capirci, composto di sei piedi. I primi quattro hanno una sillaba lunga, o corta accentata, e due sillabe corte oppure una sillaba lunga, il quinto ha sempre la prima lunga accentata e due corte, e l’ultimo ha una lunga accentata e una lunga o corta. Poeti di ogni tempo hanno cercato di tradurre in vario modo questo metro in italiano, che non ha sillabe lunghe o corte ma solo toniche, con risultati vari. Mi venne l’intuizione di leggere il metro non come ritmo orizzontale del verso, ma come ritmo verticale della composizione. Si avrà un primo verso lungo, per esempio un endecasillabo, seguito da due corti, per esempio settenari, oppure un altro lungo, per le prime quattro stanze; la quinta sarà sempre di un verso lungo e due corti; l’ultima stanza avrà un verso lungo e uno corto o due lunghi.
Dieci sono sonetti, anche se vi prevengo che agisco sulla struttura con libertà, in alcuni casi, e se non li si riterrà più sonetti non è un problema mio.
Dieci sono tanka. Il tanka è la forma più classica della poesia giapponese e si compone di un primo verso quinario, un secondo settenario, un terzo quinario (e se si ferma qui è un haiku) e gli ultimi due sono settenari. Ho provato a fare lo stesso con la sillabazione poetica italiana e, rispettando la tradizione, sono versi sciolti. Il senso del tanka è la sintesi e a farli in rima non vengono bene perché perdono di drammaticità e diventano frivoli.
Eccovi tre assaggi per ogni sezione.

Tre esametri

Rami attorti scendono oltre il muro.
Incendiata nell’aria di autunno

la siepe arancio, viola e rosso scuro
fiammeggiante svela
ciò che nell’anno cela:

la beltà del passato e del futuro,
quel che ha sempre avuto
e non l’hai mai creduto.

Umidi rami nell’inverno duro
come capelli sciolti sul cuscino,

quali di donna dal sorriso chiaro
che dorme lì vicino
respirando piano,

sudati e sparsi tanto è il cielo nero,
per l’estate, l’amore e per il vino.

(schema: AB Acc Add AB Abb AB)



Grazie Dea per questi fiocchi di neve!
Lente meteore del tuo latte

sospinte da un respiro lieve,
bianche come le ali che il cigno sbatte.

Tu sei la forza che eternamente vive,
sei le parole fin dal principio dette.

Se uno sguardo ti cadesse, come piove,
dalle languide palpebre distratte

e su di me si posasse fieve,
bianco come il ghiaccio eterno,
come la luna d’inverno,

brillerei come le scintille vive
di un fuoco che illumina la notte.

(schema: AB AB AB AB Acc AB)



Basta guardare alla vita e gemere
aspettando il riscatto.
Sorto come un fauno,

con denti di zucchero voglio azzannare,
dolcemente matto,
l’anima di ognuno.

Alzarmi all’alba per vedere splendere
di bagliore intatto
il sole del mattino.

Contemplare la luna brillare,
sul tetto con il gatto,
nell’etere notturno.

Insidiare nudo le ninfe altere
con il viso scarlatto,
ma non è sangue: è vino.

Dormire, sazio ed ebbro, finalmente,
senza cura di niente.

(schema: Abc Abc Abc Abc Abc Dd)



Tre sonetti

Sulle note di una danza antica
giri e perdi il conto delle volte.
Il fruscio della sua gonna ti acceca,
e tutte le tue forze ti son tolte.

Se poi danzando diviene poca
la ragione e le sensazioni molte,
il suo sguardo d’estasi si affoca
in passione e in parole disinvolte.

Giunge poi l’odore della sua pelle,
portato dall’affanno, sottilmente,
che ti circonda d’un abbraccio molle.

È perdizione di levantine ampolle:
umidità dolce, aspra, fragrante
che sale gocciolando dalle stelle.

(schema: ABAB ABAB CBC CBC)



I migratori partono in frotte,
astri neri, chiari, rapidi in volo
che ingombrano le case del cielo
come le stelle fanno della notte.

E gabbiani su cui il sole si mette,
mentre girano alti o verso il suolo,
a dorare le loro penne in volo
su cui la rosea luce si riflette.

Gli uni abitano le vie del cielo,
gli altri le sponde sozze dei navigli:
entrambi sono puri come gigli.

Sia che volino guardando il sole
o che lascino i loro nascondigli,
nulla c’è che di bello gli somigli

(schema: ABBA ABBA BCC DCC)



Passano qui venendo da lontano,
dai punti dove si poggia il cielo.
Vanno variopinte dove sanno,
scure di pioggia o bianche come un velo.

A volti di dei e dee somigliano,
fanciulle per mano come a un ballo,
draghi di giada che si inseguono,
angeli in volo, ali d’uccello.

Immagini messaggere del fato,
segni di luce fra la luna e il sole
cui rubano le vesti ed il colore.

“ Ah, straziante bellezza del creato! ”.
Poveri! quelli che nelle nuvole
vedono solo sbuffi di vapore.

(schema: ABAB ABAB CDE CDE)


Tre tanka

Pan tera

L’oca si ferma
su un’isola di canne
presso la riva,
ma non c’è mai sosta
per le acque del fiume



Attesa

Le onde del mare
si annunciano al largo
azzurre e blu,
poi si frangono bianche:
forse qualcuno arriva.



Passato e futuro

Orme di donna,
il passo sulla spiaggia
forma la rena.
Fiorirà l’azalea
là da dov’è venuta?