domenica 24 novembre 2019

Playlist su You Tube

Ho cominciato a pubblicare e continuerò a farlo dei brevi video, della durata di un minuto, che contengono mie composizioni poetiche corredate da immagini e una musica.

Si trovano su You Tube nella playlist “ Nato di Marzo ”.


C'è anche la playlist “ Libera associazione della Spada ” che contiene gli altri video musicali pubblicati all'interno dei post del blog.


Potete trovare i video anche cercandoli nel canale 

' Renato Pagnoncelli '.


R.P.

posteris memoria mea

giovedì 7 novembre 2019

L'Isola d'Alcina

Siamo in quella parte dello “ Orlando furioso ” in cui compare la bella e indomita Bradamante alla ricerca del suo Ruggero.
Ella giunge presso un fiume dove incontra il maganzese Pinabello il quale afferma di sapere dove si trovi Ruggero. La giovane segue questo cavaliere che con l'inganno la fa precipitare nella grotta di Merlino dove la fata Melissa le farà il pippone sul fatto che da lei, Bradamante, e da Ruggero discenderanno gli Estensi. Con l'aiuto di Melissa, Bradamante giunge al castello incantato dove è rinchiuso, con altre dame e cavalieri, il suo amante.
Il signore di quel castello incantato è un mago che ha il suo potere nella sua cavalcatura: un ippogrifo.

E qui inizia la narrazione che vo a fare.

Questo mago cavalcando l'ippogrifo rapisce tutte le belle fanciulle dei paraggi e atterra tutti i cavalieri erranti che poi imprigiona nel suo castello.
L'arma segreta di questo mago è uno scudo che, una volta tolto dal fodero, è in grado di abbacinare tutti gli avversari.
Non ostante Bradamante sappia queste cose è risoluta a liberare il suo Ruggero e tutti gli altri ospiti forzati del castello.
Ariosto dice che questo mago cavalca l'ippogrifo e ha alla mano sinistra lo scudo e alla destra un libro sul quale sono scritti tutti gli ordini magici per cui può fare le sue azioni.
All'improvviso Ariosto sente il bisogno di precisare che l'ippogrifo è un animale, nato da una cavalla e un grifo, come di rado succede che si accoppino nelle terre dell'estremo nord.
Perché il nostro ser Ludovico, mentre parla di fate, maghi, anelli magici, castelli e scudi incantati, sente il bisogno di specificare che l'ippogrifo non è una macchina ma un animale mentre tutto il resto è incantesimo del mago?
Si potrebbe dire che non vuole che si pensi alle macchine volanti di Leonardo da Vinci per esempio, come se qualcuno fosse riuscito davvero a realizzarle. O un argomento del genere. Rimane pero strano che si premuri di negare un fatto assolutamente reale anche se non realizzato, una macchina volante, adducendo una motivazione del tutto fantastica. Oltretutto l'ippogrifo è una sua invenzione e non una ripresa classica.
La bella Bradamante si presenta sullo spiazzo antistante la rocca, ma è in armatura ed è presa per un cavaliere dal mago che inforca la sua cavalcatura e sale in cielo per piombarglisi contro.
Il poema dice che Bradamante, guardandolo, ne rimane confortata poiché il mago non ha né lancia né spada, ma solo il libro e lo scudo, infoderato.
Per altro Bradamante ha un anello magico che la protegge da ogni incantesimo. Dunque è sicura.
Ma il mago comincia a farla a segno dal cielo di numerosi colpi, maneggiando il libro, colpi che Bradamante sente ma non vede da dove arrivino, in pratica il mago le ' spara ' addosso.

Da la sinistra sol lo scudo avea,
tutto coperto di seta vermiglia;
ne la man destra un libro, onde facea
nascer, leggendo, l'alta maraviglia:
che la lancia talor correr parea,
e fatto avea a più d'un batter le ciglia;
talor parea ferir con mazza e stocco,
e lontano era, e non avea alcun tocco ”.

( libro I, canto IV, ottava XVII)

Ella è disarcionata e il mago procede a sfoderare lo scudo per catturarla. Ma la nostra eroina è protetta dall'anello, tuttavia finge di essere caduta in potere dello scudo abbagliante e simula uno svenimento.
Il mago atterra poco distante e si avvicina a quello che crede un cavaliere con una catena per imprigionarlo e condurlo seco. Bradamante si rialza prontamente ed è tanto più aitante del vecchio mago che ne ha ragione facilmente e lo lega con il suo stesso laccio.
Sfodera la spada per ucciderlo ma ne prova pietà: è un vecchio decrepito e non ha core d'ucciderlo. Lo interroga e viene a sapere che egli è Atlante e che il castello fatato fu da lui costruito per tenervi Ruggero che ha allevato ed è per lui come un figlio. Atlante sa che se è vero che da Ruggero nascerà una stirpe di nobili, sa anche che il suo pupillo è destinato a morire giovane. Per salvarlo lo tiene prigione nella rocca ma si premura che abbia ogni sorta di compagnia, cavalieri e dame, in modo da formare una fastosa corte ricca d'ogni ben di dio. Sa che se Ruggero sentisse il richiamo della battaglia non saprebbe resistere e andrebbe incontro al su rio destino.
Bradamante risparmia il vecchio mago ma lo obbliga a liberare tutti i suoi detenuti.
Fra gli altri e le altre esce Ruggero e i due amanti si ritrovano felici.
Ruggero sente tutta la storia e vede l'ippogrifo su cui c'è lo scudo e il libro. Cautamente s'avvicina e sale in groppa. Ma l'ippogrifo non è un cavallo qualsiasi e improvvisamente spicca il volo e si porta via Ruggero, lasciando la nostra povera Bradamante disperata.

E qui comincia il clou della vicenda.

I dati sono questi. Noi sappiamo per certo che il castello di Atlante si trova sui Pirenei, anzi vicino a quel punto in cui si dice che nelle giornate particolarmente limpide si scorgono due mari: il Mediterraneo e l'oceano Atlantico. Precisamente il golfo del Leone e il golfo di Biscaglia.

Di monte in monte e d'uno in altro bosco
giunseno ove l'altezza di Pirene
può dimostrar, se l'aere non è fosco,
e Francia e Spagna e due diverse arene... ”

( I, IV, XI )

Nel suo volo l'ippogrifo, con a bordo Ruggero, compie con la velocità del fulmine tremila miglia avendo superato le Colonne d'Ercole.

“ … ma senza mai posar, d'arme guernito,
tre mila miglia ognor correndo era ito .”

(I, VI. XXV )

Durante il viaggio Ruggero vede sotto di sé solo il mare (lo si deduce sia dal testo sia perché non riconosce alcuna terra come invece farà al ritorno) e non è in grado di controllare il volo dell'ippogrifo perché non sa usare il libro. Infine atterra sull'Isola d'Alcina.
Ora, è vero che nell'antichità esistevano più luoghi chiamate le ' Colonne d'Ercole ' ma è altrettanto vero che le più famose erano poste a Gibilterra. D'altra parte sono le più vicine ai Pirenei. Se sono in una stanza e dico “è là, vicino alla finestra” pur esistendo più finestre nell'appartamento tutti capiranno che l'oggetto è vicino alla finestra della stanza. Così, stando sui Pirenei se dico ' Le Colonne d'Ercole ' si intenderà lo stretto di Gibilterra.
Se interpretiamo miglio come miglio romano avremo:
3.000 · 1,4875 m = 4.462,5 km.
Se tracciamo, facendo centro a Gibilterra, un raggio di 4.462, 5 km e consideriamo che andando verso est si arriva in Iran, sorvolando solo terre; a sud si va in Africa sorvolando solo terre; a nord non è possibile perché nell'isola di Alcina crescono palme e piante rigogliose come allori, cedri e aranci, mirti, rose e gigli; proviamo a vedere cosa si incontra andando verso ovest. Perché il percorso è in linea retta e non prevede di vedere terre.
Ecco a spanne la cartina. (allargare l'immagine)



L'unica terra che si incontra intorno a quella distanza è l'Isola di Bermuda.

È evidente che Ariosto quando dice 3.000 miglia intende una cifra tonda, non direbbe mai in poesia che Ruggero compì un viaggio di 3367 miglia a esempio, non ha senso. Se la distanza fosse in miglia marine, che non so se esistessero e a quanto corrispondessero, si arriverebbe lì o anche più avanti, ai Caraibi o alla costa del Brasile, ma se la misura si prende dal castello di Atlante? Torneremmo indietro. Le Isole di Capo Verde sono troppo vicine e sono aride. Altro non c'è se non sorvolando delle terre.
Facciamo un passo indietro.
Quando Ruggero scende a terra, lega l'ippogrifo a un albero di alloro. L'animale si muove e rischia di sradicare la pianta che si lamenta come Pier delle Vigne: “ perché mi schiante? ”. Ruggero sorpreso si rivolge all'albero e chiede chi sia, se una dea dei boschi o cos'altro. Gli risponde che è Astolfo, mutato in albero da un artificio di Alcina cui è venuto a noia. Fa così con tutti i suoi amanti che capitano nell'isola: li seduce con la sua bellezza e poi, quando gli vengono in uggia, li trasforma chi in alberi, chi in animali, chi in mostri.
Ma chi possono essere questi ' cavalieri ' che Alcina e le sue fate seducono? Forse marinai che naufragavano navigando verso le Americhe? La ' scoperta ' dell'America, come ognuno sa, è datata 1492. La prima edizione dell'Orlando di Ariosto è del 1516 l'ultima del 1532. Si cominciava a navigare verso il nuovo mondo e la notizia doveva in quel tempo essere sulla bocca di tutti come il più grande avvenimento. La scoperta delle Bermudas è del 1503.
Astolfo racconta come è giunto sull'isola. Mentre si trovava sulle coste africane, il Sahara Spagnolo o quelle parti (“ ver ponente io venìa lungo la sabbia/che del settentrion sente la rabbia. ” I, VI, XXXIV), una balena s'è accostata a riva e sembrava un'isola verdeggiante e invitante da dove Alcina lo lusinga bellissima a salire da lei. La balena era lunga due miglia, dice Astolfo. Lui sale sull'isoletta, che è il dorso emerso del cetaceo enorme, e questa balena parte sparata e in un giorno e mezzo lo porta nell'Isola d'Alcina.
Qui ci sono due versioni. La prima è questa detta di Ariosto, per Matteo Maria Boiardo invece l'Isola d'Alcina è sul dorso stesso di una balena. Due miglia sono circa 3 km, l'isola di Bermuda è lunga circa 16 km: meno di 11 miglia. Tolta la testa e tolta la coda...
Be' insomma, così è come appare l'Isola di Bermuda dall'alto
 


Adesso arriva tutta la parte della storia in cui Ruggero dapprima diviene amante della bellissima Alcina, poi giunge la fata Melissa che gli spiega tutto l'inganno (anche perché se no la storia intera che ha raccontato a Bradamante va a farsi benedire). Egli allora si ribella e libera i prigionieri della inebriante seduttrice e diviene amico della sorella Logistilla, fata anch'ella ma della ragione e non della bellezza, della voluttà e della lussuria come Alcina.
Melissa istruisce Ruggiero su come si pilota l'ippogrifo e quando Ruggero parte per tornare dove si combatte, (“ A riveder Ponente... ” anche noi ancora oggi chiamiamo l'Europa ' l'Occidente ' ), si muove verso occidente e tutti i critici hanno dapprima collocato l'Isola d'Alcina nell'Oceano Indiano (uno addirittura in Giappone) dimenticando che anche le Americhe erano dette Indie occidentali, e quindi trovano logico che per tornare egli vada verso occidente. Del resto lo dice anche Ariosto che va da oriente a occidente come fa il sole.

Quindi partì Ruggier, ma non rivenne
per quella via che fe' già suo malgrado,
allorché sempre l'ippogrifo il tenne
sopra il mare, e terren vide di rado:
ma potendogli or far battere le penne
di qua di là, dove più gli era a grado
volse al ritorno far nuovo sentiero
come, schivando Erode i Magi fero.

Al venir quivi, era, lasciando Spagna
venuto India a trovar per dritta riga
là dove il mar oriental la bagna*;
dove una fata avea con l'altra briga.
Or veder si dispose altra campagna
che quella ove i venti Eolo instiga,
e finir tutto il cominciato tondo,
per aver, come il sol, girato il mondo ”.

( I, X, LXIX-LXX)
    *L'Atlantico è a est delle Americhe
Ma i critici dimenticano che tutta l'umanità ha sempre saputo che il pianeta Terra è sferico e non piatto, così come tutti sapevano che il Sole era al centro del sistema solare. Solo che noi percepiamo il terreno come piatto e, data la non poco rilevante evenienza che viviamo sul pianeta Terra, tutti hanno sempre considerato la Terra come il centro del nostro universo.
Invece Ruggero fa esattamente il giro attorno al Pianeta e muovendosi verso occidente passa l'Oceano Pacifico e poi vede, e Ariosto le enumera (Catai, Himalaya, Mar Caspio, Russia Polonia, Ungheria, Germania, Inghilterra), tutte le terre dell'Asia, finché giunge in Europa.
Si muove sempre verso occidente e non fa avanti e indietro. Da est a ovest esattamente come il Sole.
Per ultimo si nota che l'ippogrifo, che è un animale e non una macchina, precisa ser Ludovico, però spara, ed è guidato muovendo la mano su un libro e dando dei comandi, che Ruggero non sa usare: e dunque nel suo viaggio di andata non sa pilotare l'ippogrifo.
Ma a Ruggero è andata bene perché a ovest di Bermuda cosa c'è? Il famoso triangolo omonimo, dove scompaiono gli aerei, secondo la leggenda...

Alcina.
quivi si forma quel suave riso,
ch'apre a sua posta in terra il paradiso. ”

R.P.

Posteris memoria mea