domenica 16 ottobre 2022

Sono stato in Paradiso video-poesia

Benvenuto/a. Come ho già detto, non volendo sottostare alla censura bigotta e ipocrita di You Tube posterò i miei video di poesia sul blog, lasciando solo un avviso su YT. 

Se vuoi commentare puoi farlo qui o sotto il videolino di You Tube.

Propongo una mia poesia.

 

Musica: G. Verdi – “ La traviata ” - preludio atto III

 R.P.

posteris memoria mea

renatus in aeternum

 

domenica 9 ottobre 2022

Un utile esercizio

Leggo in Pierre Levecque, “ La civiltà greca ”, Giulio Einaudi editore, seconda edizione 1970.

Libro che lessi quando da ragazzo ero appassionato di storia della Grecia antica e che ho ripreso in mano.

“ La manifestazione più evidente della nuova arte è la nascita di un'architettura religiosa. I templi avevano fatto una timida comparsa fin dal periodo geometrico, sostituendo generalmente dei santuari più semplici, la cui sola costruzione era rappresentata da un altare. D'ora in poi gli edifici religiosi si moltiplicano, fornendo agli dèi dimore solide e degne di loro. Il tempio infatti è la casa del dio e non quella dei fedeli, che si accontentano di scorgere da lontano, attraverso la porta aperta, la divinità incarnata nella statua che la rappresenta, e di offrirle sacrifici sull'altare, posto di solito davanti all'entrata.

Il tempio in origine comprende un solo vano, il naos, in cui risiede il dio. Ma presto si articola, nella sua forma canonica che si stabilizza verso il 600 conta tre vani: il vestibolo (pronaos), il santuario propriamente detto (naos) e il vestibolo posteriore (opistodomo), simmetrico al pronao, ma non comunicante col naos. Non vi sono dubbi che una pianta di questo tipo derivi in gran parte dal megaron miceneo, benché tale filiazione presenti delle difficoltà e sia oggi meno frequentemente ammessa. Ecc... ”.

*Il corsivo è mio.

Bene, ammettiamo che la descrizione storica dell'autore sia corretta nell'evoluzione della tipologia del tempio e concentriamoci sulla frase che ho evidenziato in corsivo.

Quindi: i fedeli non entravano nel tempio e facevano solo offerte all'esterno dell'edificio.

Ciò è errato.

L'esercizio utile consiste nello scoprire la verità analizzando la planimetria di alcuni tipi e facendoci sopra una riflessione sui segni dell'architettura, o sia cosa vogliano dire gli elementi che costituiscono la realtà fisica dell'edificio. Dico subito che in questo esercizio guidato (cioè non è un quiz, quindi rilassatevi) non prenderemo in considerazione gli elementi di linguaggio, vale a dire che non ha nessuna importanza di che ordine siano le colonne ecc...

Cominciamo.

Questa è la planimetria di un megaron miceneo, giusto per sapere di cosa si parla.

Ricorderete l'Odissea: il ' portico sonoro ' poi un vestibolo e infine la sala in cui la copertura è sostenuta dalle quattro grandi colonne (oltre che dai muri ovviamente). Su di un lato, in giallo, il trono del re, e in mezzo il grande focolare. Qui c'è già una contraddizione dello storico, una delle tante degli storici quando parlano d'arte, ma passons.

Questa è la planimetria di un tipo di proto-tempio. Vedete lo spazio interno ripartito in due navi da un colonnato centrale. L'ingresso è un colonnato e in fondo, in mezzo al lato corto, il sito della statua o dell'altare (in giallo).

Qui comincia l'esercizio. Immaginate di entrare per il colonnato e di muovervi all'interno dello spazio. Prendetevi il tempo necessario.


Questa è la planimetria dell'Eraion di Samo, nella forma già completa del secolo V ed è questa conformazione che è quella del tempio greco propriamente detto, con le varianti possibili da tipo a tipo.

Anche qui immaginate di entrare attraversando il peristilio, passare per il portico e continuare fino alla nave. Vedete che qui lo spazio è ripartito in tre navate di uguale dimensione. Pressoché al centro della navata centrale c'è il sito della statua della divinità, in giallo, Era in questo caso. Notate solo la posizione delle colonne rispetto alla statua della Dea nella navata centrale. Immaginate le vostre possibilità di movimento. Prendetevi il tempo necessario.

 

Ora tenete presente che dal passaggio dal proto-tempio al tempio la planimetria avrebbe potuto anche uscire così, come in questo caso.

con le colonne addossate al muro.

O anche così, il disegno fa schifo perché non ho trovato un esempio.


C'è una ripartizione delle navate in una grande centrale e due molto più piccole piccole laterali. In giallo sempre il posto della statua.

Domanda: come è possibile dimostrare che l'asserzione in corsivo dell'autore è sbagliata dalla sola osservazione delle planimetrie? Prendetevi il tempo necessario.


To be continued  .........................................................................................................

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Risposta

Parola chiave: percorsi.

Analizziamo i percorsi che la planimetria stessa ci suggerisce o, il che è lo stesso, anzi è più corretto, come i percorsi abbiano determinato la posizione delle colonne nella planimetria. Nel nostro caso prendiamo il quesito alla rovescia perché si tratta di una confutazione.

Questi sono i percorsi in un megaron miceneo. Si entra e possiamo andare verso i muri dove c'è qualcosa da vedere o da fare. Stessa cosa per il vestibolo (potrebbe esserci una porta a esempio, qui o anche in un tempio, vedi per esempio l'Eretteo, anche se giustamente si potrebbe dire che l'Eretteo mantiene molto forte la connotazione di temenos, ma insomma per le soluzioni formali rientra nell'evoluzione della tipologia tempio). Prima di buttarci nel fuoco decidiamo di aggirarlo e raggiungere il trono e i sedili tutt'attorno al focolare.

Tornando alla prima planimetria proto-templare notiamo una cosa strana.

La fila delle colonne finisce dritta sul muso della statua... ma se guardiamo meglio c'è tutta una campata prima dell'idolo.

Allora qual è il percorso che la planimetria ci suggerisce? Prendetevi il tempo necessario.

 

Direi che l'unica soluzione che abbia senso, scartando come poco probabile lo slalom fra le colonne, che il percorso suggerito dallo spazio sia questo:

Cioè entrare da un lato del colonnato, procedere verso il fondo, passare davanti alla statua, offrire forse qualcosa o fare un saluto rituale o cose simili, poi ritornare verso l'uscita per l'altra navata. A me sembra l'unica possibilità se ne vedete altre fatemelo sapere.

La fila delle colonne che sono giusto di fronte alla statua rende poco probabile lo scopo della sola visione, a parte il buio e la distanza, se non mettendosi di sguincio, soluzione assai bizzarra, se il fine è questo. Tenete presente che non è un proto-tempio del Paleolitico ma del secolo VII. Peraltro esistente nel temenos dell'Eraion di Samo e ancora visitabile e utilizzato in tutta l'epoca classica.

Se prendiamo in considerazione le alternative planimetriche, possibili, che ho indicato, abbiamo queste differenze di percorsi.

Qui abbiamo una progressione diretta verso la statua con possibilità di fermarsi in quelli che, se fosse una chiesa, chiameremmo altari minori. Non è del resto negata la deambulazione sebbene non siano suggerite le ' corsie '. Il colonnato di accesso segna tre vuoti che fanno un po' il luogo delle tre navate. Si può forse dire che il percorso diretto è quello dei sacerdoti, ma meglio, credo, quello dell'idolo quando esce dal tempio per una processione all'esterno, e quelle laterali per la deambulazione rituale dei fedeli.

In questo caso c'è un solo ingresso con il percorso principale lungo l'asse longitudinale e le possibili deviazioni verso le 'cappelle' votive o la deambulazione secondo le ' corsie '. Nello spazio delle piccole navate laterali ci possono essere altari minori ma più probabilmente, però in fondo con la stessa funzione, oggetti di eroi connessi alla divinità, dedicazioni ecc... Se le navate laterali fossero state uguali o poco minori avremmo lo schema del tempio compiuto.

Infine abbiamo lo schema completo del tempio greco propriamente detto e che non necessita a questo punto di nessuna ulteriore spiegazione. Tranne forse l'uso pratico del peristilio che però credo abbia solo una giustificazione semantica: bosco sacro, enfasi per la casa del Dio o altre ragioni simili. Però ci permette di dire che se c'è una funzione che esso esclude è proprio la visione della statua! Se ha una funzione pratica è quella di proteggere dalla pioggia i fedeli in attesa di entrare nel tempio. Oltre a quella fondamentale di darsi appuntamento con la morosa “ A Ni', se vedemo sotto ar peristiio de Era a 'na cert'ora! ”. Detto in stretto dialetto di Samo.

Questo era un bell'esercizio di comprensione dell'architettura per esperti o niubbi, e se siete arrivati fin qui, senza saltare i passaggi, siete stati saggi. E v'ho fatto pure la rima. 

R.P.

posteris memoria mea

renatus in aeternum