domenica 7 aprile 2019

Variazioni

La quarta raccolta di poesie che composi è “ Osservazioni astronomiche e altre notazioni naturalistiche ”. Essa comprende alcuni schemi già visti, proposti con delle varianti per provare una contaminazione fra metriche differenti. Non tornerò sugli schemi di cui ho già parlato nei post precedenti, ma dirò sulle variazioni.



Ho scelto questi esempi fra gli esametri.

Il primo è un caso di esametro composto di dattili, quindi di alternanza di endecasillabi e settenari, in cui i primi due versi consonano e tutti i terzi di ogni piede. Lo spondeo finale è in rima.
Il senso della poesia è lo stendersi della notte, l'unirsi di due umidità in un abbraccio così stretto come quello di due amanti.

La notte si è adornata da sposa
con la veste nebbiosa
per unirsi alla terra.

Scende con il suo vapore freddo,
col respiro candido
e il viso di cera,

si avvolge in spire voluttuose, in sogni,
disuguali per ogni
fanale della sera.

Bagna del suo bacio passionale
la terra che attende immortale
l’umore di quell’ora.

Avvolge in una ragnatela,
in un’infinita vela
di luce riflettente,

chiudendosi in sé, vera totalmente,
come se di altro non ci fosse niente.

(schema: Aax Bbx Ccx Ddx Eey YY)


In questo esempio vi è l'aggiunta di un settenario allo spondeo che suona come un'eco dei versi precedenti. È la prima variante che si può fare sullo schema del l'esametro rendendolo, in questo caso, più libero nello svolgersi discorsivo.
Il fuoco è simbolo di evoluzione, il mio unico credo. L'atto sacrale dell'accensione di un fuoco porta alla composizione di questo inno fatto di immagini allegoriche fino agli ultimi versi che sono anche liberi completamente da quelli precedenti.

Sorgi fuoco, ora che ti ho acceso,
come un’invocazione all’infinito
e stendardo di luce.

Come una lancia in un cuore inviso
o frecce d’amore in un cuore amato,
vai e cogli nel segno.

Rischiara la notte, copri le stelle,
solo la luna regge il tuo confronto
di clamore e bellezza.

Benefici dèmoni, le faville
son liberte, a salvare sulla terra
come fan gli astri in cielo.

Fra giorno e vespro e notte e aurora
le fiamme si abbracciano
come amanti sfiniti.

Fissando la tua fiamma infinita
sorgi come mente, illumina la vita
con una nuova idea.

(schema: ABc ABd EBe EFg FHi LLm)



Fra i canti saffici propongo queste poesie che sono un po' le principali variazioni sullo schema del canto o ode saffica. Nella prima le terzine sono ageminate mentre i quinari sono sciolti, quindi è esaltata l'appartenenza del verso breve alla sua terzina.
È una visione notturna, lunare in cui compaiono, sotto forma di nuvole, ninfe e sacerdotesse, o le ragazze di Saffo, a portare un profumo d'incantesimo. Una delle mie composizioni meglio riuscite.

Perché, ragazze dagli occhi di mare,
vi affollate intorno alla luna?
Come ninfe che corrono a un altare
di pura luce,

e a spirale fluiscono a una a una
nel grande specchio celeste, di viole
festose e timidette. E terra bruna
e odore d’erba.

Voi, con la vostra bellezza irreale,
fatta di profumo dolce e vapore,
offuscate alla nostra vista reale
l’astro notturno,

che compare a tratti e a tratti scompare,
tra le vostre ecatee chiome canute,
nel suo aspetto incitatore
splendente e piena.

(schema: ABAx BCBx CDCx DEDx)


In quest'altra le terzine contengono un distico consonante al centro e il quinario va a dettare la sillaba del primo verso successivo. Ne consegue un ritmo a due a due che rende discorsiva la composizione. Necessita di cambiare le sillabe per non muoversi a salti. Contempla la bellezza esotica e quel fascino turbante, incline all'autodistruzione, che Pasolini avrebbe descritto come 'di vita' o meglio ancora (molto meglio) si trova in Baudelaire.

Un cielo di marmo azzurro di Bahia
venatura che nasce e si posa
da una luce due volte riflessa:
luna e nuvole.

Da lacrime di stella tropicale
e di occhi che hanno visto il mare,
e come muore da sé un fiore
abbandonato.

Ti amo puttanella, più di tutto,
creola, mezza gialla e mezza nera
dagli occhi di gatto e l’anima scura
di pepe e sale.

E ti odio ape ricca di miele
e vespa in cerca di alveare,
che impunita fai come ti pare,
qui sotto al cielo,

invece di essere felice solo
del tuo prezioso fiore scarlatto,
del languore che ti fa cara al cuore
tutta d’un tratto.

(schema: ABBc CDDe EFFg GDDh HEDe) 
 

La terza e ultima utilizza il quinario per decidere la sillaba interna delle terzine, quella nuova diciamo. Forse è lo schema più completo e compiuto in sé.
La poesia l'ho già presentata, non mi ricordo in quale post, quella in cui dicevo che la “ Belle ferroniere ” di Leonardo è la mia fidanzata e il suo sguardo che segue ovunque è diventato l'allegoria della mia forza interiore.

Occhi miei, che mi guardi, sei perplessa?
Della gente e del mondo che non va,
della miseria della vita stessa?
Anch’io lo sono.

Ma tu, che per me sei essenza viva,
che reggi il mio destino appieno,
sei tutto ciò che il mio intelletto aveva.
Se tu vacilli…

Dammi il tuo sguardo sereno,
e gli uomini aiutami a capirli.
Rischiara come luce del mattino,
stammi di fronte.

Parlami con i tuoi occhi belli,
dimmi il segreto della tua mente,
Incatenami ai tuoi riccioli
nel tuo abbandono.

Confortami e di’ che non ti sei arresa.

(schema: ABAc BCBd CDCe DEDf A)

E infine fra i sonetti metto queste composizioni.

Il primo è un sonetto shakespeariano con licenza nelle sirme che compongono la parte più estetica della poesia. È una delle mie più belle poesie su cui possiamo rifare lo stesso discorso fatto per la 'puttanella' di prima. C'è anche una sottile citazione classica che lascio a chi la sappia trovare.

Di notte, quando nuvole nel nero
si aggrumano oppure si dividono,
si apre uno spazio di cielo libero
e spuntano due o tre stelle lontano.

Piccoli occhi vivi e scrutanti
se ne stavano acquattate nel piano,
come capretti dietro agli arbusti,
impauriti fra il fogliame pieno.

Ma appena il cielo si rasserena a tratti
e i pericoli sono ormai passati
e non c’è più paura che l’incresca,

escono liberi saltando e gridando
come fossero i padroni del mondo,
e intorno l’aria è chiara e fresca.

(schema: ABAB CBCB CCD EED)


Il secondo sonetto è una contaminazione fra la struttura shakespeariana e il sonetto provenzale, a specchio, e lo stesso accade nelle sirme.
È una riflessione sulla dolcezza di certi volti di donne anziane nel quale è possibile percepire una femminilità non sopita o non negata dall'età e dalla vita.

Sei bella dei tuoi capelli bianchi,
delle iridi acquose, azzurre faci,
già velate da rimembranze dolci
dove scorrono i ricordi stanchi.

Ti mostri nelle tue rughe chiare,
come increspature nel cielo sereno.
Sei come la neve fresca in inverno
che col suo manto copre ogni rumore.

Come si vede un grappolo d’uva
un po’ passita e perciò più dolce,
ricordando la rossa gemma nuova,

così nel tuo manto di cigno invece
si trova la bellezza del passato
e l’amore di cui eri capace.

(schema: ABBA CDDC EFG FHF)



Ci sono anche dei tanka che propongo per completezza della raccolta. Avendo il titolo, che suggerisce l'argomento, non mi dilungo sul significato. Del resto il tanka è pura sensazione.

Mare giapponese

Guardo il mare blu
con le mie iridi azzurre,
tenacemente,
fin quando mi verranno
gli occhi tutti celesti.


Ritratto

Niente è più bello
delle nuvole chiare
mentre scorrono
sulla luna d’ottobre,
salvo solo il tuo viso.


Luna

Le nuvole etre
si lacerano attorno
alla luna alta:
all’improvviso il cielo
è un abisso di luce. 
 

Nuvole rosse

Con il tramonto
il giorno va a finire,
con il rimpianto
si conclude la vita
e scompare la luce.


R.P.

Posteris memoria mea