lunedì 1 maggio 2017

Teatro Italiano e Teatro Tedesco


Calendimaggio 2017

Hanswurst

Nella seconda metà del settecento vi era la distinzione fra Teatro Italiano e  Teatro Tedesco. L’imperatore Giuseppe II volle attivare il Teatro Tedesco per dargli la stessa autorevolezza del Teatro Italiano. L’esperimento durò poco più del suo regno, ma vi parteciparono i migliori compositori dell’epoca.

Il Teatro Italiano altro non era che l’opera lirica, caratterizzata da recitativi secchi sul solo clavicembalo, recitativi accompagnati da clavicembalo e violoncello, in genere, e arie classiche.
Il Teatro Tedesco era il singspiel, con recitativi secchi in prosa e recitativi accompagnati e arie.
Erano due forme tradizionali, quello italiano conosciuto ovunque quello tedesco più locale.
Molti compositori tentarono una sintesi fra i due tipi di teatro. Mozart parlava di ‘ridicoli libretti’ italiani, non senza qualche ragione. Gli avevano regalato in gioventù l’opera completa di Metastasio, dalla quale egli s’era tenuto il più possibile al riparo.
Ma una forma di teatro aveva affascinato Wolfgang: il duodramma o melologo. Una forma di teatro in cui la musica commentava la recitazione in prosa.
Ne aveva chiesto un parere al padre Leopold il quale però, non conoscendolo, non ne aveva espresso un’opinione.
In un certo senso oggi sembra ovvio: il recitativo in prosa tedesco permetteva una migliore resa del senso nella recitazione, un po’ come alle origini era il teatro di Lulli per Luigi XIV. Del resto le finezze del recitativo accompagnato e la bellezza delle arie rendevano indispensabile la forma italiana.
Quale miglior soluzione dunque che dei recitativi in prosa, commentati dalla musica, e arie introdotte dal recitativo accompagnato. Mozart pensava che solo le arie dovessero essere scritte in versi poetici.
La tradizione ebbe il suo peso e l’esperimento del Teatro Tedesco non ebbe seguito. Ci rimane il rimpianto della possibile evoluzione del melologo che cadde in abbandono quasi subito.
In ogni caso, esperimenti di fusione fra i due teatri, per motivi concettuali o solo di moda, ebbero un favore. Lo stesso Mozart nel Ratto dal serraglio, in cui la struttura di singspiel risolve in arie tipicamente italiane (quelle di Constanze su tutte), ma anche Salieri prova una sintesi, almeno del gusto se non della forma, per esempio nella stupenda Europa riconosciuta.
I soliti cretini dicono che un’opera che non fu mai ripresa, mi riferisco a questa di Antonio Salieri, doveva essere stata un fallimento. Europa riconosciuta andò in scena per quindici repliche che sono tantissime: vuol dire riempire per quindici serate il Teatro alla Scala, per la cui inaugurazione Salieri scrisse questo melodramma. L’unico motivo per cui l’Europa riconosciuta non ebbe seguito, fu nell’oggettiva difficoltà di trovare due soprano in grado di cantare, avendo il coraggio intendo, le arie di Semele e Europa al cui petto le famose arie della Regina della Notte sono una passeggiata di salute.
Per buona sorte abbiamo avuto la fortuna di sentire questa meravigliosa opera messa in scena dal maestro Muti per la ripresa del Teatro alla Scala dopo i restauri della sala di Piermarini.
All’estero l'opera fu riproposta ma in Italia, dove si va sol di Rossini e Verdi, non ebbe seguito.
Allora, nel 2004, le cantanti furono le memorabili Diana Damrau (Europa) e Desiree Rancatore (Semele).
Antonio Salieri era di Legnago in provincia di Verona, nato il 18 agosto del 1750 e morto a Vienna il 7 di maggio del 1825, ed era compositore in Vienna da qualche anno, l’opera essendo del 1778, per l’inaugurazione del Regio Ducal Teatro alla Scala come detto. Salieri aveva 28 anni.
In più ci si mise quel deficiente di Milos Forman col suo idiota film Amadeus, in cui Salieri è definito ‘mediocre’ e Mozart fa la figura del cretino ridacchiando come un ebete dall’inizio alla fine.
In questo film ridicolo Salieri è raffigurato come un vecchio e Mozart come un ragazzino. In realtà Salieri aveva solo sei anni in più di Mozart.
Per dimostrare quanto Salieri fosse un mediocre (detto poi da quale genio del cinema...) propongo il balletto che nel 2004 fu rappresentato al posto dell’originale, dato per disperso, dell’Europa riconosciuta, ovvero il Don Chisciotte alle nozze di Gamache (sarebbe Camacho). Poi lo spartito fu ritrovato in seguito. Evidentemente in Europa erano tutti pazzi per cercare un balletto del mediocre Salieri…
Il passo a due fu ballato da Roberto Bolle (scusate se è poco) e Alessandra Ferri, due etoiles della Scala.
Insomma una sintesi fra i due teatri, italiano e tedesco, non fu mai trovata e questo non fu senza conseguenze per la catastrofe dell’opera lirica nell’ottocento.
Clicca ed enjoy.
Se non ti interessa ti meriti Rossini, Verdi e pure Wagner. E vivi felice nella tua mediocrità.