mercoledì 5 settembre 2018

Com'è morta l'Architettura (e non solo lei)

Mi sono chiesto di cosa sia morta l'architettura, anche per avere una risposta riguardo a tutte le altre arti. Non tanto perché è morta, magari nel corso del post ci arriveremo, ma di cosa è morta.
Come facevo notare nel post “Quiz a premi” l'architettura si è sviluppata dai tempi dei Sumeri fino a ieri con lo stesso linguaggio logico, non con la stessa lingua naturalmente.
Questo permette, non ostante appunto i linguaggi differenti, di accostare fra loro le architetture le più distanti nel tempo e nello spazio.
Se ne sono accorti anche i linguisti i quali ci dicono come le lingue del mondo, per quanto diversissime, debbano contenere alcuni principi di analisi logica per essere comprensibili. E questo è stato notato in tutte le lingue esistenti. Ma non m'addentro in un campo che non è il mio: il poeta è uno che lavora sulle increspature del linguaggio e non sulla struttura, altrimenti è solo uno che prende per il culo.
Una volta, quando ero laureando e vivaddio non avevo più il piano di studio da compilare ogni anno, ci si avvicina, ero con i miei due soci di università, una matricola alle prese col suo primo piano di studio.
Costui ci chiede consiglio: “Magari nel piano di studio posso non mettere Storia dell'architettura, eh... magari non è poi così importante per il progetto...” (le matricole dicono 'progetto' al posto di 'progettazione' o men che meno 'composizione' che, ma sono scusati, non sanno nemmeno cosa sia).
Lo guardammo con aria fra lo stupito e lo scandalizzato e rispondemmo “Veramente è la cosa più importante!”.
Accortosi di averla detta grossa conclude: “Allora le metto tutt'e due, prima e seconda?”.
Chiosammo: “Ci sono due annualità di corso, ma se ce ne fosse una terza mettici anche quella”.
Perché è così importante la storia dell'architettura per progettare? Perché conoscendola si impara a riconoscere le invarianti dell'architettura, o sia quegli elementi linguistici strutturali che sono sempre stati dei punti di riferimento perché l'architettura avesse un senso. Nel mutare delle forme c'è sempre stato un filo ininterrotto che legava un'architettura alle precedenti e alle successive.
Oggi questo filo è venuto a mancare. Perché? Per una perdita di senso delle forme, mi viene da dire. Vediamo se in seguito riuscirò a dire qualcosa di più.
Torniamo al come è morta, facciamo questa operazione fra la dissezione anatomopatologica e la necrofilia nella sua forma ormai nemmeno morbosa ma del tutto occultistica.
Michiel van Mierevelt - Lezione di anatomia del dottor Willem van der Meer - 1617
Mi viene questo paragone. Immaginiamo di avere una linea di evoluzione biologica. Da un antenato comune, nel corso del tempo, alcuni individui presentano delle connotazioni genetiche inedite e favorevoli e si distaccano dal ramo di appartenenza e speciano. Il ramo originario può continuare oppure estinguersi dopo un certo tempo, questo dipende dal motivo per cui sono insorte le nuove connotazioni genetiche. Se continua, lo stesso fenomeno avverrà altre volte e lo stesso su quello della nuova specie e su tutti gli altri. Avremo dunque forme di vita diverse e con evoluzione differente. Ma se andiamo a guardare come è fatto il loro DNA lo scopriremo quasi identico, tranne quelle poche diversità che danno appunto origine alla nuova specie e poi, conservandosi alla specie di appartenenza, in assoluto a quella forma di vita.
In fondo è per questo motivo per cui possiamo raggruppare le specie in insiemi più vasti abbastanza differenti da poter dire che quella è una pianta, quella è una scimmia, quell'altro è un uccello.
Immaginiamo che ognuno di questi insiemi sia un'arte: pittura, poesia, architettura ecc... Dentro possiamo avere molte specie, ma queste condividono un DNA comune che si trasmette immutato nella sua quasi totalità non ostante ogni specie abbia delle caratteristiche proprie.
Mettiamo allora il caso che da una specie ne derivi un'altra. Per essere più precisi sia dal punto di vista genetico sia da quello del mio ragionamento, sappiamo che una specie non 'deriva' da un'altra. All'interno della specie B compaiono nuove caratteristiche genetiche che divengono insormontabili e incompatibili con la specie di partenza A. Avremo quindi due specie: A e B. È il motivo per cui due specie diverse sono infertili fra loro o, se la distanza non è troppo grande, prolificano ma la prole è sterile o non sopravvive.
Se da una specie se ne distacca un'altra e quest'ultima presenta delle caratteristiche genetiche troppo grandi per ogni possibile confronto con quella di origine si passa a un nuovo ramo evolutivo. La nuova specie non si potrà più chiamare come una variazione della vecchia, sarà un'altra cosa. Se le connotazioni genetiche sono insorgenti senza motivo o vantaggio, la mutazione genetica è patologica e, se non riesce a essere assorbita dal vecchio DNA, gli individui che la possiedono muoiono o tutta la nuova specie si estingue, perché non adattabile all'ambiente o non portante alcun vantaggio rispetto all'ambiente.
Ed è quello che spero avvenga a quella nuova cosa che ha sostituito l'architettura. E lo spero anche per le altre arti.
È come succede in quei film giapponesi in cui delle nuove specie mostruose sono nate dalla contaminazione nucleare... Ecco, siamo in una situazione simile. E non solo per l'arte, ma non vado oltre altrimenti big G. si arrabbia (se n'è accorto anche Donald).
Quella cosa che pur provenendo dall'architettura non ne condivide il DNA è appunto un'altra cosa e non dovrebbe chiamarsi più architettura.
Vediamo a una prima indagine che segni presenta il corpo della vittima, della quale fortunatamente possiamo ancora ricostruire almeno la struttura primaria del DNA.
Il coroner è quello che è e ne verrà fuori la solita analisi fatta in casa. Del resto amo avere salme in giro per casa... Questo è uno di quei casi in cui una specie in via di estinzione disseziona una specie morta, ma io parlo ormai dall'Ade e dunque la cosa non deve stupire più di tanto. Fra un po' penso che mi meriterò almeno i Campi Elisi o forse le Isole dei Beati. Per il momento, helas, è dall'Ade.
Allora, l'architettura è fatta di forme: non tutte le forme sono architettoniche, mentre altrove lo potrebbero essere, per esempio nella scultura (vedi il post “La ragione sociale delle arti”). Fin da quando si conoscono manufatti architettonici questi presentano delle forme che soddisfano un significato. O sia ci deve essere uno scopo nell'architettura espresso da forme. Lo scopo non va confuso con la funzione: è la ragione d'uso di quel manufatto. Se si pensa a una tomba che contenga le ceneri del morto si capisce subito la differenza.
Le forme dell'architettura partono da alcuni principi invarianti: le strutture in elevazione, la copertura, gli spazi geometricamente definiti, la definizione di livelli diversi e il modo in cui sono collegati, e altri ancora.
Si dà il caso che le forme che esprimono questi principi, che danno lo scopo del manufatto architettonico, abbiano sempre preteso di descrivere con sincerità e i principi e lo scopo stesso.
Un altro principio invariante dell'architettura e di formare degli spazi idonei a esplicare uno scopo pratico. Se voglio conformare una sala, questa può essere tonda, quadrata, rettangolare, esagonale... ma la scelta della forma non sarà arbitraria bensì descriverà, attraverso la sua fruizione, lo scopo della sala e le attività materiali che lì si praticano. Casi in cui la forma non rappresenta la ragione d'essere dell'edificio sono possibili ma vanno catalogati come architetture sbagliate. Se per esempio decido di fare una sala per un'assemblea plenaria non la farò a forma di stella: perché nelle punte non è possibile vedere nelle altre, ma di più perché la connotazione semantica sarebbe un luogo in cui si svolgono cinque assemblee controllate da un unico punto panottico centrale. L'assemblea dunque non sarebbe, ma al massimo esisterebbero spazi di incontro sotto il controllo centrale.
Sul piano del linguaggio architettonico, tante volte analizzato, non sempre ci sarà il purismo di avere un elemento di linguaggio 'struttura' nel punto stesso dove in effetti c'è. Intendo con ciò che, per esempio, dietro una lesena non ci sarà per forza un pilastro o un ispessimento del muro per fini strutturali, ma una lesena non starà mai dove dovrebbe starci un altro elemento di linguaggio.
Se in un edificio non si trovano locali rettangolari, ma anzi quadrangoli irregolari, e di solito uno degli angoli sarà molto acuto, ci si può scommettere: è più figo, non solo quella forma renderà scomodo svolgere le funzioni per la quale è stata disegnata, ma sarà contraddittorio con l'idea stessa di locale nel quale si svolgono attività logiche secondo un criterio di razionalità. Per la cronaca l'angolo acutissimo che finisce a budello, in milanese si noma 'cantun de la pisa' (angolo, luogo della piscia).
Se invece questa forma è quella di un giardino non ci sarà nessuna contraddizione, sia perché in natura la regola è che l'angolo retto è in pratica inesistente sia perché la natura è uno spazio in cui si svolgono le funzioni della razionalità naturale e non umana. Si vuole affermare che uno spazio 'naturale' rende l'uomo naturale? Allora occorrerà buttare i computer, le scrivanie, il televisore, le penne, la carta igienica ecc... ma dopo servirà una casa?
Altro esempio il cui ritrovamento non dà particolari difficoltà. In una facciata il marcapiano indica appunto il piano, cioè indica che tutti gli ambienti di quel livello stanno su quel livello (?:!). Se si trovano facciate accartocciate o finestre con marcapiani differenti fra una e l'altra si crederà che dentro i pavimenti sono inclinati? O che la struttura sta cedendo? O che è una casa di pongo?
Si possono fare questi e molti altri esempi. Non vado oltre perché mi sembra abbastanza chiaro, a buon intenditore. E potremmo affrontare casi di composizione fra gli edifici.
Si apre a questo punto la domanda sul senso di queste presunte inedite forme.
Il senso credo sia nel rincoglionimento in atto o voluto come scopo di chi osserva o vive in queste cose erroneamente dette architetture. È il solito fanciullesco far credere che tutto sia possibile nel magico mondo di... (mettere nome a piacere purché schizofrenico con la realtà e la possibile comunicazione che superi la monade). E che questa sia la libertà, il nuovo, la modernità, il mondo senza confini... anatomicamente siamo all'interno di un corpo opaco ai raggi x altrimenti detto neoplasia tumorale.
Basta, l'anatomia è finita perché il cadavere puzza troppo. In un post passato ho messo l'immagine di “Accattone”, è il momento in cui uno dei tre (ci sono Accattone, Cartaggine e il suo socio) si leva le scarpe e Accattone commenta: “Ammazza: puzzi più da vivo che da morto!”. Ecco quello che ignobilmente oggi si definisce architettura puzza già da vivo, mentre l'Architettura è onorata di incensi, fiori e profumi nelle Isole dei Beati.
Un altro mondo che qui non fiorisce più. Dall'Ade è tutto per il momento.
R.P.


Posteris memoria mea