mercoledì 11 gennaio 2023

Paradosso ovvero " per la contraddizion che nol consente "

In Italia, ma non solo credo, ci sono movimenti, partiti e in generale un'inclinazione a condannare la politica nel suo complesso, definirla la causa di ogni male poiché apportatrice di corruzione, elitarismi (la casta, la cricca, le auto blu...) e ogni disfunzionalità nell'amministrazione della cosa pubblica, sia materiale sia culturale. Tutte cose che abbiamo peraltro sentito e risentito alla nausea.

Neppure dopo la figuraccia del Movimento 5 Stelle, governo col PD e poi l'appoggio al governo Draghi e conseguente accusa di tradimento degli ideali, la maggior parte dei grillini o ex grillini non è cambiata: continua a pensarla così. A questi si aggiungono quelli che abitualmente non votano e riducono ogni cosa a “ i politici sono tutti ladri ”.

È un sentimento molto diffuso e lo è da molto tempo, sia perché non mancano mai casi in cui l'assioma non sia confermato sia per una naturale disposizione sfiduciaria della gente.

Detto questo va però rimarcato che, senza perdersi nella notte delle ipotesi per individuare l'origine e il momento, direi che dopo l'istituzione dell'Unione Europea il lavorio per instillare sempre più nel popolo questa convinzione, per delegittimare le istituzioni, le costituzioni, la sovranità nazionale ecc... si è fatto più stringente e zelante. Questo l'ha detto Kissinger e dunque non ve la pigliate con me.

Dunque da venti o trent'anni almeno è in atto questo tentativo di demonizzazione della politica con il risultato che questa si è davvero svilita.

E qui debbo spiegare il paradosso.

Se durante questi decenni si è fatto e detto di tutto per togliere significato e agnizione alla politica, per spregiare il potere, la legittimazione, l'efficacia, il senso stesso dell'esistenza della politica nel suo dipanarsi istituzionale e in generale retorico e dialettico, oltre che gestionale, come si è detto.

Se questo tentativo è riuscito, come sembra, al punto che sono nati movimenti, partiti, e un diffuso dibattito sulla stampa, nelle Università ecc... che si dichiarano per l'anti-politica, politica corrotta in cui risiederebbero tutte le ignominie e le responsabilità dei guai che ci affliggono.

Se tutto questo è vero, va detto che la prima operazione che venne fatta fu di trasformare essa politica nel contrario di sé o sia in antipolitica. O no?

Voglio dire che la politica, continuamente colpita e indebolita, si è trasformata nel suo contrario, il quale era l'obiettivo dei suoi negatori del pensiero mondialista in cui la separazione fra politica e economia si completava, dopo la lotta fra capitalismo e anticapitalismo, con tutto vantaggio per l'economia, ritenuta indipendente e prioritaria, e la politica stessa fatta scadere a cloaca di ogni male.

Ma allora questi movimenti, questi partiti, queste piccole pseudoideologie subpopolari, menefreghistiche, sempliciste e negazioniste criticano il risultato di quella che nel frattempo è stata la trasformazione della politica nel suo contrario, cioè la cosiddetta antipolitica, mentre pensano di criticare invece la politica nella sua essenza, dandole delle responsabilità che essa non può avere perché non esiste più.

Dunque essi sono in realtà il movimento, e fra un po' l'ideologia, sono il movimento dicevo dell'antipolitica dove però in realtà la politica verso cui bisogna essere ' anti ' è oggi già l'antipolitica, ovvero la negazione della politica, cioè sarebbero l'ideologia dell'anti-antipolitica.

E questo non può essere “ per la contraddizion che nol consente ”.


 

R.P.

posteris memoria mea

renatus in aeternum.