sabato 24 aprile 2021

Principia architectonica II

Siamo arrivati a costruire la nostra casa, con i materiali di cui disponevamo, secondo due modelli, la capanna e la casa, in cui il primo confluisce nel secondo che è un po' la forma base del discorso sull'architettura.

Prima però vorrei fare una precisazione rispetto a ciò che ho scritto nel post 1°, riguardo alla forma circolare.

Forse proprio per la elementarità del suo tracciamento è stata la forma primigenia di un altro dei fondamenti dell'architettura: la definizione del sito, cioè la delineazione di una porzione di terreno che si consacra a un uso determinato (sacro significa separato e dedicato a uno scopo specifico). Però come ho detto il cerchio contiene delle concettualità che ne fanno una forma a sé. Non a caso il campo agricolo tondo o la tomba circolare hanno un'importanza semantica molto importante prima per l'archeologia e poi per l'architettura. Tenete presente che la tomba è un'architettura perché ne possiede tutte le caratteristiche, l'unica cosa su cui non sappiamo niente è se l'inquilino ha contezza di tutto ciò, ma le tombe si fanno per i vivi.

Detto questo se dal cerchio si volesse procedere come fatto col rettangolo non ci sarebbero differenze se non di forma negli elementi che dovrebbero dare vita a un cilindro invece che a un parallelepipedo. Idem per il quadrato che formerebbe un cubo.

Torniamo alla nostra storia. Con i materiali disponibili si è costruita la casa, lasciando un varco per entrare e uscire. Abbiamo qui le tre grandi funzioni dell'architettura, cioè le cose che si possono fare con un'architettura: entrare, sostare e uscire.

A questo punto il 'varco' possiamo tranquillamente chiamarlo porta. Attenzione che arriva un punto importante. Sia che le aperture, porte e finestre, le facciamo in una sezione resistente, cioè quella che è detta struttura, che sostiene la costruzione, sia che abbiano posto in una sezione portata, cioè non strutturale, abbiamo bisogno di procedere come abbiamo fatto per l'intera casa. Dobbiamo collocare due ritti e sopra un elemento che impedisca a quello che c'è sopra di cascarci in testa. All'inizio porte e finestre sono semplici buchi con funzione di passaggio o di immissione di aria e luce all'interno, poi saranno chiuse con una pelle e poi con legno e tutti i serramenti. Però i serramenti non cambiano la natura di queste aperture dunque non appartengono stricto sensu all'architettura.

Con quello che abbiamo detto e fatto, cosa abbiamo affermato finora?

Che dobbiamo definire un luogo in cui costruire.

Che dobbiamo conformare i materiali nella forma adatta allo scopo.

Che avremo uno spazio interno (invaso) e uno esterno (volumetria).

Che alcune parti sono necessarie per reggere la costruzione (strutture) e altre per chiudere i buchi (tamponamenti).

Che questi buchi possono, e nel caso della porta devono, restare vuoti (i vuoti appunto rispetto ai pieni che sono le parti chiuse).

Che il sistema delle strutture a ritti e travi si chiama architravato che significa costruzione a travi (dal greco ἀρχειν (árchein): comandare, regolare).

Da notare assolutamente che tutto questo è indipendente dalle dimensioni, è puramente concettuale. Con questo semplice lessico, ossia le parole in corsivo, siete in grado di comprendere ogni architettura in modo corretto. Sarà necessario aggiornarlo nel corso della storia dell'architettura, ma questi termini significanti non mancheranno mai.

Passiamo ora ai materiali.

Se è vero che ogni materiale ha delle caratteristiche per cui è più idoneo a svolgere dei compiti, però è possibile realizzare qualunque forma con tutti i materiali edilizi e anche, nei limiti delle proprietà di resistenza meccanica, qualunque elemento edilizio (anche se è certo che alcuni sarebbe bizzarro realizzarli in materiali che hanno caratteristiche assolutamente sfavorevoli per quel compito).

Però questo cosa ci dice? Ci dice, che la forma non è una parte accessoria dell'architettura tutt'altro, se è vero che la possiamo realizzare con qualsiasi tipo di materiale edilizio. Attenzione: materiale edilizio non materiale in genere.

Ai materiali da costruzione che sono già stati presentati, legno e pietra, ne vanno aggiunti altri che compariranno nel corso della storia dell'architettura e che vanno ascritti al novero di quello che potremmo definire 'i materiali dell'architettura'.

Due di essi sono, per così dire, semi-naturali e due non naturali.

Uso ovviamente la parola 'naturale' per comodità poiché tutto è alla fine naturale, anche la bomba atomica è naturale (giacché sfrutta un principio naturale). Intendo dire che legno e pietra sono presenti tali e quali in natura e vanno solo lavorati per conformarli nel modo voluto per la realizzazione dell'edificio mentre gli altri hanno bisogno di ulteriori interventi.

I semi-naturali sono i mattoni e il conglomerato cementizio. Anche la calce lo sarebbe ma per semplicità lo inseriamo nel discorso dei mattoni.

I mattoni sono fatti di terra o argilla (se sono di pietra rientrano nella pietra) che va manipolata e conformata in mattoni che poi vanno cotti in fornace o seccati al sole in forme: il materiale di origine è presente in natura ma occorre una serie di passaggi per renderli adatti allo scopo. La calce è fatta di pietra calcarea e deve subire un ciclo di lavorazione per essere pronta all'uso.

Il conglomerato cementizio è un composto di acqua, pietra e cemento miscelati secondo precisi criteri e poi ha bisogno di essere messo in forme e deve avere il tempo di asciugare e indurire.

I due materiali 'non naturali' sono il ferro (e ogni altro metallo) e il vetro. Il ferro va prima estratto dalle rocce ferrose, poi depurato, poi fuso o trafilato nella forma voluta. Il vetro è ottenuto dall'ossido di silicio, che va estratto e lavorato con altri elementi e poi col fuoco per ottenere la pasta che infine va formata con altri procedimenti.

Ora ferro e vetro entrano nell'architettura in modo significativo solo dal secolo XIX, ma i mattoni ci portano a definire un altro criterio di lettura e classificazione dell'architettura: l'arco e la volta. Si parlerà dunque di architettura archivoltata cioè costruita a volte, considerando l'arco come sottoinsieme delle volte, una specie di volta bidimensionale diciamo. Avremo dei ritti sui quali è impostata una volta, che è un muro di forma curva che copre lo spazio.

Devo aggiungere per completezza che il sistema architravato applicato al calcestruzzo armato (cioè con il ferro dentro e non al semplice conglomerato cementizio) si dice a telaio. Sempre a telaio si chiama una struttura in ferro.

Se un edificio lo stiamo osservando dal rispetto della figura (l'architettura è arte figurativa), partendo dalla volumetria per passare ai pieni e ai vuoti e così via per tutte le altre voci del lessico dette sopra e in base a considerazioni sul sito o di funzione o di rapporto con altri simili (tipologia) parleremo di analisi formale.

Se lo consideriamo per gli elementi che ne fanno la struttura portante (è una tautologia a uso didattico) e per quelle parti che invece hanno la funzione di chiusura, lo stiamo analizzandolo secondo il suo sistema strutturale (architravato, archivoltato, a telaio).

Se lo consideriamo in base ai materiali impiegati nelle varie parti che lo costituiscono, lo stiamo classificando secondo il suo sistema costruttivo (in legno, tradizionale, moderno).

Se infine ne facciamo una lettura complessiva di tutti questi aspetti contemporaneamente, parleremo di linguaggio architettonico. Volgarmente detto stile. In questo ultimo punto di vista ha una particolare importanza il rapporto del tipo architettonico che stiamo analizzando con la storia dell'architettura.

Notate che non ho ancora usato né esplicitato un tipo particolare di forma, non le dimensioni, né fatto riferimento a qualsiasi altro argomento normativo. Questi ce li metteremo dentro a seconda dell'architettura che prendiamo in considerazione. Ma se un'architettura manca di questi elementi non è un'architettura ma un oggetto: scultura, design (in italiano project, design e plan hanno tre significati diversi: precisazione per i non italiani e anche per gli studenti di architettura di oggi), scenografia o 'mostro marino'.

Come secondo passo può bastare.


R.P.

Posteris memoria mea

Renatus in aeternum