domenica 9 giugno 2019

Canoni e tankabaiku

La sesta raccolta che ho composto ha per titolo “ Lykauges ” che significa ' occhi o sguardo di lupo '.  



In Grecia si diceva che alcune divinità, come Apollo e Artemide, avessero lo sguardo di lupo, intendendo la visione dei vespri, il momento, all'alba o al tramonto, di passaggio fra la Notte e il Giorno. S'intende una visione particolare che sta fra il conosciuto, o il visibile a tutti, il Giorno e ciò che è sconosciuto o invisibile, la Notte.

In questa silloge ci sono canoni e tankabaiku. Sul significato dei due termini ho già detto. Il canone è pensato con una struttura in cui le sillabe finali ricorrono non secondo uno schema classico ma a una distanza che può essere variabile, con uno sviluppo musicale.

Dai canoni ho scelto questi tre.

Quando sento definire Janis Joplin una cantante rock mi vengono le convulsioni. Ella fu una grande interprete di blues e rhythm 'n' blues. È tenero vedere le immagini di questa ragazza, considerata all'epoca una reietta, ribelle, drogata, alcolizzata, che si presentava coi capelli sempre pulitissimi e lo stesso sguardo che aveva da bambina. Quando oggi l'essere sconvolto è segno di bellezza e originalità. Nella composizione c'è un gioco di parole, più italiano in effetti che inglese, fra 'turtle' tartaruga, una sua canzone, e turtledove colomba. Le sillabe finali danno due schemi diversi se considerate come tali o tenendo per omologhe le vocali (in modo da avere uno schema meno fuggente).
                                                                              
                                                                               A Janis Joplin

E mi chiedo perché mai una colomba
come te, perché ha dovuto (voluto)
morire su uno spiedo avvelenato,
nemmeno fosse un pennone di guerra.
Cosa c’era nel mondo o in te stessa
che non riuscivi a buttare fuori
con la tua voce di occulta colomba.
Tortora che invano si nascondeva
dietro lo stridio delle rondini
che gridano contro il miele che cola
dalle braccia del sole al tramonto.
O all’urlo del gabbiano che sovrasta,
con le ali e la voce, il mare in tempesta
che, bianco e squassante, cupo rimbomba.

E perché tu, promessa mantenuta
in musica, in arte e nei tuoi golfini,
non hai potuto altresì accettare
pur breve e normale mediocrità
che anche gli eroi accompagna talvolta.
Bastava un altro piccolo sforzo.
Oppure gridando sempre di offrire
un altro pezzettino di cuore
sei rimasta senza forze e respiri.
Ma quando il tuo lo donavi agli altri
sapevi che un pezzo del loro era tuo?
Riposa in pace sui tuoi capelli,
come la luna pigra poggia sola
il suo capo stanco su una nuvola.
Abbi pure con te una buona bottiglia
di whiskey (purché non sia irlandese),

sii per una volta solo figlia
e ora, colomba, non aver più paura.

 

(schema: ABBCDEAFGHBIIAIGLIINNNEOPQHHRTRC
Oppure, considerando solo la natura della consonante:
ABBCDCAAEFBBBABECBBHCCCBCGFFFIDIC)


 
Questa è una delle poesie che ritengo essere fra le più belle che ho scritto. Il cielo come gli occhi di una Dea che guarda dall'alto. Un grido di illusione e di speranza. C'è poco da aggiungere. La successione di immagini è perfetta. Lo schema è riassumibile come una scala cromatica e il riproporsi di sillabe nella progressione musicale indotta dal testo.
 
Vedo il cielo confuso sopra di me,
guardo le nuvole tinte di scuro
che corrono basse seguendo i venti
e vanno veloci come il pensiero.
Foschie di nubi che passano calme
davanti alle tue iridi celesti
come fumo di quieti dolori
e battiti di ciglia incerti e stanchi.
Ci vogliono sempre più precari, 
approssimativi e rassegnati, 
forse mi volevi dire con gli occhi. 
Ma non mi sono ancora arreso. 
Forse dici che ormai di me disperi, 
ma mai m’hai così tanto amato e illuso 
come ora, mentre sopra di me ti specchi.
 
(schema: ABCBACDEDCEFDFE)


Questa composizione è complessa poiché la consonanza è nella cesura del settenario interno all'endecasillabo per cui ne deriva un passo del genere aA bB cC ecc... È un lungo trascorrere di pensieri e immagini che vanno in pratica come versi sciolti ma legati al loro interno. Il ritmo declamatorio è chiaro e molto piacevole (bisogna leggere a voce alta, naturalmente).

La primavera viene languida 
col suo odore, timida e ritrosa, 
col profumo di rosa d’inverno, 
della primula, pieno di promessa 
d’una favola rossa, d’illusioni 
come dolci canzoni d’amore, 
mendaci e lusinghiere che si canta 
con melodia intonata lieti dentro, 
ma poi si lascia dietro, va lontano 
sui rami che oscillano a dire che 
qualcosa c’è stata anche lì dove ora 
ci resta solo premura di foglie, 
di fiori bianchi e voglie di frutta, 
e erba e umidità della sera. 
E la poesia, se è vera, è illusione 
di sincera passione, la più vera 
di ogni realtà, e ancora apparizione 
che appaga e dispone la natura 
alla nostra maniera e il senso 
che noi diamo lo stesso alla vita.
 
(schema: rime in cesura di settenario e cadenza finale
nA aB bC cB bD dE eF fG gC cH hI iL lM mI iN nI iN nI iO oF)

Dai tankabaiku propongo questi tre.
 

La vecchiezza è in realtà una convenzione sociale, un giudizio che danno altrui, ma è anche senso di divenire, di maturazione, di consapevolezza. Ma non si guarisce mai del tutto. Lo schema è T H T T.
 
Dolce appare
 
Mi sento vecchio 
se in una donna bella 
oltre ogni dubbio, 
guardo s’è elegante 
e i vezzi dan fastidio.
 
Le moine e i vezzi 
eran tutt’uno, presi, 
con la bellezza.
 
I suoi occhi, 
le labbra, le guance, 
le mani e il seno 
erano avvincenti 
se ornate da malizie.
 
E le ritrosie, 
le pallide insicurezze: 
com’eran dolci! 
E la sua bocca rossa 
com’è dolce ancora!

Da meditare e da ricordare la conclusione. La vita di ognuno di noi è irripetibile, le cose vanno avanti lo stesso ma la perdita di ogni piccola cosa è un danno irreparabile al Tutto. Lo schema è T H T 


Il mondo
 
Un fiore nasce 
sapendo d’appassire. 
da un fiore passo 
nasce un frutto e un albero etc… 
tutto va com’è giusto.
 
Nessuno impone 
leggi immutabili 
e perciò giuste.
 
Ma ogni volta, 
quando muore un fiore, 
muore con lui 
la bellezza del mondo 
e tutta la bellezza.

Senza bellezza 
l’uomo si rivela 
l’animale sbagliato.

Contemplazione di un confronto. La sintesi proviene dal non coglierle separate. Lo schema è T H H H.
 

Due lune
 
Luna d’agosto 
gialla e vaporosa 
di fienagione, 
luna d’ottobre 
porta gocce di miele.
 
Odore d’erba 
dolce e insinuante, 
luce verde e oro.
 
Foglie e grappoli
come cuori rossi 
d’innamorati.

Braccia di sole 
che ci accolgono calde 
e innocenti.
 

                                                                                                    R.P.
 
                                                                       Posteris memoria mea