giovedì 19 ottobre 2017

Gaudeamus igitur juvenes dum fuimus

Oggi festeggio il trentennale della mia laurea in architettura.
La saria a dii che trent'ann fa a hu ciapaa el tuchel de carta. Traduzione per i non milanesi: sarebbe a dire che trent'anni fa ho preso il pezzo di carta.
Stasera a cena renderò tutti gli onori che questo momento richiede.

Per farvi partecipi della mia festa ho preparato un video musicale. Non potevo che scegliere il più architettonico fra i compositori: Johann Sebastian Bach. Vi propongo l'Aria per le Variazioni Goldberg nella versione di Simone Dinnerstein.

Festeggio tutti gli anni perché la laurea è stato lo scopo che mi stava più a cuore fin da bambino. A chi mi avesse chiesto cosa volevo fare da grande, rispondevo l'Università. E tutti: ma non è un lavoro! Invece poteva esserlo, ma forse è meglio così visto la fine che hanno fatto l'Università e l'Architettura...
È stata di sicuro l'esperienza più formativa della mia vita perché la composizione architettonica mi ha insegnato un modo di ragionare e di rapportarmi alle cose che ho poi applicato e applico a qualsiasi argomento. Come ho già detto, chi non l'ha provato non può capirlo e sembra un'inutile sparata, ma appunto, giacché non è spiegabile, non posso farla capire a chi non l'ha provata.

Che l'Università debba servire a preparare per un lavoro prestigioso e ben retribuito è una balla, una delle tante belle storie che la borghesia si raccontava per coprire i propri cattivi vezzi (nepotismi ecc...). Forse, semmai, poteva essere vero fino agli anni settanta, quando i laureati in Italia erano pochissimi.
Il compito dell'Università è insegnare a studiare professionalmente e dare, insieme alle conoscenze disciplinari, una cultura e un metodo per farsela. E fu così in ogni momento.

Comunque, quel lunedi, 19 di ottobre del 1987, io e i miei due soci: Giancarlo Tancredi e Gianfranco Barbagallo, sostenemmo la discussione della tesi presso la Facoltà di Architettura di Milano. I relatori erano Raffaello Cecchi e Vincenza Lima. Il nostro indirizzo era Progettazione dell'Architettura e dunque la tesi consisteva in un progetto sul nuovo.
Portavamo il progetto per “La nuova architettura del Policlinico di Milano” che aveva richiesto due anni di lavoro a ritmi e con un impegno che neanche ve l'immaginate. La tesi consisteva, materialmente, in sedici tavole di diversa dimensione, le due più grandi erano 1,1o per 1,60 metri, due plastici, uno in cartoncino e uno in polistirolo, e una relazione di tesi di trecento pagine. Ed era una normale tesi, di qualche ambizione, di progettazione per quei tempi. La discussione cominciò alle 11.45 e si concluse alle 13.30. Altro che i dieci minuti di oggi.
La sera alle 20.30 il preside della Facoltà di Architettura di Milano, professor Cesare Stevan, ci proclamava, “in nome del popolo italiano”, Dottori in Architettura col voto di 100/100. Non ci diedero la lode che sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma poi compresi che nella mia vita non era un problema di torte senza ciliegina, ma di ciliegine senza la torta.

Vi mostro alcuni disegni e foto del plastico in cartoncino. Progettare sul nuovo vuol dire demolire l'esistente, nel nostro caso a parte tre padiglioni della situazione precedente, per sostituirlo con un progetto inedito.
Il merito in più del nostro progetto, rispetto ad altri sullo stesso tema, è di aver fatto un intervento che copriva tutta l'area del Policlinico e non solo quella su via Francesco Sforza. Un progetto che legava tutta la zona compresa fra le due circonvallazioni.
Eccone la planimetria generale.
Policlinico di Milano - Tesi 1987 - Planimetria generale
L'elemento di unione è un boulevard, in senso etimologico di baluardo (baluardo era il camminamento sulle mura difensive d'una città), di rilevato a verde, che si estende appunto fra le due circonvallazioni, dai Navigli alle Mura Spagnole per indicare i due limiti storici. Esso confluisce in un grande spazio visto come un'enorme navata a cielo aperto, su cui sono aggrappate le unità di degenza.

Per coloro ai quali può interessare, metto alcune immagini.
Veduta generale
Spazio centrale e "muro"
Planimetria delle unità di degenza
Unità di degenza Nord
Unità di degnza Sud
Metto la foto dei nostri relatori.
I miei relatori: Raffaello Cecchi e Vincenza Lima
 Addendum
Il regalo della mia sorocchia