BUSON
Yosa
Buson nasce a Kema, il vecchio nome di Osaka, nel 1716 da una famiglia di
contadini. Rimane presto orfano e a vent’anni si trasferisce a Edo in una
scuola che prosegue la lezione di Bashō. Diventa anche un pittore molto
apprezzato. Dopo un periodo di viaggi, infine si stabilisce a Kyoto dove si
sposa e ha una figlia, vive serenamente fino al 1783.
“
La tenebra è così fonda che si può persino sentire la neve sfaldarsi ”. Uno dei
più bei versi di Mogol dice “ quando cade la tristezza in fondo al cuore, come
la neve non fa rumore ”: in ‘ Emozioni ’ di Lucio Battisti.
“
Miglia e miglia di ghiaccio sul lago, la luna è soltanto mia ”.
Saffo
“ Alle colombe il cuore s’è ghiacciato e lasciano cadere le ali ”.
“
Attraverso la neve, le luci delle case che mi hanno chiuso l’uscio sul muso ”.
Focilide
“ Giova, fra il giro delle coppe, nel convito, starsene a bere in dolci
conversari ”.
“
Guardo il fiume d’estate, con i sandali in mano: sono felice”.
“
Cogliendo i fiori del pruno, mi sorprende la mia mano rugosa: è profumata ”.
“
Ieri è già andato, oggi se ne va, s’incammina via pure la primavera ”.
Il
Magnifico: “ Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol esser
lieto sia: di doman non c’è certezza ”.
Alceo:
“ Udivo la primavera venire vestita di fiori ”.
“
È arrivato l’autunno, inutile negare la concretezza dello starnuto ”.
“
Ritorno a vederli e nella sera i fiori sono già diventati ciliegie ”.
“
Le rondini, sotto le grondaie dei castelli, sotto i tetti dei tuguri ”.
Come
dice Banquo in “ Macbeth ” di William Shakespeare “ Quell’ospite dell’estate,
la rondine dei templi, facendone la sua casa, prova che qui il respiro del
cielo è profumato di carezze ”.
“
Luna d’inverno, qualcuno bussa alla porta, poi passi che si allontanano ”.
“
Sento lontano i rumori dei passi sulle foglie morte di chi sto aspettando ”.
Saffo:
“ Sei giunto, finalmente. Io ti desideravo, e hai rinfrescato il mio cuore che
ardeva di passione ”.
“
Per cuscino il mio braccio, mi innamoro di me stesso, pallida luna ”. Qui come
non rammentare i versi finali dell’aria di Cherubino, ‘ Non so più cosa son ,
cosa faccio ’, nelle “ Nozze di Figaro : “ E se non ho chi m’oda… parlo d’amor
con me! ”. (I versi sono di Lorenzo da
Ponte e la musica di Wolfgang Amadè Mozart)
“
Nella mia camera calpesto il pettine che fu una volta di mia moglie, un morso
affonda nella mia carne ”.
Saffo
“ E io così le rispondevo: ‘ Va’ e sii felice e di me serba memoria: tu sai
quanto ti volevamo bene ’ ”.
“
È ancora più amica la luna all’uomo solo ”.
Cirano,
di Rostand, (nella scena in cui parla liberamente nella notte a Rossana,
protetto dall’oscurità, fingendosi Cristiano, con cui lei crede di conversare)
: “ Restiamo, profittiamo di questo caso che ci consente stasera di poterci
parlar senza vederci, così… ”. Rossana: “ Senza vederci? ”. Cirano: “ È così
dolce! A pena ci si scorge tra noi: il nero voi vedete di un mantello, di voi
io non vedo che il bianco di una gonna d’estate, io sono un ombra, voi una
luce. Restate Non sapete quest’ora che sia per me! ”.
“
Alla luce improvvisa splendente delle lucciole, il suo viso si arrossa ”.
Saffo:
“ Mi sembra pari agli dei quell’uomo che ti siede di fronte e vicino ascolta te
che dolcemente parli e ridi un riso che suscita desiderio ”..
“
Ho fatto fuori un fagiano, mentre me ne vado a casa il sole è alto nel cielo ”.
Alceo
“ Eri un amico da trattare bene: a capretto e maiale, l’uso è questo ”.
“
Bello ai miei occhi il tuo bianchissimo ventaglio, amore ”.
Anacreonte:
“ Voglio fare l’amore con te. Hai così vaga l’anima ”.
“
Che luna meravigliosa, il ladro si ferma e canta ”.
Ipponatte:
“ Zeus, padre Zeus, perché, re degli Dei, l’oro, re dell’argento, non m’hai
dato? ”.
“
‘ Un letto per la notte ’, e il guerriero butta a terra la spada. Fuori una
tormenta di neve ”.
Alceo
“ Piove. Il cielo trabocca di tempesta. Fiumi rigidi, ghiacciati ”.
“
Rugiada immacolata, a ogni spina una goccia sulla rosa selvatica ”.
Saffo:
“ La bella rugiada si è sparsa e sono in fiore le rose e i teneri cerfogli e il
meliloto rigoglioso ”.
“
Foschia nel mattino, in un paese di mille case i trambusti del mercato”.
“
Fiori di tè, ma quelli bianchi o quelli gialli? Che dubbio! ”.
Mi
raccomando: tè non papavero. Per quanto, Archiloco non ha dubbi: “ Sul papavero verde, sì,sì,sì! ”.
“
Pioggia d’autunno: anche l’anima dell’uomo se ne diventa una goccia d’acqua ”.
Senofane
“ Vediamo ai piedi questo lembo alto di terra, ai margini dell’aria, il resto
nell’immenso si sprofonda ”.
“
I giorni lenti sono ora ammucchiati uno sull’altro. Il passato è ormai lontano
”.
“
La luna d’estate è sola ma in qualche modo pure contenta ”.
Alceo:
“ Crine di viola, eletta, dolceridente Saffo! ”.
SHIKI
Masaoka
è il suo vero nome e nasce a Matsuyama, nell’isola di Shikoku, nel 1867. Riceve
la passione per la poesia cinese dal nonno. Si trasferisce a Tokyo per
studiare, ma si ammala di tubercolosi. Decide di farsi chiamare Shiki, cuculo,
perché una leggenda dice che il cuculo canta fino a sputare sangue. È
ispiratore di un movimento di poesia di stampo realista senza troppa cura per
la tradizione e l’accademia, fonda una rivista specializzata per promuovere le
sue idee. Muore nel 1902 a trentacinque anni.
“
Villaggio di pescatori, si balla felici sotto il chiarore della luna tra il
profumo del pesce crudo ”.
Saffo
“ Piena si mostrava la luna e le ragazze si disposero intorno all’altare ”.
“
Mi voltai indietro a guardarlo, ma lui era già nella nebbia ”.
“
Autunno, prossima a morire ancora più in fretta canta la cicala ”.
Saffo:
“ Non è lecito che si levi un lugubre canto in casa di un poeta, a noi questo
non si addice ”.
“
Cadono i fiori del ciliegio, a uno a uno, a uno a uno ”.
“
Saetta il treno, nel risucchio fumoso un turbine di foglie appena spuntate ”.
Il
treno è simbolo ossessivo della modernità in tutti i film di un grandissimo
regista giapponese: Iasujiro Ozu.
“
Abbandonata se ne sta una sedia di vimini all’ombra di un pino ”.
La
sedia è un altro simbolo della modernità per i giapponesi, dei tempi che
cambiano.
“
Pioggia di prima estate, me ne sto solo in redazione ”.
Saffo
“ Io credo che qualcuno si ricorderà di noi in futuro ”.
“
Estate indiana, ombre di libellule a volte accarezzano le finestre ”.
“
Un ritratto bruto: nel villaggio un cane latra a una pazza ”.
Sembra
un film di Luis Buňuel.
“
Vento d’autunno, ci guardiamo negli occhi e viviamo, tu e io”.
Saffo:
“ Stammi di fronte, amico mio, e dispiega la grazia che posa sui tuoi occhi ”.
“
L’allodola sale in alto e beve le nuvole ”.
“
Sera di primavera, che leggere se lei non c’è? ”.
Ibico
“ Sempre cuore mio, cuore, come quando la folaga piumata… ”.
“
Di me dite che ho amato la poesia e i cachi ”.
Senofane:
“ Se non ci fosse il miele giallognolo, parrebbero tanto più dolci i fichi ”.
“
Dal mio letto di malato ancora non mi stanco di chiedere: ‘ Quant’è alta ora la
neve? ”.
Sembra
che Stan Laurel, guardando fuori dalla finestra, esclamasse all’infermiera che
lo curava nella clinica dove sarebbe morto di lì a poco: “ Ah come mi
piacerebbe essere su quelle montagne a sciare! ”. L’infermiera chiese: “ A lei
piace molto sciare, vero? ”. E lui “ Oh no, lo detesto, ma piuttosto che essere
qui… ”.
“
Essere imperatore di un’isola disabitata: che felicità! ”.
A
Shi’, sei tutti noi!
Come
promesso finiamo anche quest’anno con l’adorata Saffo, confezionandole un tanka
sul frammento 168 b:
“
È tramontata / la luna e le Pleiadi / la notte è al mezzo / e il tempo
trascorre / e io dormo sola ”.