Questa nuova raccolta di componimenti che va dal 2018 al 2020 indica una pausa creativa che mi ha colto e mi coglie tuttora. In mancanza della vena ho cercato nuove forme poetiche ottenendo credo dei risultati confortanti. Ho provato a confrontarmi coi versi sciolti, seguendo sempre però una metrica precisa e cercando di scongiurare il più possibile di ripetere le stesse sillabe finali, insomma evitando di fare un misto fra scioltezza e rima. Anche i temi sono vari e diversi. L'ho chiamata “ Polline ” proprio per indicare che da questa ricerca spero di rinnovare la mia poesia e di avere altri spunti per il futuro. Ho messo in questa pagina quasi solo esempi di nuovi schemi e, prima di ogni schema due parole di spiegazione. Nuove esperienze ho fatto con lo schema a quartine, lo schema che ho chiamato a modulo, i 'canti sumeri', le cadenze oltre i versi sciolti.
Cos'è questo silenzio? Questa quiete
di voci e fremiti prima che cali
angoscioso il viluppo e la rete
della coltre di silenzi esiziali?
Quale libertà risuona e echeggia
di voci dissonanti e libere,
di grido stonato che dileggia
l'ordine prescritto già dell'etere?
“ Io vi perdono con le labbra “ disse
“ ma non col cuore ” dacché mi lasciaste
perduta del mio amore, che ormai visse.
Preda di pene mai prima viste.
Risuona la voce prima dell'ora
in cui piangeremo d'ira e dolore,
suonerà la tromba del giudizio
dell'ingiustizia e del mendace onore.
Ma finirà la vostra gioia immonda
e pagherete, ahimè, solo d'oblio,
la vostra colpa infame e tremebonda.
E il vanto pur non sarà certo il mio.
E non sarò più niente che non già sia io,
ma ciò mi basterà e sarò fiero
perché striderete i denti nell'odio.
E sarete un gran nulla al mondo intero.
(schema: quartine ABAB CDCD EFEF GDGD HIHI ILIL)
“ Et lux perpetua luceat eis ”.
ma voglio che sia una luce ridente e
di verde primavera
o meglio, meglio ancora,
luce d'autunno allegra e languida
e non sia luce estiva mortifera.
E voglio sguardi multicolori,
con ciglia come corolle di fiori,
e seni palpitare
mentre allattano Amore,
riccioli bagnati di rugiada
e labbra da cui cola sopore.
La pioggia che scroscia strepitante,
e l'odore forte d'erba d'estate,
l'ora del vespro chiaro
e un vento leggero.
E intorno è nebbia pallida
ombrosità silente che adoro.
(schema modulo AA bb CB ecc... )
Il canto sumero riprende la composizione in cui i versi si ripetono uguali con aggiunte successive come se la frase fosse disvelata progressivamente. Non si è a conoscenza di un qualche schema metrico sumero, dunque la ricerca in questo campo è aperta ma mi pare che possa essere un sentiero promettente, soprattutto come via di mezzo fra il poema, l'inno e una composizione chiusa. Ne metto due esempi.
In un tempio
le donne piangono,
le donne piangono in un tempio.
Piangono l'eroe.
Si lagna un dio:
“ Nel mio tempio le donne,
invece d'invocarmi, piangono un eroe ”.
Le donne, un eroe.
Dice l'eroe,
l'eroe ucciso dalla dea:
“ Tu m'hai ucciso perché amavo un'altra ”
Tu m'hai ucciso...
“ Io t'amerò!
Io t'amerò per sempre... ”.
Disse la dea pentita del suo gesto.
“ Io son pentita! ”.
Disse l'eroe:
“ Tu m'ami e io muoio ”.
L'ama per l'eternità e lui muore.
Da lei amato.
“ Tu m'ami e muoio:
per l'eternità m'ami,
e io muoio, e son così vendicato ”.
disse l'eroe.
Il dio disse:
“ Gli uomini m'han stupito!
Si vendicano con quel che non hanno
e invidiano a noi! ”.
“ Gli uomini
puniscono noi dei
con la morte, noi che siamo immortali.
La loro morte... ”.
Così disse il dio.
“ E noi restiamo in colpa,
nel loro oblio, noi restiamo in colpa
per l'eternità”.
E nel tempio
le donne piansero
per l'eternità l'eroe, morto da dea.
La dea piange.
La dea piange
la sua colpa invano
e non c'è morte che la libererà
dal suo dolore.
Il dio s'indigna
che il suo tempio
è per l'eroe, ' lui ' e non lui pregano,
nella loro pietà,
l'eroe, le donne.
(canto sumero: modulo 5-7-11-5)
C'è un filo d'erba in mezzo a molte erbe,
c'è un filo d'erba in pochi fili d'erba
ma non è là dove devo andare.
A destra c'è il deserto,
a sinistra i monti
dalle grandi foreste.
Io vado là, là vado.
Là c'è la taverna della Puttana.
Fra il deserto e i monti, la taverna.
Là c'è la Puttana, là io devo andare.
Vado alla taverna della Puttana.
Lei mi darà il latte.
Lei mi darà il latte dei suoi seni.
Il latte dei seni per farmi nascere,
il suo latte per farmi rinascere.
Lei mi darà il suo fiato.
Là mi darà il suo respiro di fiori,
là per farmi morire.
Là mangerò il suo respiro di fiori.
Mi dirà di entrare.
Di penetrare e varcare il caos.
Fra le cosce tonde come colonne,
fra il suo ventre tondo umido e caldo.
Poi potrò tornare fra l'erba tenue
che nutre gli agnelli e trema al vento,
là fra l'erba molle potrò tornare,
dove gli agnelli belano sicuri.
Dove l'erba è fra molti fili d'erba.
Dove la Puttana ha il volto dolce
di una giovane pastorella
dalla voce belante e timorosa.
Dove la corona sarà di rami,
dove il premio sarà il domani,
dove il domani sarà eterno,
là dove non ci sarà ritorno.
(canto sumero: alternanza di settenari e endecasillabi)
Scriverò ancora versi d'amore
benché siano ormai passati gli anni,
ma non è scuro in tutto l'arco del dio.
Canterò gli amori e gli affanni
di giovani per loro, come fossi io
e d'essi prenderò in pensiero il posto.
Come sarò amante per conto mio
li creerò e per mio interposto
vivranno vicende liete e tristi.
Li osserverò vedendoli passare
e racconterò i loro vivi amori,
i battiti del cuore e i pianti mesti.
Li compagneranno ai più vaghi fiori
ai bei capelli e le disciolte vesti,
alla gioia pazza e al destino rio,
agli splendidi sorrisi e i bui inganni
alle lusinghe di qualche falso dio,
e alle pene che Amor gli avrà imposto.
Scriverò di nuovo versi d'Amore
perché gioie d'amor e i disinganni
non han lasciato salvo l'animo mio.
(cadenza: ABC BCD CDE AFE FEC BCD ABC)
nel cielo buio: minuscole stelle
fiorenti attorno a un punto di luce.
Come profumo intorno alle corolle
di fiori primaverili, dolce
il tuo ricordo giunge coi pollini,
e splende intorno e riconduce
pulsante nel petto e nella mente
la tua immagine, in pallidi termini.
In smorti accenti essa traluce,
sparisce dunque repentinamente
svanendo e celandosi ai confini
della memoria, nel corpo o dove sia
il rammentarsi ormai di cose belle,
nel profumo d'un fiato o della voce.
(cadenza: ABC BCD CED CED ABC)
Non c'è vecchiaia nei miei sogni
tutti appaiamo sempre giovani.
Manca la senilità nei miei ricordi
o gravezza in tutto il mio spirito
anche se non c'è gloria alla mia vita.
Non esiste il tempo nella mia lirica,
o incertezza d'istanti nella penna
e non c'è tenebra nella mia anima
se non quella di una notte livida
in cui risplende una pallida luna.
(schema: versi sciolti piani e sdruccioli PSPSPSPSSP)
se anche rubando i colori all'aurora
confondi il sole sulle tue primavere,
se camminando ti accarezzo la schiena
e cerco le tue mani, sai cosa intendo.
Spiegami tu, che sai, come si legano
amore e fiori di mandorlo sbocciati.
Coi crini canuti di spuma del mare?
Quanti abbracci che ci siamo offerti
ci separano ormai dalla gioventù,
quante le parole dette con le labbra
divenute infine parlare inutile.
Ora ci basta camminare insieme
e di sfuggita vederti gli occhi belli,
e pensare come è bello averti ancora.
Il tempo non sarà nemico stanotte,
basterà che ce ne dimentichiamo.
Domani torneremo a camminare in due
perché ci sarà ancora una notte per noi.
(schema: versi sciolti in dodecasillabi)
Uccelli silenti squarciano l’alba,
col volo muto misurano l’aria
le ombre nere, chiare, agili vanno.
Nascenti al sole e dalla rosea aurora
sanno umili la via su cui andare.
Mentre li guardo ho una rabbia sorda,
che molto è sconforto, so bene,
e un po’ è realtà perché ho capito.
Ma sul cielo chiaro, ch'è quasi bianco,
la grazia mi coglie e sgomina tutto,
mi prende con sé un attimo solo
ma intuisco la pace che ho dentro.
E che rimpiangerò subito, ora,
una volta che sarà sorto il sole.
(versi sciolti con finale trocheo più dattilo)
come un flauto nel bosco ombroso
fa il dolce lento canto di un cuculo.
E mi sottraggo coi sensi al letargo.
In una tardiva notte estiva:
(manca il tempo! non c'è più il tempo...).
La mite ragazza a volte passeggia
pigra sui ponti e sulle rie barriere
in cerca del suo destino... ma no!
In ingenua voglia sol di una gioia,
effimera come la primavera,
un casto canto d'inverno, ed è tutto,
mah... ma basta per scrollarmi dal sonno.
Quieto, solo il fluire lieto del tempo
mi darebbe versi, l'occhio vedrebbe.
Ecco che adesso, la eco delle scarpe,
lo spasmo che respira nell'attesa,
la mestizia sconvolta non basta.
Ma il tempo va via, fugge via da me,
e l'incanto e il canto son sempre quelli.
Forse, invano, non vanno le ragazze
più a fortuna su ponti e rie barriere.
(schema: rime, consonanze e allitterazioni varie nel verso)
Finisco con un tankabaiku ' classico '.
Ricetta
Bile di rospo,
ginocchia di ragni,
code di bisce,
lacrime di puttana
e altre droghe simili...
Filtra ben tutto,
aggiungi mandragola
e ali di lucciole.
Miele amaro,
bocca con due lingue,
cuori gelati,
fumo d'occhi cattivi
per rubar il mondo.
(tankabaiku)