giovedì 25 dicembre 2025

La Guerra di Troia

Quello che sto scrivendo mi pare di averlo già scritto, ma non ricordo dove né riesco a recuperarlo. Siccome però mi pare una notazione di rilievo mi accingo a riproporlo.

La ragione per la quale è scoppiata la guerra di Troia viene detta come una scelta di Gaia che, oppressa dai troppi uomini, decide di eliminarne un po' ma la più conosciuta, quella ufficiale diciamo, starebbe nella decisione di Paride che assegna la palma della Dea più bella a Afrodite, deludendo le altre due in competizione: Era e Atena. La vicenda è nota. Le tre Dee chiedono a Paride di assegnare una mela come premio a quella che lui ritiene la più bella. Era gli promette che se sceglierà lei gli darà il potere, Atena rilancia promettendogli la valentia nelle armi, Afrodite lo convince dicendo che avrà l'amore della donna più bella del mondo. Paride assegna la vittoria a Afrodite.
Questa donna è Elena, figlia di Leda e di Zeus dunque non è solo una donna ma una semidea, è sorella dei Dioscuri.
Al momento della promessa, Elena è moglie di Menelao re di Lacedemone, che poi sarà Sparta. Menelao è fratello di Agamennone che sarà il capo della spedizione troiana e regna su Micene.
Un bel dì Paride si trova a Lacedemone insieme a una delegazione diplomatica e vede Elena. Paride è un uomo di grande bellezza e fra i due è subito amore. 
Al momento della partenza della delegazione che torna a Ilio, che è Troia, i due nomi sono usati indifferentemente, Elena decide di fuggire col bel Paride. Così si adempie la promessa di Afrodite. Fra l'altro Afrodite è madre di Enea che ha da Anchise, cugino di Priamo re di Ilio. Afrodite è la Dea più importante per Ilio.
Menelao va su tutte le furie e convince il fratello a mettere insieme la più grande spedizione militare della storia contro Ilio per andare a riprendersi la donna.
Fin qui la spiegazione ufficiale, quella detta nel poema.
Però possiamo già trarre delle interpretazioni di ordine storico. Prima considerazione: coinvolgere tutta la Grecia, su cui Agamennone non ha alcun potere, sembra un po' esagerata come reazione a una questione privata di abbandono del tetto coniugale.
La seconda considerazione che possiamo trarre è che abbiamo la notizia che fra Ilio e Lacedemone, e in genere fra la Grecia e l'Anatolia ci sono regolari e pacifiche relazioni diplomatiche.
La terza è che gli Achei e i Teucri appartengono allo stesso gruppo etnico. Appare già chiaro dai dialoghi ma Omero ce lo dice esplicitamente: sia gli abitanti di Ilio sia gli Achei comprendono il linguaggio degli alleati dei Troiani, ne capiscono la lingua fino alla Licia, da qui in poi hanno bisogno di interpreti. Possiamo quindi affermare che la Guerra di Troia è un conflitto fra ' Greci '. 
La cosa credo sia spiegabile con questa ragione, che ipotizzo ma che mi sembra plausibilissima. Il gruppo di popoli indoeuropei che si spostano verso l'Egeo percorre due vie, una lungo la costa nord del Mar Nero e l'altra lungo la costa sud. Essi si dispongono nella prima sosta definitiva nella Troade e dall'altra parte in Tessaglia. Non a caso l'eroe greco più importante è proprio Achille, un principe di Tessaglia figlio di Peleo re di Ftia. I popoli pre-greci si sono fermati in prossimità di due vaste pianure, non comuni né nella penisola greca né in Anatolia, dove è possibile l'allevamento di cavalli, famosi quelli di Tessaglia e da parte sua Ettore è detto domatore di cavalli.
Quindi il conflitto è fra le due sponde dell'Egeo, a occidente e a oriente, fra lo stesso gruppo etnico.
Dalla Tessaglia successivamente i greci si sono spostati verso sud. In effetti il gruppo colonizzatore di gran lunga maggiore sono gli Eoli che provengono appunto dalla Tessaglia. Ioni, Achei, Arcadi hanno un loro percorso di penetrazione e i Dori verranno dopo. 

La tesi di questo post è che l'Iliade raccconti la memoria di un fatto storico, ma in realtà di un intero divenire storico, che a un certo punto porta al conflitto fra le due alleanze che si erano sviluppate autonomamente  nel corso dei secoli provenendo dalla stessa migrazione.
Gli storici dicono che il motivo reale della guerra sia stato il controllo dell'Ellesponto, o sia gli attuali Dardanelli. Ciò è possibile se teniamo conto che le migrazioni di popoli non avvenivano in una sola volta, per cui un gruppo si spostava da A a B e lì ci restava per sempre. Più realisticamente i gruppi si spostavano, poi una parte restava nelle nuove terre, un'altra tornava per fondare delle basi intermedie e costituire così una via commerciale che univa la madre patria con le nuove occupazioni. In quest'ottica la medesima cosa avranno fatto sia i pre-greci del nord, quelli che ho definito i Tessali, sia la parte sud, che ho definito Troiani. La posizione di Ilio, col suo porto all'imboccatura dello stretto, può essere divenuta nel tempo sempre più gravosa nei confronti delle navi achee fino a minacciare un possibile blocco dello stretto.
Nell'epopea la causa è un'altra, come abbiamo visto, ma nasconde una lettura altrettanto, anzi squisitamente politica, non meno importante e interessante.
Nella società descritta da Omero, ma non solo da lui, il potere regale passa per via femminile, in conformità a quanto accaduto fin dalla preistoria in varie parti del mondo. Cito per antichità i Sumeri presso i quali la regalità promana direttamente dagli Dei, nel periodo antediluviano, quando gli Anunna stessi regnavano sulle città, sia i maschi sia le femmine, ma in seguito, quando i re sono umani, la regalità è un attributo di Inanna. Come altro esempio greco c'è la storia di Edipo che ottiene il trono sposando Giocasta. In Omero poi Odisseo riconquista il suo ruolo regale quando Penelope lo riconosce, ma del resto Odisseo ottenne ai tempi il trono di Itaca sposando Penelope, che a quanto si capisce doveva essere la figlia di qualche importante re del continente a cui apparteneva anche l'isola di Itaca. Come esempi possono bastare.
Se accettiamo questa realtà non solo come poetica ma anche storica, e non vedo motivi per non farlo, allora la perdita di Elena da parte di Menelao assume tutt'altro significato che quello di una questione di corna. La regalità di Lacedemone è in possesso di Elena, stirpe di Zeus come si è detto, il re sarà un uomo poiché a lui spetteranno il governo, la giustizia e la guerra, ma la legittimità del soglio deriva dalla volontà di Elena di scegliere uno sposo.
Quando dunque Elena abbandona Menelao per il bel Paride, porta con sé la regalità su Lacedemone. Teniamo presente che la divinità più importante di Sparta era Afrodite, cui Elena è connessa.
Il rischio per Menelao, ma anche per tutti gli altri Achei, è che un giorno Paride, dopo aver sposato Elena, per esempio dopo la morte di Menelao o attraverso qualche via giuridica che ci sfugge, si presenti, accompagnato dai Troiani s'intende, a reclamare per sé e per Priamo il trono di Lacedemone. Si sarebbe a quel punto aperta una frattura con Agamennone, fratello di Menelao e re di Micene, la più importante città micenea. Ma di più avremmo avuto uno sconfinamento del potere dall'Anatolia nel cuore della Grecia
Aprendo una parentesi storica, si può rilevare un anacronismo in Omero perché all'epoca dei fatti di guerra, se si tiene buona la datazione del conflitto alla distruzione di Troia VI o VIIa cioè intorno al 1260-1200 a.c.. In quell'epoca infatti  la città egemone del mondo Miceneo era già divenuta Tebe. Nell'Iliade e nell'Odissea di Tebe si parla poco e sempre per miti passati. Comunque sia, per i Greci storici la Guerra di Troia era davvero avvenuta e senza dubbio costituiva uno dei capisaldi della loro storia. Tucidide, che è l'inventore del metodo storico proprio, su cui fa ampio preambolo nella " Guerra del Peloponneso ", dice che quest'ultima fu la più grande guerra dopo la Guerra di Troia. Da ciò si evince che per lui, ma direi per tutti, che la guerra sia davvero avvenuta e che i popoli che vi parteciparono siano storicamente comprovati e perciò in questo caso sarebbe vero che alla Guerra di Troia hanno preso parte in pratica tutte le città greche: sarebbe stata sul serio la più grande guerra greca. 
Conferma testuale dell'ipotesi sulla regalità di Elena la si ha nell'episodio in cui Achei e Teucri decidono di risolvere la guerra (probabilmente è un episodio che successe al primissimo inizio del conflitto e non quando è narrato nel libro) con uno scontro a singolar tenzone fra Menelao e Paride. Qui si intravvede sia il logico tentativo di dire ai due protagonisti di risolversela fra loro, senza ulteriore fatica e spargimento di sangue (e così ci sta bene in quel punto del libro) sia come primo atto formale in cui Menelao, appena sbarcato, sfida Paride per riprendersi la regina e la regalità, prima che sia troppo tardi. Lo scontro in effetti è accettato dalle due parti, ma quando Paride si vede di fronte Menelao incazzato nero se la fa addosso. Gli altri entrano nello scontro per difenderlo e comincia una battaglia: la guerra continua oppure, se siamo agli inizi, comincia.
Vediamo allora la situazione strategica che si può estrarre dai versi di Omero, quelli dell'inizio del poema fino alla lite fra Achille e Agamennone compresa. Anzi è proprio da questa litigata che si comprende come stavano le cose in quella guerra.
Partiamo da quando gli Achei arrivano in Troade. Probabilmente i Troiani si aspettavano un tentativo di assalire e distruggere il porto. Gli Achei invece preferiscono sbarcare in tutta sicurezza un po' distante dalla città e acquartierarsi avendo fra sé e la città, che è sulle alture, la pianura e il fiume Scamandro. Gli Achei dunque non impostano la guerra su uno scontro in mare in cui evidentemente ritengono i Troiani più forti.
Del resto Ilio è in una posizione egregia per difendersi: è sulle pendici delle collline, ha in mezzo alla pianura il fiume, gode di abbondanza di acqua avendo fonti e pozzi nelle sue vicinanze, ma soprattutto i suoi alleati dell'entroterra possono rifornirla di viveri e di ogni cosa, oltre che partecipare agli scontri.
Dunque, a parte una soluzione d'onore fra i due contendenti per la bellissima Elena,
la guerra appare da subito lunga. Nella lite fra Achille, offeso perchè Agamennone, che è il capospedizione (in qualità di re della città più importante e parente della parte lesa) gli ha dato come bottino Briseide e poi se l'è ripresa. Il pelide accusa di questo e altro il re miceneo: egli afferma di essere quello che più di tutti sta facendo la fatica e non ostante ciò non è considerato con giustizia nel momento della spartizione del bottino. Ma a quale bottino si riferisce Achille se Ilio non è ancora stata conquistata?
Lo spiega lui stesso. Quando ritorna dalle spedizioni contro le basi troiane sulla costa o dalle loro isole, stanco e nauseato dal sangue che ha sparso, mai dal capo spedizione c'è una parola di stima o un regalo particolare.
Achille in quanto Tessalo 'deve' partecipare alla guerra, per quel che si è detto prima, ma uno se lo immaginerebbe combattente contro la città o i Teucri. Però, a quanto si capisce, i Troiani hanno scelto la tattica di farsi assediare, con i vantaggi logistici di cui possono disporre, e tentare solo a momenti dei tentativi di sortita.
Allora la strategia degli achei è di infliggere quanti più danni possibili alle loro basi navali, danneggiando così sia il traffico dei loro clienti, che è loro necessario per rifornirsi tramite i loro alleati, sia compromettendone la tenuta nel tempo. Questa strategia è fatta di innumerevoli spedizioni contro le basi troiane e impegna gli achei per molto tempo (le vicende dell'Iliade si collocherebbero al nono anno di guerra). Spetta al tessalo Achille e ai suoi Mirmidoni questo gravoso compito perché la guerra riguarda i Tessali in modo particolare. Storicamente i Tessali sembrano il popolo egemone della migrazione indoeuropea, almeno dal lato settentrionale, in seguito non manterranno più questo ruolo a vantaggio di alttre città, ma nel racconto del divenire di una nazione hanno questa primazia. Achille e i suoi hanno il grosso della fatica perché combattono per la supremazia della parte nord dell'Egeo e, in senso mitico poetico ma anche politico, per la supremazia del gruppo greco rispetto a quello anatolico. Ciò crea il legame con l'intero divenire storico dei Greci e giustifica l'importanza che quei fatti di guerra hanno presso l'intera Ellade. 
Noi oggi conosciamo questi fatti nella versione ateniese dei poemi di Omero, ma di  certo sappiamo esserci state le cosiddette piccole Iliadi, una per esempio è diventata l'inno a Afrodite degli Inni Omerici. Ma soprattutto c'era il corpus della tradizione orale dei cantori.
Alla discussione fra Achille e Agamennone segue la famosa ira del pelide che costituisce una novità nei rapporti di forze, poiché a un tempo viene a mancare il guerriero più forte e il popolo più numeroso e nel campo Acheo la divisione scorre senza ritegno. Questo avvenimento ispira i Troiani a tentare di forzare l'assedio, e il poema comincia con le sue gesta degli eroi.


R.P.

 Posteris memoria mea

renatus in aeternum 


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