Abbiamo visto che un modo di classificare e descrivere le architetture è il sistema costruttivo, ossia l'insieme di materiali che sono utilizzati per costruire l'edificio. Perché questo sistema è importante? Perché i materiali, opportunamente modellati, vanno a definire gli elementi edilizi e nel nostro caso architettonici. Vale a dire che essi saranno le parti che assemblate conformeranno l'architettura. Conformeranno l'oggetto architettonico sia dal punto di vista della forma sia dei concetti che vogliono esprimere. Un semplice edificio si conforma solo per l'espletamento di una funzione ossia il soddisfacimento di una necessità, l'architettura deve necessariamente avere delle connotazioni di valore poetico.
Ho già detto della relazione fra necessità → requisito → funzione quando ho parlato dell'architettura moderna. In sintesi il soddisfacimento di una o più necessità determina i requisiti della parte architettonica ed esprime la funzione che quella parte deve avere: ne consegue poi la soluzione formale. Ciò non significa che prima dell'architettura moderna non esistessero le funzioni o i requisiti funzionali, perciò il discorso vale in assoluto, ma non lo affronterò in questa sede, perché la sola risposta al rapporto sopra scritto non è sufficiente a definire un'architettura.
Tornando agli elementi architettonici conviene però affrontare il discorso esaminando i sistemi strutturali cioè le parti che sostengono l'edificio.
Abbiamo visto che il sistema strutturale più antico e spontaneo è il sistema architravato. Questo sistema consiste di due elementi verticali che sorreggono un elemento orizzontale.
All'inizio, e per molto tempo, l'unica era conficcare i ritti verticali nel terreno e appoggiarci sopra l'elemento orizzontale. In statica si dice 'semplicemente appoggiato'.
Qual è quindi il primo elemento architravato? Il trilite. Due massi verticali sul terreno che ne reggono uno appoggiato. Naturalmente si possono erigere quanti triliti servono.
È il trilite un'architettura? Sì, e vi spiego perché e anzi come sia una delle architetture più importanti.
Se dico trilite a tutti viene in mente Stonehenge. Benissimo: è correttissimo. Ma prendiamo solo un trilite di Stonehenge tralasciando tutto il resto del complesso.
Immaginatevelo in mezzo a una radura.
Con fatica rizzate una pietra, poi l'altra e con ancora più fatica ci poggiate sopra la terza orizzontale.
Vi accorgerete che mentre le pietre verticali non hanno nessun problema a reggere quella sopra, la pietra orizzontale non potrà essere lunga quanto si vuole anzi vi costringerà a mettere i ritti piuttosto vicini fra loro. Altrimenti si spezzerà a metà. È un problema che vi conviene conoscere e risolvere se volete avere un futuro da architetto... anzi se volete avere un futuro da vivo.
Allora, misurate l'altezza del ritto e la distanza fra i due ritti tale per cui siete sicuri che la pietra orizzontale non si spezzi. Ci sarà sicuramente un intorno di questa dimensione ma non sarà molto ampio. Ciò dipende dal fatto che la pietra non resiste altrettanto bene alla flessione, che è lo sforzo maggiore nella pietra orizzontale ͜ quanto i ritti allo sforzo di compressione ↓ . In base alla pietra che usate lo spazio vuoto fra i ritti sarà un po' più grande o piccolo, ma non sarà mai ampio. Dunque avrete un'altezza a e uno spazio vuoto, detto luce, che sarà l. Scrivete la frazione a/l che sarà il rapporto o la proporzione fra altezza e luce. A quel punto potrete decidere qual è il rapporto che ritenete più bello, più giusto, più efficace et cetera. Cioè conformerete sulla base di alcuni requisiti formali il rettangolo che deriva fra i tre massi. E già siete in pieno nell'architettura.
Poi osservate il vostro capolavoro e vi renderete conto che potete passare sotto l'architrave e questa è una funzione primaria dell'architettura. E ci potete andare sia in un senso sia in quello di ritorno. Già ma ritorno da dove o da cosa? Allora potrete definire una parte di prato come 'fuori' e quella dopo la porta come 'dentro'. Cioè avete definito una qualità dello spazio circostante.
Se posizionate il trilite verso il punto in cui sorge il sole all'equinozio di primavera o stabilite che passare per quella porta produce simbolicamente un cambiamento in voi o altre considerazioni di questo genere vedrete questi tre sassi in modo diverso da prima e non più solo secondo la loro configurazione geometrica e vi diranno qualcosa.
State usando il materiale, la forma, la geometria reciproca delle parti per esprimere qualcosa che rimarrà lì in quella posizione e in quel modo potenzialmente in eterno (almeno questa deve essere la vostra intenzione).
Questa è l'architettura.
Quando comincerete a vedere le tre pietre come le prime tre lettere di una parola e di un discorso, comincerete a pensare a esse come tre elementi operabili, o sia comincerete a fare considerazioni non solo sul loro rapporto strutturale ma anche sulla forma di ognuno di essi. Forma- espressione: ormai dobbiamo pensarla così.
La luce determinerà lo spazio vuoto, vorrete ridurre la dimensione dei ritti, o farli di una forma significante: quadrati, tondi, con sezione non più casuale ma voluta, costante o mutevole al salire dell'altezza. Stesso per l'architrave che comincerete a chiamare trabeazione.
Ecco adesso possiamo tornare al sistema costruttivo.
Prima però un avvertimento: conditio sine qua non per non sparare minchiate e rompere la medesima a chi ha studiato seriamente Architettura:
“ Non studiate l'architettura su Wikipedia ”.
Tornando appunto ai nostri materiali vediamo come essi hanno generato gli elementi del sistema architravato.
Pietra: valga quanto detto finora ma in seguito avremo pilastri, colonne e trabeazione (e tutto il resto dell'architettura). La chiusura fra le strutture (i pieni) sarà in pietra dunque un muro di pietra. Il muro di pietra può sostituire i pilastri come ritti quindi va annoverato fra le parti strutturali.
Legno: i ritti sono pilastri e la trabeazione è una semplice trave (ricordate sempre la capriata perché la possiamo vedere come una specie complicata di trave). I tamponamenti saranno in legno o in laterizio ma non sono una parte resistente cioè non sono una struttura. Quindi non abbiamo muri di legno, ma solo pareti. Si intende: muro architettonico, non venitemi a dire che se pesa almeno 17 kg/mq è per legge un muro perché comunque è una parete o tamponamento. Col legno saranno fatte un po' tutte le parti dell'edificio anche se da un certo periodo al legno si affiancherà il laterizio, per esempio le tegole che possiamo trovare anche in pietra (ardesia o altra pietra leggera e facilmente tagliabile). Per questo vi ho detto che era meglio affrontare il discorso come sistemi strutturali.
Laterizio: avremo più frequentemente muri di mattoni pieni ma non è infrequente, anzi, avere pilastri di mattoni pieni e persino colonne (la colonna è sempre tonda se ha un'altra sezione è un pilastro). Le strutture orizzontali saranno travi in legno. La capriata la si può considerare sia come struttura sia come elemento portato: se il tetto è equiparabile a un solaio allora è una struttura, se non è calpestabile ma solo una copertura allora è un elemento portato o corpo di fabbrica. Ma non è necessario perdersi in queste definizioni edilizie.
L'accoppiata laterizio e legno è il sistema costruttivo che nella storia dell'architettura è stato il più frequente. I motivi sono anche qui di resistenza: il muro di mattoni è più resistente alla compressione e il legno è il materiale più elastico alla flessione prima dell'arrivo del calcestruzzo armato e del ferro. Ovviamente il muro può essere di pietra e le travi di legno.
In effetti una trave può essere solo di legno oppure di pietra, nei limiti detti, non sarà mai di mattoni e questa è una considerazione da tenere presente quando parleremo di sistemi archivoltati. C'è solo un caso in cui i mattoni formano una struttura: la piattabanda cioè la piccola trave di una finestra. Appunto per luci molto limitate.
Calcestruzzo: se non è armato o sia è conglomerato cementizio, è un muro di calcestruzzo, ma lo usavano solo i romani. Se è armato cioè contiene annegato il ferro è un muro o setto di calcestruzzo armato. Le travi sono nel primo caso di legno e nel secondo in calcestruzzo armato, ma il sistema strutturale si chiama a telaio e non architravato. Il nome cambia in base al tipo di vincolo statico che unisce pilastri o muri e travi. Questo che vi sto dicendo non è una lungaggine ma è importante quando parleremo di linguaggio architettonico. La trave di legno appoggia semplicemente sui ritti (toglie un grado di libertà nello spazio) la trave di calcestruzzo armato è incastrata coi pilastri o coi setti (toglie i tre gradi di libertà).
Tamponamenti in quello che vi pare.
Ferro: pilastri e travi sono tre pezzi di metallo, con sezioni caratteristiche a I H ecc... , uniti da chiodature o saldature o a vite e bullone. Il metallo è isotropo cioè resiste in egual modo agli sforzi in ogni direzione quindi concettualmente è un vero e proprio telaio. Non dite la stessa cosa del calcestruzzo, cioè che è isotropo, perché cambia proprio la forma e la dimensione del ferro contenuto nel conglomerato in un pilastro o in una trave.
Tamponamenti in quello che vi pare anche se è classico trovare il ferro associato al vetro.
Esistono altri tipi di forma nel calcestruzzo armato o nel ferro, per esempio la travature reticolari ma in architettura sono poco utilizzate tranne che nei deliri degli ultimi decenni.
Parlando di sistemi strutturali (quali strutture ci sono) e sistemi costruttivi (quali materiali si usano) è stato inevitabile parlare di tecnologia, ma non mi sembra niente di impossibile da capire.
Torniamo al nostro trilite. Abbiamo visto che è già un'architettura, anzi fra le più importanti. Abbiamo anche detto che questo sistema architravato può essere composto da vari elementi differenti per forma e materiali.
La domanda è: ce n'è uno che sia meglio degli altri? Cioè c'è un modo di costruire un'architravatura che sia migliore, più perfetta delle altre? La risposta è naturalmente no, ma la domanda non è senza senso.
Abbiamo molti modi di costruire un sistema architravato, ma la cosa che li accomuna tutti, e che ne dà la definizione, è che c'è quella forma complessiva di un rettangolo formato dai due ritti e dalla trabeazione e dalla luce che essa comprende. Dunque è il concetto di architravato che è importante in ultima analisi.
Come terzo passo può bastare.
R.P.
Posteris memoria mea