domenica 23 aprile 2017

Sakura


San Giorgio 2017

Il Pan de mei, dolce tradizionale milanese per la festa di San Giorgio. Si accompagna con la panna o liquida, da pucciarli dentro, o montata
Ci viene detto, dalla critica letteraria, dei significati profondamente cristiani e morali dell'istituzione della cavalleria medievale. Un cavaliere investito doveva agire per la difesa della fede, della giustizia, per i diritti della vedova, dell'orfano e del proletario... Quest'ultima cosa per la verità ce l'ho aggiunta io, ma c'entra.
Se però andiamo a leggere i poemi che trattano della cavalleria, e che dobbiamo immaginare la raccontino così come essa era colta nella realtà, procedendo questi testi dalla Chanson de Roland (già trattata in un bel post di questo blog) a L'Orlando furioso o alla Gerusalemme liberata, passando per Morgante e per il meraviglioso Inamoramento de Orlando di Matteo Maria Boiardo, essa ci appare in vero diversa.


Tutti i paladini e cavalieri sono d'accordo in generale su una specie di codice d'onore dei cavalieri, che in ogni caso pertiene soprattutto i loro scontri.
L'elemento che però appare decisivo della loro azione, del loro dovere in quanto cavalieri, è l'essere al fianco del loro signore e condividerne il destino. Morirne a lato, per citare un bel verso di Tasso. In perfetta aderenza del carattere di fede come alleanza politico militare, di cui s'è trattato in due post di questo blog: uno è quello della chanson de geste già citata, l'altro in margine a questo primo post.
Ma allora mi chiedo: questa idea di morire per il loro signore non è la solfa che ci propinano come etica del samurai (parola errata che andrebbe sostituita con bushi) e che deriverebbe dall'incontro fra l'etica confuciana e la filosofia del buddismo zen?
Noi sappiamo che l'arte di fabbricare le lame, i giapponesi l'appresero dai cinesi e la perfezionarono dalla conoscenza delle lame di Toledo. Fosse che anche la morale del fiore del ciliegio (sakura), che cade senza rimpianto per il suo signore, sia di derivazione del corrotto e ormai senza storia occidente?
Ci dicono invece che nasce da quei giapponesi un po' sciroccati, che in nome di un Nirvana, non meglio identificato, decidono che la vita non conta un cazzo: roba loro che non ci riguarda. Ma che noi importiamo per fare i fighi, per atteggiarci a guerrieri, per far vedere che siamo veri maestri di arti marziali.
Tanto: quando mai ci chiederanno di sfiorire come il ciliegio per il nostro sire? Non succederà mai: il nostro sire ci deve vendere gli i-phone, o come cazzo si chiamano, e dobbiamo essere vivi e rincoglioniti per rispondere fascisticamente: presente! E' la solita storia di fare il frocio col culo degli altri.
Ariosto era un reazionario perché sosteneva la sacralizzazione dell'aristocrazia europea dell'epoca, mentre Boiardo la rendeva transeunte con la lettura moderna e libera dei suoi paladini, eroi epici di un re nudo. Che pagine letterarie stupende i duelli fra Orlando e Rinaldo a suon di insulti, giustificati da qualche ‘fatasone’, naturalmente… E poi c’è il coglione di turno che dice che Boiardo usava un italiano rozzo e dialettale: che povero pirla!
E c'è da chiedersi: con quale Estensi aveva a che fare Boiardo e con quali Ariosto?
Pro bono malus, concludeva Ariosto e aveva ragione!

Chiudo con un fermo immagine della mia amata Setsuko Hara in La figlia del samurai, dolcissima teen ager, mentre si allena con un maestro di katana jutsu difendendosi con una naginata.
Ma che ne sapete voi?

Setsuko Hara ne La figlia del samurai