Non
guardo più la televisione da, credo, quattro anni e vivo meglio, da quel punto
di vista.
Capita
che il televisore sia acceso soprattutto all’ora di cena e non si sa mai cosa
vedere. Meglio così: si comincia a commentare con un pretesto e si continua con
discorsi propri. Tanto se si ascolta ci si incazza solamente.
Ieri non faceva caldo, finalmente. Io odio l’estate, ma questo è un altro discorso.
La
televisione è accesa, di solito alla domenica sera ci vediamo un atto di
un’opera o di un balletto, ma non sto molto bene e ho preferito non mangiare e
saltare un turno. Su uno dei canali rai, fanno un programma in cui sento che
parlano del palazzo ducale di Mantova. Ne vedo un pezzo.
Parlano
dei Gonzaga e della celeberrima ‘ Camera degli sposi ’ di Andrea Mantegna.
Sotto le immagini riconosco subito la musica di Claudio Monteverdi. Commento
con mia sorella che fra le due opere d’arte ci saranno quasi due secoli, ma non
è strano: capita spesso data la difficoltà di trovare musica rinascimentale. In
fondo Monteverdi è un buon compromesso.
Il
programma è di quelli che vanno oggi: quattro balle sul gossip dell’epoca e un’interruzione,
perché si sa che il tempo di mantenimento dell’attenzione televisivo, per
adulti istruiti e con interessi artistici, è valutato sui dieci minuti, non
più.
L’intermezzo
vede due musicisti, uno alla tiorba e l’altra al basso di violino. Penso che al
tempo della ‘ Camera degli sposi ’ né la tiorba né il basso di violino esistessero.
Rispunta
il tipo che parla e dice “ ... il musicista che vogliono i Gonzaga è Claudio
Monteverdi ... ”.
Monteverdi
ha lavorato senz’altro a Mantova, ma cacchio non all’epoca di Mantegna!
La
‘ Camera degli sposi ’ fu realizzata fra il 1465 e il 1474, Claudio Monteverdi nacque a Cremona nel 1567
e morì a Venezia nel 1643. Fra la data di nascita della Camera e quella di
Monteverdi ci sono cent’anni, fra il completamento dell’affresco e la morte di
Monteverdi ci sono 169 anni. Vabbe’ a occhio ho esagerato, non sono duecento
anni, ma non esiste certo nessuna contemporaneità.
E lì m’incazzo... Perché il commentatore non ha
detto una parola per collegare il grande affresco con l’arrivo a Mantova del
grande musicista cento e cinquanta anni dopo. Non ha detto nulla su cosa è
successo, almeno nella famiglia dei Gonzaga, in un secolo e mezzo. È saltato da
una all’altro, sorvolando sulle date e di fatto stabilendo una legittimazione
artistica e culturale dell’abbinamento assolutamente non giustificata. Così
passa la nozione che i due eventi siano contemporanei e in qualche modo legati.
Non intendo sostenere che non sia gradevole far
scorrere le note di Monteverdi sotto le immagini di Mantegna: Monteverdi è
sempre ben accetto e come musicista fra tardo rinascimento e barocco ci può
pure stare. Voglio dire che non si può essere così faciloni e spacciare per
contemporanei due fatti artistici che sono separati da un secolo e mezzo (e che
secolo e mezzo!) e in senso stretto indipendenti fra loro.
Quando Stanley Kubrick girò ‘ Barry Lyndon ’,
ambientato al tempo della Guerra dei Sette Anni (1756-1763) e successivi,
scelse come musiche per il periodo dell’ascesa sociale di Redmond Barry, che
sposa appunto Lady Lyndon, due temi: uno dal ‘ Barbiere di Siviglia ’ di
Giovanni Paisiello e la marcia da ‘ Idomeneo ’ di Wolfgang Mozart. Sono opere
dei primissimi anni ottanta. Kubrick purista e perfezionista, anche se il film
sarebbe stato un capolavoro anche con musiche anacronistiche che gli avremmo
perdonato senz’altro.
E se un regista si fa scrupolo di mettere solo
musiche del tempo, di più degli stessi anni dell’azione, non si dovrà fare
scrupolo, un commentatore televisivo, non dico dello stesso purismo ma almeno
della correttezza della sua informazione? Sia pure in un programma divulgativo
(ormai ci sono solo quelli...) ma che affronta temi culturali in un canale che
si dice culturale?
Certo Kubrick voleva realizzare un film che passasse
alla storia del cinema e c’è riuscito, direi che è passato anche alla storia
dell’arte a pieno diritto. La rai voleva fare un programma divulgativo e basta,
per bamboccioni ignoranti e con problemi di deficit cognitivo (ormai ci sono
solo quelli...). Ma divulgare è sinonimo di spacciare false nozioni? Oppure
fare una corretta informazione almeno, dico almeno, quando si parla di arte e
di cultura in genere, non interessa? Una corretta informazione politica... non
si osa sperarla nemmeno più. Ma almeno quando si parla di arte, di musica, di
qualcosa che assomigli alla cultura...
Certo se i campioni della divulgazione (quanto mi
sta sulle palle questa parola!) sono Dario Fo e Benigni, il discorso è chiuso.
Ma un momento... Fo che parla di Mantegna e
Caravaggio magnificando il ruolo dei “banchieri dell’epoca ”, sua definizione,
nel ruolo di committenti e Benigni che violenta Dante (l’avessimo letto così a
scuola ci avrebbero preso a schiaffi o no?) per portare acqua alla sua parte
politica col metodo dei due versi e propaganda travestita da commenti e
spiritosaggini...
Forse non è un caso... e forse (dubitativo retorico:
s’è capito?) non è nemmeno un epifenomeno indipendente dalla disinformazione
politica ed economica... Mmhh... il dubbio m’assale...
Come diceva il Manzoni, che è quello che ha fatto i
Vitelloni, “ai poster l’ardua sentenza. ”.
Monteverdi " posterizzato ", 'na roba alla Andy Warhol mica pizza e fichi...