Mi
sono chiesto di cosa sia morta l'architettura, anche per avere una
risposta riguardo a tutte le altre arti. Non tanto perché è
morta, magari nel corso del post ci arriveremo, ma di cosa è
morta.
Come
facevo notare nel post “Quiz a premi” l'architettura si è
sviluppata dai tempi dei Sumeri fino a ieri con lo stesso linguaggio
logico, non con la stessa lingua naturalmente.
Questo
permette, non ostante appunto i linguaggi differenti, di accostare
fra loro le architetture le più distanti nel tempo e nello spazio.
Se
ne sono accorti anche i linguisti i quali ci dicono come le lingue
del mondo, per quanto diversissime, debbano contenere alcuni principi
di analisi logica per essere comprensibili. E questo è stato notato
in tutte le lingue esistenti. Ma non m'addentro in un campo che non è
il mio: il poeta è uno che lavora sulle increspature del linguaggio
e non sulla struttura, altrimenti è solo uno che prende per il culo.
Una
volta, quando ero laureando e vivaddio non avevo più il piano di
studio da compilare ogni anno, ci si avvicina, ero con i miei due
soci di università, una matricola alle prese col suo primo piano di
studio.
Costui
ci chiede consiglio: “Magari nel piano di studio posso non mettere
Storia dell'architettura, eh... magari non è poi così importante
per il progetto...” (le matricole dicono 'progetto' al posto di
'progettazione' o men che meno 'composizione' che, ma sono scusati,
non sanno nemmeno cosa sia).
Lo
guardammo con aria fra lo stupito e lo scandalizzato e rispondemmo
“Veramente è la cosa più importante!”.
Accortosi
di averla detta grossa conclude: “Allora le metto tutt'e due, prima
e seconda?”.
Chiosammo:
“Ci sono due annualità di corso, ma se ce ne fosse una terza
mettici anche quella”.
Perché
è così importante la storia dell'architettura per progettare?
Perché conoscendola si impara a riconoscere le invarianti
dell'architettura, o sia quegli elementi linguistici strutturali che
sono sempre stati dei punti di riferimento perché l'architettura
avesse un senso. Nel mutare delle forme c'è sempre stato un filo
ininterrotto che legava un'architettura alle precedenti e alle
successive.
Oggi
questo filo è venuto a mancare. Perché? Per una perdita di senso
delle forme, mi viene da dire. Vediamo se in seguito riuscirò a dire
qualcosa di più.
Torniamo
al come è morta,
facciamo questa operazione fra la dissezione anatomopatologica e la
necrofilia nella sua forma ormai nemmeno morbosa ma del tutto
occultistica.
Michiel van Mierevelt - Lezione di anatomia del dottor Willem van der Meer - 1617 |
Mi
viene questo paragone. Immaginiamo di avere una linea di evoluzione
biologica. Da un antenato comune, nel corso del tempo, alcuni
individui presentano delle connotazioni genetiche inedite e
favorevoli e si distaccano dal ramo di appartenenza e speciano. Il
ramo originario può continuare oppure estinguersi dopo un certo
tempo, questo dipende dal motivo per cui sono insorte le nuove
connotazioni genetiche. Se continua, lo stesso fenomeno avverrà
altre volte e lo stesso su quello della nuova specie e su tutti gli
altri. Avremo dunque forme di vita diverse e con evoluzione
differente. Ma se andiamo a guardare come è fatto il loro DNA lo
scopriremo quasi identico, tranne quelle poche diversità che danno
appunto origine alla nuova specie e poi, conservandosi alla specie di
appartenenza, in assoluto a quella forma di vita.
In
fondo è per questo motivo per cui possiamo raggruppare le specie in
insiemi più vasti abbastanza differenti da poter dire che quella è
una pianta, quella è una scimmia, quell'altro è un uccello.
Immaginiamo
che ognuno di questi insiemi sia un'arte: pittura, poesia,
architettura ecc... Dentro possiamo avere molte specie, ma queste
condividono un DNA comune che si trasmette immutato nella sua quasi
totalità non ostante ogni specie abbia delle caratteristiche
proprie.
Mettiamo
allora il caso che da una specie ne derivi un'altra. Per essere più
precisi sia dal punto di vista genetico sia da quello del mio
ragionamento, sappiamo che una specie non 'deriva' da un'altra.
All'interno della specie B compaiono nuove caratteristiche genetiche
che divengono insormontabili e incompatibili con la specie di
partenza A. Avremo quindi due specie: A e B. È il motivo per cui due
specie diverse sono infertili fra loro o, se la distanza non è
troppo grande, prolificano ma la prole è sterile o non sopravvive.
Se
da una specie se ne distacca un'altra e quest'ultima presenta delle
caratteristiche genetiche troppo grandi per ogni possibile confronto
con quella di origine si passa a un nuovo ramo evolutivo. La nuova
specie non si potrà più chiamare come una variazione della vecchia,
sarà un'altra cosa. Se le connotazioni genetiche sono insorgenti
senza motivo o vantaggio, la mutazione genetica è patologica e, se
non riesce a essere assorbita dal vecchio DNA, gli individui che la
possiedono muoiono o tutta la nuova specie si estingue, perché non
adattabile all'ambiente o non portante alcun vantaggio rispetto
all'ambiente.
Ed
è quello che spero avvenga a quella nuova cosa che ha sostituito
l'architettura. E lo spero anche per le altre arti.
È
come succede in quei film giapponesi in cui delle nuove specie
mostruose sono nate dalla contaminazione nucleare... Ecco, siamo in
una situazione simile. E non solo per l'arte, ma non vado oltre
altrimenti big G. si arrabbia (se n'è accorto anche Donald).
Quella
cosa che pur provenendo dall'architettura non ne condivide il DNA è
appunto un'altra cosa e non dovrebbe chiamarsi più architettura.
Vediamo
a una prima indagine che segni presenta il corpo della vittima, della
quale fortunatamente possiamo ancora ricostruire almeno la struttura
primaria del DNA.
Il
coroner è quello che è e ne verrà fuori la solita analisi fatta in
casa. Del resto amo avere salme in giro per casa... Questo è uno di
quei casi in cui una specie in via di estinzione disseziona una
specie morta, ma io parlo ormai dall'Ade e dunque la cosa non deve
stupire più di tanto. Fra un po' penso che mi meriterò almeno i
Campi Elisi o forse le Isole dei Beati. Per il momento, helas, è
dall'Ade.
Allora,
l'architettura è fatta di forme: non tutte le forme sono
architettoniche, mentre altrove lo potrebbero essere, per esempio
nella scultura (vedi il post “La ragione sociale delle arti”).
Fin da quando si conoscono manufatti architettonici questi presentano
delle forme che soddisfano un significato. O sia ci deve essere uno
scopo nell'architettura espresso da forme. Lo scopo non va confuso
con la funzione: è la ragione d'uso di quel manufatto. Se si pensa a
una tomba che contenga le ceneri del morto si capisce subito la
differenza.
Le
forme dell'architettura partono da alcuni principi invarianti: le
strutture in elevazione, la copertura, gli spazi geometricamente
definiti, la definizione di livelli diversi e il modo in cui sono
collegati, e altri ancora.
Si
dà il caso che le forme che esprimono questi principi, che danno lo
scopo del manufatto architettonico, abbiano sempre preteso di
descrivere con sincerità e i principi e lo scopo stesso.
Un
altro principio invariante dell'architettura e di formare degli spazi
idonei a esplicare uno scopo pratico. Se voglio conformare una sala,
questa può essere tonda, quadrata, rettangolare, esagonale... ma la
scelta della forma non sarà arbitraria bensì descriverà,
attraverso la sua fruizione, lo scopo della sala e le attività
materiali che lì si praticano. Casi in cui la forma non rappresenta
la ragione d'essere dell'edificio sono possibili ma vanno catalogati
come architetture sbagliate. Se per esempio decido di fare una sala
per un'assemblea plenaria non la farò a forma di stella: perché
nelle punte non è possibile vedere nelle altre, ma di più perché
la connotazione semantica sarebbe un luogo in cui si svolgono cinque
assemblee controllate da un unico punto panottico centrale.
L'assemblea dunque non sarebbe, ma al massimo esisterebbero spazi di
incontro sotto il controllo centrale.
Sul
piano del linguaggio architettonico, tante volte analizzato, non
sempre ci sarà il purismo di avere un elemento di linguaggio
'struttura' nel punto stesso dove in effetti c'è. Intendo con ciò
che, per esempio, dietro una lesena non ci sarà per forza un
pilastro o un ispessimento del muro per fini strutturali, ma una
lesena non starà mai dove dovrebbe starci un altro elemento di
linguaggio.
Se
in un edificio non si trovano locali rettangolari, ma anzi
quadrangoli irregolari, e di solito uno degli angoli sarà molto
acuto, ci si può scommettere: è più figo, non solo quella forma
renderà scomodo svolgere le funzioni per la quale è stata
disegnata, ma sarà contraddittorio con l'idea stessa di locale nel
quale si svolgono attività logiche secondo un criterio di
razionalità. Per la cronaca l'angolo acutissimo che finisce a
budello, in milanese si noma 'cantun de la pisa' (angolo, luogo della
piscia).
Se
invece questa forma è quella di un giardino non ci sarà nessuna
contraddizione, sia perché in natura la regola è che l'angolo retto
è in pratica inesistente sia perché la natura è uno spazio in cui
si svolgono le funzioni della razionalità naturale e non umana. Si
vuole affermare che uno spazio 'naturale' rende l'uomo naturale?
Allora occorrerà buttare i computer, le scrivanie, il televisore, le
penne, la carta igienica ecc... ma dopo servirà una casa?
Altro
esempio il cui ritrovamento non dà particolari difficoltà. In una
facciata il marcapiano indica appunto il piano, cioè indica che
tutti gli ambienti di quel livello stanno su quel livello (?:!). Se
si trovano facciate accartocciate o finestre con marcapiani
differenti fra una e l'altra si crederà che dentro i pavimenti sono
inclinati? O che la struttura sta cedendo? O che è una casa di
pongo?
Si
possono fare questi e molti altri esempi. Non vado oltre perché mi
sembra abbastanza chiaro, a buon intenditore. E potremmo affrontare
casi di composizione fra gli edifici.
Si
apre a questo punto la domanda sul senso di queste presunte inedite
forme.
Il
senso credo sia nel rincoglionimento in atto o voluto come scopo di
chi osserva o vive in queste cose erroneamente dette architetture. È
il solito fanciullesco far credere che tutto sia possibile nel magico
mondo di... (mettere nome a piacere purché schizofrenico con la
realtà e la possibile comunicazione che superi la monade). E che
questa sia la libertà, il nuovo, la modernità, il mondo senza
confini... anatomicamente siamo all'interno di un corpo opaco ai
raggi x altrimenti detto neoplasia tumorale.
Basta,
l'anatomia è finita perché il cadavere puzza troppo. In un post
passato ho messo l'immagine di “Accattone”, è il momento in cui
uno dei tre (ci sono Accattone, Cartaggine e il suo socio) si leva le
scarpe e Accattone commenta: “Ammazza: puzzi più da vivo che da
morto!”. Ecco quello che ignobilmente oggi si definisce
architettura puzza già da vivo, mentre l'Architettura è onorata di
incensi, fiori e profumi nelle Isole dei Beati.
Un
altro mondo che qui non fiorisce più. Dall'Ade è tutto per il
momento.
R.P.
Posteris
memoria mea