Propongo
alcune favole di Esopo per ricrearci in questi giorni estivi, a cui
ho cambiato il titolo e aggiunto delle immagini per farci su la
morale.
Prendo
il testo da: Esopo, “Favole”, trad. Elena Ceva Valla, 1°
edizione Classici BUR deluxe, novembre 2016.
L'arte
è sempre la celebrazione di un potere
Una
volta un leone e un uomo camminavano insieme e, discorrendo, ciascuno
dei due menava gran vanto di sé. Ed ecco, sulla strada, una stele di
pietra dove era rappresentato un uomo che strozzava un leone. L'uomo,
additandola al suo compagno : “ Vedi – disse- quanto siamo più
forti di voi! ”. Ma l'altro sorridendo: “ Eh, se i leoni fossero
capaci di scolpire quanti ne vedresti di uomini sotto una zampa di
leone! ”.
La
conquista dello spazio
Un
astronomo aveva l'abitudine di uscire tutte le sere per studiare le
stelle. Una notte che s'aggirava nel suburbio con la mente tutta
rivolta al cielo, cascò senza avvedersene in un pozzo. Mentre egli
si lamentava e gridava, un passante udì i suoi gemiti e gli si
avvicinò. Saputo il caso gli disse “ Caro mio, tu cerchi di sapere
quello che c'è nel cielo, e intanto non vedi quello che c'è sulla
terra ”.
Il
' piagnina '
Mentre
i buoi trascinavano un carro, l'asse strideva. Allora quelli,
voltandosi indietro, gli dissero: “ Ohi amico! Il carico lo
portiamo tutto noi e quel che si lamenta sei tu? ”.
Tempi
moderni
Una
vedova tutta lavoro aveva delle servette che svegliava d'abitudine al
canto del gallo perché attendessero alle loro faccende. Quelle,
stanche delle continue fatiche, considerando responsabile dei loro
mali il gallo, che svegliava di notte la padrona, pensarono che
conveniva tirargli il collo. Ma quando l'ebbero fatto, capitò loro
di peggio perché la padrona, non sapendo più l'ora della levata dei
galli, prese a svegliarle a notte più fonda per farle lavorare.
La
cacciata dall'Eden
Quando
Zeus ebbe creato l'uomo e la donna, ordinò a Ermes che li conducesse
sopra la Terra e mostrasse loro come potevano procacciarsi il vitto
scavandone il suolo. L'ordine fu eseguito. Ma la Terra, a tutta
prima, non voleva saperne. E quando poi Ermes la costrinse
all'obbedienza spiegando che si trattava di un ordine di Zeus: “ E
allora scavino pure quanto vogliono – dichiarò – ma me la
pagheranno con sospiri e lacrime ”.
Cromosoma
XX e cromosoma XY
Una
bella mula rimpinzata di biada si mise a scalpitare dichiarando ad
alta voce a sé stessa: “ Cavallo dal rapido piede fu mio padre, e
io son tutta lui! ”. Ma un giorno si presentò la necessità di
correre e la mula dovette farlo davvero. Quando ebbe finito la corsa
si sentì triste e le venne in mente, all'improvviso, che suo padre
era un asino.
Er
Libberismo
C'era
un uomo che aveva un asino e un cavallo. Un giorno che stavano
viaggiando per la strada l'asino si rivolse al cavallo: “Prendi un
po' del mio carico se non vuoi vedermi morto ” ma l'altro non volle
saperne. E l'asino stramazzò e morì, sfinito dagli stenti. Allora
il padrone passò sul dorso del cavallo tutto il carico e in più la
pelle dell'asino e il cavallo, piangendo, esclamava: “ Ahimè
disgraziato! Che cosa m'è mai successa, povero infelice! Per aver
rifiutato un pochino di quel peso, eccomi costretto a portarlo tutto,
e in più anche la pelle ”.
“
Il
lupo abiterà con l'agnello... ”
Una
volta fu eletto re un leone che non era né collerico né crudele né
violento, ma mite e giusto come un uomo. Sotto il suo regno fu
convocata l'assemblea plenaria degli animali, perché ognuno desse e
ricevesse scambievolmente soddisfazione dei suoi torti: il lupo con
la pecora, la pantera col capriolo, la tigre col cervo, il cane con
la lepre. Fu allora che il povero leprotto disse: “ Quanto ho
sospirato di vederlo spuntare questo giorno, in cui i deboli
avrebbero fatto paura ai forti! ”.
“
Sii
bella e taci! ”
Una
lampada ubriaca d'olio splendeva, vantandosi d'essere più luminosa
del sole. Si udì fischiare un soffio di vento, ed ecco che la
lampada fu spenta. Qualcuno la riaccese e le disse: “ Brilla, o
lampada, e taci. La luce degli astri non si eclissa mai ”.
" berran rugiada e mangeran speranza "
Sentendo
cantare le cicale, un asino, pieno d'invidia per quella voce
melodiosa, chiese loro che cosa mangiavano per poter emettere tali
suoni. “ Rugiada! ” risposero quelle, e l'asino, aspettando che
scendesse la rugiada, morì di fame.
Demografia
Una
colomba allevata in una piccionaia si faceva gran vanto della sua
fecondità. La cornacchia, dopo che ebbe ascoltato le sue
chiacchiere, le disse: “ Smettila di vantarti di questo, cara mia.
Quanti più figli metti al mondo, tanti più schiavi avrai da
piangere ”.
I
figli nella bambagia
Dicono
che le scimmie mettono al mondo due figli alla volta; uno lo amano e
lo allevano con ogni cura, l'altro lo odiano e lo trascurano. Ma
succede poi, per un fatale destino, che la madre, a forza di
abbracciare con appassionata violenza il prediletto, lo soffoca,
mentre il fratello trascurato diventa adulto.
Poesia
Un
amaranto cresciuto vicino a una rosa le disse: “ Che splendido
fiore sei tu! Ti desiderano gli Dei e gli uomini, e io ti invidio per
la tua bellezza e il tuo profumo ”.
“
O
amaranto – gli rispose la rosa – io non vivo che pochi giorni, e
anche se nessuno mi recide, appassisco; ma tu tu fiorisci e vivi
sempre così, in perenne giovinezza ”.
E
aggiungo qui un mio stornello:
Ah,
ho dimenticato un madrigale,
forse
è perché non so più contare,
o
forse era un destino fatale,
per
questo esitante mio pennello,
di
riparare con uno stornello:
Fior d’amaranto
la
vita corre dove soffia il vento
e
alla fine resta solo il rimpianto.
Per finire la festa metto una storiella che ho sentito qualche anno fa, non è di Esopo, ma potrebbe.
L'asino
e il maiale
Un
maiale, avvoltolato nel brago, oziava tutto il giorno e si ingozzava
di tutto quello che gli gettavano da mangiare. Vedeva davanti a sé
passare, più volte al giorno, un asino stracarico di legno, sacchi,
botti e ogni cosa. Avanti e indietro, avanti e indietro. Ogni volta
che passava, il maiale lo prendeva in giro “ Ah, che brutta vita che
fai! Sempre a lavorare e faticare, disgraziato... guarda me invece:
mangio e non faccio niente tutto il giorno ”. Una volta e due e
tre, sempre la solita storia ogni giorno. Finché, un giorno, stufo,
l'asino si girò e gli chiese “ Te non sei quello dell'anno scorso,
vero? ”.