Carissimi
anatroccole e anatroccoli, comprendendo nella nomea
ogni specie di bipedi in visione, oggi è il
terzo
compleanno di questo blog.
Il
2017 è l'anno in cui ho pubblicato il mio primo libro di liriche
“Nato di Marzo” e l'anno in cui questo volume è stato premiato
come vincitore della sezione Poesia Impressionista del Premio
Nazionale Leandro Polverini.
Io
mi sto divertendo a scriverlo questo blog e voi pare vi divertiate a
leggerlo. Ormai ho capito quali argomenti vi stanno più a cuore e
quali no, ma dovete capire che alcune considerazioni di carattere
politico sono una testimonianza, che devo dare in certi momenti, di
un disagio culturale e sociale mio ma non solo, poiché certi di
questi stanno avendo un boom di letture.
Piano
piano leggete anche quelli sull'architettura più specifica e non
solo quelli sulla storia dell'arte. Leggete anche quelli sulla
composizione architettonica per capire meglio, sono un po' meno
usuali ma basta un minimo d'attenzione in più e vi si aprirà un
mondo.
Anatroccolo/a
designa soprattutto l'appassionato/a di architettura, che grazie
anche a quello che trova nei miei post potrà diventare un bellissimo
cigno (ma deve volerlo).
Avete
un solo difetto: siete dei fifoni. Non ce n'è uno di voi che per
qualche via mi porti all'attenzione il suo apprezzamento o le sue
critiche. E sì che mi pare evidente che io sia una persona educata e
affabile (è una vita che me lo dicono tutti) anche se a volte faccio
dell'ironia o dico parolacce. E che i miei post, che non sono pochi,
contengano tanti spunti di riflessione e argomentazione.
Le
statistiche del blog dicono che è consultato e ha dei lettori
affezionati. È brutto però essere sempre osservati dal buco della
serratura. D'altra parte se non so chi siete, come tipologia non
m'interessano il nome e cognome, non so proprio come interagire con
voi. E lo vorrei, penso si capisca. Cos'è: siete tutti giovanissimi
e non volete parlare con quello che potrebbe essere vostro padre o il
prof? Non credo, ci sarà bene qualcuno un po' più maturo. E poi
comunque non sono padre e non più insegnante, se non qui. Dunque?
C'è
qualche problema tecnico? Fatemelo sapere. Non avete tempo? Auguri
per i vostri gravosi impegni. Vi spavento? Nooo... Siete abituati a
spolliciare e basta: like e dislike e via? Mandatemi segnali
sintetici, due parole. Siete abituati a trollare e avete capito che
qui non è aria per voi? Smettete di leggermi.
Anche
a me è capitato di mettere dei commenti da qualche parte ai quali
non ho ricevuto risposta, ma non mi sembra sia il mio atteggiamento,
ho già detto che risponderei a tutti.
Pensate
che oggi si vada solo di social del cazzo e il blog come social è
desueto, troppo riflessivo? E siete d'accordo che sia così? Se sì:
smettete di leggermi.
I
commenti, il rapporto umano diretto, sono l'unica cosa che manca
ormai al blog.
Comunque
ho la testa dura.
C'è
un post che non l'ha letto nessuno: “Al Andalus” è l'unico. Non
so perché. In quel post pubblicavo due video di Mozart, che non
potete perdervi nel modo più assoluto, e quindi li ripubblico qui
come festeggiamento: oggi è anche Sant'Ambrogio, o sia la festa di
Milano, il 7 di dicembre si mettono di tradizione le decorazioni
natalizie. Come saprete è anche il giorno dell'inaugurazione della
stagione del Teatro alla Scala. Dunque festeggiare con la musica è
appropriato.
Per
la verità c'è un'altra tradizione ben più antica per
Sant'Ambrogio: si mangia la gloriosa casöla
con la polenta. Nella polenta che avanza si mette un pezzo di
gorgonzola e si ricopre. Il formaggio si scioglie e si mangia condito
di burro fuso (soffritto con aglio e salvia o sciolto a crudo, a
piacere) e grana: una delizia. Io li accompagno col vino novello, ma
è una mia tradizione. Come dolce, il Panettone, c'è bisogno di
dirlo?
Ecco
i video con il copia e incolla.
'
Vi propongo due pezzi di Mozart che amo. Sono ambedue brani per
fiati.
Wolfgang
amava molto i fiati, tranne il flauto traverso, che odiava ma penso
fosse perché era di moda fra i nobili del suo tempo e temeva che
qualcuno gli chiedesse di suonare assieme. Avveniva spesso che i
musicisti professionisti facessero da comprimari ai nobili
dilettanti, così il primo violino teneva la viola accompagnando il
principe appassionato di violino ecc... Amava soprattutto il corno e
il clarinetto, che ha un'estensione maggiore dell'oboe classico.
Stimava i fagottisti (i 'mangialegno') perché erano il basso del
pezzo.
Il
primo brano è un estratto del secondo movimento del Quintetto per
pianoforte e fiati, del 1784, KV 452, composto a Vienna.
Nel
video il larghetto è in si bemolle maggiore, clarinetto e corno sono
in do maggiore.
Qualcuno
ritroverà l'antenato del “...♪♫ I can't help falling in love
with you ♫♪...” di Elvis Presley.
In
una sua lettera al padre Leopold, del 10 di aprile 1784, Mozart
scrive:
“ … Ho
composto 2 grandi concerti e poi un quintetto che ha ottenuto un
successo straordinario, io stesso lo considero come la migliore cosa
che abbia mai scritto in vita mia. È scritto per 1 oboe, 1
clarinetto, 1 corno, 1 fagotto* e il piano
forte*. Avrei voluto che voi aveste potuto sentirlo! E come è
stato bene interpretato! D'altronde (per confessare la verità) alla
fine mi sono stancato a forza di suonare e mi fa un onore non piccolo
il fatto che i miei ascoltatori non si siano mai stancati. … ”.
[*
in italiano nel testo]
I
due concerti nominati nella lettera sono quelli per piano, in si
bemolle maggiore KV450 e in re maggiore KV 451.
Se
vi è piaciuto e lo volete tutto, è qui
.
L'altro
pezzo è un estratto del secondo movimento del famoso Concerto per
clarinetto e orchestra, in la maggiore, KV 622, composto a Vienna nel
1791.
Quell'anno
Mozart ha la testa piena di note, più piena del solito intendo,
perché sta componendo “La clemenza di Tito”, “Il flauto
Magico” e il Requiem oltre questo grande concerto. Era felice
Wolfgang e non sapeva che quell'anno sarebbe morto.
Il
tema dell'adagio è molto simile a “Pupille amate” da “Lucio
Silla” messo in scena da Wolferl a Milano nel 1772. Questa opera fu
una specie di consacrazione di Mozart come compositore adulto, dopo
gli anni di bambino prodigio. Così ritroviamo lo stesso tema
all'inizio e alla fine della sua parabola esistenziale.
Non
mi stancherò mai di dire che “Lucio Silla” è un'opera
bellissima e di straordinaria importanza per la lirica italiana del
secolo successivo, anche se non mai superata ovviamente, con un gusto
milanese e scaligero che farà epoca, anche se poi così malamente
reinterpretato.
Suona
una dolcissima clarinettista islandese: Arngunnur Arnadottir.
Se
vi è piaciuto e lo volete tutto, è qui
. '
Un
bacio alle anatroccole e una virile stretta di mano agli anatroccoli.
Fine
del messaggio a reti unificate. Sigla.