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Altare di Pergamo - Atena |
Questo
è probabilmente il post più importante che ho scritto finora.
Chi
vive in Europa sente, credo, con maggior pesantezza la condizione
attuale poiché siamo all'interno della dittatura di sistema della
Unione Europea, ma le cose non penso siano diverse nel resto del
mondo. Mi riferisco a quella che si può definire la strategia
dell'istupidimento delle masse.
Per
definizione la massa deve essere istupidita per poter essere
controllata. Ciò può essere fatto con l'assenza di cultura o con
una cultura falsa che porti la gente a non avere più una mente viva
e critica.
Quello
che la cultura può dare, in sostanza, sono dei mezzi di
interpretazione maggiori. Non è tanto quello che si sa di più ma a
cosa serve quello che si sa in più. Nel primo caso avremo un fecondo
processo di evoluzione nell'altro scambieremo per cultura la semplice
partecipazione a un evento.
Fino
all'epoca contemporanea, allarghiamola alla fine del XVII secolo, il
ruolo cardine del controllo delle masse furono le religioni. Nelle
religioni alcuni elementi sono indiscutibili, sono atti di fede.
Basta convincere che l'ordine costituito sia diretta emanazione di
quei principi e le masse non oseranno nemmeno discutere.
Dalla
fine del '600 comincia a comparire un modo differente di argomentare
che sarà formalizzato nel secolo successivo. Questo metodo, che
potremmo definire razionale, poiché basato sulla ragione, sulla
logica scientifica, sul naturalismo, cerca di comprendere i fenomeni
e di conseguenza cerca di ipotizzare un nuovo modo di affrontare
vecchie e nuove tematiche.
Il
risultato è esplosivo. In un colpo tutto il sistema di logiche,
valori, prassi, indagine dell'esistente è travolto dal nuovo modo di
pensare. Questo dapprima si affianca alle religioni, ma dopo, forte
di un atteggiamento realistico e materialistico, si impone sulla mera
logica di fede. O meglio, la relega al suo giusto posto: quello di
convinzioni personali, legittime e libere, ma da svolgere nella
propria interiorità. Le religioni non riescono a stare al passo e
perdono il loro significato.
Questo
fenomeno si innesta su due altri di storica importanza.
Il
primo è il forte aumento della popolazione dopo la peste del XVII
secolo, che fu terribile: uccise più o meno la metà della
popolazione europea, laddove ci fu ovviamente. Questo aumento non si
è ancora fermato ed è causa di gravissimi problemi per il pianeta.
Io lo considero 'il problema', anche se, badate, non sono di quelli
che vorrebbero lo sterminio di due terzi degli abitanti della terra:
non diciamo cretinate. L'eccesso di popolamento del pianeta si
risolverà con pratiche anticoncezionali volontarie e soprattutto con
lo sviluppo economico e culturale dei paesi interessati da questo
fenomeno.
Il
secondo è un certo avvicinamento delle classi sociali che porterà a
un aumento delle persone istruite se non colte. Persone in grado
quindi di esercitare un ruolo di critica e di elaborazione del
pensiero. Questo invece, non solo non è un problema, ma forse la
nostra ultima salvezza.
Di
sicuro questi due fenomeni demografici portano al concetto di società
di massa e al problema del suo controllo come le religioni
controllavano i fedeli e i re i loro sudditi.
Questo
sistema di riflessione si afferma come 'pensiero laico'. Lascio come
al solito ai filosofi la disquisizione dei termini, credo di essere
ragionevolmente certo di usarne di comprensibili e non ambigui.
Naturalmente
non è che il pensiero laico sia infallibile e unico, si presta a
molte varianti e soprattutto si presta a essere utilizzato anch'esso
come funzione di controllo della massa. Non intendo dire che le
ideologie siano riassumibili solo nel ruolo di controllo, ma certo
questo uso fu uno dei più frequenti e anche vincente per esse
stesse. Un pensiero ideologico deresponsabilizza e conforma le menti
nel senso voluto.
Molti
sono anche tuttavia gli aspetti positivi di un'ideologia:
razionalizza il pensiero, lo focalizza, mette a disposizione una base
organizzata per discutere. Se il neo convertito all'ideologia vuole
discuterne...
Da
un certo punto anche le ideologie sono ritenute però inadatte al
controllo sociale, penso proprio per la possibilità virtuale di
discussione critica. Ovviamente non mi riferisco alla deriva
tirannica delle ideologie, ma a quella più sottile delle post
ideologie.
Allora,
riassumendo, le religioni dicono che il mondo è così e così perché
c'è qualcosa di superiore che le ha siffatte e che tali le vuole; le
ideologie affermano che il mondo è il risultato di dinamiche
sociali, politiche e economiche e suggeriscono il modo di cambiarlo
in meglio, secondo il loro meglio.
Insomma,
dicendolo alla milanese, ciapall de cu o ciapall de pee, ossia
prenderlo per la testa o prenderlo per i piedi, abbiamo un po'
esaurito le alternative possibili. Resta solo quella di inventare una
nuova religione o una nuova ideologia. Siccome le ideologie sono le
ultime nate, le hanno già inventate tutte o quasi, infatti si vede
come delle nuove religioni, da un certo punto in poi, parlo dal
secondo dopo guerra, hanno cominciato a nascere. Poi la religione ha
uno strumento in più rispetto alle ideologie (privilegio dell'età
più avanzata): il sincretismo.
Ma
non continuo su questo punto perché porterebbe fuori strada.
Dunque,
se eliminiamo le religioni e le ideologie cosa resta per il controllo
delle masse?
Il
nulla o il nichilismo della cultura per cui tutto è importante e
nulla lo è in definitiva. Dunque una cultura falsa, fatta di
conformismi, di buone intenzioni, di sensi di colpa (il più grande
strumento di potere), di parole vuote, di sviamenti etici ed
estetici, senza riferimenti oggettivi, senza la capacità critica,
senza la possibilità di argomentare né un dissenso né una reale
comprensione dei fatti e delle evenienze del mondo.
Penso
di essermi spiegato senza dover annoiarvi con mille esempi. Del resto
guardate la vostra vita e quella di chi vi sta intorno. Poi ogni
esempio porterebbe fatalmente a demonizzare un singolo aspetto a
scapito della visione complessiva cosa che è esattamente quella che
chi ci vuole controllare vuole che avvenga.
Però
un esempio di metodo si può fare. Fateci caso, nel modo di ragionare
di oggi ogni fatto è, per definizione, intrecciato con tutti gli
altri. È evidente che alcuni fenomeni siano connessi fra loro, ma
per la logica illogica di oggi ogni singolo fatto può essere letto
solo calandolo nel tutto, come metodo appunto, senza chiedersi se ciò
corrisponda al vero, se sia un buon metodo di analisi. Ma quanto fa
sentire individui che hanno contezza di quello che succede al mondo!
Poi, basta un maitre a penser (giornalista, filosofo, politico
ecc...) che dia le risposte che fanno stare bene e il colpo è fatto.
L'individuo si sente subito intelligente, libero da colpe, con tutto
il sapere e le risposte giuste. È la sublimazione dell'analisi
ideologica nella forma di religione laica.
Ma
il metodo dell'analisi (lo dice il nome stesso) è lo studio e la
comprensione di un fenomeno alla volta. In seguito possiamo
affrontare un insieme di argomenti dei quali siamo sicuri che siano
relati fra d'essi e di cui possediamo gli strumenti per la
valutazione e comprensione, e così via. Ma procedere allo studio di
un fatto, per giungere a una conclusione e poi passare rapidamente
alla 'teoria del tutto' è solo un affastellare argomenti e ragioni
per arrivare dove spesso sia la religione sia l'ideologia vogliono
arrivare: a confermare sé stesse.
Qui
la novità consiste che la conferma riguarda il nulla, il non
pensiero, o una cultura d'accatto, inesistente perché priva di ciò
che rende la cultura tale: la possibilità di formarsi un giudizio
autonomo attraverso una mente critica e non conformista.
L'obiettivo
diventa, per quanto detto fin qui, colpire la cultura come origine
del pensiero razionale.
Noi
oggi sentiamo forte il problema della cultura, chi è ancora vivo
dentro, chi non è ancora spento, perché siamo in una fase di
regresso.
C'è
un detto: follow the money, per capire i problemi. Be' bisognerebbe
dire anche follow the power. Bisogna capire sempre chi incarna il
potere perché uno dei compiti che si dà il potere è di controllare
le masse. Nel dopoguerra in Europa e Stati Uniti il potere è nelle
mani delle democrazie, che fatalmente si pongono il problema del
controllo sociale.
Io
definisco le democrazie dei regimi inclusivi, ossia sistemi di potere
che tendono a includere il più alto numero di persone, mentre i
sistemi totalitari sono esclusivi, cioè tendono a consolidare un
nucleo di consenso minimo utilizzando metodi spicciativi come
l'eliminazione dei dissidenti o attribuendo un grande potere ai
fedelissimi. È chiaro che le democrazie devono muoversi in modo
molto più cauto e sofisticato per convincere al consenso strati
crescenti di popolazione che avranno però idee e valori di
riferimento diversi.
Il
metodo che ha dato più risultati è il pluralismo delle idee. Una
democrazia funziona tanto più quanto consente e garantisce a
ciascuno di esprimere la propria idea e di sviluppare la propria vita
secondo i suoi ideali. Ma questo ha un difetto per il potere
democratico: lo rende più debole e più discutibile. Sarebbe
necessario per una democrazia avere dei momenti di ripartenza dei
valori e di slancio periodici. Ma questo aggraverebbe di più il
problema del controllo che sfugge, perché e molto difficile (sarebbe
in realtà inutile ma questo i governanti non lo capiscono perché
sono dei borghesi ignoranti) controllare delle menti sempre più
libere.
Allora
lo strumento che viene messo in atto è il più astratto di tutti,
ciò che non tocca gli obiettivi materiali di ciascun partecipante
alla società. Ricordate che una democrazia deve muoversi sotto
traccia. Ecco dunque, pienamente logico, l'attacco alla cultura.
Perché diciamocelo: senza cultura si vive lo stesso, senza
agricoltura no. Un attacco subdolo, ben calibrato, di lungo periodo,
piuttosto di costanza che di azione. Costantemente, un po' alla
volta, si istupidisce la gente e la si convince a seguire il gregge.
Come si dice: è il pastore che porta le pecore al macello.
Ma
una democrazia non può abiurare alla cultura, che è in sostanza il
veicolo che la ha portata alla vittoria, che ne ha decretato il
successo, che ne suggerisce la retorica. Pertanto il problema non è
quello, aperto e dichiarato, di abolire la cultura, di proibirla, di
rendere difficoltosa la sua frequentazione, piuttosto quello di
confondere le menti rispetto a ciò che è cultura. Secondo i metodi
che ho cercato di esporre all'inizio del post.
Un
esempio, di quelli detti di 'vita vissuta', può chiarire senza farla
troppo lunga. Quando insegnavo kenjutsu, avevo due allievi che poi
partirono per il Messico. Erano in realtà fra i primi a partire
dalla crisi, ma non importa ora. Un giorno un'allieva mi dice che li
ha visti una sera poiché erano tornati a Milano per fare certi
documenti per stabilirsi definitivamente in Messico. “ Perché,
sai, hanno aperto un centro culturale ” mi spiega la Francesca.
Conoscendo i tipi chiedo cautamente conferma “ Un centro
culturale?”. Risposta “ Sì... in realtà è un internet-cafè”.
“ Ahaaa...”.
Senza
dubbio in un internet-cafè si possono fare delle cose stupende, 'ma
anche no', come su internet si possono fare delle cose meravigliose
'ma anche no'. Però quello che è importante è la percezione di far
parte di un evento, magari di vuoto pneumatico, ma un evento che a
priori si definisce 'culturale'.
Non
basta perciò dire cultura, non basta organizzare eventi culturali,
dobbiamo riprenderci la vera cultura, che certo costa fatica e
attenzione, ma è l'unica oggi che forse può darci l'ultima
speranza. La cultura è la battaglia della vita. Ecco perché ho
chiamato il post “La madre di tutte le battaglie”. Senza la
battaglia culturale non potremo comprendere il senso di tutte le
altre.
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Altare di Pergamo - Ecate |
A
volte ci chiediamo, almeno io mi chiedo, cosa possiamo fare noi, da
soli, contro lo strapotere mendace dei media di regime (tutti in
pratica). Cosa contro lo svuotamento di significato e di potere
autentico delle istituzioni. Cosa contro la forza militare e di
polizia, il controllo delle nostre comunicazioni. E così via.
Ci
ho pensato e credo che l'unica cosa, la prima, la più importante che
possiamo fare è la battaglia della cultura. Riappropriarci noi
stessi per primi di una vera cultura, farci guidare da quella nei
nostri giudizi, metterla al centro delle nostre azioni private e
pubbliche. Tutte le nostre azioni, dalle più banali a quelle più
gravi.
Non
pensiamo che la cultura vada fatta da chi la sa fare, tutti noi
possiamo fare cultura, ognuno al suo livello. Nelle cose possiamo
farlo e nelle scelte. Basta di leggere i libri che sono belli solo
perché lo dice il giornale di regime, basta di vedere film che
segnano solo la lapide di quest'arte. Basta farci convincere, senza
essere intimamente convinti e sicuri delle nostre preferenze, da chi
ci propina un'arte imputridita. Basta credere a tutte le motivazioni
tanto belle su quello che ci succede intorno, anche se sentiamo che
qualcosa non va, intorno a noi e in quelle spiegazioni fasulle e
infingarde. Tutto è dettato dall'interesse, lo capite? Dal potere,
dai soldi, dalle amicizie utili e interessate, dalla carriera, dalla
paura, dal 'tengo famiglia'. Tutto è fatto ad arte per renderci
stupidi o rassegnati.
La
battaglia della cultura è l'ultima spiaggia che ci rimane, per loro
è la più dura da vincere poiché la cultura ha una forza che le
deriva dai secoli, e ne ha superate tante, ma tante. Per noi è
l'unica arma efficace, quella che possiamo controllare e che loro non
ci possono proibire perché sta dentro di noi. È come boicottare un
prodotto: la ditta che lo fa fallisce. Rifiutiamo la cultura falsa e
una falsa cultura e loro falliranno.
Dice:
non è facile. Certo che no. Quando insegnavo a progettare,
all'obiezione, dopo un suggerimento, “ ma così è difficile...”
rispondevo “ ma che gusto c'è a far solo le cose facili? quelle
che fanno tutti?”.
Ricordatevi
in ogni momento che se non volete morire dovete essere combattenti
della cultura, ogni cosa che fate deve esprimere il meglio della
vostra cultura. E se incontrate qualcuno che vi dirà che lui/lei non
ne è capace ditegli/le che si sbaglia, che gli/le hanno messo in
testa la sua incapacità. Siate seri nel vostro fare e fate il meglio
di voi e faremo sempre meglio. La cultura è evolutiva e voi sapete
che per me l'evoluzione è anche l'unica verità divina.
Combattete
la madre di tutte le battaglie: la guerra della cultura libera,
laica, logica, della ragione, del bello, del dubbio ecc... Aprite il
confronto soprattutto dentro di voi e poi con gli altri, non
arrendetevi, sarebbe diserzione. E scusatemi il tono da predicatore,
ma non ce la faccio più.
Grazie
alla decina di visitatori che ha letto questo post.
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Altare di Pergamo - Zeus |