Mi sono venute in mente due cose rileggendo i romanzi della mia Jane Austen. Il primo è che scrive di libri d'amore come scrivesse di libri gialli. La sua trama è pressoché sempre la stessa: è una storia d'amore o meglio è il problema di maritare le figlie, ma su quella trama sono poste continue variazioni, in parte dovute allo svolgimento del racconto, in parte per il passare degli anni e per il cambiamento che Jane fece come donna e scrittrice. Allora il romanzo parte sempre dagli stessi presuppposti ma poi si arricchisce di storie parallele, Austen lascia cadere degli indizi non sempre così evidenti, anzi certe volte nascosti, fa ipotizzare delle piste false in cui il lettore intuisce, gli pare di intuire, che fra due personaggi possa nascere qualcosa ma poi questa si rivela una falsa pista appunto, c'è attesa, suspence, episodi diversivi, necessità di fare il punto sulle indagini, ricerca delle prove dei sospetti.
Il secondo punto è che osservando i romanzi, benché siano dello stesso argomento e a volte succedono identici fatti (quelli di una storia d'amore), ogni romanzo ha una sua caratteristica peculiare.
" Ragione e sentimento " ("Sense and sensibility") è un fiume placido che scorre alla sua meta, coi suoi personaggi che sono quelli che appaiono, nel bene e nel male, sono onesti nel porgersi e lei è onesta nel farli agire. Esso è a mio avviso uno dei migliori, per la pacatezza e la ragionevolezza dello stile (tralascio, lo dico una volta per tutte, la nota sullo stile brillante, sulla perfetta resa dei personaggi etc... perchè sono comuni nelle composizioni di Austen, dico solo che la precisione con cui descrive i suoi personaggi, su come espone le motivazioni razionali o non razionali del loro comportamento, è tale per cui dovrebbero conferirle la laurea in Psicologia ad honorem, ante litteram, post mortem).
Di "Orgoglio e pregiudizio" ("Pride and prejudice") dirò abbondantemente fra poco.
" Northanger Abbey " è un romanzetto che fa la parodia ai romanzi gotici o noir, che fra l'altro erano una passsione di Jane, e da cui si può forse trarre lo stile più giovanile e istintivo di Austen ragazza.
In " Mansfield Park ", forse il suo capolavoro, arriva al virtuosismo, che ha le radci nel teatro, di scrivere un romanzo senza protagonisti, lo si potrebbe così chiamare, parafrasando Pirandello, poiché nessuno lo è a parte l'affascinante Mary Crawford, l'unica dotata di cervello che però sta lì a far quasi da testimone alla massa di fessi che si avvicendano nel libro.
" Emma" è invece il romanzo senza eroina, c'è un punto in cui si è portati addirittura a credere che la vera eroina non sia Emma, come in effetti non lo è, ma Jane Fairfax.
In " Persuasion " c'è la storia d'amore che poteva esserci e non c'è stata e l'affacciarsi (forse sarebbe stato il genere che avrebbe caratterizzato la produzione matura di Austen?) dell'amore che non nasce a prima vista, tipico dei romanzi sentimentali, ma il ritrovarsi dell'amore in due persone che il primo stadio lo hanno già provato e poi si rincontrano quando sono ormai maturi.
Questo connotare i romanzi giocando all'interno della tipologia è una manifestazione di genialità pura. Quando sarò morto, sulla nuvoletta, dopo averle doverosamente dichiarato il mio amore, lo chiederò a Jane.
L'ipotesi di " Orgoglio e pregiudizio " ("Pride and prejudice") allora qual'è?
È una mia ipotesi, illazione forse, ma la voglio dire: è il romanzo in cui i personaggi non sono buoni, non sono sinceri e sono imperfetti, è il romanzo dei 'fetenti'.
Non nel senso che siano dei mostri, ma che fanno tutto per un secondo fine, forse la loro imperfezione gli impedisce di accorgersene, fino a un certo punto. In ogni caso una sorta di istinto animale li guida.
In particolare ho trovato che il tanto declamato mister Darcy manifesti sintomi patologici di infantilismo e di difficoltà a esprimersi. Forse non a caso si imbarca sempre in discorsi filosofici. È egli un bravo ragazzo? Forse solo per l'abitudine a dover gestire il potere di fronte agli altri. È un uomo maturo? (ha ventotto anni, per l'epoca era già passato il tempo per esserlo definitivamente). Ma se è egli stesso che ammette di aver ceduto alla passione per Elizabeth contro voglia, ossia che il suo volere non ha potuto e saputo opporsi, e non gli sarebbe stato difficile. E Elizabeth è davvero così convinta quando dice di detestarlo? Non sa in fondo alla sua coscienza opportunistica che deve buttarsi sulla preda pià grassa e allo stesso tempo più facilmente gestibile in un futuro di moglie? E via discorrendo.
Mi limiterò a considerare solo le situazioni in cui Elizabeth e Darcy sono presenti entrambi e cosa si dicono o spesso non si dicono.
Una cosa vorrei dire, se qualche giovane, soprattutto le ragazze, mi legge. Imparate a conoscere Jane Austen leggendo i suoi libri, si impara tantissimo: sui sentimenti, la psicologia, la drammaturgia, lo stile letterario... Leggete i suoi libri, non tirate delle conclusioni sulla base dei film.
Cominciamo con cosa succede a mister Fitzwilliam quando si trasforma in mister Darcy. Do per scontato che il lettore abbia letto il libro, dunque non lo riassumerò mai.
Il primo comportamento strano di Darcy è lo sguardo distratto a Elizabeth e il giudizio di " passabile " riferito alla sua bellezza in modo che lei senta. Questa non è questione di superbia: è cafonaggine.
In seguito Darcy ammette con se stesso e con gli amici che Elizabeth ha una figura aggraziata e, sebbene il viso non sia bello, ha dei begli occhi. Dunque sente il bisogno di scusare il proprio comportamento che, evidentemente, gli ha preso la mano.
Fral'altro qui abbiamo una forma stilistica di Austen che riferisce ella stessa di cose che non sono narrate. In genere nei suoi romanzi tutto quello che si sa dipende da ciò che sente o vede l'eroina o da qualcuno dei personaggi che a lei lo riferisce: questo è lo stilema tipico di Austen.
A casa Lucas c'è il primo colloquio fra i due protagonisti. Elizabeth, che si è accorta che Darcy la guarda, gli si rivolge per prima e la risposta del gentleman è acida contro la frivolezza delle donne.
Poi Elizabeth è invitata da un'amica a suonare e cantare. Dopo poco è sostituita dalla sorella Mary che annoia tutti suonando un concerto, allora è improvvisato un ballo. Sir Lucas fa un commento su come i giovani siano entusiasti del ballo che lui trova un'arte nobile tipica delle società civili. Darcy lo gela dicendo che ogni trbù di selvaggi ama ballare. Dunque l'orgoglio di Darcy non si applica solo agli inferiori, che è la tesi per lo più condivisa dai lettori; è una sorta di misantropia invece, quando non è costretto dalle convenzioni (cariche amicizie, convenienze) a comportarsi da gentiluomo.
Elizabeth s'avvicina e sir Lucas propone che Darcy faccia da cavaliere per un ballo con lei. Lui imbarazzato sarebbe disposto solo per educazione dovuta, ma lei rifiuta e si allontana. Si avvicina una sorella di Bingley e Darcy confida nuovamente che Elizabeth ha degli occhi molto espressivi e filosofeggia su come dei begli occhi possano migliorare un viso, come se si dovesse giustificare di quell'ammissione.
Successivamente a questa serata, Jane Bennet è invitata da miss Bingley ad andare a trovare lei e la sorella sposata. Jane va a cavallo, comincia a piovere e si bagna. La sera manda un biglietto in cui dice di essersi raffreddata e di non poter tornare a casa. Rimarrà ospite dei Bingley a Netherfield. Elizabeth decide di andare dalla sorella e, siccome non sa cavalcare, ci andrà a piedi: sono tre miglia di strada fra campi e siepi di recinzione. Arriva tutta scarmigliata e infangata. Nella casa l'accolgono con grande gentilezza dopo la sorpresa che il suo arrivo imprevisto in quelle condizioni ha inizialmente prodotto. Questo consente a Elizabeth, che deve constatare che la sorella sta peggio di quanto ha scritto, di passare qualche giorno in casa di Bingley, in compagnia delle sorelle, del marito della maggiore e di Darcy.
Vediamo dunque i primi veri dialoghi e comportamenti dei protagonisti. Darcy quasi non parla ma è attratto dal colorito che la fatica ha impresso sulla carnagione di Elizabeth.
Elizabeth è soprattutto impegnata a curare la sorella Jane, ma si trova a passare del tempo con gli altri. Ovviamente il più gentile e sollecito è Bingley che ormai è innamorato di Jane, che è bellissima. Sempre pungolato da miss Bingley, Darcy ammette che la fatica e il colorito hanno reso gli occhi di Elizabeth ancor più belli. Cominciano a parlare sulle parentele non troppo altolocate della famiglia Bennet e Darcy conviene che questo abbassa le probabilità che le figlie possano fare un buon matrimonio. Afferma di non conoscere una dozzina di donne che si possano definire davvero istruite. Elizabeth interviene dandogli ragione, anzi afferma che lei non ne conosce nessuna, se deve seguire la definizione che lui dà dell'istruzione femminile.
Pochi giorni dopo arriva la madre per sincerarsi sulle condizioni di Jane e quasi litiga con Darcy che banalmente constata come la campagna dia meno opportunità della città per studiare i caratteri degli individui. Bingley aveva chiesto a Elizabeth se avesse questa propensione ricevendone una risposta affermativa. Elizabeth cerca di mitigare la figura della madre e Bingley s'affretta a cambiare discorso. Elizabeth dice scherzando che la poesia è il miglior metodo per far finire un amore, Darcy controbatte che ha sempre sentito il contrario, lei ribatte che è vero per un amore forte perché tutto serve a nutrire un amore forte già di suo e che non ha bisogno d'altro. Darcy sorride e non parla.
Fino a questo punto del romanzo abbiamo visto che, nonostante le rassicurazioni di miss Bingley sul fatto che Darcy sia simpatico e affabile quando è fra amici, egli si comporti con estrema freddezza benché lì sia quasi a casa sua. Dobbiamo con ciò supporre che in realtà Darcy non si trovi quasi mai in una situazione sociale che gli permetta di essere rilassato. Tutti invece, Elizabeth compresa, ritengono che ciò dipenda dalla sua superbia d'appartenere alle caste più elevate.
Ora arrivano i colloqui diretti con Elizabeth, siamo sempre nella medesima situazione, o sia a Netherfield.
Darcy, qui a ragione, risponde con sufficienza a miss Bingley che lo tedia mentre stava scrivendo, costei gli fa il filo e lo seppellisce di complimenti fuori luogo. Interviene il fratello per stornare l'attenzione dalla sorella invadente e Elizabeth ne approfitta per intervenire, lodando Bingley che si schermisce sulla sua capacità di scrittore. Qui Darcy comincia a filosofeggiare sulla modestia e la vanità della medesima. Il colloquio è fra amici e su un tono disteso, ma ad alcune considerazioni di Elizabeth che continua il tema della sua conversazione, o sia la modestia di Bingley, Darcy esagera nel suo sfoggio di saggezza e Bingley ha una reazione umana di fastidio e ironicamente afferma che se Darcy non fosse così palesemente superiore a lui non gli porterebbe la metà del rispetto. Darcy sorride ma a Elizabeth pare che se ne sia un po' risentito. La discussione termina e si decide di fare un po' di musica.
Qui è Darcy che provoca Elizabeth alludendo ai suoi gusti musicali, che suppone popolareschi. Lei gli risponde a tono e lui si ritira con galanteria. Darcy si accorge che quella ragazza comincia a piacergli davvero, ma per avere informazioni è sempre costretto a provocazioni o sgarberie non ostante la sua cultura.
Miss Bingley continua dopo pranzo la sua stucchevole piaggeria dicendo che Darcy è così perfetto che non saprebbe come stuzzicarlo o prenderlo in giro. Elizabeth dice che di individui tali spera d'incontrane pochi perché niente le piace di più che una bella risata, lui risponde che i migliori uomini e le migliori azioni possono essere messe in ridicolo da chi non abbia al mondo altro scopo che fare dello spirito. Che simpaticone!
Alla fine concede che non ritiene di avere delle mancanze intellettuali, ma che non ha un carattere semplice che possa piacere a tutti. Del resto ritiene che in ognuno ci sia un difetto innato che non si riesce a controllare, e qui comincia a dire la verità.
Come difetto Elizabeth dice " Il suo (di Darcy) è la predisposizione a detestare tutti ". Risponde lui con un sorriso " E il suo è quello di ostinarsi a fraintenderli ".
Il giorno dopo Jane e Elizabeth tornano a casa, con dispiacere ovviamente di Bingley e sollievo invece per Darcy che si sta rendendo conto che quella ragazza comincia a piacergli troppo.
Facciamo un salto a quando Elizabeth, in compagnia di Jane e delle due sorelle più piccole, Lydia e Kitty, sempre a caccia di ufficiali che si sono acquartierati nel vicino paese di Meryton, vanno colà, dove vive la zia che sarebbe la scusa. Le due sorelline vedono che, insieme a un altro ufficiale che conoscono, c'è un gentiluomo attraente di nome Wickham. Il gruppetto comincia a conversare e Wickham si dimostra un galantuomo molto simpatico e di piacevole conversazione. Mentre conversano sulla strada passano Bingley e Darcy che si fermano per salutare le ragazze ma quando Darcy e Wickham si riconoscono passa fra loro uno sguardo di imbarazzo e avversione. I due se ne vanno e Wickham e il suo amico accompagnano le ragazze dalla zia. Proprio da lei qualche giorno dopo Elizabeth lo reincontra.
Per spiegare il motivo della sua reazione all'incontro con Darcy, Wickam rivela, snocciolando con confidenza e facondia eccessive, quindi sospette, in fondo è la vera prima volta che parla con Elizabeth, del torto che avrebbe subito da Darcy che conosce fin dall'infanzia. Ne fa una versione Cicero pro domo sua, se così possiamo dire, ma Elizabeth non ha motivo di non credergli. Ma la cosa importante ai nostri fini è che in questa circostanza ella apprende due cose assai importanti: la prima che dalle loro parti, di Darcy e Wickham, non troverà nessuno che parlerà male di Darcy, ovviamente sottintendendo a motivo del suo potere, e che egli è molto più ricco di quanto Elizabeth supponesse: la tenuta di Pemberly è immensa e gli rende diecimila sterline nette di profitto. Ricordiamoci sempre questi due particolari.
Nel frattempo Bingley è stato di parola e ha organizzato il ballo promesso a Netherfield. Elizabeth con estrema delusione non trova Wickham, che è ovviamente assente per non incontrare Darcy.
Elizabeth comunque si diverte e, a un tratto, Darcy si avvicina e le chiede a bruciapelo l'onore di un ballo, lei accetta automaticamente e si pente subito dopo. La sua amica Charlotte Lucas le sussurra di " non essere sciocca e di stare attenta a che il suo capriccio per Wickham non la rendesse sgradevole agli occhi di un uomo che valeva dieci volte di più" .
Elizabeth, dopo un lungo silenzio d'entrambi, comincia a cercare di far conversazione, Darcy risponde vagamente e appena può se ne sta zitto. Quando Elizabeth lo provoca su Wickham lui si rabbuia e tace cercando di sviare il discorso. Poi Elizabeth gli rivolge quache domanda a cui lui risponde con saccenteria fino a chiederle perché faccia così tante domande. Elizabeth risponde che è solo per capire meglio il suo carattere. Darcy risponde freddamente e per il resto del ballo non fiatano più. La signorina Bingley si avvicina e avvisa Elizabeth di non credere una parola di quello che Wickham le ha detto e che Darcy si è sempre comportato con lui nel modo più corretto.
Nel seguito della festa la madre di Elizabeth e la sorella Mary danno spettacolo di sé, e anche il padre, nel tentativo di far smettere la figlia mediana di suonare. Elizabeth si rende conto che la sua famiglia si è coperta di ridicolo e si sente umiliata, soprattutto, ed è strano, o forse no, di quel che ne può pensare Darcy.
Il giorno dopo Jane riceve una lettera di Caroline Bingley che le annuncia che sono partiti tutti per Londra e non hanno in programma di ritornare a breve. Jane è dispiaciuta, ma nel suo carattere ingenuo e bonario cerca di credere che le sue speranze siano solo rimandate. Dopo qualche giorno una seconda lettera di Caroline Bingley mette fine a ogni dubbio: non torneranno da Londra almeno per tutto l'inverno, Bingley si dice genericamente dispiaciuto di ever omesso molti saluti agli ' amici dello Hertfordshire ' e nessuna frase per Jane. Elizabeth può solo sospettare che il carattere di Bingley sia così debole da essere plagiato da parenti e amici.
Per le vacanze di Natale arrivano a trovare i Bennet a Longbourn il fratello della madre, mister Gardiner e la moglie, personaggio questo di un certo fascino e vivacità e molto legata alle due nipoti maggiori, Jane e Elizabeth.
Qui entriamo nel discorso all'architettura di " Orgoglio e pregiudizio " ("Pride and prejudice") cioè che i fatti capitano proprio sempre a modo e tempo giusti. Viene fuori infatti che la zia dieci o dodici anni prima ha passato molto tempo nel Derbyshire e aveva conosciuto di persona il padre di Darcy. Mi spiego, se la zia avesse passato parte della gioventù nel Kent o in Irlanda sarebbe stato indifferente ai fini del romanzo. No, qui casualmente la zia è proprio vissuta nel Derbyshire che è il luogo da cui proviene Darcy, conosce Pemberly e Wickham. Cioè non c'è un vero motivo drammaturgico perchè la zia conosca il Derbyshire: serve solo per il romanzo. Un simile atto di costruzione artificiosa della trama non si trova quasi mai nella scrittura di Austen. Questo e altro, vedremo, mi fa esprimere il dubbio che questo non sia il miglior romanzo della Austen. E naturalmente è quello che ha fatto più successo.
Nonostante Wickham sia presente in molti pranzi e la zia Gardiner parli dei ricordi del Derbyshire, non riesce a ricostruire con precisione cosa possa essere successo, per riferirlo a Elizabeth.
Qui compare il nome Fitzwilliam Darcy detto dalla voce narrante. Su questo nome riparleremo.
La zia Gardiner mette in guardia Elizabeth di non lasciarsi troppo coinvolgere da Wickham e propone a Jane di seguirli a Londra dove potrà svagarsi e dimenticare la delusione. Jane accoglie con entusiamo la proposta e nel frattempo i sentimenti fra Elizabeth e Wickham si spengono senza particolare sofferenza di lei. Si potrebbe malignare che in fondo conta il fatto che Wickham è uno spiantato che deve arruolarsi per campare.
Elizabeth deve ancora una visita alla sua amica Charlotte Lucas che ha sposato il reverendo Collins ed è andata a vivere a Hunsford, qui Elizabeth ha l'onore, si fa per dire, di conoscere la protettrice del reverendo: Lady Catherine de Bourgh che è anche zia di Darcy. Anche qui c'è una forzatura nel legare i personaggi.
Verso Pasqua, Lady de Bourgh riceve la visita dei nipoti: il colonnello Fitzwilliam e il signor Darcy.
Per molti Fitzwilliam è il nome di battesimo di Darcy, così si firmerà in due lettere a Elizabeth: Fitzwilliam Darcy. Mi sembra più sensato che Fitzwilliam sia il primo cognome, quello del padre, e Darcy sia quello della madre, come del resto è detto dopo, e da cui egli ricava la nobiltà. La particella fitz deriva dal francese antico fils a sua volta derivata dal latino filius e William è un nome proprio. Nell'insieme significa 'figlio di William '. Ora, non so se in Inghilterra era uso chiamare i figli con un cognome, ma dai romanzi di Austen non sembra, ma è strano che in una stessa famiglia ben due cugini stretti portino lo stesso cognome come nome proprio. Del resto sarebbe un errore insopportabile in un romanzo perché ingenererebbe confusione, visto che poi Elizabeth parlerà ancora col colonnello Fitzwilliam. Lui poi è introdotto dall'autrice come ' colonnello Fitzwilliam ' che è chiaramente il suo cognome. Solo i bambini sono chiamati col solo nome di battesimo. Del resto che bello se Darcy si chiamasse John (o altro nome a piacere) Fitzwilliam D'Arcy, poi anglicizzato in Darcy. Che si firmi coi due cognomi indica come la sua personalità si sia annullata nel ruolo pubblico o che lui ritiene pubblico coram populo.
Comunque il colloquio fra Elizabeth, Darcy e il colonnello Fitzwilliam mostra l'educazione dei tre: i modi da perfetto gentiluomo del colonnello, la malia di Elizabeth e la gentilezza di Darcy che ripete, ma non si capisce mai se per affettazione o se i begli occhi d'Elizabeth lo portino a dire il vero, di non avere un carattere di quelli che piacciono o a conversare di cose che non lo interessano e con persone che non conosce. Va ricordato che Darcy ha ventotto anni, è un uomo colto e fa parte del fiore della giovane nobità britannica, potremmo leggerci persino una velatissima critica alla classse dirigente del Regno Unito dell'epoca.
Il giorno dopo Darcy fa una visita imprevista quando Elizabeth è sola in casa. Entrambi sono sorpresi e Darcy si scusa dicendo che pensava fossero tutti a casa. Si siedono ma un silenzio cala su di loro. Elizabeth fa le solite domande tanto per rompere il ghiaccio e lui comincia ad andare in confusione dicendo che Charlotte è stata fortunata a stabilirsi così vicino alla famiglia, al che lei fa notare che sono cinquanta miglia... e lui rimanda che " Non voglio dire che una donna non possa sistemarsi lontano da casa. Lontananza e vicinanza sono concetti relativi etc etc... "). Darcy avvicina la sedia e chiede a Elizabeth se è mai stata lontana da Longbourn, riferendosi alla pacchianeria della famiglia. Lei resta sorpresa e lui si ritira in un repente cambio di umore, facendosi scuro e prendendo un giornale da leggere...
Durante il suo soggiorno Elizabeth, con una frequenza troppo alta per essere casuale, incontra Darcy ma lui non riesce a dire niente di più che dei convenevoli. In altro, forse casuale, incontro col colonnello Fitzwilliam, Elizabeth viene a sapere che fu Darcy in persona a quasi comandare a Bingley di lasciar perdere Jane Bennet, sulla quale ha dei dubbi e della quale disprezza la famiglia per la volgarità. Naturalmente Elizabeth va su tutte le furie: Darcy non aveva nessun diritto di imporre la sua decisione su una questione sentimentale.
Un giorno Darcy fa il suo ingresso inaspettato nella canonica, dove c'è Elizabeth sola, e dopo dei confusi convenevoli, seguiti da un silenzio, sbotta all'improvviso: "Ho lottato invano. È inutile. non posso reprimere i miei sentimenti. Deve permettermi di dirle con quanta passione l'ammiro e l'amo ". Dal silenzio stupefatto di Elizabeth prende le mosse per una tirata dicendo in sostanza che non l'ha detto prima per l'inferiorità sociale di Elizabeth.
Qui sarebbe proprio il caso di mandarlo a quel paese, ma Elizabeth è ovviamente troppo educata per esprimersi così e anzi proprio qui l'Autrice si preoccupa di informarci che Lizzy non rimane insensibile all'implicita lusinga di sapersi amata da un uomo così importante...
Mentre lei cerca di ricomporsi per appunto dargli una risposta cortese, intuisce che la sua dichiarazione implica, secondo lui, una sicura accettazione. Non ci sono spiegazioni o scuse e non ci sono dubbi, soprattutto. Elizabeth rifiuta obiettando oltre al resto, la sua condotta sul caso Jane e Bingley. Lui trasalisce offeso ma non nega anzi rivendica questo suo diritto. Quando lei racconta di Wickham lui risponde incollerito ma non spiega i fatti, anzi dice che lui odia le menzogne e invece con una ragazza come lei avrebbe funzionato meglio l'adulazione. E chiede se lei è così ingenua da pensare che lui davvero potesse accettare una frequentazione con una famiglia come la sua. Elizabeth, controllandosi a stento, conferma il suo rifiuto. Lui roso dalla collera saluta e esce.
Qui io mi faccio la domanda iniziale, o sia se questo comportamento possa esssere considerato psicologicamente normale e soprattutto se è quello che ci si aspetterebbe da un galantuomo.
Il giorno dopo, durante la solita passeggiata, Elizabeth è colta come in un agguato da Darcy che con " altezzosa compostezza " le consegna una lettera doppia pregandola di leggerla poi sparisce.
Nella lettera, scritta con fredda formalità, tiene a dover precisare due argomenti del giorno prima. Sulla questione di Bingley, dice che osservando bene Jane Bennet non si era fatto la convinzione che lei l'amasse come egli amava lei poiché non lo incoraggiava apertamente. Ma la ragione maggiore rimane il comportamento indecosoroso della famiglia Bennet: moglie, marito e le tre sorelle minori. Tuttavia, precisa con magnanimità, che il danno dell'imparentarsi con una famiglia simile sarebbe stato minore per Bingley che non per lui, in via della differente posizione sociale sua e dell'amico. Ciò nonostante giudicò negativamente quel matrimonio e, spalleggiato dalle sorelle Bingley, intimò all'amico di mettere fine a quella relazione prima che si approfondisse ulteriormente. Il resto del tempo a Londra servì per convincere facilmente Bingley che aveva fatto una cosa giusta. Ammette però di aver taciuto all'amico che proprio in quel periodo Jane era presente in città.
Io penso che per quello che quest'uomo ha fatto, comprese le scuse improbabili del parere delle Bingley e il sotterfugio nonché il ricatto implicito sul piano del potere fatto all'amico, lo renderebbero degno di una bella palla in fronte, ma disgraziatamente il colonnello Brandon è in un altro libro.
Quanto a Wickham, racconta una storia del tutto diversa, che poi si rivelerà veritiera, in cui Wickham non è quel gentiluomo che sembra e che anzi arrivò quasi a sedurre Georgiana, la giovane sorella di Darcy, un essere umano al quale mister Fitzwilliam Darcy, come si firma coi due cognomi, sembra sinceramente affezionato. Vedremo poi che la ragazza in questione ha anch'ella dei problemi nella sfera psicologica se non addirittura mentale. Conclude dicendo che se non crede a lui può chiedere al colonnello Fitzwilliam che conosce tutta la storia con Wickham e la debole Georgiana (poiché è tutore insieme al fratello della fanciulla). Si giustifica che il giorno prima era troppo agitato per farle a voce questi chiarimenti. Il problema è che non ci ha provato nemmeno, altro segno di squilibrio o debolezza di carattere.
Well, se lei è la donna che ama di una passione, a suo dire, incontrollabile dobbiamo rallegrarci che non le abbia fatto scrivere dall'avvocato.
Avviene che il progettato viaggio verso il Nord di Elizabeth con gli zii ha inizio ma, e qui di nuovo una forzatura, per non meglio identificati impegni del signor Gardiner non possono spingersi troppo a nord e visitare i Laghi ma devono far rotta verso il Derbyshire, dove la zia Gardiner ha passato alcuni anni della sua giovinezza.
A cinque miglia da Lambton, dove la zia ha vissuto come detto, c'è la famosa tenuta di Pemberly.
Quando arrivano alla splendida tenuta, vedendo i torrenti e il laghetto e tutte le terre coltivate intorno, alla mente di Elizabeth sale un pensiero: cosa poteva significare essere la padrona di Pemberly. Nella stessa pagina, qualche riga sotto, mentre Elizabeth sta ammirando la villa e gli arredi descritti dalla governante, pensa " E dire che avrei potuto essere la padrona di un simile posto! ".
Comunque la governante conferma che il padrone non c'è, ma è atteso per l'indomani. Elizabeth 'goisce' che il loro viaggio non avesse, per un motivo o per l'altro, subito il ritardo di un giorno! Intanto la governante spinta dagli zii dipinge un ritratto lusinghiero del signor Darcy, bello e mai sgarbato con nessuno, pronto sempre a difendere i deboli.
Quando stanno per lasciare la tenuta, si girano per un'ultima occhiata e chi compare? Proprio lui: mr. Darcy.
Entrambi avvampano ma lui si dimostra di squisita cortesia anche se rivela il suo turbamento. Dopo poche frasi si congedano.
Un attimo prima di prendere la via del ritorno, Elizabeth si ritrova davanti Darcy che più rilassato le chiede di presentarle i suoi accompagnatori. Rimane stupito dal fatto che sono suoi parenti stretti, motivo per cui aveva cercato di reprimere l'idea del matrimonio con Elizabeth, ma poi, in parte riconoscendo che i Gardiner sono più presentabili del resto della famiglia e poi per la cortesia di padrone di casa, comincia a conversare con loro. Lui è arrivato prima per preparare la casa per gli amici che lo seguono a un giorno di distanza, con loro ci sono i Bingley, fratello e sorelle.
Poi inaspettatatmente Darcy confida a Elizabeth che sua sorella Georgiana vuole conoscerla! Lo stupore di Elizabeth è all'apice.
La zia Gardiner è stanca e cammina piano col marito così i due giovani rimangono soli... in silenzio... lui non dice una parola e lei accenna distrattamente al viaggio... ma non succede niente.
Il giorno dopo, il pomeriggio, prima di pranzo, Darcy e la sorella vengono a Lambton a trovarla. La sorella di Darcy è di una timidezza estrema, eccessiva, nonostante i tentativi di Elizabeth non dice che monosillabi. Poco dopo arrivano gli altri e combinano un pranzo di lì a due giorni. Gli zii comprendono che il gentiluomo ha inequivocabilmente un interesse per la loro nipote. Fanno indagini nel paese e vedono che la versione della governante corrisponde al vero sia per le qualità sia per la storia con Wickham. Da quel momento saranno attivi nel perorrare la causa del signor Darcy verso la nipote, e viceversa.
Il giorno dopo la zia decide di ricambiare la visita a Miss Darcy che era stata molto gentile ad andarli a trovare non appena arrivata. Qui hanno la conferma che miss Darcy è timida oltremodo, ha sempre paura di sbagliare il che può essere scambiato al solito per altezzosità, ma anche per una certa mancanza mentale aggiungo perfidamente io, comunque lei è molto più giovane del fratello, ma un po' tonta oggettivamente lo sembra.
Miss Bingley, quando arrivano gli uomini, prima impegnati a pescare, fa una velata allusione a Wickham per provocare Elizabeth, ma bisogna dire che non sapeva del tentativo di seduzione che Wickham aveva tentato con Georgiana. La risposta di Elizabeth è molto pacata e Darcy si tranquillizza e Georgiana non è obbligata, come ci si aspetterebbe, a svenire.
Scoppia infine il guaio di Lydia che è fuggita con Wickham, Elizabeth lo viene a sapere da una lettera di Jane. Sta per precipitarsi fuori in cerca dello zio quando gli si para di fronte Darcy (che evidentemente ha questa dote parapsicologica). Egli convince un domestico a cercare il signor Gardiner in vece della ragazza che appare sconvolta. Quando Elizabeth deve spiegargliene i motivi, Darcy appare molto rammaricato. Elizabeth, che si sente in colpa per non aver avvisato la sua famiglia della vera natura di Wickham, pensa amaramente che quella nuova prova di non affidabilità che i suoi hanno messo in mostra le abbia alienato per sempre ogni più piccola speranza. Egli se va scuro in volto.
Mentre il padre e lo zio cercano Lidya per trovare una soluzione, Darcy, che conosce meglio l'ex amico e sa dove cercarlo a Londra, lo trova e lo convince a un matrimonio riparatore. Questo gesto stupisce Elizabeth perché con ciò di fatto Darcy e Wichkam si imparentano, ma Darcy è troppo deciso a dimostrare coi fatti il suo sincero interessamento a Elizabeth. E Lizzy si immagina già la signora Fitzwilliam Darcy altrimenti non gliene importerebbe se Wickham entri nella sua famiglia. anzi così si risolve il problema Lydia.
La zia Gardiner elogia nella sua lettera Darcy e insieme al marito si capisce che stanno impegnando molto perché il matrimonio fra Lizzy e Darcy s'abbia da fare. Bingley fa visita ai Bennet e con lui c'è anche Darcy che però dopo i saluti non dice più nulla. Ricevono un invito a pranzo e fra Jane e Bingley ricomincia la vecchia attrazione, Darcy invece è seduto a fianco della detestata signora Bennet e risponde brevemente e solo per educazione. Così si comporta anche nel dopo pranzo. Giusto per la cronaca, il matrimonio fra la bellissima miss Bennet e Bingley viene annunciato, per la felicità di entrambi. Darcy s'è ravveduto anche su questo.
Un bel dì Darcy accompagna Bingley dai Bennet. Escono tutti a passeggiare: i due innamorati si attardano, gli altri si distraggono e finalmente Elizabeth e Darcy sono soli. Lei lo ringrazia per l'intervento nella questione di Lydia. lui eccepisce che in realtà nessuno lo sapeva se non la signora Gardiner che avrebbe dovuto essere stata più discreta. Elizabeth si affretta a giustificare la zia e precisa che è stata solo la sbadataggine di Lydia, la quale non ostante la promesa s'era lasciata sfuggire il segreto.
Qui finamente Darcy prende il coraggio a due mani e chiede a Elizabeth se i suoi sentimenti per lui sono ancora quelli negativi del loro incontro, da parte sua egli non ha mutato l'amore che nutre per lei. Elizabeth vedendo che lui è davvero sulle spine, come si dice, gli confessa invece che i suoi sentimenti per lui sono di molto mutati, ora anche lei lo ama. Lui è felice come mai prima e comincia a parlarle del suo amore.
Qui c'è da dire che questo momento di profonda intimità dei due è descritto dall'Autrice senza dialoghi ma solo come raccontando dei fatti di cui è stata testimone, rifiutando le frasi che suonano melense o stupide se non dette o sentite fra innamorati. Questo pudore per i sentimenti e la scelta stilistica di non indulgere sulla componente patetica sono un tratto della classe di Jane Austen come scrittrice.
Un colloquio avrebbe enfatizzato la componente teatrale, così cara a Jane, ma avrebbe comportato una virata al melodrammatico, inevitabilmente.
Quando si passa agli argomenti più ragionevoli, il resoconto di ciò che è stato, è reso con un dialogo, l'intimità è cresciuta, lo si capisce perché i due passano al tu improvvisamente (nella traduzione in italiano ovviamente).
A questo punto rullo di tamburo e suono di campane a distesa: lui ha ritrovato la lingua e giustifica le critiche che lei gli ha fatto in passato come assolutamente meritate.
In questa fase, ogni volta che lui rimembra le cose dette in passato lei è prontissima a spiegarle e in qualche modo a giustificarle. Lui si autoaccusa di essere stato un egoista, ma ricorda la sua infanzia che lo ha portato, precoce orfano di madre (che tra parentesi è quella che porta quel tanto di nobiltà, sebbene 'non titolata' come ebbe a specificare in una sua sgradevolissima visita ai Bennet Lady de Bourgh).
Lei continua a fargli domande in modo che lui, dovendo rispondere su un piano razionale, cominci a parlare e si apra, finalmente.
Il giorno dopo Darcy chiede al padre di Elizabeth il consenso per il matrimonio. Lui chiama la figlia ed esprime il suo stupore. Lei, con le lacrime agli occhi, giura che invece ora lo ama. Lui la informa che ha già dato a lui il suo consenso perché a un uomo del suo livello avrebbe concesso qualunque cosa chiedesse. Elizabeth lo mette al corrente di ciò che ha fatto, di ciò che è successo e quanto lui sia buono e adorabile. La madre dà anch'ella la sua approvazione " Diecimila sterline l'anno e probabilmente anche di più! È come se sposassi un Lord ".
In seguito Elizabeth vuol sapere dal suo fidanzato come e perché si è innamorato di lei.
E lui ricomincia ad arrampicarsi sui vetri e a impappinarsi. Alla fine è Elizabeth che afferma che prenderà il suo posto, visto che lui non sa farlo, spiegando per filo e per segno perché lui si è innamorato! È lei che spiega e intanto decide il motivo: si è innamorato della sua impertinenza. E così via, anche dopo è sempre lei che tesse la trama della passione che nacque nell'inarrivabile mr. Darcy. Lui balbetta sempre più o meno delle scuse. Alla fine è lei che gli riepiloga come sono andate le cose e come bisogna interpretarle: il suo lavoro di moglie, e padrona di Pemberley, è già cominciato.
R.P.
posteris memoria mea
renatus in aeternum