In
Italia, ma non solo credo, ci sono movimenti, partiti e in generale
un'inclinazione a condannare la politica nel suo complesso, definirla
la causa di ogni male poiché apportatrice di corruzione, elitarismi
(la casta, la cricca, le auto blu...) e ogni disfunzionalità
nell'amministrazione della cosa pubblica, sia materiale sia
culturale. Tutte cose che abbiamo peraltro sentito e risentito alla
nausea.
Neppure
dopo la figuraccia del Movimento 5 Stelle, governo col PD e poi
l'appoggio al governo Draghi e conseguente accusa di tradimento degli
ideali, la maggior parte dei grillini o ex grillini non è cambiata:
continua a pensarla così. A questi si aggiungono quelli che
abitualmente non votano e riducono ogni cosa a “ i politici sono
tutti ladri ”.
È
un sentimento molto diffuso e lo è da molto tempo, sia perché non
mancano mai casi in cui l'assioma non sia confermato sia per una
naturale disposizione sfiduciaria della gente.
Detto
questo va però rimarcato che, senza perdersi nella notte delle
ipotesi per individuare l'origine e il momento, direi che dopo
l'istituzione dell'Unione Europea il lavorio per instillare sempre
più nel popolo questa convinzione, per delegittimare le istituzioni,
le costituzioni, la sovranità nazionale ecc... si è fatto più
stringente e zelante. Questo l'ha detto Kissinger e dunque non ve la
pigliate con me.
Dunque
da venti o trent'anni almeno è in atto questo tentativo di
demonizzazione della politica con il risultato che questa si è
davvero svilita.
E
qui debbo spiegare il paradosso.
Se
durante questi decenni si è fatto e detto di tutto per togliere
significato e agnizione alla politica, per spregiare il potere, la
legittimazione, l'efficacia, il senso stesso dell'esistenza della
politica nel suo dipanarsi istituzionale e in generale retorico e
dialettico, oltre che gestionale, come si è detto.
Se
questo tentativo è riuscito, come sembra, al punto che sono nati
movimenti, partiti, e un diffuso dibattito sulla stampa, nelle
Università ecc... che si dichiarano per l'anti-politica, politica
corrotta in cui risiederebbero tutte le ignominie e le responsabilità
dei guai che ci affliggono.
Se
tutto questo è vero, va detto che la prima operazione che venne
fatta fu di trasformare essa politica nel contrario di sé o sia in
antipolitica. O no?
Voglio
dire che la politica, continuamente colpita e indebolita, si è
trasformata nel suo contrario, il quale era l'obiettivo dei suoi
negatori del pensiero mondialista in cui la separazione fra politica
e economia si completava, dopo la lotta fra capitalismo e
anticapitalismo, con tutto vantaggio per l'economia, ritenuta
indipendente e prioritaria, e la politica stessa fatta scadere a
cloaca di ogni male.
Ma
allora questi movimenti, questi partiti, queste piccole
pseudoideologie subpopolari, menefreghistiche, sempliciste e
negazioniste criticano il risultato di quella che nel frattempo è
stata la trasformazione della politica nel suo contrario, cioè la
cosiddetta antipolitica, mentre pensano di criticare invece la
politica nella sua essenza, dandole delle responsabilità che essa
non può avere perché non esiste più.
Dunque
essi sono in realtà il movimento, e fra un po' l'ideologia, sono il
movimento dicevo dell'antipolitica dove però in realtà la politica
verso cui bisogna essere ' anti ' è oggi già l'antipolitica, ovvero
la negazione della politica, cioè sarebbero l'ideologia
dell'anti-antipolitica.
E
questo non può essere “ per la contraddizion che nol consente ”.
R.P.
posteris
memoria mea
renatus
in aeternum.