Mi
sono imbattuto in questa cartolina con un paesaggio di Milano
dell'ottocento e mi è venuta voglia di dire una cosa per la quale ho
preso del pazzo, veramente.
È
una veduta di porta Ticinese, di cui peraltro non ho idea da dove
abbiano potuto prenderla così in alto, forse una una ruota
panoramica.Si
vede la porta del 1814 di Luigi Cagnola (1762-1833) con i caselli
daziari, si scorge un po' della Darsena che allora scorreva sotto la
porta, si vede la cupola di San Lorenzo Maggiore (V sec, d.c., cupola
attuale Martino Bassi 1573) e il Campanile di Sant'Eustorgio (dal IV
sec. d.c.), il Duomo (nella forma attuale dal 1386) sullo sfondo e
altri campanili che non si è in grado di riconoscere, in fondo le
Alpi. Non so le cime perché non sono un esperto montanaro, da Porta
Venezia (che è la mia porta) si vedono la Grigna, la Grignetta e il
Resegone di manzoniana memoria. La
Porta Ticinese, detta anche porta Cicca, dallo spagnolo chica o sia
ragazza, è a sud di Milano dunque la veduta è quasi esattamente da
sud a nord.Ma
quello che voglio dire non ha a che fare coi monumenti, ma col resto
del costruito.Si
vede che tutti i palazzi e gli edifici sono in massima parte di tre
piani e son rare le eccezioni. Dunque, anche in un paesaggio del
tutto pianeggiante, come è il caso di Milano, la veduta risulta
piacevole perché i monumenti risaltano sull'edificato comune. Questa
considerazione vale per tutte le città, prescindendo da presenze
naturali o caratteristiche (a Milano era pieno di Navigli e vie
d'acqua che oggi sono quasi del tutto scomparse). Concentriamoci
quindi sul costruito.
Guardate
ora questa veduta di Milano contemporanea.
Questa
è presa invece da nord verso sud. Non ho voluto metterne una dei
nuovi grattacieli (da cui probabilmente questa è stata ripresa)
perché la ben nota “orripilanza” di questi avrebbe sviato il
discorso.
Si
vede che gli edifici sono di sei, otto o più piani, raggiungendo
un'altezza di gronda tale per cui i monumenti si intravvedono appena
o sembrano comparire timidamente.Si
scorge appena la cupola della Galleria Vittorio Emanuele, è quasi
invisibile il tiburio di San Fedele, il Duomo appare a brandelli e la
stessa Guglia Maggiore con la Madonnina deve competere con la Torre
Velasca, sulla cui bellezza basti dire che i milanesi la chiamavano
el Büsciun: il tappo.La
Galleria è di Mengoni del 1877, San Fedele è di Pellegrino Tibaldi
del 1579, la Torre Velasca è del BBPR del 1957, il Duomo è il
Duomo. Altro non si scorge, i campanili sono pressoché scomparsi.
Ora,
non è un caso se nelle città storiche le emergenze superavano
l'edificato comune, era un preciso segno di gerarchia architettonica,
siano essi stati edifici religiosi o laici (i palazzi comunali e le
loro torri o i castelli). A Milano, fino alla costruzione dei
grattacieli, v'era un limite di rispetto per cui un edificio non
doveva superare l'altezza della Madonnina.
Sorvolo
sul motivo per cui gli edifici hanno aumentato i piani poiché credo
che sia intuibile a tutti. Ricordo solo una ricerca di Walter Gropius
che dimostrava come la stessa densità di residenti si potesse
ottenere sia con edifici di otto o più piani sia con edifici mono o
bi piano, a schiera o a patio o nuove tipologie, a parità di
superficie. Dunque non è stata una necessità di aumento dei
residenti.
La
mia affermazione da pazzo è questa: non si dovrebbe costruire un
edificio di più di quattro piani.
Facciamo
quattro conti spannometrici. Tre piani di un edificio dell'ottocento,
dando a spanne appunto 4,00-4,50 metri di altezza, soletta compresa,
dà 12-13,5 metri di altezza di gronda. Dividendo per 3,00 metri
attuali ci stanno 4 piani, calcolando il piano terra che è più alto
e sempre soletta compresa. Poi evidentemente non è il metro in più
o in meno.
L'edificio
e di conseguenza la sua facciata lo si potrebbe interpretare come una
stratificazione di piani tutti diversi e connotabili differentemente:
piano terra, piano sopra il piano terra cioè il primo piano in
elevazione, il piano sotto il tetto, eventualmente un piano che
potremmo definire 'piano di mezzo' o intermedio che, dal punto di
vista linguistico renderebbe il caso di palazzi storici con l'ordine
doppio (ricordo: in cui le colonne o lesene misurano due piani
anziché uno, quello che nei manuali di storia dell'arte è chiamato
ordine 'gigante'). Volendo esagerare ci potrebbe stare un raddoppio
del piano di mezzo, come se l'ordine doppio, partisse dopo piano
terra e mezzanino, porterebbe l'edificio a cinque piani con
un'altezza di gronda di 15-16 metri.Dal
punto di vista compositivo ciò che non funziona in edifici più alti
è la reiterazione di quelli che si chiamano i piani tipo per cui
l'edificio risulta composto o acriticamente o arbitrariamente, a
seconda se i piani sono tutti uguali o il progettista si è
'sfiziato', di base, fusto e coronamento.
Lo
so mi state dando del pazzo, ma lo sapete che non me ne frega niente
e sapete anche che ho ragione io.
Sul
tema dei grattacieli si può dire che lì è inevitabile la
reiterazione dei piani, anzi è consigliabile piuttosto che spezzare
l'edificio in parti arbitrarie sia nelle proporzioni sia
nell'inventarsi le differenze fra una parte e l'altra.
La
nascita dei grattacieli deriva dalla volontà di moltiplicare la
superficie di ingombro a terra per un alto numero di piani e di
conseguenza aumentare la cubatura vendibile sui terreni molto
costosi. Però, per intuibili ragioni tecniche, questi edifici sono
molto costosi e dunque rischiano di rimanere mezzi vuoti. La loro
collocazione, se proprio a uno gli scappa di doverli fare, dovrebbe
essere in un posto a parte e isolato dalla città storica. A me non
piacciono ma mi rendo conto che oggi c'è gente che va al muro del
pianto se la sua città non ha grattacieli, perché sono stati
imboniti dall'american way of life. Ma le città americane non hanno
centri storici degni di questo nome.
R.P.
Posteris
memoria mea
Renatus
in aeternum
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