domenica 18 luglio 2021

Vedute, panorami e cartoline. La linea di gronda a volo d'uccello.

Mi sono imbattuto in questa cartolina con un paesaggio di Milano dell'ottocento e mi è venuta voglia di dire una cosa per la quale ho preso del pazzo, veramente.


È una veduta di porta Ticinese, di cui peraltro non ho idea da dove abbiano potuto prenderla così in alto, forse una una ruota panoramica.Si vede la porta del 1814 di Luigi Cagnola (1762-1833) con i caselli daziari, si scorge un po' della Darsena che allora scorreva sotto la porta, si vede la cupola di San Lorenzo Maggiore (V sec, d.c., cupola attuale Martino Bassi 1573) e il Campanile di Sant'Eustorgio (dal IV sec. d.c.), il Duomo (nella forma attuale dal 1386) sullo sfondo e altri campanili che non si è in grado di riconoscere, in fondo le Alpi. Non so le cime perché non sono un esperto montanaro, da Porta Venezia (che è la mia porta) si vedono la Grigna, la Grignetta e il Resegone di manzoniana memoria. La Porta Ticinese, detta anche porta Cicca, dallo spagnolo chica o sia ragazza, è a sud di Milano dunque la veduta è quasi esattamente da sud a nord.Ma quello che voglio dire non ha a che fare coi monumenti, ma col resto del costruito.Si vede che tutti i palazzi e gli edifici sono in massima parte di tre piani e son rare le eccezioni. Dunque, anche in un paesaggio del tutto pianeggiante, come è il caso di Milano, la veduta risulta piacevole perché i monumenti risaltano sull'edificato comune. Questa considerazione vale per tutte le città, prescindendo da presenze naturali o caratteristiche (a Milano era pieno di Navigli e vie d'acqua che oggi sono quasi del tutto scomparse). Concentriamoci quindi sul costruito.

Guardate ora questa veduta di Milano contemporanea.



Questa è presa invece da nord verso sud. Non ho voluto metterne una dei nuovi grattacieli (da cui probabilmente questa è stata ripresa) perché la ben nota “orripilanza” di questi avrebbe sviato il discorso.

Si vede che gli edifici sono di sei, otto o più piani, raggiungendo un'altezza di gronda tale per cui i monumenti si intravvedono appena o sembrano comparire timidamente.Si scorge appena la cupola della Galleria Vittorio Emanuele, è quasi invisibile il tiburio di San Fedele, il Duomo appare a brandelli e la stessa Guglia Maggiore con la Madonnina deve competere con la Torre Velasca, sulla cui bellezza basti dire che i milanesi la chiamavano el Büsciun: il tappo.La Galleria è di Mengoni del 1877, San Fedele è di Pellegrino Tibaldi del 1579, la Torre Velasca è del BBPR del 1957, il Duomo è il Duomo. Altro non si scorge, i campanili sono pressoché scomparsi.

Ora, non è un caso se nelle città storiche le emergenze superavano l'edificato comune, era un preciso segno di gerarchia architettonica, siano essi stati edifici religiosi o laici (i palazzi comunali e le loro torri o i castelli). A Milano, fino alla costruzione dei grattacieli, v'era un limite di rispetto per cui un edificio non doveva superare l'altezza della Madonnina.

Sorvolo sul motivo per cui gli edifici hanno aumentato i piani poiché credo che sia intuibile a tutti. Ricordo solo una ricerca di Walter Gropius che dimostrava come la stessa densità di residenti si potesse ottenere sia con edifici di otto o più piani sia con edifici mono o bi piano, a schiera o a patio o nuove tipologie, a parità di superficie. Dunque non è stata una necessità di aumento dei residenti.

La mia affermazione da pazzo è questa: non si dovrebbe costruire un edificio di più di quattro piani.

Facciamo quattro conti spannometrici. Tre piani di un edificio dell'ottocento, dando a spanne appunto 4,00-4,50 metri di altezza, soletta compresa, dà 12-13,5 metri di altezza di gronda. Dividendo per 3,00 metri attuali ci stanno 4 piani, calcolando il piano terra che è più alto e sempre soletta compresa. Poi evidentemente non è il metro in più o in meno.

L'edificio e di conseguenza la sua facciata lo si potrebbe interpretare come una stratificazione di piani tutti diversi e connotabili differentemente: piano terra, piano sopra il piano terra cioè il primo piano in elevazione, il piano sotto il tetto, eventualmente un piano che potremmo definire 'piano di mezzo' o intermedio che, dal punto di vista linguistico renderebbe il caso di palazzi storici con l'ordine doppio (ricordo: in cui le colonne o lesene misurano due piani anziché uno, quello che nei manuali di storia dell'arte è chiamato ordine 'gigante'). Volendo esagerare ci potrebbe stare un raddoppio del piano di mezzo, come se l'ordine doppio, partisse dopo piano terra e mezzanino, porterebbe l'edificio a cinque piani con un'altezza di gronda di 15-16 metri.Dal punto di vista compositivo ciò che non funziona in edifici più alti è la reiterazione di quelli che si chiamano i piani tipo per cui l'edificio risulta composto o acriticamente o arbitrariamente, a seconda se i piani sono tutti uguali o il progettista si è 'sfiziato', di base, fusto e coronamento.

Lo so mi state dando del pazzo, ma lo sapete che non me ne frega niente e sapete anche che ho ragione io.

Sul tema dei grattacieli si può dire che lì è inevitabile la reiterazione dei piani, anzi è consigliabile piuttosto che spezzare l'edificio in parti arbitrarie sia nelle proporzioni sia nell'inventarsi le differenze fra una parte e l'altra.

La nascita dei grattacieli deriva dalla volontà di moltiplicare la superficie di ingombro a terra per un alto numero di piani e di conseguenza aumentare la cubatura vendibile sui terreni molto costosi. Però, per intuibili ragioni tecniche, questi edifici sono molto costosi e dunque rischiano di rimanere mezzi vuoti. La loro collocazione, se proprio a uno gli scappa di doverli fare, dovrebbe essere in un posto a parte e isolato dalla città storica. A me non piacciono ma mi rendo conto che oggi c'è gente che va al muro del pianto se la sua città non ha grattacieli, perché sono stati imboniti dall'american way of life. Ma le città americane non hanno centri storici degni di questo nome.

R.P.

Posteris memoria mea

Renatus in aeternum

 

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