La
seconda raccolta di mie poesie fu “Versi Liberi” dove scrissi
venti canzoni e venti tanka.
Lo
schema della canzone dantesca è ABAC ABAC CDE CDE.
In
più rispetto a quello che ho già detto sul sonetto si può dire che
la struttura suggerisce una composizione più aperta, più discorsiva
del sonetto, soprattutto se si rispetta la rima o la consonanza C,
ultima delle strofe, con C la prima della sirma.
Nel
mio lavoro ho affrontato lo schema con molta libertà, come è in
fondo originario delle canzoni.
In
alcuni casi m'è venuto di chiudere la forma con schemi ABAC ABAC CDD
CDD i cui distici finali danno una battuta dinamica alla
composizione.
In
questo esempio del primo caso l'impulso mi venne da un lacerto di
Teognide in cui una conchiglia è descritta 'cadavere di mare' e,
giocando sull'alternanza fra due colori, rosso per la vita e bianco
per la morte, rifletto sul tempo che passa e sulla memoria che quello
che oggi troviamo ci possa narrare qualcosa del nostro passato.
Mi
guarda quella conchiglia rossa
fra
i mille sassolini bianchi.
Chissà
che cosa vorrà dirmi, lassa,
quel
cadavere di mare che parla.
La
sua bocca asciutta e spessa
sembra
tremula come labbri stanchi,
ma
dentro romba voce di onda grossa
che
ripete, perché possa capirla.
Narra
che in sé un tempo era la vita
giace
ora morta, vuota eppure saggia.
Un’onda
che la vide così seria,
bella
color cremisi e screziata,
la
gettò senza vita sulla spiaggia
perché
potesse raccontare la sua storia.
(schema:
ABAC ABAC DEF DEF)
In
quest'altra lo schema riprende, secondo la definizione, l'ultima
delle strofe con la prima delle sirme, ma queste sono connotate da
distici finali che la fanno concludere con due battiti di ritmo che
sottolineano le affermazioni. Si tratta del tema a me caro della
perdita di significato che la vita e la società hanno subito da un
passato che ci incalza coi ricordi dei nostri cari, coi nostri se
siamo abbastanza vecchi e con le immagini, fotografiche,
cinematografiche ecc...
Quando
il mondo era in bianco e nero,
sembrava
meno grigio di adesso
che
è di colore eccessivo e falso.
Anche
il sole sembrava più splendente.
Come
una giornata bella, davvero
ogni
viso di donna era diverso,
volto
di eleganza e di progresso
conquistati
con coraggio incosciente.
Immagini
di un attimo, corrente
di
felicità insopprimibile
che
sgorgava onesta e inarrestabile.
Paragone
oggi crudele e indifferente
che
esalta e rende insopportabile
il
nostro tempo disperato e vile.
(schema:
ABBC ABBC CDD CDD)
In
altri invece aver agito sulle strofe ha generato uno schema molto più
aperto, per esempio ABAC DEDF FGF GFG o simili. Questa scelta è
stata quella che mi indusse a sperimentare una nuova forma di
composizione che, per analogia musicale ho chiamato canone e che
esplicherò in un altro post.
Stesso
tema, ma trattato in modo assai dissimile, in questo esempio del
secondo tipo. Qui è una riflessione contemplativa di un cielo. Tema
quasi costante nella mia poetica. Soprattutto le diverse sillabe
delle strofe rendono discorsiva la forma che culmina con gli
estetismi conclusivi delle sirme, che sono dei tristici, se vogliamo
chiamare così queste terzine sciolte.
È
il tramonto. Là dove è sceso il sole
c’è
un trono di nuvole d’oro,
uno
splendore quasi materiale
di
fili di seta e di zecchino.
Sopra,
un diadema turrito di raggi
fra
le nubi che si fanno rosa,
sfondo
di sottili e neri faggi
come
disegnati a inchiostro e pennino.
L’aria
è celeste e il cielo arioso
fra
gli ultimi echi del sole pallido.
Quanta
pace e gloria lì vicino!
Sotto,
sale il lamento doloroso
degli
uomini smarriti nel mondo:
gli
Dei non son stati mai così lontano.
(schema:
ABAC DEDC EFG EFG)
Stesso
discorso anche se lo schema prevede dei distici alla fine di strofe e
sirme in questo esempio. L'effetto è quello di un basso ostinato
musicale più forte nelle sirme per la presenza dei segni
d'interpunzione. Il tema è il desiderio d'amore come fosse
un'illusione che supera il momento in cui il sentimento sarà
appagato e realizzato.
Ho
tutta l’aria azzurra per pensarti,
tutta
quanta l’acqua del mare,
ti
seguo perdendomi nel cielo
come
gli aquiloni che hanno rotto il filo.
Il
mio gioco è quello di cercare
te
e il tuo volto, il tuo profilo,
attraverso
le costellazioni
e
mentre emerge dai capelli bruni.
Potresti
essere in un luogo solo
o
anche persa tra folle e deserti,
in
un canto o in bei passi danzanti.
Se
pur ti celi agli estremi confini
prima
o poi dovrai uscire e mostrarti,
e
io ho tutto il tempo per desiderarti.
(schema:
ABCC BCDD CAA DAA)
Riguardo
ai tanka vale quanto ho detto nel post precedente. Metto l'unico
haiku che ho scritto nella mia vita. Lo haiku è la parte iniziale di
un tanka: settenario, quinario, settenario.
È
tratto da alcune parole di “ Il sapore della nebbia ” il romanzo
sui cavalieri che ho scritto prima di dedicarmi alla poesia. I
cavalieri partono per combattere ma ciascuno ha in sé il ricordo
della donna amata come...
Frammento saffico
(haiku)
Come
una goccia
di
miele nel sangue
del
cuore e...
R.P.
Posteris
memoria mea