domenica 17 febbraio 2019

Canzoni

La seconda raccolta di mie poesie fu “Versi Liberi” dove scrissi venti canzoni e venti tanka.



Lo schema della canzone dantesca è ABAC ABAC CDE CDE.
In più rispetto a quello che ho già detto sul sonetto si può dire che la struttura suggerisce una composizione più aperta, più discorsiva del sonetto, soprattutto se si rispetta la rima o la consonanza C, ultima delle strofe, con C la prima della sirma.
Nel mio lavoro ho affrontato lo schema con molta libertà, come è in fondo originario delle canzoni.
In alcuni casi m'è venuto di chiudere la forma con schemi ABAC ABAC CDD CDD i cui distici finali danno una battuta dinamica alla composizione.

In questo esempio del primo caso l'impulso mi venne da un lacerto di Teognide in cui una conchiglia è descritta 'cadavere di mare' e, giocando sull'alternanza fra due colori, rosso per la vita e bianco per la morte, rifletto sul tempo che passa e sulla memoria che quello che oggi troviamo ci possa narrare qualcosa del nostro passato.

Mi guarda quella conchiglia rossa
fra i mille sassolini bianchi.
Chissà che cosa vorrà dirmi, lassa,
quel cadavere di mare che parla.

La sua bocca asciutta e spessa
sembra tremula come labbri stanchi,
ma dentro romba voce di onda grossa
che ripete, perché possa capirla.

Narra che in sé un tempo era la vita
giace ora morta, vuota eppure saggia.
Un’onda che la vide così seria,

bella color cremisi e screziata,
la gettò senza vita sulla spiaggia
perché potesse raccontare la sua storia.

(schema: ABAC ABAC DEF DEF)


In quest'altra lo schema riprende, secondo la definizione, l'ultima delle strofe con la prima delle sirme, ma queste sono connotate da distici finali che la fanno concludere con due battiti di ritmo che sottolineano le affermazioni. Si tratta del tema a me caro della perdita di significato che la vita e la società hanno subito da un passato che ci incalza coi ricordi dei nostri cari, coi nostri se siamo abbastanza vecchi e con le immagini, fotografiche, cinematografiche ecc...

Quando il mondo era in bianco e nero,
sembrava meno grigio di adesso
che è di colore eccessivo e falso.
Anche il sole sembrava più splendente.

Come una giornata bella, davvero
ogni viso di donna era diverso,
volto di eleganza e di progresso
conquistati con coraggio incosciente.

Immagini di un attimo, corrente
di felicità insopprimibile
che sgorgava onesta e inarrestabile.

Paragone oggi crudele e indifferente
che esalta e rende insopportabile
il nostro tempo disperato e vile.

(schema: ABBC ABBC CDD CDD)


In altri invece aver agito sulle strofe ha generato uno schema molto più aperto, per esempio ABAC DEDF FGF GFG o simili. Questa scelta è stata quella che mi indusse a sperimentare una nuova forma di composizione che, per analogia musicale ho chiamato canone e che esplicherò in un altro post.

Stesso tema, ma trattato in modo assai dissimile, in questo esempio del secondo tipo. Qui è una riflessione contemplativa di un cielo. Tema quasi costante nella mia poetica. Soprattutto le diverse sillabe delle strofe rendono discorsiva la forma che culmina con gli estetismi conclusivi delle sirme, che sono dei tristici, se vogliamo chiamare così queste terzine sciolte.

È il tramonto. Là dove è sceso il sole
c’è un trono di nuvole d’oro,
uno splendore quasi materiale
di fili di seta e di zecchino.

Sopra, un diadema turrito di raggi
fra le nubi che si fanno rosa,
sfondo di sottili e neri faggi
come disegnati a inchiostro e pennino.

L’aria è celeste e il cielo arioso
fra gli ultimi echi del sole pallido.
Quanta pace e gloria lì vicino!

Sotto, sale il lamento doloroso
degli uomini smarriti nel mondo:
gli Dei non son stati mai così lontano.

(schema: ABAC DEDC EFG EFG)


Stesso discorso anche se lo schema prevede dei distici alla fine di strofe e sirme in questo esempio. L'effetto è quello di un basso ostinato musicale più forte nelle sirme per la presenza dei segni d'interpunzione. Il tema è il desiderio d'amore come fosse un'illusione che supera il momento in cui il sentimento sarà appagato e realizzato.

Ho tutta l’aria azzurra per pensarti,
tutta quanta l’acqua del mare,
ti seguo perdendomi nel cielo
come gli aquiloni che hanno rotto il filo.

Il mio gioco è quello di cercare
te e il tuo volto, il tuo profilo,
attraverso le costellazioni
e mentre emerge dai capelli bruni.

Potresti essere in un luogo solo
o anche persa tra folle e deserti,
in un canto o in bei passi danzanti.

Se pur ti celi agli estremi confini
prima o poi dovrai uscire e mostrarti,
e io ho tutto il tempo per desiderarti.

(schema: ABCC BCDD CAA DAA)


Riguardo ai tanka vale quanto ho detto nel post precedente. Metto l'unico haiku che ho scritto nella mia vita. Lo haiku è la parte iniziale di un tanka: settenario, quinario, settenario.
È tratto da alcune parole di “ Il sapore della nebbia ” il romanzo sui cavalieri che ho scritto prima di dedicarmi alla poesia. I cavalieri partono per combattere ma ciascuno ha in sé il ricordo della donna amata come...

Frammento saffico

(haiku)

Come una goccia
di miele nel sangue
del cuore e... 
 


R.P.

Posteris memoria mea