Oggi
festeggio il trentennale della mia laurea in architettura.
La
saria a dii che trent'ann fa a hu ciapaa el tuchel de carta.
Traduzione per i non milanesi: sarebbe a dire che trent'anni fa ho
preso il pezzo di carta.
Stasera
a cena renderò tutti gli onori che questo momento richiede.
Per
farvi partecipi della mia festa ho preparato un video musicale. Non
potevo che scegliere il più architettonico fra i compositori: Johann
Sebastian Bach. Vi propongo l'Aria per le Variazioni Goldberg nella
versione di Simone
Dinnerstein.
Festeggio
tutti gli anni perché la laurea è stato lo scopo che mi stava più
a cuore fin da bambino. A chi mi avesse chiesto cosa volevo fare da
grande, rispondevo l'Università. E tutti: ma non è un lavoro!
Invece poteva esserlo, ma forse è meglio così visto la fine che
hanno fatto l'Università e l'Architettura...
È
stata di sicuro l'esperienza più formativa della mia vita perché la
composizione architettonica mi ha insegnato un modo di ragionare e di
rapportarmi alle cose che ho poi applicato e applico a qualsiasi
argomento. Come ho già detto, chi non l'ha provato non può capirlo
e sembra un'inutile sparata, ma appunto, giacché non è spiegabile,
non posso farla capire a chi non l'ha provata.
Che
l'Università debba servire a preparare per un lavoro prestigioso e
ben retribuito è una balla, una delle tante belle storie che la
borghesia si raccontava per coprire i propri cattivi vezzi (nepotismi
ecc...). Forse, semmai, poteva essere vero fino agli anni settanta,
quando i laureati in Italia erano pochissimi.
Il
compito dell'Università è insegnare a studiare professionalmente e
dare, insieme alle conoscenze disciplinari, una cultura e un metodo
per farsela. E fu così in ogni momento.
Comunque,
quel lunedi, 19 di ottobre del 1987, io e i miei due soci: Giancarlo
Tancredi e Gianfranco Barbagallo, sostenemmo la discussione della
tesi presso la Facoltà di Architettura di Milano. I relatori erano
Raffaello Cecchi e Vincenza Lima. Il nostro indirizzo era
Progettazione dell'Architettura e dunque la tesi consisteva in un
progetto sul nuovo.
Portavamo
il progetto per “La nuova architettura del Policlinico di Milano”
che aveva richiesto due anni di lavoro a ritmi e con un impegno che
neanche ve l'immaginate. La tesi consisteva, materialmente, in sedici
tavole di diversa dimensione, le due più grandi erano 1,1o per 1,60
metri, due plastici, uno in cartoncino e uno in polistirolo, e una
relazione di tesi di trecento pagine. Ed era una normale tesi, di
qualche ambizione, di progettazione per quei tempi. La discussione
cominciò alle 11.45 e si concluse alle 13.30. Altro che i dieci
minuti di oggi.
La
sera alle 20.30 il preside della Facoltà di Architettura di Milano,
professor Cesare Stevan, ci proclamava, “in nome del popolo
italiano”, Dottori in Architettura col voto di 100/100. Non ci
diedero la lode che sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma poi
compresi che nella mia vita non era un problema di torte senza
ciliegina, ma di ciliegine senza la torta.
Vi
mostro alcuni disegni e foto del plastico in cartoncino. Progettare
sul nuovo vuol dire demolire l'esistente, nel nostro caso a parte tre
padiglioni della situazione precedente, per sostituirlo con un
progetto inedito.
Il
merito in più del nostro progetto, rispetto ad altri sullo stesso
tema, è di aver fatto un intervento che copriva tutta l'area del
Policlinico e non solo quella su via Francesco Sforza. Un progetto
che legava tutta la zona compresa fra le due circonvallazioni.
Eccone
la planimetria generale.
L'elemento
di unione è un boulevard, in senso etimologico di baluardo (baluardo
era il camminamento sulle mura difensive d'una città), di rilevato a
verde, che si estende appunto fra le due circonvallazioni, dai
Navigli alle Mura Spagnole per indicare i due limiti storici. Esso
confluisce in un grande spazio visto come un'enorme navata a cielo
aperto, su cui sono aggrappate le unità di degenza.
Per
coloro ai quali può interessare, metto alcune immagini.
Veduta generale |
Spazio centrale e "muro" |
Planimetria delle unità di degenza |
Unità di degenza Nord |
Unità di degnza Sud |
Metto la foto dei nostri relatori.
I miei relatori: Raffaello Cecchi e Vincenza Lima |
Addendum
Il regalo della mia sorocchia |