La salida del toro |
In
questo post vi voglio mostrare una proposta di ridisegno di Piazza
del Duomo a Milano che ho progettato, in scala urbana, per migliorare
la piazza più conosciuta della mia città. Per molti non milanesi è
l'unica conosciuta insieme, forse, a Piazza della Scala.
Anche
se il disegno è una pastrugnata con Paint, sapete che io sono
architetto e quando lo facevo ero piuttosto bravo. Dunque non è uno
scherzo. Se mi gira il birlo potrei anche fare un progetto vero e
proprio, con planimetrie e alzati. Ma non so se mi verrà mai la
voglia di rimettermi a disegnare.
Procedo
per punti di analisi e poi illustrerò la proposta progettuale.
Analisi
dello stato attuale.
Questa è la planimetria del sito di
progetto con alcune indicazioni per chi non fosse della città.
Rispetto a quello che ho segnato e che è quello che serve per
capire, si deve considerare anche quella grossa piazza fascista a
sud, Piazza Diaz, e vale la pena di notare il Cordusio (Curs ducis o
Corte del Capitano del Popolo, uno dei luoghi più antichi e
importanti di Milano) che è quella bellissima piazza ottocentesca
ovale in alto a nord ovest, subito dopo la Piazza dei Mercanti. Un
altro monumento della piazza è quell'edificio a fianco del palazzo
reale che è il Palazzo dell'Arcivescovado che non ho indicato perché
non prospice sulla piazza.
La Piazza del Duomo è nata su disegno
del progettista della Galleria Vittorio Emanuele II che fu l'ingegner
Giuseppe Mengoni, nel 1867. L'intento del progettista era
evidentemente quello di fornire alla cattedrale una piazza
monumentale.
Qui sta il primo errore: il Duomo è una
chiesa gotica e normalmente una chiesa gotica non ha una piazza
regolare davanti a sé, anzi a volte non ha nemmeno una piazza ma
solo il sagrato. Vedremo poi che, nonostante la lunghissima vita del
Duomo, da basilica romana all'attuale chiesa, non ebbe mai una piazza
vera e propria. E questo perché in epoca romana davanti alla
basilica sulla quale è sorta la chiesa cattedrale c'era un'altra
basilica: quella di Santa Tecla. Alla demolizione di questa restò
uno spazio vuoto irregolare. Ma tutto questo fu assolutamente normale
anche e soprattutto quando alla fine del XIV secolo, la chiesa
assunse le forme gotiche.
Dunque una enorme piazza laddove non ce
n'era mai stata la necessità.
La relativa qualità degli edifici che ne
fanno il bordo è meno importante per definire Piazza del Duomo una
brutta piazza. Guardate le foto d'insieme della piazza che ho messo
verso la fine del post per farvi un'idea.
Facendo una rapida ispezione
tutt'intorno, da nord a sud, troviamo questi edifici. Lato nord: la
facciata dell'uscita della Galleria, decisamente brutta, come ho già
avuto modo di dire, la facciata del complesso della Galleria
anch'essa d'un pesante stile neorinascimentale a cui manca più che
la bellezza un minimo senso di eleganza. Lato ovest: due palazzi di
cui il più grande è Palazzo Carminati, d'epoca post unitaria e,
come tale, né bello né brutto. Una volta c'erano appese le
pubblicità al neon poi se dio vuole le hanno tolte. Lato sud: un
edificio gemello della facciata della galleria di fronte, per cui
valgono le stesse considerazioni sulla qualità formale, l'Arengario,
(dove il Duce avrebbe dovuto tenere le sue arringhe, in senso romano,
evidentemente...), di fronte al sito dell'Arengo la prima 'piazza del
Duomo' ottenuta dopo la demolizione di Santa Tecla, edificio di
mediocrissima architettura fascista che aumenta il senso di accozzo
di stili che non c'entrano un tubo e non risolvono il senso della
piazza. Poi finalmente la Piazzetta Reale con la splendida facciata
di Palazzo Reale di Piermarini iniziata nel 1773. Lato est la
facciata del Duomo. È il classico caso, molto comune in Italia di
facciata ottocentesca di chiese cui non erano riusciti a tirarne su
una in tutti i secoli di storia. Le parti più antiche sono le
cornici dei finestroni manieristi di Galeazzo Alessi, che giustamente
sono rimasti nel progetto finale della facciata che è neogotica,
antica anche qualcuna delle cinque porte di bronzo. Come ho già
avuto modo di dire, la soluzione adottata non è disprezzabile alla
fine, si è cercato di legare le quote della cattedrale gotica con
quella degli interventi manieristi. Fa un po' ridere vedere i turisti
fotografare la parte meno bella e più recente di una delle chiese
più famose del mondo e un capolavoro italiano dell'architettura
gotica cosiddetta internazionale.
Ma quello che proprio non funziona della
piazza è la sua enorme dimensione, circa 130 m. per 170 m.
considerando la piazza vera e propria cioè la parte davanti alla
cattedrale, e, per la mancanza di edifici di grande qualità
architettonica in quanto Palazzo Reale è mediato dalla sua
Piazzetta, il senso dispersivo, la mancanza di significato. Fra
l'altro troneggia al centro il retorico monumento equestre a Vittorio
Emanuele II che a quanto mi ricordi ha solo un'utilità di
riferimento topografico: quando ci si dava appuntamento in Piazza del
Duomo da ragazzi, data la vastità e il rischio di non vedersi, si
diceva “ci troviamo sotto al culo del cavallo”. Non so se si usa
ancora.
Scendendo nel dettaglio un elemento
spicca come enorme errore, forse il più grave, nella concezione
della piazza.
Durante il periodo fascista, che
ridisegnò ingenti parti del centro della città, quasi mai bene (fa
eccezione Corso Matteotti, che allora ovviamente non si chiamava così
ma Corso del Littorio), ai costruttori dell'Arengario: Portaluppi,
Muzio, Magistretti e Griffini, e che furono anche buoni architetti,
senza esagerare e non in quella occasione, venne la sciagurata idea
di mettere lo spazio fra le due torri, la Via Marconi (anche se vi
sfido a trovare un milanese che sappia che si chiama così...) in
asse con l'uscita della Galleria. Via Marconi finisce il suo
brevissimo tratto in Piazza Diaz, su cui stendiamo un velo pietoso.
Ciò istituisce un percorso fra la Galleria e Piazza Diaz che di
fatto taglia la Piazza del Duomo in due, lasciando alla cattedrale il
sagrato coi suoi gradini su cui i turisti danno il becchime ai
piccioni e gli studenti bigiano, separandola da quella che dovrebbe
essere la sua piazza. Vedete un corridoio di persone intente ad
attraversare la piazza incuranti di quello che c'è a destra e a
sinistra.
Nel progetto, l'Arengario è conservato
per rispettare uno dei principi che mi sono dato, ossia mantenere
quanto più possibile ogni testimonianza storica. Ma se decidete di
demolirlo, sono d'accordo. Oggi è sede del museo d'arte del
Novecento ed è collegato al Palazzo Reale, ma niente di
irreversibile...
Quando venite a Milano non limitatevi a
Piazza del Duomo: giratela un po', ne vale la pena.
Situazione
storica subito precedente al progetto di Mengoni
Milano 1860 |
Questa planimetria è di Giovanni Brenna
ed è del 1860, dunque lo stato delle cose subito prima dello
sventramento post unitario di Mengoni (perché gli sventramenti
devono essere solo fascisti?). Ho evidenziato con il rettangolo rosso
l'attuale Piazza del Duomo e ho nominato gli edifici più importanti.
L'intervento di Mengoni comportò la
demolizione del Coperto dei Figini, portico d'epoca medievale più
volte rimaneggiato sopravvissuto a tutto tranne che alla grandeur
sabauda. Il Coperto dei Figini definiva la Corsia dei Servi (il pezzo
che ne rimase prese il nome di Corso Vittorio Emanuele) fino alla
Piazza dei Mercanti. Quel grosso isolato di forma irregolare che
definiva la piazza e quello ancora più grande dietro erano il
Rebecchino, un quartiere di case popolane che era un po' la casbah di
Milano. Questo genere di isolati, nei quali era facile sparire agli
sbirri, e solo chi lo conosceva bene poteva muoversi a suo agio,
furono spesso demoliti in epoca post unitaria, ma non per il motivo
che erano dei brutti quartieri di case povere e fatiscenti, ma per la
ragione della sicurezza pubblica: si volevano strade grandi in cui si
potesse schierare la cavalleria o l'artiglieria contro possibili
proteste.
L'edificazione della Galleria, come
potete facilmente immaginare anche se non l'ho evidenziato, ha
comportato un'enorme demolizione del tessuto precedente.
La Piazza dei Mercanti era tutta chiusa,
ma anche adesso è sufficientemente riconoscibile come piazza.
Una notazione storica. Il centro
geometrico della Milano medievale, quello da cui partivano i sei
sestieri che andavano alle relative porte, e il centro storico e
politico, nonché sociale e culturale, non era il Duomo ma la Piazza
dei Mercanti. Al centro della quale c'è il Palazzo della Ragione,
ossia il palazzo pubblico e, sul lato nord il Palazzo dei
Giureconsulti (dove lavorò Cesare Beccaria, non l'ultimo degli
arrivati...) e nel lato sud le Scuole Palatine, il più importante
centro culturale laico della città. Fra il Palazzo della Ragione e
le Scuole Palatine c'è il Pozzo degli Innamorati, detto così perché
i delusi d'amore ci si buttavano dentro e spero anche perché i
morosi si giuravano amore e fedeltà sulla vera del pozzo.
Il Palazzo Reale era visibile dal XVIII
secolo perché erano state demolite le mura del cortilone esterno. La
Piazza dei Mercanti era detta Broletto Vecchio e il cortilone del
Palazzo Ducale, poi Reale dal tempo degli Spagnoli e degli Austriaci,
era detto Broletto Nuovo.
Cos'era il broletto? L'etimologia è
longobarda ed esce nelle parole brolo, brera, braida. Significava
semplicemente 'campo coltivato all'interno della città'. Col tempo
quel campo in cui erano presenti gli edifici di interesse pubblico
furono detti broletti, anche se il senso originale non andò perso
(vedi per esempio via Broletto, che parte dal Cordusio). Anche in
altre città italiane il luogo di riunione comune è detto Campo: a
Padova o a Siena o a Pisa per dire i più famosi. A Milano un campo
urbano era una brera.
Val
la pena di notare due cose almeno. La prima riguarda il Teatro alla
Scala, ed è corretto dire anche della Scala perché prima c'era una
cappella ducale voluta da Regina della Scala, della famiglia
signorile di Verona, che venne in città per sposare Bernabò
Visconti signore di Milano, tenete presente che all'epoca, e più nei
secoli precedenti, siamo nel 1350, Verona era forse la più
importante città della Pianura Padana. Milano
stava prendendo il suo posto con queste alleanze fra le due città
maggiori della pianura, punti di smistamento commerciale per le
repubbliche marinare di Genova e Venezia. Per questo i Veronesi non
si ritengono del tutto Veneti, ma anche Lombardi.
Il
Teatro alla Scala esisteva già dal 1778, è quel ferro di cavallo in
alto della foto e ha già la sua Piazza del Teatro. Il vecchio Regio
Ducal Teatro era nel punto più a sud del complesso del Palazzo
Reale, non si vede nella planimetria, si entrava da Via delle Ore.
L'altra
cosa è a est la Piazza della Fontana ancora precisamente definita e
con la fontana non dov'è adesso. E non si vedeva ancora il nuovo
Palazzo del Capitano del Popolo, dove oggi ci stanno i ghisa (i
vigili urbani...).
Proposta
progettuale
Renato Pagnoncelli - Progetto di ridisegno di Piazza del Duomo a Milano - Ferragosto 2017 |
L'obiettivo del progetto è una
ricostruzione della memoria del tessuto storico negli elementi
geometrici generatori della forma che la piazza ebbe fin dalla sua
prima esistenza.
Ho provato, seguendo l'intuito, a far
proseguire i fili del lato nord-est del Palazzo della Ragione, quello
che oggi dà su via Mercanti la quale finisce al Cordusio, del lato
interno del braccio ovest del Palazzo Reale e dell'asse longitudinale
del Duomo. L'intuito è stato premiato perché i tre fili si
incontrano, per quello che tecnicamente si definisce un colpo di
culo, esattamente in un solo punto. In questo punto dall'incredibile
valore semantico ho posto una fontana che immagino a due facce: una
con un getto di acqua e vasca verso la piazza e l'altro verso il
giardino. La citazione dell'acqua è sempre consigliabile per una
città costruita sui canali come Milano (fiumi prima e Navigli poi) e
rende testimonianza che la prima canalizzazione, a scopo in questo
caso di regolare le acque stagnanti nella piazza medievale, e che
darà il via alla grande stagione della costruzione dei Navigli (dal
1158) che collegheranno in pratica l'intera Lombardia, parte proprio
da qui. Inoltre fra la basilica di Santa Tecla e quella di Santa
Maria Maggiore, il Duomo, oggi Santa Maria Nascente, c'era il
Battistero di San Giovanni alle Fonti. E in più poco lontano, fra
Piazza Fontana e Via Larga c'era una delle due terme romane di
Milano.
Questo limite di fili riproduce la forma
della piazza quando c'era ancora il Rebecchino. La recinzione
potrebbe ospitare dei portici, come il Coperto dei Figini e un
camminamento superiore che renda possibile una visione elevata della
piazza.
Ma
la cosa più importante è che così si istituisce un percorso logico
e storico fra i due broletti. Questo potrebbe essere il primo di una
serie di percorsi turistici a senso. Per esempio il percorso potrebbe
iniziare da Piazza Fontana, costeggiare l'Arcivescovado e il Duomo,
entrare nella Piazzetta Reale, ritornare sulla Piazza del Duomo,
convergere verso quella che era la Corsia dei Servi (conclusione di
un altro percorso da Porta Venezia, Bastioni e Giardini pubblici,
Corso Venezia, Corso Vittorio Emanuele) entrare nella Piazza dei
Mercanti, arrivare al Cordusio, proseguire per via Orefici e Via
Dante e arrivare al Castello Sforzesco e al Parco Sempione.
La negazione del percorso Galleria -
Piazza Diaz si può ottenere con la chiusura di Via Marconi
edificando un nuovo corpo fra le due torri dell'Arengario. In questo
modo il percorso turistico fra Teatro e Piazza della Scala (arrivando
da Brera) e Piazza del Duomo attraverso la Galleria, che ha delle
coperture in ferro e vetro stupende e una volta era anche uno dei
posti più eleganti di Milano (del resto Mengoni era un ingegnere e
faceva bene le cose da ingegnere) trova il suo sbocco naturale nella
Piazzetta Reale. Il senso della Galleria è quello di unire la piazza
laica del Teatro alla piazza sacra della Cattedrale: la sua fine
naturale non è nell'orripilante Piazza Diaz ma nel Palazzo Reale in
cui c'era il Regio Ducal Teatro. Insomma credo che il senso sia
chiaro.
Ora, cosa fare dello spazio che si
ottiene? Be' pensare a una grossa edificazione al posto di una grande
porzione della piazza è alquanto azzardato e in fondo non è nemmeno
necessario. Per istituire i rapporti detti e negare la falsa
simmetria dei portici nord e sud è sufficiente definire i percorsi
sopraccitati e porre un ostacolo alla percezione fra i due portici. È
vero che l'altezza alla gronda dei due edifici porticati è di circa
28 m. ma non è necessario arrivare a coprirli totalmente, basta che
il muro e l'Arena rendano i due edifici non più appartenenti a un
unico progetto. È una questione di percezione sì, ma corroborata
dagli elementi architettonici connessi.
Metto due foto panoramiche per dare un
quadro generale della piazza prima di passare a descrivere la Plaza
de Toros.
Piazza del Duomo - vista da ovest |
Piazza del Duomo dalla cattedrale |
L'idea sarebbe quella di definire uno
spazio di verde, una brera diciamo, come se ne trovano ancora in
molte città che hanno mantenuto l'assetto medievale. Al suo interno
avevo pensato a un edificio-simbolo della milanesità o una specie di
casa comune nella quale svolgere incontri. Ma tutto mi sembrava molto
indeterminato. Del resto il solo ricorso al verde può essere
sufficiente, ma troppo timido. Va bene che mettiamo le mani su Piazza
del Duomo, ma insomma: un po' di coraggio! Degli alberi ad alto fusto
sarebbero sufficienti allo scopo, ma ce ne potrebbero stare pochi e
per raggiungere quell'altezza ci vorrebbero decenni (e le palme no!).
E poi, se l'immaginate, non c'entrerebbero nulla e non
riproporrebbero il senso del recupero dell'edificato storico. Io, per
il mio gusto, avrei messo un bel tempietto di Afrodite e un boschetto
sacro di cotogni... o una piazza recintata in cui poter vendere la
verdura, visto che al Verziere non è più possibile...
Allora ho pensato che dato che devo
apparire un folle ai più, tanto valeva fare un'ipotesi da folle.
L'ipotesi è da folle per gli altri, io una Plaza de Toros a Milano
la farei domani.
In più il vantaggio di edificare
un'Arena è che allo stesso tempo questa può fungere da volume
pieno, per i discorsi fin qui detti, ma in effetti è in gran parte
un invaso (ossia un vuoto) e la sua natura è proprio di carattere
agricolo come una brera.
Naturalmente
immagino la Plaza de Toros come deve essere tradizionalmente
(ricordate che Milano è stata una città spagnola e ancora oggi gli
spagnoli hanno un debole per Milano. La cucina milanese per esempio è
in gran parte riconducibile all'influsso spagnolo, partendo dal
risotto allo zafferano o le mondeghiglie (mantequillas: polpette) o
la mitica casöla).
Quindi non sarà uno stadio qualunque con copertura in ferro come se
ne vedono purtroppo in Francia e anche, ¡ay, in Spagna. Avrà i
palchi in alto, le gradinate scoperte e la plaza de lidia. Con el
sol y la sombra e il palco della giuria che in spagnolo è il Palco
Real, ma in Italia dovrà prendere un'altra definizione oppure 'real'
varrà per 'd'onore'. Ah, ovviamente la sombra è nella parte ovest e
il sol in quella est, facendosi le corride, come ognuno sa, a 'las
cinco de la tarde'. Quindi il Palco Real sarà nella parte
occidentale.
Nella parte in marrone, a nord, e sotto
il costruito ci saranno i toriles con i recinti per le bestie, il
macello, gli spogliatoi per i toreri, l'infermeria ecc. Nella parte a
sud il frutteto (huerto) con la fontana (fuente) che sarà
accessibile da una porta dell'arena e dal porticato sulla piazza.
Nell'arena si apriranno la Porta dei
Tori, della Cuadrilla (per il passo d'arme dei toreri) e la Puerta de
arrastre per trascinare fuori i tori matados. La Puerta Grande per il
trionfo dei toreri migliori si aprirà ovviamente sulla Piazza del
Duomo. La porta d'ingresso sarà sull'incontro fra Via Orefici e Via
Torino, due belle vie che a cui sono legato perché in via Torino e
dintorni ci ho studiato e lavorato (altra bella zona: il Carrobbio,
via Santa Marta, Via Nerino, via San Maurilio, Piazza Mentana, via
Lupetta, via Stampa ecc... per dire solo i luoghi di ricordi
personali). È un sito che presenta delle criticità che andrebbero
risolte e il punto debole è proprio l'angolo di piazza del Duomo,
chissà come mai...
Mi rendo conto di non aver detto tutto
quello che andava detto, ma è già un lungo post ferragostano.
Attendo considerazioni.