Dopo le maledizioni
del post precedente un po' di tenerezza.
Propongo quattro mie
poesie in dialetto milanese.
Lo faccio per dare
un esempio di dialetto milanese vero e dare il mio piccolissimo contributo alla
preservazione di una lingua che si sta perdendo, un po' come tutti i veri
dialetti italiani.
È un milanese
contemporaneo che nasce dal parlato. Io l'ho imparato, come lingua madre, in
famiglia dove mamma, papà e nonne fra loro si parlavano in dialetto e con noi,
io e mia sorella, i genitori in italiano, le nonne in dialetto.
Respingo il falso
milanese di Carlo Porta, come scimmiottatura del veneziano letterario, e quello
del Cherubini e altri dizionari affetti da toscanismi e riferentesi a una
lingua potenzialmente letteraria.
Esse vanno pensate
in un contesto fin de siècle o belle époque e sono poesie d'amore.
Mi piace pensarle
con sotto una bella musica napoletana o una melodia spagnola.
Non vanno certo
immaginate con il tim e tum di "A vurii savè el mestee che fu mi, cuminci
ai desur e finisi a mesdì...". Questa è una classica canzone da osteria
spero che i miei versi meritino qualcosa di meglio.
La prima è la
sensazione d'una sera in compagnia della propria innamorata, la murusa, detto
in milanese, guardando il Naviglio.
La traduzione per i
diversamente milanesi:
Il ponte sul
Naviglio
Ero sul ponte con la
mia Ninètta.
Lei guardava la luce
della luna
che scarabocchiava
sull'acqua pulita
come tanti
pesciolini d'oro sopra l'onda.
Io guardavo le sue
treccine nella veletta
correre, come i
pesci, giù a una a una.
Profumava di buono
come una violetta
da mettere dolce sul
dolce della vita.
Passa un vecchio
sulla sua barchetta
e dice: "Dove
volete andare? A divertirvi?
Io vi porto anche in
Paradiso! O su o giù..."
L'ho guardato e m'è
venuta detta:
"Andate,
brav'uomo, andate, che in Paradiso
qui vicino alla mia
donna ci sono già".
La seconda è la
descrizione d'una di quelle donne frivole e volubili che fan perdere la testa.
Traduzione:
La Parigina
Sei vivace come
l'aria
vai di qui e di là
sulle ali del vento,
sei così svelta e
voli via
che pare non tocchi
con i piedi
la terra quando
cammini per strada.
Nella tua testolina
c'è poco dentro,
non prendi mai nulla
sul serio,
ma, con tutto, ti
assecondo sempre.
Io non so se sei una
di quelle donne
che ti mettono
qualcosa nel cuore
e fan dannare un
uomo nel cervello
o invece sei
un'altra di quelle donne
che tolgono il peso
dal cuore, per chi lo vuole,
e, sotto le smorfie,
sei un angelo del cielo.
La terza riguarda
due mamme che hanno accompagnato una coppia di fidanzatini, i piccioncini
appunto, a un ballo in società e alternano comicamente il dialetto e l'italiano
per 'distinguersi'.
Traduzione
I due piccioncini
" Signora
Adele, guardate i nostri due piccioncini
come ballano bene
insieme tete a tete! (lett. 'tette a tette')
E che gente
raffinata, che belle velette!
Però mi pare che
stanno un po' troppo stretti..."
" Pare anche a
me, ma son così due fiorellini! (lett. anche: 'due bambini')
Piuttosto, qui fa un
gran freddo
e io devo mingere,
con tutto il rispetto".
"Cosa deve
fare?". "Devo andare a pisciare...".
"E chi li
guarda i ragazzi, se va via così?
E mi lascia qui sola
e da sola? (lett. de per mi vuol dire già 'sola')
sono già le undici e
venti, ('vint' in milanese)
signora Adelina, e
se m'addormento?
Mi raccomando: la
tenga, finga,
ma, per l'amor di
Dio, non minga! (lett. non minga mica, gioco di parole fra il verbo italiano
colto mingere e minga che vuol dire mica)
L'ultima è il
racconto di un momento romantico, con la complicità della nebbia.
Traduzione:
La luna di giorno
Volevamo stare un
po' da soli, così
come si dice, alla
luce della luna,
ma la sua mamma è
una disperazione:
è di guardia come un
bulldog. (lett. burdòch è scarafaggio)
Noi due possiamo
vederci solo di giorno,
ma si sa che la luce
della luna
è più buona con chi
si vuol bene
e, dolce, fa nascere
tutti i suoi giochi.
Allora è uscita la
nebbia,
tanta che non pareva
vero,
e il sole è divenuto
una boccia bianca.
La nebbia fredda ci
ha avvolti
e ci siamo stretti
vicini che ci ha nascosti,
e così, al chiaro,
ci siamo baciati sulla bocca.
Eh, bei tempi quelli
quando un bacio rubato era la felicità!
Sono, come detto
versi d'amore in un tempo del ricordo. Una cosa molto romantica, ma ogni tanto
ce lo possiamo concedere.
Agevolo, all'uopo,
un filmato sul Notturno opera 9 numero 2 di Fryderyk Chopin che è obbligatorio
vedere.
Questo notturno di
Chopin ci permette di sfogare tutto il nostro subdolo romanticismo, la malattia
infettiva più diffusa nell'estetica moderna.
Però in fondo questo
ragazzo polacco aveva del talento e, quel ch'è più importante, si fa sentire,
dai...
Ho messo dentro, fra
gli altri, un quadro di van Gogh, che è sempre un po' banalotto, ma qui meno
che altrove, e c'è una Venere pensosa che ha un fisico che levati...
Finito il sogno si
sente l'odore di sonno del risveglio...
Ma che ne capite
voi...