Ci
sono alcune cose che esulano dal mio territorio ma che mi premono come
cittadino. Son cose che voglio dire adesso perché mi sentirei un vigliacco a
dirle dopo. Sono opinioni che ho percepito subito come intuizioni, ma che avevo
sottovalutato, e che solo dopo ho cercato di corroborare informandomi.
Mi
riferisco alla situazione politica in cui versa l’Italia e più in generale
l’Europa.
Ritengo
da tempo che l’Unione Europea, attraverso i suoi organi di governo, come la
Commissione Europea o il Gruppo Europeo di Interesse Economico e soprattutto la
Banca Centrale Europea, attraverso l’attuazione dei governi nazionali, sia una dittatura di sistema. Con questo
termine intendo un governo non democratico che non ha un dittatore classico,
come abbiamo conosciuto in passato, ma operi attraverso un’oligarchia di potere
sovranazionale. Questa oligarchia realizza i disegni della grande finanza
internazionale.
In
realtà questo progetto rimonta a periodi precedenti a qualunque ipotesi di
unità europea, ma trova in questi ultimi decenni la sua fase più aggressiva e
di fatto la realizzazione del piano criminoso di potere assoluto e svuotamento
delle prerogative democratiche.
Elementi
centrali di questo disegno scientemente antidemocratico e reazionario sono la
stessa Unione Europea e l’area di moneta comune, la cosiddetta Eurozona.
Come
ho sempre detto, mi ritengo, dal rispetto politico, un anarchico dunque:
anticapitalista, antifascista, anticomunista, libertario, liberale,
federalista, antistato, anticlericale, naturalista, razionalista,
individualista e sociale.
Lascio
a un altro momento la specificazione di cosa intendo io con questi termini: ogni anarchico è la propria Chiesa e il
proprio partito.
Dichiaro
la mia appartenenza politica (se si può chiamare appartenenza poiché uno dei
primi principi dell’anarchia è il secessionismo) solo perché il concetto che
per il pensiero anarchico l’economia non esiste, ma è solo la politica
travestita da economia, è stato uno dei più ostici da capire. Mi chiedevo come
si potesse affermare che i rapporti economici non esistessero in quanto tali.
In realtà l’anarchia si guarda bene da affermare una cosa del genere. Afferma
invece che i rapporti economici sono immediatamente atti politici. E allora
tutto comincia a tornare.
Ho
capito quanto questo fosse vero dopo aver cercato di comprendere la natura di
un evento economico che da subito percepivo come negativo ma di cui non sapevo
circoscrivere la natura. Mi riferisco alla moneta comune: l’euro.
Che
non fosse una cosa ben fatta (o fatta benissimo: dipende dai punti di vista)
s’è capito subito: l’esplosione dei prezzi, la conseguente perdita di potere
d’acquisto delle retribuzioni e dei risparmi, la cosiddetta bolla immobiliare,
la crisi economica e anche una certa aria di sfiga che questa moneta si porta
dietro. L’avevo sottovalutata ma mai sostenuta, mi sembrava una cosa non
necessaria, non in quel momento: prima andavano fatte molte cose sulla via
della unità europea (intanto specificare cosa s’intende), solo alla fine si sarebbe
potuta ipotizzare una valuta comune. Più di così non andavo.
Lo
scopo ora mi appare chiaro. Riducendo il potere d’acquisto si spingevano i
consumatori a indebitarsi per mantenere o accrescere il loro sistema di vita. E
questi sono stati i primi anni. Al momento in cui le banche hanno chiesto
indietro i loro prestiti molti debitori non sono stati in grado di pagare.
Tipico
il caso dei mutui. A parte che le uniche cose positive che ho sentito
attribuire all’euro dagli euristi, non contando i deliri tipo “ l’euro ha
garantito la pace”, sono che i tassi erano bassi ed era comodo andare
all’estero senza cambiare valuta (a parte che se vai in Svizzera: un’ora di
treno da Milano, devi cambiare e lo stesso se vai in Inghilterra, in Svezia, in
Ungheria, in Polonia, a fare il Capodanno in Russia o a vederti un musical a
New York o a fare le vacanze a Sharm el Sheik...). Quanta gente ha fatto un
mutuo per comprare la casa, in piena bolla immobiliare, e poi non ce l’ha fatta
a pagare, tassi bassi sì o no, e per non perdere tutto ha dovuto farsi
finanziare da società che allungavano il tempo di debito a trenta-trentacinque
anni? E dover lavorare e versare una quota della propria retribuzione per
pagare un debito per trentacinque anni non è, di fatto, la reintroduzione della
schiavitù?
Se
i debitori erano banche di paesi meno sviluppati indotti a un forte
indebitamento verso le banche dei paesi più forti lì è esplosa la crisi di
debito privato e la guerra dei paesi più potenti per rientrare dai loro
crediti, garantiti dall’impossibilità da parte del paese debitore di svalutare
e uscire con meno danni dalla situazione d’insolvenza. Da lì è partita la ridda
dei fondi salva stato che ha compiuto l’opera di depredazione delle ricchezze
dei cittadini.
Va
aggiunto che un governo non può più rivolgersi alla Banca Centrale Nazionale
per ottenere il denaro necessario al funzionamento dello stato ma è obbligato a
rivolgersi alle banche private, per tale ragione è aumentato il debito pubblico
che ante euro era diminuito e sostanzialmente gestibile.
Alla
crisi di debito privato, cioè grandi gruppi bancari che hanno prestato a banche
che hanno prestato ai cittadini e ai governi, si è aggiunto il problema, che
ancora oggi è acclamato come il più importante, ma che invece è una conseguenza
del debito privato, dell’aumento del debito pubblico. E, stante il vincolo del
rapporto fra debito pubblico e Prodotto Interno Lordo che non può superare il
3%, la risposta sono state le politiche di austerità che si sono aggiunte al
pesante carico fiscale.
Tutto
questo ha innescato una crisi economica, da cui non siamo ancora usciti e non
usciremo mai, che ha per scopo l’acquisto a prezzi di fallimento delle migliori
imprese italiane e in generale delle ricchezze del paese (risparmi, riserve
auree, infrastrutture ecc...)
Non
solo, ma la moneta unica ha impedito i riaggiustamenti fra le valute per
compensare i surplus e i deficit di esportazioni. L’Italia si è trovata con una
moneta troppo forte e non poteva svalutarla per rilanciare le sue esportazioni.
Altri paesi, come la Germania, si sono trovati nella situazione opposta con
grande beneficio per le loro esportazioni. Per la verità, secondo i famigerati
trattati europei, un paese non potrebbe stare in surplus sparato delle
esportazioni, per il principio della solidarietà europea (risata generale), ma
naturalmente la Germania se ne sbatte le balle al dritto e al rovescio. E
nessuno dice niente.
Questo
a grandissime linee quello che succede e spero di non aver detto troppe
fesserie. Il succo comunque è questo
anche se non sono in grado di descriverlo in modo tecnicamente migliore.
Dopo
son successe cose che mai mi sarei aspettato da Paesi democratici e che potevo
comprendere subito nella loro pericolosità politica.
Il
campanello d’allarme suonò quando l’allora Presidente del Consiglio dei
Ministri, Silvio Berlusconi, fu sollevato dall’incarico dall’allora Presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, e sostituito da un Presidente del
Consiglio non eletto da nessuno: Mario Monti. Poi si seppe di pressioni da
parte di Berlino (o Francoforte) affinché si sollevasse con metodo non
democratico il Presidente del Consiglio in carica per sostituirlo con un
cosiddetto ‘tecnico’ di nomina ‘europea’. Una cosa che se non è un colpo di
stato ci assomiglia parecchio. Ricorderete che Napolitano, per pararsi, la sera
prima nominò, con procedura super rapida, Monti senatore a vita, giusto perché
non si dicesse che al governo andava uno non eletto e nemmeno in politica. Non
hanno nemmeno vergogna del ridicolo.
Ora,
Berlusconi non l’ho mai votato e antropologicamente è agli antipodi di quello
che sono. Ma non lo demonizzo, per esempio mi fa meno schifo della cosiddetta
sinistra eurista. Ma non ho mai votato nemmeno la sinistra, figuriamoci.
Diciamo che ho praticato l’astensionismo anarchico contro il partito unico.
Frattanto
la crisi finanziaria, la decrescita, l’austerità, la disoccupazione
programmata, l’avvitamento nella deflazione e tutto quello al quale stiamo
assistendo. Più la Grecia e poi la crisi degli emigranti, la Polonia, il
Portogallo, l’Ungheria. E da pochi giorni la Francia e fra poco la Finlandia. E
in Italia gli altri due presidenti del consiglio non eletti da nessuno: Letta e
Renzi (gli unici contenti sono i fiorentini che se lo sono levato dai coglioni
come sindaco). E alla BCE un signore che dà e toglie soldi a suo piacimento e
non è stato eletto da nessuno e non risponde a nessuno stato o governo, ma ai
suoi padroni.
Non
voglio fare il compendio delle vicende antidemocratiche degli ultimi decenni
della storia del mio continente e del mio Paese. Come per le vicende
economiche, altri possono farlo molto meglio di me.
Sembra
chiaro che ormai questo sistema è all’occaso. Quando succederà non sarà mai
troppo presto. Come succederà, ahimè, non è facile saperlo, ma non sarà facile,
speriamo non sia troppo atroce.
Dunque,
alcuni punti che voglio dire prima e non dopo. Come mera testimonianza
intellettuale, se ne sono in grado, o almeno civile.
L’euro
(volutamente minuscolo) è una moneta disfunzionale e criminale politicamente.
Ha lo scopo di mettere in mano alla grande finanza privata i governi degli
stati privandoli della loro sovranità economica e politica. Per fare questo
sono stati firmati (e messi in Costituzione dall’Italia, peraltro in modo
illegittimo e senza che ce ne fosse richiesta, ma noi dobbiamo sempre essere più realisti del re) i
trattati sul funzionamento dell’Unione Europea: Maastricht e Lisbona, e
Schengen ecc... Con questi trattati si sancisce la preminenza delle direttive
europee sulle leggi e financo sulle Costituzioni nazionali.
Questa affermazione è
una menzogna.
Nessun
trattato internazionale, come è stato affermato dalla Corte Costituzionale
Italiana, che ogni vent’anni si sveglia, è preminente sulla legge fondamentale
della Repubblica Italiana cioè la Costituzione Repubblicana del 1948.
L’euro
(che sia una moneta farlocca è dimostrato anche dal fatto che è stato scelto un
nome che si pronuncia in modo diverso in ogni paese) eliminando l’aggiustamento
del cambio fra le varie monete, scarica il costo della cosiddetta produttività
(che se non sbaglio è il prodotto di beni industriali o servizi pro capite,
cioè per lavoratore, o qualcosa del genere ma non chiedetemi di essere troppo
preciso e tecnico), che in questo sistema deve sempre aumentare, sull’altra
variabile in gioco, ossia sulla retribuzione del lavoro. Lo scopo politico è
dunque l’abbattimento del costo della mano d’opera. Ciò si ottiene attraverso
la delocalizzazione, la programmazione di una quota di disoccupazione che renda
‘a buon mercato’ la retribuzione del lavoro e la creazione di un ‘esercito industriale
di riserva’ attraverso l’ingente afflusso di emigranti da Paesi in cui il costo
del lavoro è infinitamente più basso. Questi cosiddetti ‘migranti’ sono accolti
con motivazioni umanitarie, pelosissime, che io chiamo da sempre: il ricatto
della pietà. Sono chiamati o respinti in base alle esigenze di forza lavoro
necessaria a un paese per controllare i lavoratori interni o supplire alla
bassa produttività oppure per accrescere i propri profitti illimitatamente o ovviare
al mancato miglioramento tecnico. È una vera e propria tratta di schiavi.
Questi schiavi sono messi in concorrenza con i lavoratori interni perché
accettino una retribuzione inferiore o condizioni sindacali peggiori.
Continuate
a credere che siano poveri disperati che fuggono dalla fame, pagando migliaia
di euro per essere traghettati in Europa fra l’altro, e cominciate a vederli
per quello che sono: strumenti, alcuni coscienti altri vittime, di un preciso
calcolo economico, che ci metterà gli uni contro gli altri. Quello che mi fa
ridere sono le preoccupazioni di chi pensa che gli italiani possano essere poco
accoglienti o peggio che si comportino da razzisti. Anime belle! Le prime
violenze sugli stranieri saranno fra gruppi di stranieri diversi: sudamericani
cattolici contro mediorientali e africani musulmani, slavi contro filippini
ecc... chi sarà arrivato prima respingerà gli ultimi arrivati, e o farà con la
violenza di chi proviene da paesi dove la vita è dura e la legalità stentata. E
gli italiani saranno tutti disoccupati o emigrati in Germania o negli USA.
La
famosa frase “ gli stranieri fanno i lavori che gli italiani non vogliono più
fare ” è una sonora idiozia, a meno di aggiungere: “ non vogliono più farli
rinunciando a metà del reddito e con le tutele che i loro padri avevano per
fare lo stesso lavoro ” cosa che invece gli stranieri fanno: ci sono per
questo.
Le
norme costituzionali che sanciscono il pareggio di bilancio, che ha come scopo
l’indebitamento degli stati verso soggetti privati, le grandi banche, implicano
una quota programmata di disoccupazione che contrasta col principio
costituzionale italiano del diritto al lavoro e a una consona retribuzione. E
questo principio è uno fra quelli definiti non emendabili dalle riforme
costituzionali se non in senso migliorativo.
L’euro è dunque
incostituzionale.
Lascio
a chi capisce di economia, quanto l’austerità sia, in un regime di deflazione,
come dicono a Venezia ‘pezo el tacon che ‘l buso’ (peggio il rattoppo del buco:
il rimedio peggio che il male) la cosa che assolutamente non si deve fare.
Conseguono
le politiche di tagli verso il sistema sociale: scuola, sanità, pensioni, cultura,
infrastrutture per renderli, in virtù della loro indispensabilità, appetibili
dal mercato privato. E chi non ha abbastanza soldi sono cazzi suoi.
Concludo
con alcuni passi che devono essere fatti per forza, per uscire da questo incubo
della moneta unica. E non saprei dire se l’incubo è più la moneta o chi ancora
non capisce quanto sia esiziale per tutto quello che abbiamo conosciuto in anni
migliori.
Forse
i giovani stanno capendo che l’euro e questa UE gli stanno fottendo la vita e il
futuro, io ho capito che tutto quello che mi è andato male nella vita (quasi ogni
cosa), così come tutti i problemi della mia generazione e delle successive, non
dipendeva da me, dalla mia insipienza, ma era un disegno scientemente voluto.
Dunque
i punti:
Primo
punto: uscire dalla moneta unica, in modo concordato (ma praticamente è quasi impossibile)
oppure unilaterale. Si può fare, non sarà semplice gestirlo, ma si può fare. La
balla che dall’euro non si può uscire perché non è prevista nessuna procedura
d’uscita è appunto una balla. Che la nuova moneta sarà svalutata all’istante è
una balla terroristica (anzi potrebbe persino rivalutarsi o non svalutarsi di
quello che servirebbe, per impedirci di essere troppo competitivi nelle
esportazioni), che l’inflazione salirà alle stelle non ha nessun fondamento. E
una cosa è il valore di una moneta rispetto alle altre e altra cosa il suo
potere di acquisto interno.
Secondo
punto: uscire ormai anche da questa criminale Unione Europea, ‘un’altra Europa’
non è possibile. L’Europa delle nazioni e della cultura è sempre esistita e
sempre esisterà, c’è sempre stata una unione culturale dei popoli europei, ci
sono sempre stati scambi durante la millenaria esistenza di questo continente,
in più in questi ultimi decenni sono aumentati moltissimo i matrimoni fra persone
di nazioni diverse, le collaborazioni di lavoro, gli studenti in trasferta
all’estero. E tutto prima dell’euro! Insomma i popoli europei si sono
massacrati troppo nella storia per non amarsi oggi.
Terzo
punto: riprendersi la sovranità monetaria e politica nazionale. Dotarsi di una
nuova moneta nazionale e di una Banca Centrale Italiana. Depurare la
Costituzione dagli articoli illegalmente inseriti a seguito dei trattati sulla
UE. Oltretutto uscendo dall’euro decadrebbero di fatto anche i trattati, da cui
per giornalistica definizione terroristica ‘non si può uscire’, per il semplice
fatto che si riferirebbero a un dato non più esistente. Per la verità l’unico
fine economico esplicitato dai trattati è la stabilità dei prezzi,
nient’altro...
Quarto
punto: annullare la decisione del cosiddetto ‘divorzio’ fra la Banca Centrale
Italiana e il Ministero del Tesoro. Dovuta a Beniamino Andreatta: che Satana
l’abbia in gloria. La Banca d’Italia deve poter emettere la sua moneta su
indicazione del Governo che deve poter riprendere a spendere in deficit, unico
modo d’uscire dalla crisi e rilanciare l’economia.
Quinto
punto: ripristinare la separazione fra banche di risparmio e credito e banche
d’affari. Se uno vuol rovinarsi con le speculazioni internazionali lo faccia,
ma non ci vadano di mezzo i risparmiatori e la possibilità dell’accesso al
credito delle imprese.
Sesto
punto: porre dei limiti allo strapotere dei mercati. La fiducia cieca
nell’autoregolamentazione del mercato è una forma di latria inspiegabile. La
libertà d’impresa può benissimo conciliarsi con regole che impediscano una
finanziarizzazione dell’economia e favoriscano un legame più saldo del mercato
con l’economia reale.
Queste
mi sembrano le cose urgenti e indispensabili da fare. Uscire semplicemente
dall’eurozona senza gli altri punti non servirebbe a niente.
Consideriamo
che questa crisi economica è la peggiore dell’Italia da quando esiste come
stato unitario, escludendo la seconda guerra mondiale nella quale vanno contate
però, fra le perdite di PIL, le distruzioni belliche che ancora non si sono
verificate a oggi. Non ne usciremo mai a meno di una catastrofe, leggi guerra o
fallimento generale del sistema.
Le
decisioni economiche imposte perché ‘ce lo chiede l’Europa’ nascondono, si fa
per dire, un disegno politico reazionario di portata storica che mira alla
distruzione del continente e alla sostituzione degli autoctoni con masse di
disperati provenienti in massima parte dall’Africa e dal Medio Oriente da
schiavizzare.
È
un altro discorso ma, fra l’altro, ho i miei dubbi che la cultura
arabo-islamica sia compatibile, in senso assoluto, con la nostra cultura.
Perciò: o noi o loro. Non mi riferisco ai singoli individui, ché per giudicare
una persona occorre conoscerla, ma al lavaggio del cervello che la religione
islamica e la cultura tribale araba hanno fatto sui popoli che io chiamo
‘arabizzati’, popoli che avevano una loro cultura propria e indipendente,
spesso molto avanzata, che è stata azzerata durante i secoli dal dogma
arabo-islamico.
A
proposito, si narra che il conquistatore di Alessandria d’Egitto abbia chiesto
al suo capo cosa ne dovesse fare del milione di libri conservati nella
biblioteca della città. La risposta fu che se i libri contenevano delle falsità
andavano bruciati perché contrari alla rivelazione del Corano, se invece
contenevano delle verità andavano bruciati comunque, perché la verità è
contenuta nel miglior modo possibile nella rivelazione coranica e dunque quei
libri erano inutili.
Dite
che anche noi abbiamo fatto così? Certo, ma abbiamo smesso da secoli, e da
secoli lodiamo il contrario: loro lo fanno ancora e sono convinti che sia
giusto. Guardate però che in molti casi quando un musulmano difende le sue
tradizioni oscurantiste lo fa per paura della ritorsione che potrebbe avere
dalla sua comunità. Loro sono le prime vittime di sé stessi.
Possiamo
andare d’accordo con una cultura simile? Possiamo andare d’accordo con
un’Europa come quella attuale?
Tenendo
presente che se cambia la seconda probabilmente cambia anche la prima?
Vi
esorto a informarvi sulla situazione economica e politica in cui duriamo. C’è
un modo molto semplice: leggete i giornali di regime (la Repubblica [niente
paura: ho l’esorcista], il Corriere, la Stampa, il Sola 24ore ecc...) e
ribaltate tutto: sono la fabbrica delle balle. Oppure andate su internet e
cercate i professori: Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Vladimiro Giacchè,
Antonio M. Rinaldi, Nino Galloni, Luciano Barra Caracciolo e altri correlati a
loro. Cercate i loro blog (Goofynomics, Quarantotto, Scenari economici) o i
loro siti o articoli in rete (non mi chiedete i link attivi che mi salta
l’impaginazione per delle minchiate e poi non so come fare...). Ci sono molti
video su Youtube, fra l’altro sono tutte persone che è anche piacevole
ascoltare e sono molto chiari. Non vi fidate? Cominciate da un giornalista
vero: Marcello Foa (altri giornalisti non me ne vengono in mente... chissà
perché, ma ce ne saranno). È tutta gente di varie connotazioni politiche, da
destra a sinistra, uniti dall’aver compreso il disastro dell’euro (e quello che
comporta), che ha capito e che aiuta chi non è del mestiere a capire. Queste
persone intellettualmente oneste seguo da qualche anno e approfitto di questo post
confuso per ringraziarli. Non mi sono mai appalesato nei loro blog per non
sparare minchiate economiche, ma ormai è tempo di uscire allo scoperto almeno
per senso civico. D’altra parte io, in effetti, non ho più nulla da perdere.
Oppure
trovate i vostri preferiti: devono solo dire che l’euro è il problema, punto. Senza
aggiungere i: sì ma, il problema è un altro, l’euro è solo una moneta,
più Europa, un’altra Europa è possibile, il problema è se uscire da destra o da
sinistra, in retromarcia o con le luci di posizione accese ecc.... Se non
dicono queste cose probabilmente diranno la verità. C’è il blog di Messora,
Livia Undiemi, Magdi Allam. Insomma vedete voi, ma informatevi e rigettate
tutto il putridume dell’informazione di regime, quelle mezze seghe di
giornalisti col culo al caldo. O i grandi vecchi malefici che odiano l’Italia:
Eugenio Scalfari tanto per non fare nomi. Non seguite i soliti leccaculo del
potere, che spacciano vergognosamente bugie da decenni: sono tutti quelli delle
trasmissioni televisive e dei giornali filo euristi. Mandateli a cagare.
Non
vi fidate ancora? Leggetevi (se siete proprio all’ultima spiaggia) l’enciclica
“Caritas in veritate” di Benedetto XVI e confrontatela con i buonasera e buon
pranzo del papa attuale. Così capirete perché Benedetto XVI, che era
teologicamente un falco mica una pasta d’uomo, ha dovuto dimettersi. Altro che
complotti massonici e influenza dei Rettiliani.
Adesso
gli anarchici mi verranno a dire che il problema vero è la lotta al capitalismo,
alla ragion di stato (il vero anti-stato dell’anarchia secondo me), al partito
unico, alla fallacia della democrazia ecc... Tutto vero, ma amici o compagni
anarchici: qua stiamo. Guardate se state dalla parte dei princìpi anarchici o
vi siete azzerbinati al catto-fascio-comunismo eurista imperante del partito
unico, sempre in nome della lotta al Potere, ovviamente, eccheccazzo!
Questo
era un post eccezionale (nel senso che fa eccezione) sia per i temi che
affronto da semplice cittadino e con tutti i miei limiti, sia perché ho
derogato dalla ultima affermazione che avrei parlato in tono impersonale, ma
qui sono cazzi, amici cari. Dopo di che, e in ogni senso: io speriamo che me la
cavo...
E
ora si riprende a parlare di poesia e di arte.