domenica 17 gennaio 2021

Sense and sensibility

Mi sembra di aver già parlato del fatto che la nostra società è ancora infusa di un'estetica romantica non ostante i tempi siano molto cambiati. Mi riferisco soprattutto a una errata comprensione dell'estetica romantica. Questa è vista come ricca e costituita di emozioni dolci, raffinate, seducenti mentre, ed è il motivo per cui fece un grande successo nel XIX secolo e anche dopo, è un'estetica fondata sulla forte emozione, non necessariamente positiva, o meglio è connessa al fatto che ogni sensazione possa essere trasformata in qualcosa di gratificante che trasporti la coscienza verso un piano trascendente le normali occasioni dell'esistenza. 

In seguito invece romantico prende il senso di galante, seducente, portatore di belle sensazioni. Una cenetta romantica fa subito pensare a una coppia di innamorati, seduti a un tavolo, con lui che le regala un mazzo di fiori e dice parole dolci e lusinganti a lei. Una vera cenetta romantica sarebbe invece pane e formaggio sotto la pioggia, al riparo di un vecchio larice con la paura che un fulmine ci faccia finire il nostro pasto nel regno dei cieli. Nessuno oggi definirebbe romantica la disperazione o la depressione che invece sono due malattie tipicamente romantiche. Romantico è ciò che eccede la normalità e la noia che si suppone accompagni la normalità. Romantico è anche il virus, anche se mi sono ripromesso di non parlare dell'epidemia, oltretutto è un momento in cui tutti censurano tutto e tutti.  Però i tempi cambiano e allora diventa romantico salire in macchina e cantare facendo finta di avere un microfono, oppure battere le mani, a comando, sul balcone. Romantico è farsi i cazzi altrui in campo sentimentale, sia che i soggetti siano persone note sia nel dare suggerimenti alle amiche. Romantico è anche affermare di non essere romantici ma pragmatici e poi sospirare ogni mezz'ora “Uffa, che palle!”. Quindi si vede che passando gli anni o i secoli la nozione di romantico non perde il suo fascino, adeguandosi alla sensibilità terribilmente declinante dell'umanità. L'afflato spirituale è sostituito dal misticismo o dal devozionalismo, che è la versione romantica dell'esperienza religiosa o esoterica. L'aspetto dell'azione è trasposto nel dinamismo convulso dei sensi e dei sentimenti. La ricerca dell'insolito è nella volubilità del nuovo, del 'ciò che ci tiene occupati '.

Molti mi hanno detto, quando ancora avevo una vita di mondo, che ero romantico, ma non è vero sono semplicemente educato e sentimentale. Mi piacciono le vite delle persone, mi piacciono i sentimenti e le emozioni ad essi legate e lo stesso per i luoghi, soprattutto i più semplici o la loro parte meno notata. Mi piace amare le cose di cui parlo nelle mie poesie e gli autori e i loro personaggi nei libri che leggo.

A questo proposito concludo questo breve post con tre pagine della mia carissima Jenny che danno un'idea chiara del momento in cui il romanticismo si stava insinuando in un'estetica del bene (“ Il più giusto è il più bello ”) o al più nella contemplazione della bellezza arcadica di barocca origine.

Sono tratte dal romanzo “ Ragione e sentimento ” di Jane Austen, Oscar Mondadori, Milano, 2007 nella traduzione di Monica Luciano. Ricordiamo che il libro è del 1795.

 

 

 

 

 

Non penso ci sia bisogno di alcun commento se non per notare come si possa parlare di un contrasto nella percezione dell'esistente, che avrà enormi conseguenze in seguito e già percepito dall'autrice, con parole semplici e immaginandosi i bei visi delle due sorelle e l'emozione sincera dell'affascinante Marianne nel suo senso di ribellione che cambierà il mondo nei secoli a venire. E con un po' di sensibilità e di partecipazione sentimentale al dialogo dei tre giovani.

Spero che qualcuno abbia notato che non ho mai usato la parola sublime parlando del romanticismo.

A corredo metto una divertente elaborazione fatta da Becca Saladin e che ho trovato sul canale Mistery scoop che ipotizza come sarebbe oggi la mia cara Jenny, partendo dal ritratto domestico della “ Zia Jane ”.

 

R. P.

Renatus in aeternum

Posteris memoria mea