Per
una volta prendo spunto da un fatto di cronaca per un breve post.
In
questi giorni è morto Paolo Rossi che con i suoi goal fu
fondamentale per far vincere all'Italia il mondiale di calcio del
1982 in Spagna.
Ai
tempi ero un appassionato di calcio e ricordo bene quei mondiali e
quelli del 1978 dove avevamo una squadra più forte, ma doveva
vincere l'Argentina. Penso che i decenni '60, '70, '80 abbiano
mostrato il calcio e i calciatori migliori.
Oggi
del pallone non me ne frega niente perché è diventato un altro
gioco, io lo chiamo ' calcio balilla senza tubi '. La tecnica è
strana, da calcetto ma su campo grande, i giocatori brutti e
sgraziati, il pallone gonfiato a 40 atmosfere che appena lo tocchi
svirgola in orbita. Portieri che non parano più, errori tecnici o di
posizione che una volta non facevano nemmeno i pulcini. Tutti che
sembrano correre come matti ma se li guardi bene corrono solo quando
hanno la palla e mai senza: prendono solo la posizione giusta e
aspettano che la palla gli arrivi. Calcio balilla senza i tubi
appunto.
Ma
non è del calcio che voglio parlare, è che come sempre succede in
questi casi salta fuori la frase, riferita a quei giorni, sul
sentirsi orgogliosi di essere Italiani.
Faccio
due brevi riflessioni.
Se
l'orgoglio dell'appartenenza nazionale è legato alle vittorie
sportive non solo siamo messi male, ma è anche un errore strategico.
Oggi Paolo Rossi ' Pablito ' è forse uno dei pochi calciatori di
quegli anni conosciuto dai più giovani che per loro disgrazia sono
cresciuti a pane e calcio balilla senza tubi e sono convinti che il
calcio migliore sia quello che hanno sempre visto. Le immagini di
allora erano analogiche e di scarsa qualità rispetto al HD del
digitale. Qualcuno quell'Italia se la ricorda bene, ma è inevitabile
che nell'arco di pochi decenni non se la rammenterà più nessuno.
Quindi o si vince un mondiale a generazione o il meccanismo si
ingrippa.
Ma
ciò che è davvero assurdo e tragico è che siamo il paese al mondo
più ricco di testimonianze storiche e artistiche. Nell'arte abbiamo
davvero insegnato al mondo. Secondo voi perché trovate studenti
coreani che vengono in Italia per la musica o la pittura?
Non
sarebbe più logico pensare, logico e obbligato dai fatti, che sia
l'arte, la cultura la storia del nostro paese a farci sentire
orgogliosi di essere Italiani?
Invece
di far vedere paesaggisticamente sempre gli stessi monumenti, le
stesse città, gli stessi quadri, dandone pietose descrizioni
abborracciate, come se si dovesse comporre un depliant turistico,
seminiamo un po' di cultura, di comprensione per l'arte, di contezza
di cosa è stata l'Italia per il resto del mondo, di capacità di
valutazione, di lettura dell'opera d'arte. Consapevolezza e basta.
Abbiamo
un valore eterno che non può essere dimenticato, di tale vastità e
importanza che non solo naturalmente dovrebbe essere il nostro
elemento di riconoscimento, ma che ci farebbe sentire orgogliosi ma
allo stesso tempo quasi intimoriti di appartenere a questo Paese.
Vivere
senz'arte è per me inconcepibile ma mi chiedo quale mondo sarebbe
senza l'arte, la cultura, la storia, la conoscenza. Ma quella vera,
non quella cosmetica che oggi è chiamata cultura ma è un calcio
balilla senza tubi.
Ma
come pensa la gente di vivere?
R.P
Renatus
in aeternum
posteris
memoria mea.