La
terza silloge poetica che scrissi è “Epea pteroenta”, il titolo
è tratto da un verso di Saffo. C'è un vaso in cui sono raffigurati
Alceo e Saffo sulle cui ginocchia una pergamena contiene appunto le
parole epea pteroenta cioè 'parole alate, piumate'.
In
questa raccolta ci sono esametri, odi saffiche e componimenti in
terzine.
Sugli
esametri ho già parlato. In questa raccolta ho provato ad alternare
la soluzione dei distici di endecasillabi, come ho mostrato due post
fa, con la scelta in ogni piede fra gli endecasillabi e
l'endecasillabo e i due settenari.
In
questa poesia rimano i settenari e gli endecasillabi d'inizio piede
sono in consonanza fino al 'trocheo obbligato' il cui verso di undici
sillabe consona con il distico finale. Descrive il tema della
seduzione e della delusione quando si pensa d'esser stati ingannati.
Avevi
gli occhi color del fuoco
dopo
che ha bruciato
e
nulla resta intatto.
Ma
avevi anche un sorriso bianco,
dolce
come il latte
e
parole mielate.
Così
incauto sono stato al tuo gioco,
tu
giocavi barando
e
mi stavi incantando.
Mi
hai lasciato esaudito e stanco,
pieno
della tua malia
e
vuoto di malinconia.
Sanguina
ancora la tua ferita,
son
restato sgomento,
come
aver provato
l’amplesso
inebriante d’una dea amata
e
poi farne a meno per l’eternità.
(schema:
Abb Acc Add Aee Fbb FF)
Qua
invece si alterna lo schema dei distici (i 'dattili') con quello dei
trochei. Si racconta di una specie di ciclo della luce che durante la
primavera e l'estate inonda le foglie le quali, al momento della loro
morte, risplendono di tutti quei colori tipici dell'autunno.
Assomiglia alla poesia della siepe di “Un po'esie”.
Nei
cieli d’autunno nebbiosi
i
boschi bruciano di passione.
Verdi
fuochi avvampano sospesi
in
tinte iridescenti,
opaline
e splendenti.
Brillano
sui cirri lattiginosi,
sui
colli, nelle polle e sulle piane
le
chiome folte sui rami protesi
al
primo mutare della stagione.
Ritornano
agli occhi degli uomini,
in
faville nascenti
nelle
foglie morenti,
le
chiare luci che hanno imprigionate,
lì
in sé stesse, durante l’estate.
(schema:
AB Acc AB AB Dcc EE)
L'ode
saffica è composta da una terzina di endecasillabi e un quarto verso
quinario. Ho naturalmente saltato il ritmo degli endecasillabi
saffici e del quinario adoneo, per il solito motivo che è molto
artificioso da tradurre nella nostra lingua tonica.
L'ode
saffica è molto interessante per via del ritmo zoppo che ha in sé.
Il quinario può essere inteso come inarcamento del verso precedente,
come introduzione a quello successivo o anche come a sé stante, in
questo caso assomiglia a un verso di cinque sillabe di un tanka.
Cioè
a volte il quinario è indipendente ABAx BCBy CDCz … o può essere
legato allo sviluppo successivo: ABAb BCBc CDCd … e simili, infine
può essere ricorrente: ABAx BCBx CDCx … .
Questa
è una composizione di legame perfetto fra quinario come lancio della
terzina successiva. È una serie di immagini solamente evocate dalle
sensazioni. Una specie di iniziazione che culmina con una rinascita.
Una specie di inno per una nuova Umanità.
Boccioli
nei campi e pesci nei mari,
macchie
di luce su uno sfondo glauco,
la
terra si incorona di fiori
cinta
di bianco.
Onde,
dune mobili per un’eco,
prati,
mare calmo di tremula erba,
vento
che stilla come in uno speco
linfa
acerba.
Voci
che corrono, tuono che rimbomba,
pioggia
che fugge in mille rivoli,
poi
silenzio come in una tomba,
lasciati
soli.
A
piedi scalzi, nudi e così belli,
sulla
sabbia asciutta e poi bagnata,
freddo,
fragore e battiti d’ali.
L’alba
è levata.
(schema:
ABAb BCBc CDCd DEDe)
In
questo esempio lo schema è molto più libero, ogni stanza è
completa in sé e vi è pure un'anomalia col finale con due quinari.
È un presentimento, una speranza, una continuazione della vita. La
considero una delle più belle poesie che ho scritto, sebbene debba
ammettere che la qualità media delle mie liriche è piuttosto alta.
Quando
sarò morto i miei pensieri
cadranno
a terra come rugiada
e
diverranno fiori di giardino
multicolori.
O
raccolti sui bordi della strada
da
donne che se li porranno in seno
come
ricordi da non far svanire,
per
mal che vada.
Così
rivivrò in un luogo sereno:
nell’aria,
nelle piante e posto in cuore
di
dolci testimoni di natura,
in
buona mano,
a
loro cura.
(schema:
ABCa BCDb CDEce)
Non
poteva mancare un'ode dedicata a Saffo e non credo ci sia bisogno di
commentare. Lo schema è anche qui libero e tende già allo schema
dei canoni. Contiene le parole che intitolano la raccolta.
Questa
è una dichiarazione d’amore
che
a te, dritta, senza timore vola,
dolceridente
Saffo, eco di mare,
crine
di viola.
Potessi
avere una scintilla,
una
sola, una che hai smarrita,
di
brace che arde nella tua pupilla
ormai
infinita.
Potessi
avere un po’ di quel valore
per
essere detto tuo alunno, o gioiosa,
e
abitare come brezza di mare
nella
tua casa.
Tu
che vivi nella crepuscolare,
dolce,
primavera dei Campi Elisi
e
nella chiarità dell’Etere
dei
cieli immensi,
insieme
ai grandi di tutti i tempi,
e
c’è gioia più che in Paradiso
in
compagnia di saggi geni empi,
e
nel sorriso.
Accogli,
con la mia devozione,
l’amore
che è in queste parole alate,
come
sono, com’è la mia intenzione,
dedicate
a te.
(schema:
ABAb BCBc DEDe DFDf GHGh ILIl)
Una
terzina può essere formata semplicemente da tre versi e la
successiva può non essere legata alla prima. Per esempio uno schema
AAA BBB CCC … o ABC DEF GHI ... (questo sembrerebbe lo schema dei
versi sciolti, ma allora perché metterli in gruppi di tre? oppure
può contenere la regola di non ripetere mai due volte la stessa rima
o sillaba finale; siccome le sillabi possibili in italiano sono
almeno 84, considerando come sillabe finali anche le vocali isolate,
la cosa non è impossibile). Oppure può contenere una rima in
comune: ABX CDX EFX … . A me è venuto spontaneo legare delle
terzine secondo, per esempio questi schemi: ABA BCB CDC …
(ageminate o dantesche) o ABC CDE EFG … . Naturalmente sono
possibili altri modi.
La
terzina porta in sé il senso del discorso che si prolunga a piacere,
con un sistema di inanellamento fra i versi che le distingue
dall'ottava rima. Questi sono due modi canonici, nella poesia
italiana almeno, di comporre i poemi.
Ecco
degli esempi di poesie in terzine, che riprendono gli schemi detti
sopra.
Terzine
dantesche concluse da un distico finale. È il ciclo dell'acqua che
serve come allegoria della natura di quello che comunemente si chiama
anima.
La
neve si scioglie sui tetti
da
cui sgocciola in veloce onda,
sommandosi
in rivoli immacolati
che
scorrono gelidi nella gronda
e
in tubi bruni e verdi di rame.
Giunge
remota fino all’altra sponda
della
terra, ai confini del suo reame,
là
dove segue delle vie segrete
che
la portano a un nuovo mare, a un fiume
e
poi scorre ancora più lontano
fino
a perdersi nell’oceano.
(schema:
ABA BCB CDC EE)
Il
convivio, la sensazione di lontananza, di estraneità dalle cose
mondane, della caduta delle illusioni. Una pace qui e ora senza
pensare al futuro del corpo o dello spirito. Le terzine si tengono
per mano, volendo, infinite anch'esse.
Mi
voglio bere una boccia di vino
dei
Castelli e dopo che l’ho scolata,
in
cantina sdraiato sotto al tino,
lasciarmi
scorrere addosso la vita
come
una confricatrice orientale,
come
una serpentessa intorcinata,
e
voglio guardarmi, come dal sole,
in
quello stato di intangibilità
alle
cose della vita mortale.
Voglio
con distacco osservare la vita
scivolarmi
sopra come olio
e
andare via da me spedita
il
più lontano possibile e io,
fra
la più assoluta indifferenza,
non
sentire più amore o odio.
Ma
non voglio né morte né speranza,
solo
sentire la bocca pulita
dopo
aver bevuto la rimanenza.
(schema:
ABA BCB CDC …)
Una
filastrocca allegra, per la buona fortuna che nella vita ci vuole
sempre, che si compone di terzine consonanti se non sempre rimate.
C’è
la festa della Luna,
ce
n’è più d’una
e
ci porterà fortuna.
È
amata dai padri,
è
amata dalle madri,
è
amata anche dai ladri.
Comincia
con un sorriso,
si
allarga come un fuso,
finisce
in un gran viso,
e
il suo volto è come un loto
che
ti guarda da un lato,
con
il sorriso stupito.
A
segnare le stagioni,
gli
anni, i mesi e i giorni
gli
addii ed i ritorni.
A
illuminar le notti,
i
balli e i musicisti
e
gli estri degli artisti.
Con
i cori di ragazze
e
le danzatrici pazze
che
si scopron senza forze.
Per
i cibi della mensa,
per
il velo della sposa,
per
la notte che riposa,
per
finire la canzone:
dalla
Luna protezione
e
promessa di ogni bene!
(schema:
AAA BBB …)
R.P.
posteris memoria mea