Cari
anatroccoli del mio cuore, smaltita l'incredulità, la delusione e
l'incazzatura per la censura di Google al mio blog (che peraltro
continua), a voi rarae aves (è il caso di dirlo...) che potete
visualizzare le pagine del mio sito, voglio proporre un utile
esercizio sul tema del riconoscimento di un'opera d'arte.
Un
giorno mentre guardavo le immagini di Google per vedere se ce ne
fossero di nuove mie, vedo questo prospetto, attribuito al Palladio.
Si può dire il Palladio perché il suo nome era Andrea della Gondola
detto il Palladio.
Mi
sembra strano... guardo altre foto uguali e tutte mi danno come
autore il Palladio. Ora, il nostro ha fatto un mucchio di roba ed è
possibilissimo che qualcosa non gli sia venuta benissimo.
Lo
mostro a mia sorella Antonietta, che non è architetto, e mi dice che
anche a lei non torna qualcosa.
Vado
sulla ricerca per immagini e mi conferma che è la Villa Piovene di
Andrea Palladio.
Pare
non ci siano dubbi. Ma io guardo e constato due cose. La prima,
evidente, è che il disegno è molto posteriore all'edificio, è
dunque un rilievo. La scelta della grafia contribuisce ad appesantire
il prospetto, è di sicuro un disegno dell'Ottocento. La seconda è
che è tutto troppo grossolano per essere del Palladio.
Vado
su Wikipedia e vedo la foto del palazzo.
Niente
da fare: non mi convince.
Trovo
scritto:
“Villa
Piovene a Lonedo di Lugo
di Vicenza
è una villa
veneta
del Cinquecento,
per la quale si è ipotizzato un intervento dell'architetto Andrea
Palladio
nel 1539
circa, con interventi successivi di
Francesco
Muttoni”.
Ahaa...
“si è ipotizzato un intervento del Palladio”.
Bene,
io non lo ipotizzo. La cosa che non mi torna è l'assoluta mancanza
di un certo esprit de finesse, in senso lecorbuseriano ovviamente e
non pascaliano, che trapela da alcuni morfemi. Li elenco.
La
pesantezza del loggiato ionico al secondo livello su una pseudo
sostruzione (pseudo poiché riguarda solo il loggiato), a sua volta
appesantita da un arco con marcati conci di chiave e d'imposta e basi
di lesena molto enfatizzati.
L'apertura
centrale del loggiato inspiegabilmente più bassa delle altre.
Le
grosse aperture troppo vicine all'angolo (alcuni di voi ricorderanno,
forse, il concetto di angolo debole).
Nella
foto si intravvede fra gli alberi anche una scala, un'aggiunta
posteriore, molto sgraziata che sale, barocchizzando, al loggiato. Il
disegno sarebbe del 1778, ho dei dubbi anche lì, ma in ogni caso ho
sbagliato di poco.
Nell'insieme
tutto appare molto affollato, con una legge di simmetria, sia pure
dipendente dalla distribuzione interna, ma di stampo meramente
rappresentativo. Manca un insieme di segni inequivocabili di una
composizione di livello superiore.
Vi
mostro a titolo d'esempio un'altra villa del Palladio.
È
la Villa Saraceno a Agugliara, del 1549, che ha una scelta
compositiva che predilige i pieni e una certa solidità d'impianto,
dunque la possiamo usare per il confronto con la precedente.
Notate
la base solida alleggerita dalla scala che porta all'ingresso a tre
fornici.
Il
marcapiano delle finestre segnato e plastico ma senza essere pesante.
La
classica (intendo: rinascimentale, classicista) finestra quadrata che
sta fra due marcapiani il cui spessore compreso costituisce la
trabeazione del timpano.
Le
finestre del piano rialzato che richiamano la singolarità del grosso
timpano che dà centralità e forza a tutto l'edificio (a questa
parte dell'edificio, ché poi continua a lato, come si intravvede, ma
non è del Palladio).
La
facciata è risolta in un richiamo di simmetrie puramente
concettuali: l'asse di simmetria divide il corpo centrale fra due
parti laterali anch'esse simmetriche. Soluzione che è suggerita
dalla geometria triangolare dello stesso timpano con la base e i due
cateti simmetrici laterali.
Le
basi dei pilastri e i conci d'imposta e di chiave sono evidenziati ma
netti nel loro profilo, quasi modernisti.
Anche
classico è lo scorcio prospettico verso il giardino posteriore della
villa.
Due
edifici paragonabili, poiché presentano analoghi elementi di
linguaggio, ma fra i quali scorre la differenza nella classe del
grande compositore.
Voi
pochi che avete potuto leggere questo post avete elementi di
riflessione credo interessanti.
Alla
prossima, miei anseriformi, se avrò ancora un blog.